Sono sempre di più le università europee che si schierano contro Israele

 
Emanuel Baroz
3 marzo 2010
2 commenti

Si apre la settimana universitaria contro Israele. L’Italia svetta in Europa

di Giulio Meotti

università pisa focus on israelROMA. E’ l’Italia il paese europeo con il più alto numero di università che da ieri celebrano la “Settimana contro l’Apartheid d’Israele”. Un evento internazionale che coinvolge decine di capitali. Le aule delle università di Roma, Pisa e Bologna ospiteranno a diverso titolo il boicottaggio dello stato ebraico. Proprio a Pisa, cinque anni fa, il diplomatico israeliano Shai Cohen fu cacciato dalla facoltà di Scienze politiche al grido di “Israele non ha diritto di esistere”, “il popolo ebraico non esiste: è un’invenzione dell’occidente”, e “le vostre cose andatevele a fare in sinagoga”. Nella stessa facoltà di Scienze politiche oggi si spiega come portare avanti “Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni su Israele”. Prima vittima: la Carmel-Agrexco, “principale esportatore di prodotti agricoli dalle colonie israeliane illegali nei territori occupati”.

Il boicottaggio d’Israele è celebrato all’insegna della lotta “contro l’ideologia razzista del sionismo”. Una sentenza della Corte europea di giustizia è appena andata a rafforzare il boicottaggio. I prodotti degli insediamenti ebraici nei Territori contesi dal 1967 non potranno essere etichettati come “israeliani”.

La decisione della Corte europea implica che i beni provenienti dai centoventi insediamenti non potranno godere dell’accesso privilegiato al mercato dell’Unione europea garantito alle merci israeliane. Il verdetto della Corte, cui sono obbligati ad attenersi gli stati membri dell’Unione europea, arriva dopo che le autorità doganali di Berlino hanno negato l’esenzione dai dazi alla Brita, azienda tedesca che importa dalla Soda club, una compagnia israeliana che produce gasatori, bottiglie e accessori nella colonia di Ma’aleh Adumim. Dopo gli Stati Uniti, l’Europa rappresenta per Israele il secondo mercato d’esportazione, fra prodotti ortofrutticoli, cosmetici e alta tecnologia, un terzo dei quali arrivano dagli insediamenti oltre la Linea verde.

A Pisa interverranno celebri accademici come Danilo Zolo dell’Università di Firenze, Giorgio Forti dell’Università di Milano, che è anche promotore della “Rete Ebrei contro l’Occupazione”, e il fisico fiorentino Angelo Baracca. Molte le organizzazioni pacifiste che hanno promosso l’evento, come l’Associazione per la Pace, il Centro Gandhi. Ma ci sono anche i Cobas ed Emergency. A chiedere il boicottaggio delle merci ebraiche sono stati anche oltre cento soci della Coop. All’Università La Sapienza di Roma parlerà Naji Owda, del centro culturale Al Feneiq, sorto nel campo profughi di Dheisheh. L’appuntamento è organizzato alla facoltà di Studi orientali del primo ateneo romano. A Bologna interverranno docenti universitari come gli storici Sandro Mezzadra e Diana Carminati dell’Università di Torino.

Quando fu lanciata, nel 2005, la settimana contro Israele vide protagonista soltanto Toronto, poi si aggiunsero Montreal e Oxford, seguì New York, altre diciotto capitali nel 2008 e nel 2009 si arriva a ventisette. Quest’anno sono quaranta le capitali internazionali nelle cui università si cercherà di potenziare il boicottaggio d’Israele. Città dalle facoltà prestigiose come Amsterdam, Boston, Chicago, Londra, Montreal e Oxford. Lezioni accademiche, visioni cinematografiche, mostre artistiche, forum politici, manuali per il boicottaggio, è questo il programma della settimana antisraeliana. Non mancheranno però noti intellettuali israeliani: l’economista Shir Hever, il regista Shai Carmeli-Pollak, l’antropologo Jeff Halper. Si lanceranno appelli perché vada deserto l’International Student Film Festival previsto a Tel Aviv questo giugno.

Intanto Israele protesta con il governo spagnolo per un’iniziativa del ministero dell’Istruzione madrileno. Alcuni giorni fa l’ambasciata d’Israele a Madrid ha ricevuto centinaia di lettere di studenti spagnoli di dieci anni, nelle quali i bambini hanno scritto all’ambasciatore israeliano frasi come: “Quanti bambini palestinesi hai ucciso oggi?” o “smettete di uccidere per denaro”.

