Siria, il presidente Bashar el Assad minaccia Israele: “Risponderemo all’attacco”

 
Emanuel Baroz
4 marzo 2013
5 commenti

Assad minaccia Israele: “Risponderemo all’attacco”

assad-siria-guerra-civile-focus-on-israelDamasco, 3 Marzo 2013 – Il presidente siriano Bashar al Assad ha rilasciato una (rara) intervista al settimanale britannico Sunday Times in cui ha attaccato pesantemente il governo di Londra definendo la sua posizione sulla crisi siriana come ”superficiale ed immatura”.

Non ci aspettiamo che chi appicca il fuoco possa diventare un pompiere”, ha detto Assad, che poi ha proseguito annunciando che la Siria risponderà all’attacco di Israele effettuato contro obiettivi dislocati nei pressi di Damasco (in realtà mai confermati dal governo israeliano) e contro il convoglio di armi destinato ad Hezbollah.

Il presidente siriano ha affermato: “Rappresaglia non significa che risponderemo ai missili lanciando altri missili e alle pallottole con le pallottole. Ma non dobbiamo spiegare come la attueremo”, smentendo poi la notizia che gli iraniani e i combattenti della Hezbollah stiano contribuendo alla difesa del regime e rifiutandosi poi di commentare le supposizioni che sostengono un passaggio di arsenali e armi chimiche dall’esercito siriano alla Hezbollah, precisando che non intende parlare mai e con nessuno dell’esercito della Siria.

(Fonte: La Voce della Russia, 4 Marzo 2013)

Thanks to Progetto Dreyfus

Nella vignetta in alto: tale padre, tale figlio…

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  • #1Emanuel Baroz

    Più di mille palestinesi morti ammazzati. Che facciamo?

    Mille palestinesi uccisi in Siria in meno di due anni; 1038, per l’esattezza. La denuncia proviene da fonte insospettabile di simpatie sioniste: le bridate Ezzedin Al Qassam, braccio armato di Hamas, che oltretutto fino a poco tempo fa aveva quartier generale proprio a Damasco, prima che la repressione di Assad decimasse centinaia di palestinesi “ospitati” (confinati) in luridi campi profughi, costringendo il movimento integralista islamico a prendere le distanze dal regime siriano, abbandonando in fretta e furia la sede principale, ora vacante.

    Più di mille palestinesi, inoffensivi, uccisi spietatamente. Il macabro conteggio equivale ad oltre dieci volte le vittime palestinesi della recente operazione Pillar of Defense, considerando anche i terroristi, prevalenti, le vittime del “fuoco amico”, le morti per esplosione accidentale di munizioni a Gaza e dintorni, e le vittime perite in altri conflitti, contabilizzate come palestinesi per ingigantire il conteggio e influenzare l’opinione pubblica.

    Adesso chissà quanti titoloni sui giornali, quante bandiere della pace, quante ambasciate assediate, quante flottiglie salpate, quanti extraparlamentari indignati, quanti centri sociali mobilitati, quanto commissioni ONU allertate…

    Scontato sarcasmo a parte, le condizioni dei palestinesi di Gaza si fanno sempre più dure, vittime dell’intransigenza di Hamas. L’organizzazione terroristica che comanda nella Striscia dal 2007, ha imposto ulteriori restrizioni a chi desidera lasciare temporaneamente lo stato: per beneficiare di cure mediche nel vicino Israele, per esempio; o anche per andare a trovare parenti e conoscenti nel West Bank (dopotutto, dovrebbero essere regioni di uno medesimo e futuro stato, no?). Il ministero degli interni di Gaza ha emesso un decreto che obbliga i palestinesi che desiderano viaggiare passando mediante il valico di Erez, a munirsi di una ulteriore autorizzazione da rilasciarsi discrezionalmente. Secondo Gerusalemme, soltanto a gennaio oltre 5000 palestinesi sono entrati in Israele, di cui molti per motivi commerciali. La ONG Palestinian Center for Human Rights, di Gaza, ha espresso seria preoccupazione per le nuove restrizioni di Hamas.

    La decisione sarebbe stata presa dopo che il governo israeliano ha chiuso a scopo precauzionale il valico di Kerem Shalom, minacciato dal nuovo lancio di missili da parte di Hamas. Il valico in questione peraltro sarebbe stato già aperto in queste ore, ma la controparte doganale gazana non si è presentata per prendere in carico i 65 camion provenienti oggi da Israele, e trasportanti come sempre tonnellate di generi di prima e seconda necessità; rimasti così al valico a macerare (gli autoarticolati trasportano frutta, verdura e derrate alimentari deperibili, destinati alla popolazione palestinese di Gaza).

    E il mondo resta a guardare. Almeno, fino a ieri. In Norvegia, stato tradizionalmente orientato verso le “ragioni” palestinesti, anche per il condizionamento esercitato da una consistente e ben presente minoranza di immigrati musulmani, ha annunciato oggi che il governo prenderà in considerazione l’ipotesi di tagliare gli aiuti finanziari versati all’autorità palestinese, a fronte dell’uso esecrabile che del denaro viene fatto. La televisione di Oslo ha nettamente condannato l’opera di demonizzazione e di odio antisemita propagandata dalla TV palestinese, controllata dall’OLP di Abu Mazen. Una buona notizia, che priverà di ossigeno chi lavora a sfavore del processo di pace. Una sola domanda, però: cari signori norvegesi, dove siete stati in tutti questi vent’anni dalla firma degli Accordi sottoscritti proprio nella vostra bellissima capitale?

    Il video norvegese: http://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=zz6NaYeWS1w

    http://ilborghesino.blogspot.it/2013/03/piu-di-mille-palestinesi-morti.html

    6 Mar 2013, 13:46 Rispondi|Quota
  • #2Daniel

    Alta tensione sul Golan. Possibile intervento israeliano

    di Sarah F.

    Da un po’ di giorni le alture del Golan sono tornate improvvisamente al centro dell’attenzione dopo che sabato scorso alcuni proiettili di mortaio sparati dal lato siriano sono caduti, per fortuna senza fare danni, in territorio israeliano.

    Ne hanno parlato ieri all’Onu gli ambasciatori di Israele e Russia. Ron Prosor, ambasciatore di Israele all’Onu, ha avvertito che se gli attacchi non cesseranno immediatamente Israele potrebbe prendere “misure straordinarie” sottintendendo che le truppe israeliane potrebbero occupare anche la zona cuscinetto affidata all’Onu per impedire che l’esercito siriano o i gruppi ribelli usino quel territorio per lanciare attacchi contro Israele.

    L’ambasciatore russo all’Onu, Vitaly Churkin, non ha negato che sulle Alture del Golan esiste effettivamente un problema serio anche se ha parlato di “sporadici incidenti”. Secondo Vitaly Churkin le Alture del Golan, nella parte affidata alle Nazioni Unite, sarebbero diventate un luogo di rifugio per i ribelli siriani e per gruppi terroristi che agiscono in Siria. Per questo l’esercito siriano, nel tentativo di colpirli, potrebbe aver “allungato il tiro” e colpito Israele. Vitaly Churkin ha quindi espresso tutta la sua preoccupazione per le “minacce” israeliane invitando il Governo di Gerusalemme a “mantenere un basso profilo” avvisando che una invasione da parte israeliana del settore cuscinetto sarebbe un atto gravissimo.

    Scaramucce verbali a parte, il problema rimane ed veramente serio. Nei giorni scorsi, a differenza di quanto dice Vitaly Churkin, carri armati siriani sono entrati più volte nella zona cuscinetto affidata all’Onu e questo è severamente proibito dalle disposizioni Onu sulla linea di cessate il fuoco fissata nel 1974. Questo ha messo fortemente in allarme Israele che ha spostato in zona ulteriori unità militari. Inoltre gli “sporadici episodi” di cui parla Vitaly Churkin non sono poi così tanto sporadici. Altri colpi sono caduti ieri e altri ne erano caduti nella settimana scorsa, in un caso sfiorando le case di una cittadina israeliana.

    Secondo fonti di intelligence nel Golan sarebbero attive anche le bande armate di Jabhat al Nusra, un gruppo legato ad Al Qaeda, il quale potrebbe cercare di entrare in Israele per colpire obbiettivi civili. Per il momento le milizie di Jabhat al Nusra sono concentrate nella lotta contro Assad ma il nemico numero uno rimane Israele. Quindi le informazioni di intelligence hanno preoccupato particolarmente i leader militari israeliani che nei giorni scorsi hanno proposto di prendere possesso della zona cuscinetto per garantire la sicurezza del territorio israeliano. La proposta non è piaciuta affatto all’ambasciatore russo alle Nazioni Unite il quale teme che una eventuale occupazione da parte israeliana della zona cuscinetto delle Alture del Golan possa diventare una “occupazione permanente”.

    (Fonte: Rights Reporter, 5 marzo 2013)

    7 Mar 2013, 12:28 Rispondi|Quota
  • #3Daniel

    Gli addetti Onu rapiti, la minaccia di Al Qaeda. L’esercito di Assad in fuga.

    L’allerta di Israele per il Golan

    «Ma cosa s’aspettavano di diverso? Sono giorni che diciamo di fare attenzione al fronte siriano del Golan perché l’esercito lealista ha abbandonato tutte le postazioni lasciandole in mano ai ribelli». C’è tanta amarezza nei vertici dell’esercito israeliano. E anche un po’ di rabbia. «Solo ora che hanno rapito venti dipendenti Onu (tutti di nazionalità filippina) si accorgono che qui c’è un problema», sostiene un portavoce dell’Idf che chiede l’anonimato. «Un problema – continua – che oggi riguarda noi, domani tutto l’Occidente: subito dopo il reticolato abbiamo notato diversi affiliati di Al Qaeda».
    Dopo anni di sostanziale tranquillità Israele ritrova un nuovo fronte caldo. Caldissimo. Che, per ora, è sorvegliata con droni e postazioni militari. Senza escludere, un giorno, interventi più mirati. Come gli attacchi circoscritti con caccia o aggeggi radiocomandati. O, addirittura, incursioni via terra della durata di poche ore. Tutti scenari soltanto immaginati fino a pochi mesi fa. Ma diventati veri e propri piani d’intervento dallo scorso dicembre. Da quando qualcosa, sul fronte siriano del Golan, ha iniziato a muoversi.
    Dalla fine di gennaio l’esercito lealista di Bashar Assad ha iniziato ad abbandonare le postazioni sull’altura contesa tra Damasco e Gerusalemme. Cosa mai successa da quando le Nazioni Unite, per evitare nuovi scontri tra i due Paesi, crearono una zona-cuscinetto e piazzarono i loro caschi blu. I ribelli hanno preso possesso della maggior parte dell’area. Villaggi come Jubata al-Khashab, Bir Ajam, Khan Arnabeh e Hader sono stati conquistati in pochi giorni. Tanto da spingere Assad a bombardare quelle zone nella speranza, per ora vana, di riprendersi l’area abbandonata definitivamente dai lealisti tra il 18 e il 24 febbraio scorso. L’unica unità di Assad, da allora, si trova alle porte d’ingresso del Paese nella frontiera di Quneitra. I miliziani, per ora, non vogliono gestire quella zona per evitare eventuali frizioni con l’esercito israeliano.

    L’allarme ufficiale viene lanciato da Gerusalemme il 24 febbraio. Anche perché, nel frattempo, Carl Campeau – funzionario canadese delle Nazioni Unite – sparisce nel nulla dalla base United Nations Disengagement Observer Force. E perché i soldati israeliani, impegnati nel servizio di pattugliamento, iniziano a raccontare di aver visto uomini armati che sembravano interessati più a spiare le mosse dell’altra parte della frontiera che gli uomini di Assad. Voci confermate anche da alcuni video pubblicati su YouTube. E che fanno temere a molti si tratti di affiliati ad Al Qaeda.

    «Il periodo di tranquillità lungo il confine con la Siria sta finendo pian piano», hanno spiegato in un servizio tv gli analisti di Canale 10. «Israele potrebbe essere chiamata presto a usare le armi per fermare le minacce degli estremisti islamici che si sono fatti largo in un Paese devastato dalla guerra civile».

    (Fonte: Falafel Cafè, 6 marzo 2013)

    7 Mar 2013, 12:29 Rispondi|Quota
  • #4Emanuel Baroz

    07/03/2013 In un video diffuso mercoledì su YouTube, un gruppo di ribelli siriani rivendica il sequestro di un convoglio con una ventina di osservatori delle Nazioni Unite sulle alture del Golan (vicino al confine con Israele). Nel filmato, un uomo che dice di parlare per conto della Brigata ”Martiri di Yarmouk” afferma che gli ostaggi non verranno rilasciati fino a quando le forze fedeli al presidente siriano Bashar Assad non si saranno ritirate dal villaggio di Jamla. Il Consiglio di Sicurezza dell’Onu ha condannato il sequestro e ha chiesto l’immediata liberazione degli osservatori Onu presi in ostaggio.

    07/03/2013 Arrestato mercoledì in Iran Imami Nasri, amministratore delegato del quotidiano riformista Maghreb. Secondo l’agenzia semi-ufficiale Fars, l’arresto sarebbe legato alla pubblicazione di una lettera di Mohammad Khatami sulla libertà di stampa, nella quale l’ex presidente diceva di augurarsi che Maghreb continuasse a operare a fianco delle “poche pubblicazioni indipendenti rimaste nel paese”.

    07/03/2013 Siria. Il numero di profughi fuggiti dal paese devastato dalla guerra civile ha raggiunto la soglia del milione. Lo afferma l’Alto Commissario Onu per i Rifugiati, Antonio Guterres, in un comunicato diffuso mercoledì a Ginevra basato sui rapporti dei funzionari dell’agenzia operativi nei paesi limitrofi. “Con un milione di persone in fuga – afferma il comunicato – altri milioni di sfollati interni e migliaia di persone che continuano ad attraversare il confine ogni giorno, la Siria si sta avvitando verso un disastro totale”.

    07/03/2013 Egitto. Un tribunale amministrativo ha ordinato mercoledì la cancellazione del decreto del presidente Mohamed Morsi che aveva indetto le elezioni parlamentari a partire dal prossimo 22 aprile. Motivo della cancellazione, secondo il giudice, è che il Consiglio della Shura, la Camera alta del parlamento egiziano, non ha rimandato alla Corte Suprema costituzionale la legge elettorale emendata per la revisione finale prima dell’approvazione.

    07/03/2013 Un dichiarazione congiunta dei 27 paesi UE, definendo “preoccupante” la mancanza di progressi nelle indagini della AIEA e “inaccettabile” la procrastinazione iraniana, afferma che l’Iran deve sospendere l’attività di arricchimento dell’uranio. Nel frattempo, l’ambasciatore Usa presso l’AIEA Joseph Macmanus ha dichiarato: “Siamo profondamente preoccupati per quello che appare come un costante atteggiamento iraniano di inganno, sfida e ritardo”.

    07/03/2013 L’Iran ha dichiarato un giorno di lutto nazionale, mercoledì, per la morte del presidente venezuelano Hugo Chavez che “condivideva il ribrezzo della Repubblica islamica per l’imperialismo americano”. Il presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad ha parlato di ”un martire per il suo popolo, che ha difeso i valori umani e rivoluzionari”. ”La Palestina – ha dichiarato mercoledì Nabil Shaath, alto esponente di Fatah, citato dall’agenzia Ma’an – saluta un amico fedele che difese appassionatamente i nostri diritti. Il suo contributo alla causa della dignità non conosceva confini. Il presidente Chavez ha operato senza sosta non solo per la libertà e la gloria della sua amata America Latina, ma per tutti i popoli oppressi, compresa la Palestina, un paese che teneva nel suo cuore”. Il presidente siriano Bashar Assad ha definito la morte del presidente del Venezuela “una grande perdita per me e per il popolo siriano”.

    06/03/2013 Il presidente d’Israele Shimon Peres da martedì in Europa per una settimana di visite ufficiali a Bruxelles, Parigi e Strasburgo. Previsti incontri con il primo ministro belga Elio de Rupo, il presidente francese Francois Hollande, il presidente bulgaro Rosen Plevniev, il presidente del Parlamento europeo Martin Schulz, il presidente della Commissione europea José Manuel Barroso, il presidente del Consiglio Europeo Herman Van Rompuy, il segretario generale della Nato Anders Fogh Rasmussen e il segretario generale dell’Ocse Angel Gurria.

    06/03/2013 L’agenzia Onu per i profughi palestinesi Unrwa ha annunciato la cancellazione della terza Maratona annuale di Gaza, che si sarebbe dovuta tenere il 10 aprile, dopo che le autorità di Hamas a Gaza hanno vietato la partecipazione delle donne. La maratona era stata organizzata per raccogliere fondi a favore delle attività estive organizzate dall’Unrwa per i bambini di Gaza. “Noi non abbiamo detto all’Unrwa di annullare la maratona né l’abbiamo impedita – si è giustificato Abdessalam Siyam, segretario generale del governo di Hamas a Gaza – Abbiamo solo fissato delle condizioni: non vogliamo che uomini e donne si mescolino”.

