Usa, emergono le prove del patto nucleare tra Damasco e Pyongyang: anche la Siria voleva la bomba atomica

 
admin
30 aprile 2008
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Usa, emergono le prove del patto nucleare tra Damasco e Pyongyang

Anche la Siria voleva la bomba

foto del blitz israeliano che ha distrutto il reattore nucleare in Siria il mese scorso

di Michael Sfaradi

Sono due le notizie che tengono banco in questi giorni sullo scenario mediorientale: la prima è che il governo statunitense si appresta a divulgare i particolari del bombardamento che l’aviazione israeliana ha effettuato in Siria lo scorso settembre, e la seconda è che, a quanto sembra, ci siano contatti, con alcune intese già raggiunte, fra il governo israeliano e quello siriano, per tornare ad un tavolo di trattativa di pace. Visto che una cosa è successa due mesi fa e l’altra sta accadendo ora, sia i media israeliani che quelli internazionali li riportano con la giusta prudenza che la delicata situazione richiede, come se fossero indipendenti fra di loro. Ma facciamo ordine. Possiamo essere sicuri che il governo israeliano decise l’intervento militare contro il sito nel Nord della Siria con la completa collaborazione da parte dell’amministrazione americana. Questo dopo aver avuto la certezza che lì si stava portando avanti la ricerca militare mirata alla fabbricazione di ordigni nucleari. Già da tempo c’erano sospetti che questa ricerca fosse il frutto di una stretta collaborazione fra Siria e Corea del Nord e che il sito, poi bombardato, fosse stato costruito ed attivato usando l’esperienza acquisita dai Nordcoreani negli ultimi anni. Proprio la loro presenza è il punto che ha fatto saltare i nervi agli americani che hanno aspettato il momento giusto per giocarsi questa carta contro il paese asiatico sul tavolo della politica internazionale.

Perché il governo americano abbia deciso di fare proprio ora questo passo lo sapremo, forse, solo nella serata del 24 aprile 2008 quando verrà illustrato il rapporto o parte di esso al Congresso statunitense. Il sito internet di Yediot Ahronot, uno dei più importanti quotidiani israeliani, usciva ieri con la notizia in prima pagina dei contatti segreti fra i due governi israeliano e siriano, e la minaccia da parte dell’Iran alla Siria di non cedere alle pressioni americane. Vivendo in Israele di notizie di questo tipo se ne sentono tante nel corso degli anni, ma negli ultimi tempi non hanno portato nulla che faccia sperare in una soluzione soddisfacente per tutti. Questa volta, a nostro avviso, non è diversa dalle altre ed alla fine sarà un’altra bolla di sapone, soprattutto considerando che solo pochi giorni fa Assad di Siria minacciava ritorsioni in caso di attacco israeliano. Poi, in pochi giorni, un cambiamento di rotta così repentino, che porta dalle minaccie ai colloqui di pace, lascia almeno dubbiosi. Sappiamo chi è il presidente siriano, un personaggio che è diventato un burattino in mano agli iraniani e che ha permesso il riarmo degli sciiti in Libano facendo passare, senza colpo ferire, centinaia di camion provenineti dall’Iran carichi di ogni tipo di armi, sul suo territorio. Davvero si può pensare che con un soggetto del genere, debole ed instabile, si possa arrivare ad una soluzione di pace che preveda la restituzione del Golan? Il governo Olmert, che si regge a fatica, può permettersi di prendere delle decisioni che riguardano il futuro della nazione? A nostro avviso no, il Primo Ministro Israeliano non ha la forza e neanche il potere che gli possa permettere un passo che è prerogativa di un vero Leader. Per cui è logico pensare che questi contatti, che tutto sono tranne che segreti, alla fine passeranno alla storia come altre inutili chiacchiere da Bar.

La verità è, purtroppo, che il destino di questa regione si giocherà ancora sui campi di battaglia, perche’ Hamas pensa più alla distruzione d’Israele che al benessere del popolo Palestinese, perché Hezbollah si sente forte e vuole la guerra per dimostrarlo e ritagliarsi un pezzo d’immagine agli occhi del mondo arabo, e perché l’Iran vuole la sua bomba e la vuole anche usare. Mentre il mondo resta immobile a guardare qualcuno dovrà fermare, prima che sia troppo tardi, questa stoltezza che non sappiamo né dove comincia né come andrà a finire.

(L’Opinione.it, 25 aprile 2008)

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