Gaza: Hamas non rispetta la tregua e continua il lancio di razzi contro le città israeliane. Allarme anche a Tel Aviv

 
Emanuel Baroz
16 novembre 2012
2 commenti

Gaza: Hamas non rispetta la tregua e continua il lancio di razzi contro le città israeliane. Allarme anche a Tel Aviv

Gerusalemme, 16 Novembre 2012 – Operazione “Amud Anan”: durante la notte tra giovedì e venerdì l’aviazione israeliana ha colpito e distrutto  i depositi sottorranei di armi e munizioni palestinesi (qui il video: si notino le “esplosioni secondarie” dopo il primo colpo, a dimostrazione dell’effettiva presenza di munizioni e armi nel luogo colpito). Da quando è iniziata l’operazione, sono state colpite 500 installazioni belliche dei terroristi, per la maggior parte magazzini di armi e missili di fabbricazione iraniana, a media e lunga gittata, e rampe di lancio operative, e oltre 300 missili hanno colpito Israele, di cui 100 sono stati intercettati da Iron Dome.

L’esercito israeliano, dalle prime ore del mattino, sta osservando un cessate il fuoco di tre ore per favorire la visita del Primo Ministro egiziano Hisham Qandil, ma il braccio armato di Hamas, contro tutte le regole e convenzioni internazionali, sta approfittando di questa pausa per lanciare indisturbato quanti più missili possibile verso le città israeliane (uno dei quali ha centrato, ironia della sorte, un veicolo sul quale viaggiava un reporter della Reuters), alcuni dei quali dal centro abitato di Gaza. Sono più di otto, tre in simultanea, i missili che il sistema ‘Cupola d’Acciaio’ ha neutralizzato sui cieli di Ashdod. Nel corso della mattinata è suonato l’allarme anche a Tel Aviv, seguito da una forte esplosione.

“Per Hamas cessate il fuoco significa che loro possono sparare e che a noi è proibito”. