Parigi: si apre il processo per l’omicidio di Ilan Halimi, un ragazzo la cui colpa è stata quella di essere ebreo

 
Emanuel Baroz
30 aprile 2009
3 commenti

A Parigi parte il processo per l’omicidio del ragazzo ebreo Ilan Halimi

Francia/ Al via il processo contro la “gang dei barbari”

27 giovani accusati di sequestro,tortura e omicidio di un giovane ebreo

ilan-halimi-zlParigi, 29 apr. (Ap) – Si apre oggi davanti alla Corte d’assise minorile di Parigi il processo contro 27 persone accusate, a vari gradi, del sequestro e dell’assassinio di Ilan Halimi, un giovane francese di religione ebraica. La vicenda che indignò e sconvolse la Francia risale al gennaio del 2006: dopo tre settimane Ilan venne trovato nudo, con ustioni e ferite mortali di arma da taglio su tutto il corpo. Per questo brutale omicidio sono stati arrestati 26 giovani, dieci ragazze e diciassette ragazzi, di età compresa, all’epoca dei fatti, tra i 16 e i 32 anni. Tra di loro anche Youssouf Fofana, capo della presunta “gang di barbari“. L’uomo, oggi 28 anni, è accusato, tra l’altro, di “omicidio con premeditazione commesso a causa dell’appartenenza o della non appartenenza vera o presunta della vittima a una determinata religione”, “associazione per delinquere, sequestro con richiesta di riscatto, atti di violenza e torture”.

Fofana, il principale imputato del rapimento e dell’uccisione del ragazzo,cittadino francese di origine ebraica, ha fatto il suo ingresso in aula con un vistoso sorriso, declinando le proprie generalità di combattente della “giusta fede”.

“Il mio nome è Arabo, il cognome Armata africana della rivoluzione salafita,la mia data di nascita il 13 febbraio 2006″(il giorno del rinvenimento del cadavere di Halimi).

Thanks to Liberali per Israele

Le Figaro

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Commento

  • #1Alberto Pi

    Giulio Meotti : ” L’ebreo rimosso ”