    06/03/2013 Le forze di sicurezza dell’Autorità Palestinese avrebbero arrestato in Cisgiordania almeno 66 sostenitori di Hamas durante il mese di febbraio. Lo ha affermato martedì un rapporto di Hamas secondo il quale tra gli arrestati vi sarebbero 32 ex detenuti in Israele, tre studenti universitari, un giornalista e un insegnante. Altri 38 sostenitori di Hamas sarebbero stati convocati per interrogatori.

    06/03/2013 Re Abdullah II di Giordania ha esortato le nazioni del mondo ad aiutare la Giordania, la Turchia e il Libano a reggere ”il peso tremendo” dell’assistenza a centinaia di migliaia di profughi fuggiti dalle violenze in Siria. Allo stato attuale la Giordania ospita più di 420.000 profughi siriani, di cui 110.000 alloggiati in un campo nel deserto vicino al confine con la Siria; la Turchia ospita più di 180.000 rifugiati in 17 campi, mentre il Libano ne ha accolti circa 317.000.

    06/03/2013 L’auto del Console generale britannico a Gerusalemme, sir Vincent Finn, è stata oggetto di un’aggressione, martedì, all’Università palestinese di Birzeit (Ramallah) dove Finn avrebbe dovuto tenere una conferenza agli studenti. L’evento è stato annullato. Il console e i membri del suo staff sono rientrati illesi a Gerusalemme.

    06/03/2013 Migliaia di tonnellate di mele prodotte da agricoltori drusi delle alture del Golan vengono esportate in questi giorni in Siria attraverso il valico di Quneitra, sotto la supervisione delle Forze di Difesa israeliane e il coordinamento della Croce Rossa. È la prima volta dal 2011 che le mele del Golan tornano ad attraversare il valico fra i due paesi (che sono formalmente in stato di guerra fra loro).

    06/03/2013 Siria. I terroristi islamisti libanesi filo-iraniani Hezbollah addestrano militanti in Libano e li inviano in Siria in aiuto alle forze del presidente Bashar Assad. Lo ha scritto il quotidiano saudita al-Watan, citando fonti libanesi. Un portavoce dell’Esercito Libero Siriano ha detto martedì al canale Sky News in lingua araba che forze di Hezbollah si stanno schierando nei villaggi siriani lungo il confine con il Libano.

    06/03/2013 Gerusalemme ha avvertito lunedì il Consiglio di Sicurezza dell’Onu che non ci si può aspettare da Israele che “se ne stia con le mani in mano” mentre la guerra civile siriana deborda dal confine. L’ambasciatore d’Israele alle Nazioni Unite, Ron Prosor, ha ricordato ai 15 membri del Consiglio gli ordigni che si sono abbattuti sul versante israeliano del confine e ha aggiunto: ”Sinora Israele ha dimostrato il massimo autocontrollo”.

    06/03/2013 I passanti a Tel Aviv hanno trovato martedì mattina una testa di capra in piazza Dizengoff accanto a un cartello con una scritta rossa contro la macellazione di animali. Una testa di mucca è stata trovata in via Ibn Gvirol con un cartello analogo, e una di pecora nel complesso Noga a Giaffa. Si tratterebbe di una protesta da parte di non meglio identificati animalisti.

    06/03/2013 “Il senso del negoziato è quello di discutere seriamente e razionalmente e porre impegni chiari per tutti, e non quello di permettere a qualcuno di prendersi gioco di noi e imbrogliarci”. Lo ha detto, parlando dell’Iran, il ministro degli esteri saudita Saud Al-Faisal incontrando il segretario di stato Usa, John Kerry, in visita in Arabia Saudita. “Gli iraniani – ha continuato Faisal, citato dal quotidiano pan-arabo edito a Londra al-Hayat – non hanno dimostrato serietà nei negoziati con nessuno, e hanno continuato a negoziare solo per continuare all’infinito ”. Faisal ha concluso dicendo che, se i negoziati proseguiranno in questo modo senza che venga fissato un preciso calendario, l’Iran finirà col produrre un’arma nucleare.