A Barcellona in questi giorni si apre la prima sessione del redivivo Russell Tribunal on Palestine (dal nome del noto filosofo), che dopo gli americani in Vietnam oggi vuole trascinare in giudizio gli israeliani. Nell’iniziativa sono coinvolti premi Nobel come l’irlandese Mairead Corrigan Maguire, alti giudici spagnoli, ex deputati americani e il magistrato Juan Guzmàn Tapia, passato alla storia per l’incriminazione di Pinochet. Negli anni Sessanta il tribunale Russell fu presieduto da Jean-Paul Sartre, Lelio Basso e Simone de Beauvoir, oggi nel suo comitato ci sono l’ex segretario dell’Onu Boutros-Ghali, Noam Chomsky e il Nobel José Saramago.

(Fonte: Il Foglio, 2 marzo 2010)

Nella foto: L’Università “La Normale” di Pisa

Articoli Correlati
L’Università di Londra decide il boicottaggio accademico contro Israele: una vergogna per l’intero mondo culturale britannico!

L’Università di Londra decide il boicottaggio accademico contro Israele: una vergogna per l’intero mondo culturale britannico!

Il soffice rogo dell’Università di Londra di Giulio Meotti Londra – Hanno votato 2.056 fra docenti universitari, studenti, presidi di facoltà, perfino gli inservienti e gli addetti alla sicurezza. Il […]

In Europa sono sempre di più le parole che di fatto legittimano l’antisemitismo

In Europa sono sempre di più le parole che di fatto legittimano l’antisemitismo

La legittimazione dell’antisemitismo I recenti attentati in Europa dimostrano che le parole possono uccidere di Aharon Lapidot “L’appello ad uccidere tutti gli ebrei è una legittima critica di Israele”. Questo […]

L’antisemitismo è una malattia sempre più contagiosa: nessuno è immune e sono sempre meno i possessori di anticorpi efficaci

L’antisemitismo è una malattia sempre più contagiosa: nessuno è immune e sono sempre meno i possessori di anticorpi efficaci

Sfogli la lista nera antisemita e scopri tanti progressisti di Giulio Meotti Ogni anno il Centro Wiesenthal, che porta il nome del cacciatore di nazisti, pubblica la top ten dell’antisemitismo […]

Apartheid week contro Israele: quando l’università tradisce la propria missione

Apartheid week contro Israele: quando l’università tradisce la propria missione

Ma l’università che “boicotta” tradisce la sua missione Settimana contro Israele. E bene ha fatto La Sapienza a gemellarsi con Tel Aviv di Federico Brusadelli L’università italiana non sta benissimo. […]

Bologna, Universita’ blocca Vattimo e serata anti-Israele

Bologna, Universita’ blocca Vattimo e serata anti-Israele

Bologna, Universita’ blocca Vattimo e serata anti-Israele No a dibattito per boicottare fiera libro (Corriere di Bologna) BOLOGNA, 26 apr. (Apcom) – A Bologna arriva lo stop del preside di […]

Lista Commenti
Aggiungi il tuo commento

Fai Login oppure Iscriviti: è gratis e bastano pochi secondi.

Nome*
E-mail**
Sito Web
* richiesto
** richiesta, ma non sarà pubblicata
Commento

  • #1davide lodi

    Non sono ebreo ,anche se il nome potrebbe farlo pensare, in ogni caso mi vergogno di essere italiano per questa iniziativa contro l’unica democrazia del Medio Oriente da ergere ad esempio sia per la laboriosità e l’ingegno del suo popolo nonchè per il rispetto dei diritti umani dei suoi prigionieri tra cui molti terroristi.
    Fortunatamente possiamo annoverare in Italia statisti come Silvio Berlusconi e in precedenza come Marco Pannella che hanno proposto l’entrata di Israele nella comunità europea.

    3 Mar 2010, 14:45 Rispondi|Quota
  • #2Emanuel Baroz

    Malafede dei professori anti-Israele

    di Fiamma Nirenstein

    Università e atenei internazionali paragonano lo Stato ebraico al Sudafrica dell’apartheid Ma a Gerusalemme le discriminazioni sono proibite per legge e le istituzioni sono multietniche

    La apartheid week contro Israele che si sta concludendo in troppi campus in giro per il mondo, comprese, che peccato, le università di Firenze, Pisa, Milano (mentre la Sapienza di Roma con un bel colpo di reni ha siglato un accordo con l’Università di Tel Aviv), è uno degli eventi più intellettualmente ripugnanti mai concepiti. È il sesto anno che professori e allievi estremisti mobilitano gli atenei sul tema «Israele stato di apartheid»: non sono tanti, ma l’impatto delle campagne di boicottaggio, disinvestimento e sanzioni contro Israele sono come il suono del campanello per il cane di Pavlov, e la risposta allo stimolo è la criminalizzazione e la delegittimazione dello Stato ebraico.

