I veri crimini di guerra: quelli di Hamas

 
Emanuel Baroz
30 gennaio 2009
1 commento

I veri crimini di guerra: quelli di Hamas

image_2392I veri crimini di guerra sono quelli di Hamas. Questo il concetto centrale di un memorandum preparato dalle Forze di Difesa israeliane per il ministero della giustizia, nel quadro degli sforzi congiunti per controbattere le accuse contro le operazioni israeliane durante la controffensiva anti-Hamas nella striscia di Gaza.

Infatti, oltre a sottolineare il ruolo svolto dalle considerazioni umanitarie e legali nei processi decisionali delle Forze di Difesa israeliane, il documento punta soprattutto a ribaltare le accuse su Hamas, sottolineando le estese violazioni del diritto di guerra e delle norme umanitarie da parte dell’organizzazione jihadista palestinese che domina la striscia di Gaza.

Una serie di immagini allegate al documento evidenziano l’uso militare sistematicamente fatto da Hamas di strutture civili teoricamente coperte da uno status di particolare protezione, come moschee e presidi sanitari.

L’utilizzo di tali strutture, dice il memorandum, “fa di questi edifici dei legittimi obiettivi militari” in conformità alle convenzioni internazionali, mentre il “modus operandi” di Hamas, che cerca di usarli come scudi, costituisce una violazione del diritto internazionale che configura un “crimine di guerra”.

Il memorandum accusa Hamas “d’aver messo sistematicamente e intenzionalmente in pericolo i civili infiltrando i propri combattenti nel mezzo della popolazione civile” e condanna gli “spregevoli metodi di combattimento” di Hamas che “hanno costretto le forze israeliane a combattere all’interno di aree densamente abitate”.

“E’ importante ricordare – continua il documento – che l’alternativa a questo modo di combattere non era quella di portare le ostilità in campi di battaglia aperti, giacché questa opzione non esisteva affatto: l’unica alternativa sarebbe stata quella di non rispondere del tutto agli attacchi di Hamas. Ma questa non è un’opzione accettabile per un paese democratico i cui cittadini si trovano sistematicamente e costantemente sotto attacco terroristico”.

Hamas, proseguono gli autori, si è impadronita del carico di “molti convogli umanitari” per i suoi affiliati o “per venderlo ai civili palestinesi sul mercato nero”.

Altri paragrafi si occupano delle accuse relative alla proporzionalità, all’uso di armi incendiarie comprese quelle al fosforo, e al trattamento dei detenuti. Su quest’ultimo punto viene sottolineato come, a differenza di altri paesi dove quello di “combattenti illegali” è uno status piuttosto vago che permette detenzioni indefinite con pochi limiti e controlli, in Israele “lo status di combattente illegale è regolato per legge con procedure precise e controlli rigorosi”.

Concetti analoghi sono contenuti in un documento edito dall’Intelligence and Terrorism Information Center dell’Israel Intelligence Heritage and Commemoration Center, una ONG israeliana in stretto contatto con i servizi di intelligence. Anche questo secondo documento, intitolato “Uso della popolazione civile come scudi umani nella striscia di Gaza”, presenta foto aeree dove viene indicato l’uso militare fatto da Hamas di strutture civili protette dalle convenzioni internazionali. Le didascalie indicano ad esempio postazioni fortificate, trappole esplosive, imboccature di tunnel piazzate sopra, dentro o a ridosso di edifici residenziali, moschee ecc.

“La controffensiva israeliana nella striscia di Gaza – si legge nel rapporto – ha rivelato fino a che punto Hamas e altre organizzazioni terroristiche si sono spinte nello sfruttare la loro stessa popolazione civile come scudi umani”.