    06/03/2013 “Israele è pronto a fare concessioni significative, ma come primo ministro di Israele non potrò mai scendere a compromessi sulla nostra sicurezza”. Lo ha detto Benjamin Netanyahu intervenendo lunedì al congresso di AIPAC a Washington in collegamento satellitare da Gerusalemme. Netanyahu ha sottolineato che Israele si è già ritirato dal sud del Libano e da Gaza “e per tutta risposta abbiamo avuto solo terrorismo: questo non può accadere per la terza volta. Israele – ha continuato Netanyahu – vuole la pace con i vicini palestinesi, una pace che ponga fine al conflitto una volta per tutte. Ma questa pace deve essere fondata nella realtà e nella sicurezza. In Medio Oriente, una pace che non può essere difesa non dura neanche cinque minuti”.

    05/03/2013 “La lotta armata per la libertà della Palestina è il migliore asse per l’unità del mondo islamico”. Lo ha detto domenica il segretario del Supremo Consiglio di Sicurezza Nazionale iraniano, Saeed Jalili, citato dal canale iraniano Press TV. Rivolgendosi al vice presidente del politburo di Hamas, Mohammed Mousa Abu Marzouk, Jalili ha spiegato che la strategia della lotta armata contro Israele può “prevenire i conflitti interni nel mondo musulmano”.

    05/03/2013 Siria. Sono stati uccisi lunedì in un’imboscata almeno 42 soldati siriani respinti al confine dalle autorità irachene, dopo che avevano tentato di mettersi in salvo in Iraq da un attacco dei ribelli. Ne hanno dato notizia funzionari iracheni.

    05/03/2013 “Le parole da sole non fermeranno l’Iran”, ha detto lunedì il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu rivolgendosi alla conferenza di AIPAC in corso a Washington. Ed ha aggiunto: “Le sanzioni da sole non fermeranno l’Iran. Le sanzioni devono essere accompagnate da una minaccia militare chiara e credibile”. Nel corso del collegamento, Netanyahu ha anche detto che “gruppi come al-Qaeda e Hezbollah stanno cercando di mettere le mani sulle armi chimiche della Siria, e Stati Uniti e Israele hanno un interesse comune ad impedirlo”.

    05/03/2013 Il direttore dell’AIEA, Yukiya Amano, ha esortato lunedì l’Iran a permettere accesso immediato al sito militare di Parchin, dove gli ispettori Onu sospettano che si siano tenuti test esplosivi rilevanti per sviluppo di armi nucleari.

    05/03/2013 Parlando alla conferenza AIPAC a Washington, il ministro della difesa israeliano Ehud Barak ha detto che un accordo di pace “vero e proprio” con i palestinesi allo stato attuale è impossibile, e ha proposto la firma di un accordo provvisorio che garantisca la sicurezza di Israele, avvertendo che, se sarà impossibile arrivare a un tale accordo, Israele sarà costretto a prendere misure unilaterali per evitare di scomparire come stato ebraico. Barak ha aggiunto: ”Una iniziativa di pace coraggiosa per una soluzione a due stati è l’unica soluzione possibile a lungo termine. Non è un favore ai palestinesi è l’unica soluzione possibile”. Il ministro ha sottolineato che z suo tempo il primo ministro Benjamin Netanyahu ha compiuto passi coraggiosi, come il congelamento degli insediamenti per quasi un anno, senza ottenere una risposta adeguata da parte dei palestinesi.

    05/03/2013 Hamas vuole prendere il controllo su uno dei valichi più importanti che collegano Israele e striscia di Gaza. L’organizzazione ha notificato a Nahed Shuhaiber, il concessionario che gestisce il passaggio di Kerem Shalom sul versante palestinese, che le sue responsabilità sono state revocate e che, a partire da lunedì mattina, il nuovo concessionario è Muhisan Sharafi. Lunedì mattina 70 camion carichi erano bloccati al valico in attesa di entrare. Israele, che per anni ha cooperato con Shuhaiber perché operava per conto dell’Autorità Palestinese, aveva annunciato domenica la riapertura del valico, ma a quanto pare Hamas preferisce interrompere la ripresa del passaggio di merci. Hamas ha anche preso la decisione di esigere dal concessionario un pedaggio su ogni camion che entra nella striscia.

    (Fonte: Israele.net)

    7 Mar 2013, 12:32 Rispondi|Quota
  • #5Parvus

    Come mossa disperata potrebbe tentare nella speranza che i ribelli cessino di combattere contro uno impegnato contro il nemico sionista. Ma non gli servirebbe a niente, in pochi giorni Israele sconfiggerebbe il suo esercito, dopodiché i suoi nemici riprenderebbero con più forza la guerra contro di lui.

    13 Mar 2013, 15:38 Rispondi|Quota