Il 2016 in Israele inizia nel peggiore dei modi

 
Emanuel Baroz
2 gennaio 2016
3 commenti

Buon anno Israele

Attentato in un bar di Tel Aviv. Due morti e diversi feriti, falciati da un arabo israeliano. Le minacce jihadiste dei giorni scorsi e l’esultanza di Hamas. In occidente continua la delegittimazione dello stato ebraico

di Giulio Meotti

attentato-tel-aviv-focus-on-israel

L’attentato è avvenuto sulla Dizengoff, la più occidentale delle strade di Tel Aviv, teatro delle grandi stragi kamikaze negli anni Novanta. Prima dello Shabbath ieri un terrorista sulla trentina, “calmo e sorridente”, ha falciato i civili israeliani seduti al bar Simta, uccidendone due (fra cui il proprietario, Alon Bakal) e ferendone gravemente altrettanti. L’attentatore è un arabo israeliano, già noto alle autorità israeliane e riconosciuto dal padre dopo aver visto le immagini in televisione. Interpellato dal New York Times, l’esperto di antiterrorismo Daniel Byman ha detto che “sembra un attacco stile Isis”, come l’assalto ai ristoranti di Parigi del 13 novembre. Un tweet forse legato allo Stato islamico annunciava di voler colpire Tel Aviv. Anche Hamas e il Jihad islamico nei giorni scorsi avevano minacciato Israele di voler compiere un salto di qualità nella Terza Intifada, finora combattuta a colpi di coltelli e assalti con le auto. Tel Aviv, a differenza di Gerusalemme e dei Territori, era rimasta fuori dall’ondata terroristica: l’ultimo attentato risaliva al 2 novembre, quando vennero uccisi due israeliani.

Quale modo migliore per accogliere Israele nel nuovo anno che colpire gli ebrei al cuore della loro scintillante capitale economica? Tanti aspiravano a realizzare un simile attentato. Lo Stato Islamico, che alcuni giorni fa aveva declamato col califfo: “La Palestina sarà la vostra tomba”. Ma anche la galassia palestinese. E il fatto che il terrorista sia un cittadino israeliano che uccide altri israeliani avvicina prepotentemente Israele a Parigi, anch’essa messa in ginocchio da altri cittadini francesi. Ma questa strage, la più sofisticata dall’inizio della Terza Intifada, si consuma in un clima di impressionante e colpevole delegittimazione dello stato ebraico da parte dell’opinione pubblica internazionale. I capi politici dell’Europa da anni mistificano dicendo che il terrore che colpisce le loro città è diverso da quello che fa sanguinare Israele. Il presidente francese, François Hollande, nel suo discorso dopo il 13 novembre ha volutamente separato Gerusalemme dalle altre capitali colpite dal jihad. E basta sfogliare la top ten di antisemiti preparata dal Centro Simon Wiesenthal: ci trovi un giornalista di sinistra dello Spiegel, un festival di musica in Spagna, un leader politico inglese. Alla notizia dei morti di Tel Aviv, tanti europei, nei giornali, nelle cancellerie, nei parlamenti, nelle strade, segretamente si compiacciono.

Il Foglio.it

Nella foto in alto: la scena dell’attentato di ieri a Tel Aviv

Articoli Correlati
Calcio, qualificazioni Mondiali 2016: allarme terrorismo per Albania-Israele

Calcio, qualificazioni Mondiali 2016: allarme terrorismo per Albania-Israele

Calcio, qualificazioni Mondiali 2016: allarme terrorismo per Albania-Israele Tirana (Albania), 9 Novembre 2016 – Allarme terrorismo per le qualificazioni al Mondiale di Russia 2018. In Albania sono stati arrestati quattro […]

Terrore a Tel Aviv: attentato in un pub, 2 morti e almeno 7 feriti

Terrore a Tel Aviv: attentato in un pub, 2 morti e almeno 7 feriti

Terrore a Tel Aviv: attentato in un pub, 2 morti e almeno 7 feriti Tel Aviv, 1 Gennaio 2016 – Terrore a Tel Aviv: è di due morti e sette […]

Israele: duplice attentato del terrorismo palestinese causa 5 morti

Israele: duplice attentato del terrorismo palestinese causa 5 morti

Israele: duplice attentato del terrorismo palestinese causa 5 morti Gerusalemme, 19 Novembre 2015 – Ancora attentati, ancora sangue, ancora morti, ancora vittime innocenti dell’odio palestinese in Israele, dove la violenza […]