    Roma. Ieri Libération dedicava tutta la sua prima pagina a questo efferato
    “crimine antisemita”. I rapitori lo avevano organizzato con molta cura. Ma
    pensavano che tutti gli ebrei fossero ricchi e che la famiglia di Ilan
    Halimi avrebbe pagato il riscatto. Una bella ragazza era entrata nel negozio
    di telefoni cellulari di Parigi dove Ilan lavorava come commesso. Gli aveva
    dato appuntamento in periferia. Una trappola. Tre settimane dopo, Ilan viene
    trovato agonizzante, il corpo bruciato all’ottanta per cento, vicino alla
    stazione di Saint-Geneviève-des- Bois. Seminudo, con ferite e bruciature di
    sigarette spente sulla carne viva e in quasi tutto il corpo, Ilan è morto
    nell’ambulanza che lo trasportava all’ospedale. La madre Ruth, chiedendo un
    processo pubblico e aperto a tutti, perché tutti possano vedere quel che può
    succedere a un ebreo nel cuore di Parigi, dice in modo chiaro quel che
    pensa: “Sarebbe stato ucciso in quel modo se non fosse stato un ebreo?”.
    Ilan non era di famiglia benestante. Per non urtare la sensibilità della
    comunità musulmana delle periferie il caso venne fin dall’inizio tenuto su
    un registro basso, la polizia negava l’intento religioso. Ma dopo che l’allora
    ministro dell’Interno, Nicolas Sarkozy, annunciò che a casa del rapitore
    erano stati trovati scritti di Hamas e del Palestinian Charity Committee, fu
    tutto più evidente. Un ebreo torturato e ucciso nel cuore della Francia. Si
    è aperto ieri a Parigi il processo contro le ventisette persone accusate, a
    vari gradi, del sequestro e dell’assassinio di Ilan Halimi. Tra di loro
    Youssouf Fofana, capo della “gang di barbari”. L’uomo, 28 anni, è accusato,
    di “omicidio con premeditazione commesso a causa dell’appartenenza o della
    non appartenenza vera o presunta della vittima a una determinata religione”.
    Yedioth Ahronoth, il giornale israeliano che meglio ha seguito la vicenda,
    raccontava ieri di un clima sempre più antisemita in Francia in questi tre
    anni. “Va sempre peggio”, dice Serj Ben-Haim, presidente di una delle
    maggiori comunità parigine. “La morte di Ilan è un simbolo, l’antisemitismo
    continua a crescere”. Un mese fa Michael Benhamou venne aggredito e
    picchiato da un gruppo di arabi nella metro di Parigi al grido di “fottuto
    ebreo” e “ti uccidiamo ebreo”. Gli imputati al processo Halimi sono Jerome
    Ribeiro, detto “colpo di testa”, Samir Ait Abdelmalek alias “Smiler”,
    Fabrice Polygone, Yahia Kaba e Jean-Christophe G., unico minorenne del
    gruppo, soprannominato “Zigo”. Furono reclutati sulle strade di Bagneux da
    Fofana, il “boss”. “Dal primo giorno ho visto che l’ostaggio aveva tracce di
    ustioni da cicche sui fianchi e sulla schiena”, ha raccontato un carceriere
    sopraggiunto in un secondo momento, Cedric Birot Saint-Yves. Nonostante il
    leader della banda, Youssouf Fofana, avesse scelto Ilan nella convinzione
    che “gli ebrei sono tutti ricchi”, la famiglia Halimi, gente modesta che
    abitava nella stessa banlieue dei rapitori, non poteva pagare il riscatto
    preteso e il 13 febbraio Fofana ha inflitto a Ilan diverse coltellate per
    poi cospargerlo di benzina e dargli fuoco. Alla famiglia i rapitori hanno
    detto “se non potete pagare rivolgetevi alla sinagoga”. Nidra Poller sul
    Wall Street Journal scrive che “ciò che più disturba in questa storia è il
    coinvolgimento di parenti e vicini, al di là del circolo della gang, a cui
    fu detto dell’ostaggio ebreo e che si precipitarono a partecipare alla
    tortura”. La morte di Ilan Halimi non ha però meritato espressioni indignate
    da parte dell’opinione pubblica europea, non ha urt
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    Oggi alle 22.01
    Roma. Ieri Libération dedicava tutta la sua prima pagina a questo efferato
    “crimine antisemita”. I rapitori lo avevano organizzato con molta cura. Ma
    pensavano che tutti gli ebrei fossero ricchi e che la famiglia di Ilan
    Halimi avrebbe pagato il riscatto. Una bella ragazza era entrata nel negozio
    di telefoni cellulari di Parigi dove Ilan lavorava come commesso. Gli aveva
    dato appuntamento in periferia. Una trappola. Tre settimane dopo, Ilan viene
    trovato agonizzante, il corpo bruciato all’ottanta per cento, vicino alla
    stazione di Saint-Geneviève-des- Bois. Seminudo, con ferite e bruciature di
    sigarette spente sulla carne viva e in quasi tutto il corpo, Ilan è morto
    nell’ambulanza che lo trasportava all’ospedale. La madre Ruth, chiedendo un
    processo pubblico e aperto a tutti, perché tutti possano vedere quel che può
    succedere a un ebreo nel cuore di Parigi, dice in modo chiaro quel che
    pensa: “Sarebbe stato ucciso in quel modo se non fosse stato un ebreo?”.
    Ilan non era di famiglia benestante. Per non urtare la sensibilità della
    comunità musulmana delle periferie il caso venne fin dall’inizio tenuto su
    un registro basso, la polizia negava l’intento religioso. Ma dopo che l’allora
    ministro dell’Interno, Nicolas Sarkozy, annunciò che a casa del rapitore
    erano stati trovati scritti di Hamas e del Palestinian Charity Committee, fu
    tutto più evidente. Un ebreo torturato e ucciso nel cuore della Francia. Si
    è aperto ieri a Parigi il processo contro le ventisette persone accusate, a
    vari gradi, del sequestro e dell’assassinio di Ilan Halimi. Tra di loro
    Youssouf Fofana, capo della “gang di barbari”. L’uomo, 28 anni, è accusato,
    di “omicidio con premeditazione commesso a causa dell’appartenenza o della
    non appartenenza vera o presunta della vittima a una determinata religione”.
    Yedioth Ahronoth, il giornale israeliano che meglio ha seguito la vicenda,
    raccontava ieri di un clima sempre più antisemita in Francia in questi tre
    anni. “Va sempre peggio”, dice Serj Ben-Haim, presidente di una delle
    maggiori comunità parigine. “La morte di Ilan è un simbolo, l’antisemitismo
    continua a crescere”. Un mese fa Michael Benhamou venne aggredito e
    picchiato da un gruppo di arabi nella metro di Parigi al grido di “fottuto
    ebreo” e “ti uccidiamo ebreo”. Gli imputati al processo Halimi sono Jerome
    Ribeiro, detto “colpo di testa”, Samir Ait Abdelmalek alias “Smiler”,
    Fabrice Polygone, Yahia Kaba e Jean-Christophe G., unico minorenne del
    gruppo, soprannominato “Zigo”. Furono reclutati sulle strade di Bagneux da
    Fofana, il “boss”. “Dal primo giorno ho visto che l’ostaggio aveva tracce di
    ustioni da cicche sui fianchi e sulla schiena”, ha raccontato un carceriere
    sopraggiunto in un secondo momento, Cedric Birot Saint-Yves. Nonostante il
    leader della banda, Youssouf Fofana, avesse scelto Ilan nella convinzione
    che “gli ebrei sono tutti ricchi”, la famiglia Halimi, gente modesta che
    abitava nella stessa banlieue dei rapitori, non poteva pagare il riscatto
    preteso e il 13 febbraio Fofana ha inflitto a Ilan diverse coltellate per
    poi cospargerlo di benzina e dargli fuoco. Alla famiglia i rapitori hanno
    detto “se non potete pagare rivolgetevi alla sinagoga”. Nidra Poller sul
    Wall Street Journal scrive che “ciò che più disturba in questa storia è il
    coinvolgimento di parenti e vicini, al di là del circolo della gang, a cui
    fu detto dell’ostaggio ebreo e che si precipitarono a partecipare alla
    tortura”. La morte di Ilan Halimi non ha però meritato espressioni indignate
    da parte dell’opinione pubblica europea, non ha urtato la sensibilità di chi
    è sempre pronto a dichiararsi per il dialogo, la tolleranza, la convivenza
    civile. L’uccisione di Ilan è passata nel silenzio e nell’indifferenza, la
    sua fotografia non ha fatto il giro del mondo, i dettagli della sua morte
    sono stati criptati come degrado metropolitano. Ma Ilan è stato barbaramente
    ucciso perché ebreo. E il suo omicidio è avvenuto in Francia per mano di una
    banda di giovani islamici. Oggi riposa a Gerusalemme. Pare fosse sul punto
    di fare alyah prima che la gang islamica lo rapisse e torturasse a morte. La
    migliore eulogia non a caso l’ha scritta Judea Pearl, il padre del
    corrispondente del Wall Street Journal in Pakistan rapito e sgozzato come un
    animale da al Qaida dopo avergli fatto pronunciare queste parole: “Sono
    ebreo, mia madre è ebrea…”. “Come ha fatto questo clima disumano a
    infiltrarsi nel paese che ha dato al mondo libertà, uguaglianza e
    fratellanza?” chiede Judea Pearl. “Ilan non lo ha chiesto ai suoi rapitori,
    sapeva la risposta. Oh Ilan e Daniel, due bellissimi figli dell’occidente.
    Oh miei figli, non sono stati soltanto i barbari ad avervi uccisi, accanto a
    loro c’erano gli intellettuali. Vi hanno ucciso perché eravate l’anima della
    civiltà occidentale”.
    ato la sensibilità di chi è sempre pronto a dichiararsi per il dialogo, la
    tolleranza, la convivenza civile. L’uccisione di Ilan è passata nel silenzio
    e nell’indifferenza, la sua fotografia non ha fatto il giro del mondo, i
    dettagli della sua morte sono stati criptati come degrado metropolitano. Ma
    Ilan è stato barbaramente ucciso perché ebreo. E il suo omicidio è avvenuto
    in Francia per mano di una banda di giovani islamici. Oggi riposa a
    Gerusalemme. Pare fosse sul punto di fare alyah prima che la gang islamica
    lo rapisse e torturasse a morte. La migliore eulogia non a caso l’ha scritta
    Judea Pearl, il padre del corrispondente del Wall Street Journal in Pakistan
    rapito e sgozzato come un animale da al Qaida dopo avergli fatto pronunciare
    queste parole: “Sono ebreo, mia madre è ebrea…”. “Come ha fatto questo
    clima disumano a infiltrarsi nel paese che ha dato al mondo libertà,
    uguaglianza e fratellanza?” chiede Judea Pearl. “Ilan non lo ha chiesto ai
    suoi rapitori, sapeva la risposta. Oh Ilan e Daniel, due bellissimi figli
    dell’occidente. Oh miei figli, non sono stati soltanto i barbari ad avervi
    uccisi, accanto a loro c’erano gli intellettuali. Vi hanno ucciso perché
    eravate l’anima della civiltà occidentale”.