(Da: Jerusalem Post, 27.01.09)

Nella foto in alto: un’immagine aerea che mostra (in rosso) la posizione di una rampa di lancio a ridosso di una moschea (in giallo), nel campo palestinese di Sha’ati (striscia di Gaza settentrionale)

Per il documento “Uso della popolazione civile come scudi umani nella striscia di Gaza” (pdf – in inglese) cliccare qui

Peres: No alla rappresentazione errata e fuorviante dei fatti

Per Human Rights Watch, Israele è sempre colpevole

Israele.net

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  • #1Daniele Coppin

    A proposito dei presunti crimini di guerra commessi da Israele, vorrei fare alcune considerazioni circa l’uso di fosforo bianco da parte di Israele in relazione al quale è in corso un’indagine anche da parte di Tzahal.
    L’uso di armi incendiarie è contemplato nel trattato di Ginevra del 1980 che, a detta di coloro che criticano Israele, dimostrerebbe le violazioni dello Stato ebraico con l’uso dei proiettili illuminanti a base di fosforo bianco. Mi sono messo a cercare il trattato e, dopo averlo trovato, la sua lettura ha dato risultati interessanti. Primo, non si parla specificamente di fosforo bianco. Secondo, al protocollo III, inerente il “divieto o la limitazione dell’impiego di armi incendiarie” si legge (art. 1, comma 1, lettera b) che “le ARMI INCENDIARIE NON COMPRENDONO:
    i) le munizioni che possono produrre effetti incendiari fortuiti, ad esempio le munizioni illuminanti, traccianti, fumogene, o i sistemi di segnalamento;
    ii) le munizioni concepite per combinare effetti di penetrazione, spostamento d’aria o frammentazione con un effetto incendiario, ad esempio, proiettili perforanti, granate a frammentazione, bombe esplosive e munizioni similari dagli effetti combinati, in cui l’effetto incendiario non ha specificamente lo scopo di provocare ustioni a persone, ma è destinato ad essere utilizzato contro obiettivi militari, ad esempio veicoli blindati, aeromobili, installazioni o mezzi di supporto logistico.
    Terzo, all’art. 2, commi 1, 2 e 3 si legge:
    “1. È vietato in qualsiasi circostanza di attaccare con ARMI INCENDIARIE la popolazione civile in quanto tale, i civili isolati o beni di carattere civile.
    2. È vietato in qualsiasi circostanza di attaccare con ARMI INCENDIARIE lanciate da un aeromobile un obiettivo militare sito all’interno di una concentrazione di civili.
    3. È vietato inoltre di attaccare con ARMI INCENDIARIE non lanciate da un aeromobile un obiettivo militare sito all’interno di una concentrazione di civili, salvo nel caso che il detto obiettivo sia nettamente separato dalla concentrazione di civili e quando siano state prese tutte le precauzioni possibili per limitare all’obiettivo gli effetti incendiari, e per evitare e, in ogni caso, rendere minime, le perdite incidentali di vite umane fra la popolazione civile, le ferite che potrebbero essere causate ai civili e i danni provocati ai beni di carattere civile.
    A questo punto nasce spontanea una riflessione: i media hanno riportato le accuse fatte ad Israele, da vari organismi internazionali, per l’utilizzo di proiettili illuminanti a base di fosforo bianco in aree con alta concentrazione di civili. Ma, come si legge nel Protocollo III del Trattato di Ginevra, è vietato l’uso di ARMI INCENDIARIE in aree con alta concentrazione di civili e, contemporaneamente, le MUNIZIONI ILLUMINANTI NON SONO COMPRESE TRA LE ARMI INCENDIARIE. Ne consegue che, in termini strettamente legali, Israele non ha commesso alcuna violazione, nonostante lo Stato Ebraico sia tra quelli che non si ritengano legati al Protocollo III.
    Ma allora come possono i giornalisti (almeno la gran parte di essi) affermare con tanta facilità la violazione, da parte di Israele, del Trattato di Ginevra? Esiste, forse, un ulteriore trattato? O si sta ripetendo, a proposito di Gaza, quanto già avvenuto in relazione alla guerra del Libano del 2006, quando Israele, per l’utilizzo delle cluster bomb, fu accusato di aver usato armi proibite, quando le stesse cluster bomb sono state messe al bando solo nel 2008?
    Allo stato delle conoscenze una cosa sembra essere certa: chi parla di violazioni del Trattato di Ginevra semplicemente non ha letto quel trattato e, quindi, parla senza sapere di cosa sta parlando.

    31 Gen 2009, 16:49 Rispondi|Quota