Massacro di Itamar, arrestati i responsabili: sono due studenti palestinesi

 
Emanuel Baroz
19 aprile 2011
1 commento

Bimbi sgozzati in nome di Hamas

Arrestati i responsabili del massacro di Itamar: sono due studenti palestinesi.

Volevamo diventare shahid, martiri, per la causa palestinese. I due arrestati per il massacro di Itamar hanno confessato. Sono due studenti, cugini, Hakim Mazen Awad di 18 anni e Amjad Mahmad Awad di 19. Sono stati catturati ieri mattina ad Awarta, un villaggio della Cisgiordania, vicino all’insediamento ebraico di Itamar dove lo scorso 11 marzo hanno massacrato la famiglia Fogel. Madre, padre e tre bambini, da tre mesi a 11 anni, accoltellati con brutalità. A scoprire la strage era stata un’altra figlia di 12 anni, sopravvissuta ala strage perché fuori con gli amici. Lo scena era raccapricciante: sangue dappertutto e i corpi dei bimbi trafitti da più pugnalate.

La caccia agli assassini era scattata immediatamente e per giorni l’Idf, l’esercito, lo Shin Bet e la polizia israeliana hanno setacciato i villaggi della Cisgiordania. Perquisite case e interrogate centinaia di persone. Ieri all’alba l’epilogo della caccia. I due studenti palestinesi hanno confessato senza mostrare alcun rimorso. Hanno detto di aver agito per odio verso gli israeliani e perché volevano «morire da martiri». Il racconto reso alle autorità israeliane mostra un cinismo e una crudeltà senza pari. Hakim Mazen Awad e Amjad Mahmad Awad hanno detto che, dopo essersi «infiltrati» a Itamar, sono prima entrati nella casa, in quel momento disabitata, di un colono dove hanno rubato un fucile M16 e un giubbotto antiproiettile. Incoraggiati dal fatto di non essere stati scoperti hanno poi raggiunto la casa della famiglia Fogel con l’intento di rubare un’altra arma. Forzato l’ingresso, hanno prima accoltellato a morte due fratellini, Elad, di 4 anni, e Yoav di 11. Sono poi entrati nella stanza dei genitori, Ehud e Ruth che, dopo un’iniziale disperata resistenza sono stati sopraffatti e mortalmente accoltellati. Sono usciti, ma fuori stava passando una pattuglia israeliana così, i due assassini hanno messo a verbale, sono rientrati in casa. È a quel punto che hanno sentito piangere un bambino, Hadar di tre mesi, temendo che potesse richiamare l’attenzione dei soldati, lo hanno sgozzato nella culla.

Nei giorni successivi al massacro, saputo che la famiglia aveva altri figli, i due palestinesi hanno ammesso nell’interrogatorio che, se lo avessero saputo li avrebbero attesi per uccidere anche loro. Secondo le forze di sicurezza israeliane il massacro è frutto di un’iniziativa individuale ispirata dalla volontà di fare il salto verso le milizie combattenti. E, infatti, i due assassini tornati a Awarta hanno chiesto l’aiuto di uno zio, Salah Awad, membro del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina, che li ha aiutati a nascondere le armi consegnandole a un abitante di Ramallah e a bruciare gli abiti sporchi di sangue. Anche i due complici sono stati arrestati.

Le indagini sono state particolarmente scrupolose. Quando lo Shin Bet, il servizio segreto interno israeliano, ha circoscritto l’area e individutato il villaggio di Awarta come nascondiglio dei presunti assassini, l’esercito israeliano ha compiuto ripetuti rastrellamenti e decine di fermi. Tutti sono stati obbligati a fornire le impronte digitali e campioni di Dna. A tutt’oggi, secondo il sindaco del villaggio, Hasan Awad, sono ancora in stato di fermo 71 uomini. L’uccisione della famiglia Fogel ha suscitato un’ondata di orrore in Israele ed è stata condannata anche da diversi dirigenti dell’Anp, inclusi il presidente Abu Mazen (Mahmud Abbas) e il premier Salam Fayyad (mentre alcuni hanno festeggiato…) . In una reazione a caldo, il governo israeliano ha deciso la costruzione di centinaia di unità abitative in alcuni insediamenti in Cisgiordania.

(Fonte: Il Tempo, 18 aprile 2011)

Nella foto in alto: Hakim Mazen Awad, 18 anni,  e Amjad Mahmad Awad, 19 anni, i due studenti palestinesi autori del massacro di Itamar

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  • #1Emanuel Baroz

    I coloni israeliani vittime di serie B

    Le verità scomode scompaiono dai giornali Ignorato l’arresto dei palestinesi assassini di Itamar.

    di Maurizio Piccirilli

    Autocensura. Meglio non far conoscere la ferocia degli «amici». I palestinesi, per molta stampa italiana, sono solo vittime. Infatti quando, come è accaduto per il massacro di Itamar vengono arrestati due palestinesi rei confessi di aver sgozzato tre bambini, uno in culla, è meglio ignorare la notizia. Soprattutto se questa arriva dopo l’altra verità scomoda: la morte di un italiano che ha sposato la causa di Hamas, ucciso a Gaza per mano degli uomini di Hamas.

    La questione israelo-palestinese è complessa e non a caso è un conflitto tra i più lunghi della storia moderna. È lecito schierarsi. Coraggiosa la scelta di Vittorio Arrigoni che, coerente con le sue idee, ha deciso di stabilirsi a Gaza City e condividere le difficoltà dei palestinesi. Meno rispetto ha l’ipocrisia di coloro che sono pronti a puntare il dito e intingere la penna nell’inchiostro dell’odio a senso unico. In uno stato di guerra permanente è difficile fare distinguo, ma è altrettanto vero che la barbarie va condannata. E la strage della famiglia Fogel nell’insediamento di Itamar rientra in questo ambito. Non è stato il lancio di razzi per rispondere all’occupazione israeliana a ucciderli. Non è stato un conflitto a fuoco tra miliziani e soldati della Tsahal. La strage di Itamar è stata l’azione brutale di due studenti di 18 e 19 anni che volevano diventare «shahid». Due palestinesi che vivevano nella West Bank che sognavano di diventare mujaheddin, guerrieri santi. Uccidendo tre «pericolosi» israeliani di tre mesi, quattro e undici anni.

    Una verità scomoda che racconta la ferocia e la violenza cieca, tranquillamente ignorata dalla stampa italiana. Appena un accenno alla fine dell’articolo su Arrigoni ne Il Messaggero. Gli altri quotidiani, da Repubblica, a Stampa, a Unità e al Corriere della Sera l’hanno ignorata. L’ha ignorata anche Il Giornale sempre pronto a schierarsi a favore di Israele. A volte la scelta di campo è tutta italiana. Fa parte dei giochi di potere e delle fazioni di casa nostra. E si perde la capacità di testimoniare i fatti. Così come la vicenda di Vittorio Arrigoni perde spazio sulla stampa libera e intellettualmente superiore. È difficile raccontare cosa si celi dietro certe morti assurde, seppur in una regione del mondo dove l’odio è il nutrimento quotidiano.

    La Palestina di Hamas non è quella dell’Anp. C’è chi cerca il dialogo e chi vuole cancellare Israele. E poi ci sono i qaedisti che sognano l’Emirato di Palestina prodromo del ritorno del Califfato in tutta la Mezzaluna fertile. Un tuffo nel Medio Evo in nome dell’interpretazione distorta del pensiero di Maometto. Gli amici italiani della Palestina, di Gaza, cosa pensano dei diritti delle donne nella Striscia? Delle libertà individuali? Gli universitari a fine marzo hanno tentato una protesta a Gaza City sull’onda della Rivoluzione dei gelsomini: la polizia di Hamas li ha malmenati e arrestati così come fa quella del dittatore Assad in Siria o Gheddafi in Libia. Ma è meglio ignorare. I rapitori di Vittorio Arrigoni lo hanno accusato di introdurre a Gaza «costumi occidentali» e la «modernizzazione».

    Tra l’altro Arrigoni era animatore di un gruppo di giovani palestinesi su Faceboook e i salafiti di Gaza poco tempo fa hanno distrutto alcuni internet point. Nella Striscia della milizia islamica il traffico di droga, di farmaci e di aiuti internazionali è il business più diffuso. Abu Khaled, l’uomo indicato come il trafficante di uomini che tiene prigionieri centinaia di eritrei nel Sinai, è un uomo di Hamas: controlla una rete di tunnel tra Gaza e l’Egitto, rilascia interviste da Gaza. Questi sono i personaggi che ispirano i giovani palestinesi a uccidere i bambini e lanciare razzi contro gli scuolabus. Il mito del kamikaze viene inculcato sin da piccoli. Un esempio? «Lotta con il martirio perché il martire è l’essenza della Storia»: con questa frase dell’ayatollah Khomeini prende il via un filmato di 52 minuti, prodotto da Hezbollah, dove si esalta la figura del «kamikaze» dove si vedono ragazzini di 7-8 anni con dei kalashnikov in mano. Ieri si celebrava Pesach, il passaggio dalla schiavitù verso la libertà. Un sogno per tanti in Medio Oriente. Non li aiuta un Occidente che racconta mezze verità.

    (Fonte: Il Tempo, 19 aprile 2011)

    20 Apr 2011, 22:29 Rispondi|Quota
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