    (Fonte: Il Velino)

    1 Mag 2009, 10:08 Rispondi|Quota
  • #2Alberto Pi

    http://lasentinelladellalaicita.wordpress.com/2009/04/29/memento/

    Memento
    ilan-halimi

    Succede in Europa,precisamente in Francia.

    Succede che al processo della cosiddetta ¡°gang dei barbari¡± il principale
    imputato del rapimento e dell¡¯uccisione di Ilan Halimi,cittadino francese di
    origine ebraica, abbia fatto il suo ingresso in aula con un vistoso sorriso,
    declinando le proprie generalit¨¤ di combattente della ¡°giusta fede¡±.

    ¡°Il mio nome ¨¨ Arabo, il cognome Armata africana della rivoluzione
    salafita,la mia data di nascita il 13 febraio 2006¡å(il giorno del
    rinvenimento del cadavere di Halimi).

    Degno epitaffio sul cenotafio degli apologeti entusiasti di un¡¯integrazione
    che rende legali in Europa civilissime costumanze quali la poligamia,il
    delitto d¡¯onore,il velo alle donne ed altre quisquillie.

    Troppe considerazioni per un minuto fatterello di cronaca nera?

    Provate a dirlo agli amici ed ai parenti della vittima di simile zelo
    missionario¡­

    Il link alla notizia:
    http://www.lefigaro.fr/actualite-france/2009/04/29/01016-20090429ARTFIG00610-fofana-provoque-les-juges-de-la-cour-d-assises-.php

    1 Mag 2009, 10:09 Rispondi|Quota
  • #3Ted

    Da Dreyfuss a oggi, malgrado la Shoah, nulla è cambiato… in Francia!

    28 Giu 2010, 20:51 Rispondi|Quota
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