Napolitano: oggi vi è un nuovo antisemitismo

 
Emanuel Baroz
18 novembre 2016
2 commenti

In occasione del convegno promosso dal Foglio a Roma il 17 Novembre 2016, denominato “Israele, la frontiera dell’Europa”, l’ex presidente della Repubblica ora senatore a vita Giorgio Napolitano ha fatto pervenire il seguente messaggio:

Occhio: c’è un nuovo antisemitismo

di Giorgio Napolitano, ex presidente della Repubblica, senatore a vita

convegno-foglio-israele-antisemitismo-antisionismo-focus-on-israelNegare le ragioni storiche della nascita dello Stato di Israele è una forma di antisemitismo. Vale anche per l’Unesco. Lottiamo insieme per l’indipendenza e la sicurezza di Israele. Scrive al Foglio l’ex capo dello stato Giorgio Napolitano.

Caro direttore, cari amici. Sui temi dell’incontro da voi promosso per il giorno 17 novembre, desidero farvi giungere la mia comprensione e vicinanza per le motivazioni di fondo che ne avete dato. E lo faccio richiamando e ribadendo la linea di condotta che ho sempre seguito negli anni dei miei mandati da Presidente della Repubblica, e specificamente in rapporto a iniziative cui ho partecipato nell’esercizio di funzioni che vedono costituzionalmente impegnato il Capo dello Stato nella rappresentanza internazionale dell’Italia.

Una linea di condotta che si è espressa ampiamente nella lezione magistrale da me tenuta in occasione del conferimento della Laurea Honoris Causa all’Università ebraica di Gerusalemme, come nelle celebrazioni annuali del Giorno della Memoria in Quirinale, come infine nella relazione di profonda e solidale amicizia stabilitasi nel corso di più decenni tra me e Shimon Peres. Ciò che mi pare più che mai attuale è l’accento che ho posto sulla necessità di una battaglia ininterrotta e conseguente contro l’antisemitismo in qualsiasi sua veste e forma. E ho in particolare sempre inteso come non separabile da quella aberrazione storica anche l’ideologia dell’antisionismo, vero e proprio travestimento dell’antisemitismo, al cui rifiuto si rende formale ossequio, ma che in realtà si esprime negando le ragioni storiche della nascita stessa dello Stato di Israele, e quindi della sua vita indipendente e della sua sicurezza.

Purtroppo anche la recente risoluzione dell’Unesco si è iscritta in quella mistificazione. Altro elemento decisivo ho considerato e considero il partire da qualsivoglia critica della concreta e discutibile politica del governo d’Israele per colpire valori, preziosi per l’occidente democratico, da non confondere mai con polemiche contingenti e fuorvianti. Non a caso le espressioni più mature del mondo palestinese, e l’Europa, si sono riconosciute in una prospettiva di pace definita “due Stati, due popoli”: la sola che drasticamente esclude qualunque messa in questione della realtà storica, culturale e politica dello Stato d’Israele. In questo spirito seguirò i lavori del vostro convegno, cui auguro successo e piena capacità di convinzione. Cordialmente,

(Fonte: Il Foglio, 18 Novembre 2016)

Nella foto in alto: un momento del convegno “Israele, la frontiera dell’Europa” organizzato dal Foglio a Roma il 17 Novembre 2016

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  • #1Emanuel Baroz

    Israele, avamposto d’Europa

    Delegittimazione, boicottaggio e terrorismo. Noi e lo stato ebraico. Cronaca d’una giornata fogliante.

    di Luciano Capone

    ROMA – A un anno dagli attentati di Parigi, dalla strage del Bataclan, e nell’anno dei massacri che hanno insanguinato l’Europa, è sembrata insignificante a tanti la risoluzione con cui l’Unesco ha annichilito il legame millenario tra gli ebrei e Gerusalemme. Ma in realtà si tratta di un comune attacco, militare, politico e culturale a due mondi che sono indissolubilmente legati, perché “Israele è la frontiera d’Europa”. Questo era il titolo e di questo si è discusso nell’evento di giovedì organizzato dal Foglio, per ricordare, come ha fatto Giulio Meotti in apertura, che “Israele subisce questo tipo di aggressione dal 1948, da quand’è nato. Il massacro che quest’anno abbiamo visto all’aeroporto di Bruxelles, Israele l’ha subito nel 1972 quando un commando fece una strage all’aeroporto di Tel Aviv”. Israele non può fare a meno dell’Europa e l’Europa non può fare a meno d’Israele, è il contenuto comune degli interventi, soprattutto ora che la minaccia terroristica incombe anche nelle nostre città.