    Così come il mondo distrusse l’indegno regime sudafricano di apartheid, suggerisce la settimana, altrettanto deve fare con Israele. Uno Stato accusato di discriminare per motivo etnico, razziale, religioso i suoi cittadini deve sparire, pensa il mondo attuale. E la «settimana» non ha nel mirino il razzismo nei suoi tanti aspetti e latitudini: è uno Stato nella sua specificità che è preso di mira, e il velenoso paragone con il Sudafrica dell’apartheid, sparito per la pressione internazionale, suggerisce l’indegnità di Israele a esistere.

    Questa costruzione è basata su due colonne: su una bufala, ovvero una serqua di bugie; e sulla disinformazione veterocomunista già affondata dalla storia.

    La bufala sta nella paragone con Pretoria: «Sotto la sezione 37 della spiaggia di Durban questa zona balneare è riservata ai soli membri del gruppo della razza bianca». Così si legge in inglese e in afrikaner su un cartello del tempo dell’apartheid posto su una spiaggia.

    Cartelli analoghi erano ovunque e diffidavano i neri, i «coloured» e anche gli asiatici da sedersi con i bianchi agli eventi sportivi, sugli autobus, sui treni, a usare le stesse toilette e gli stessi ristoranti, per non parlare degli ospedali e delle scuole.

    Le Chiese erano multirazziali. Molti altri cartelli con il teschio minacciavano di morte i neri che varcassero determinate barriere. Era impensabile che i bianchi e i neri condividessero le istituzioni. Tutto il contrario in Israele: ogni e qualsiasi istituzione è multietnica e multi religiosa, le teorie e le discriminazioni razziste sono proibite per legge, negli ospedali le donne arabe e le ebree partoriscono letto a letto, curate da personale arabo ed ebreo; da tutto il mondo arabo vengono bambini e pazienti in genere a farsi curare, accolti amorevolmente; all’università gli studenti arabi e ebrei studiano insieme e anche professori arabi, talora molto aggressivi verso il sionismo, insegnano con gli ebrei e agli ebrei mentre sono tradotti libri arabi di ogni tipo; alla Knesset, il Parlamento israeliano, e al governo siedono cittadini arabi che levano (sempre!) il loro dissenso, senza temere, unici arabi in medio oriente, che qualcuno li aspetti sotto casa per punirli.

    Il Bagaz, l’Alta Corte, è una sponda totalmente affidabile per tutti: ha appena legiferato che la strada 443, lungo la quale sono avvenuti attacchi contro automobili di ebrei, dopo una chiusura di sicurezza temporanea, venga ora riaperta per motivi di eguaglianza di fronte alla legge, a tutti i veicoli anche se il prezzo può essere la vita di famiglie solo ebree. Qualsiasi arabo, ma anche un ebreo etiope, troverà giustizia di fronte alle discriminazioni razziali se si rivolgerà all’autorità israeliana, perché la legge proibisce la discriminazione. Quelli che proclamano la settimana dell’apartheid sono in totale mala fede.

    Quando citano il «Muro», che poi è un recinto, sanno benissimo che quella barriera ha fatto diminuire il terrorismo del 98 per cento; sanno che le difficoltà di movimento non hanno a che fare con pregiudizi razziali, ma con evidenti motivi di sicurezza. Sanno anche che invece cristiani ed ebrei nel mondo arabo, ma non soltanto, anche le donne e gli omosessuali, sono segregati e perseguitati a morte per motivi ideologici.

    E adesso un briciolo di storia: l’accusa di apartheid affonda nel totalitarismo comunista. Lo storico Robert Wistrich dimostra nel suo «A lethal obsession» che dopo la guerra dei Sei giorni Mosca decise che assimilare Gerusalemme a Pretoria avrebbe distrutto la fama liberale di Israele presso i Paesi occidentali e anche gli Stati africani che avevano fiducia in Israele. I trotzkisti (fra loro, ohimè, parecchi ebrei) divennero fra i più ferventi propagatori della mitologia sionismo eguale razzismo, che poi si trasformò in una risoluzione delle Nazioni Unite.

    In una parola, trasformare il sionismo in un’ideologia disumana conquistando a questo scopo gli intellettuali (il generale Jap lo suggerì personalmente a Yasser Arafat) era la strada per convincere che un Paese nato su tali disgustose premesse non può che essere smantellato. Anche la violenza terrorista, dunque, può, deve essere perdonata. E siamo sicurissimi che i generosi professori e studenti promotori della settimana dell’apartheid la perdonano, e del colpo alla nuca in Cina, dello sterminio in Sudan, degli impiccati in Iran, delle donne segregate in tanti Paesi islamici, se ne impipano. Però, sono contro l’apartheid in Israele. Che non esiste.

    (Fonte: Il Giornale, 7 marzo 2010)

    8 Mar 2010, 12:12 Rispondi|Quota
Trackbacks & Pingback
  1. Università europee contro Israele: purtroppo è tutto vero… – Focus …
  2. Apartheid week contro Israele: quando l’università tradisce la sua missione - Focus On Israel