Israele: altro attacco terrorista da parte di una donna palestinese

Israele: altro attacco terrorista da parte di una donna palestinese

Israele: nuovo tentativo di accoltellamento da parte di una donna palestinese Gerusalemme, 9 Novembre 2015 – Una donna palestinese ha tentato oggi un accoltellamento al valico di Eliyahu, nel nord […]

Hamas: «Colpire Israele ovunque e in tutti i modi»

Hamas: «Colpire Israele ovunque e in tutti i modi»

Hamas: «Colpire Israele ovunque e in tutti i modi» GAZA (17 aprile) – «Colpire Israele ovunque e con tutti i mezzi». E’ questa l’esortazione che Hamas ha rivolto oggi al […]

Lista Commenti
Aggiungi il tuo commento

Fai Login oppure Iscriviti: è gratis e bastano pochi secondi.

Nome*
E-mail**
Sito Web
* richiesto
** richiesta, ma non sarà pubblicata
Commento

  • #1Daniel

    Due pesi e due misure dell’Occidente su Hamas e Isis

    di Umberto Minopoli

    Ancora morti: giovani, in un pub, mentre festeggiavano. C’è un Paese del mondo dove la barbarie sperimentata a Parigi si distribuisce su 365 giorni dell’anno. Nei bar, nei pub, nei mercati, sui bus. In questo Paese del mondo ogni giorno dell’anno un terrorista vigliacco esce di casa e accoltella o spara o investe per strada degli innocenti.

    In questo Paese i mandanti di quei terroristi, in un Paese a quello confinante, esultano per strada, cantano, ballano, si danno a riti barbarici di gioia per gli omicidi. La Francia, gli Usa, la Russia hanno bombardato i mandanti dei terroristi di Parigi. E io e molti di voi abbiamo approvato la giusta, sacrosanta e appropriata risposta del mondo civile alla barbarie del terrorismo a Parigi.

    C’è un Paese del mondo, però, dove rispondere al terrorismo con la stessa forza che usano la Francia, la Russia, gli Usa contro l’Isis non è consentito, C’è un Paese del mondo dove si pretende che i governanti non solo assistano inermi agli omicidi dei propri cittadini innocenti ma, anche, che assistano impotenti all’esultanza, nelle loro roccaforti, e ai riti barbarici e animaleschi dei capibranco. Che hanno nome e cognome: Hamas e terroristi palestinesi.

    Solo in quel Paese, se il governo colpito dal terrorismo va a colpire gli assassini, come fanno la Francia e gli altri Paesi civili con l’Isis, viene insultato, chiamato aggressore, occupante, razzista. Solo per quel Paese si usa un metro ignobile: le vittime sono descritte come colpevoli. E la cosa singolare è che, per i cittadini di quel Paese, è stato sempre così nella storia: si è trovato sempre un modo, un alibi, una scusa per farne dei colpevoli laddove erano vittime.

    Perdonateci ebrei. Perdonaci Israele. E auguri!

    http://formiche.net/2016/01/03/isis-e-hamas-due-pesi-e-due-misure-da-parte-delloccidente/

    3 Gen 2016, 19:13 Rispondi|Quota
  • #2Parvus

    Non è importante l’inizio, l’importante è che la guerra di propaganda si vinca alla fine.

    3 Gen 2016, 20:11 Rispondi|Quota
  • #3Emanuel Baroz

    Qualche riflessione sul terrorismo in Israele

    Cartoline da Eurabia, di Ugo Volli

    Cari amici,

    mentre vi scrivo il responsabile dell’assalto terrorista di Tel Aviv non è stato ancora catturato, anche se sono passati due giorni. E’ stato identificato grazie alla denuncia del padre, ma è probabile che si sia predisposto un rifugio, il che è un’evoluzione pericolosa del modus operandi dei terroristi. Ed è anche una sconfitta per polizia e Shin Beth, il servizio segreto interno. Entrambi gli organismi di sicurezza non hanno brillato per efficienza nell’ultimo periodo, per esempio nel caso Duma o nella prevenzione degli accoltellamenti. Bisogna sperare che i nuovi capi nominati nei mesi scorsi dal governo Netanyahu per questi due organismi vitali, entrambi provenienti da altri ambienti, sappiano rifondarli, perché sembra proprio che ce ne sia molto bisogno.

    Per ora bisogna notare che il terrorista è riuscito a sfuggire dopo aver sparato, invece di usare l’arma del coltello, più “virilmente” propagandistica ma molto meno efficiente e assai più rischiosa per chi la usa. E’ presto per dire che si è davvero aperta una nuova fase, magari in seguito agli appelli di Hamas, ma vale la pena di notare che ieri vi sono stati dei ferimenti, sempre con l’uso di armi da fuoco, a Hebron (http://www.jewishpress.com/news/young-woman-shot-in-hebron/2016/01/03/) e in un villaggio vicino (http://www.jewishpress.com/news/breaking-news/idf-soldier-hit-by-arab-sniper-fire-in-hebron-area/2016/01/03/). La collocazione geografica non è indifferente, visto che quella è la zona della maggiore influenza di Hamas. C’è dunque da temere che l’ondata terroristica si aggravi, per uso delle armi e anche per numero di vittime. Non è necessario per questo pensare all’Isis, come alcuni hanno proposto notando delle somiglianze con gli attentati di Parigi: Hamas basta e avanza. Del resto, a parte gli endemici conflitti per affermare la preminenza di un gruppo sull’altro, gli attentati islamici non sono mai così diversi fra loro e le varie armi e modalità d’uso risentono più di “mode” temporali che di ragioni ideologiche.

    Vedremo: possiamo solo sperare che queste previsioni siano smentite dai fatti e che non si esca dal quadro, sanguinoso ma sotto controllo, del “terrorismo popolare”. Per ora vale la pena di notare che questo attentato supera altre due barriere psicologiche che si erano diffuse nella mente soprattutto dei “progressisti”. La prima è la sua collocazione a Tel Aviv; la seconda il fatto che sia stato compiuto da un arabo israeliano che in quella città lavorava. Non è la prima volta che Tel Aviv subisce degli attentati in questa ondata terroristica, per non parlare dei numerosi precedenti durante la seconda intifada e le guerre di Gaza; ma di recente si erano svolti in periferia; questa volta invece in pieno centro. E non è certo una novità che gli arabi con passaporto israeliano partecipino agli accoltellamenti; ma anche in questo caso si trattava di un personaggio più vicino, meno esotico. Entrambi questi dettagli servono a falsificare l’illusione di impunità degli abitanti di Tel Aviv; non si tratta di cose che accadono a “loro”, i selvaggi che vivono a Gerusalemme o addirittura nei “territori”; non c’è differenza fra il centro del paese, che nella sua parte più politicamente e intellettualmente altezzosa si ritiene immune dal conflitto coi palestinisti. Del resto le due vittime dell’omicidio sono state concordemente indicate come “coloni” dalle fonti arabe, come “coloni” erano stati chiamati anche i tre ragazzi rapiti e uccisi dell’estate 2014, sebbene due fossero nati e vivessero al di qua della linea verde. Bisogna rassegnarsi: tutti gli israeliani (che non siano musulmani, beninteso) sono “coloni” per i palestinisti, e in sostanza lo sono tutti gli ebrei. Nessuno può guardare quel che accade sentendosi al sicuro, o – peggio – “innocente”.

    Un’ultima considerazione va fatta. Coi morti dell’altro giorno, siamo a quota ventisei o ventisette uccisi in tre mesi. Non vorrei sembrarvi cinico, non lo sono affatto. So benissimo che ogni vita è impagabile, che ogni essere umano è un mondo, che gli uccisi sono vittime di un progetto genocida che ci riguarda tutti, che meritano compianto, tristezza e anche onore. Ma bisogna dire che il danno che i terroristi riescono a fare a Israele è limitato, molto più di quello del terribile periodo fra il 2002 e il 2003. Bisogna fare attenzione a non fare il gioco degli assassini, dipingendo un paese insicuro o in preda al panico. Israele non lo è affatto, il rischio oggettivo di essere feriti o uccisi da un terrorista continua a essere molto basso, meno di un morto per milione d’abitante al mese, se i miei calcoli sono giusti. Non attribuiamo ai criminali un potere che non hanno.

    http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=115&sez=120&id=60937

    4 Gen 2016, 15:52 Rispondi|Quota