    Nel suo saluto il presidente emerito della Repubblica Giorgio Napolitano ha espresso “comprensione e vicinanza per le motivazioni di fondo del convegno”, ribadendo la necessità di una “battaglia contro l’antisemitismo in qualsiasi veste”, anche quando prende la forma dell’antisionismo, “che è un travestimento dell’antisemitismo, a cui si presta ossequio negando le ragioni di Israele”. E secondo il presidente Napolitano “la risoluzione dell’Unesco va in questa direzione”. “Israele è una roccia solida di stabilità e democrazia per la regione – ha detto l’ambasciatore d’Israele in Italia Ofer Sachs – è il faro della libertà politica e religiosa”. Sachs ha ringraziato il Foglio per la reazione alla risoluzione dell’Unesco, ricordando che “la pace si può ottenere solo con la fiducia, senza manipolare i fatti e la storia”. La storica egiziana Bat Ye’or ha parlato dell'”odio compassionevole nei confronti di Israele”, quell’odio che si manifesta in maniera diversa dall’alleanza tra “Petain, Hitler e il Gran muftì di Gerusalemme”, ma che ha al fondo le stesse ragioni, emblematicamente espresse con la “Shoah della memoria” dell’Unesco: “Negare la nostra cultura, vuol dire distruggere il principio della civilizzazione occidentale e la legittimità teologica del cristianesimo”. La vicinanza e l’amicizia tra ebrei e cattolici è stata indicata come “modello di convivenza esemplare” dall’arcivescovo di Ferrara monsignor Luigi Negri.

    Hassen Chalghoumi, imam di Drancy, ha raccontato le violenze e gli attentati subiti per aver fatto nel 2004 “da uomo e musulmano una dichiarazione di rispetto della storia del popolo d’Israele davanti al memoriale della Shoah” di Drancy, la città da cui fu deportato l’80 per cento degli ebrei di Francia, “una macchia nera per l’Europa”. Il problema, spiega il presidente della Conferenza degli imam di Francia, è che l’Europa sta “importando questa guerra”: “Perché c’è questa catena d’odio incredibile in Francia e Belgio? Perché non c’è l’islam in Europa, c’è solo l’islam politico dei Fratelli musulmani, una cancrena finanziata da molti paesi arabi, con finalità politiche e non spirituali. La crisi siriana è esplosa in questo modo – dice Chalghoumi – è questo islam politico il nemico dell’Europa”. La stessa problematica è presente sottotraccia ma in maniera sempre più evidente anche in Italia, come ha spiegato l’antropologa Maryan Ismail, che ha abbandonato il Partito democratico proprio per l’apertura a movimenti legati alla Fratellanza musulmana: “Sono uscita dal mio partito pur essendo una donna di sinistra – ha detto Ismail – perché non voglio e non posso sedermi al fianco di coloro che professano l’ideologia che ha ammazzato mio fratello e ammazza la mia gente. L’islam politico in Italia c’è”. “Israele è uno ‘scandalo’ nel mondo arabo. Esiste un odio ontologico nei confronti di Israele, che è costitutivo dell’uomo arabo – ha detto lo scrittore algerino Boualem Sansal – ma arriverà il giorno in cui gli arabi guariranno da questo odio”. E una manifestazione evidente di questa volontà distruttiva è presente nelle affermazioni di negazione dell’identità storico-religiosa ebraica: “La negazione del Tempio – ha detto l’archeologo Gabriel Barkay, riferendosi al caso Unesco – è peggiore del negazionismo della Shoah, perché ci sono ancora i campi, i libri, le foto e le testimonianze dei sopravvissuti. Mentre il Tempio esisteva duemila anni fa”.

    In chiusura Tzipi Livni, leader del partito Zionist union ed ex ministro degli Esteri israeliano, ha ribadito la necessità di “combattere la delegittimazione dello stato ebraico”: “Di Israele si parla sempre in modo emotivo, si vedono solo soldati israeliani e bambini palestinesi. Dobbiamo colmare questo divario e capire cos’è veramente Israele – ha detto Tzipi Livni – e la verità è che è la patria del popolo ebraico, ma incarna anche i valori del mondo libero: la democrazia, ma anche la tecnologia che arricchisce il mondo intero”. Un punto fondamentale è il conflitto col mondo arabo-palestinese: “Vivere in pace è nell’interesse israeliano – ha detto Livni – ma risolvere questo conflitto non risolverà il conflitto ideologico. Pensate forse che l’Isis si fermerà dal tagliare le gole?”.

    (Fonte: Il Foglio, 18 Novembre 2016)

    20 Nov 2016, 10:48 Rispondi|Quota
  • #2Stefano

    Non si può che concordare con Napolitano, aggiungendo che l’antisionismo non è solo una forma di antisemitismo, è la peggiore.

    22 Nov 2016, 00:02 Rispondi|Quota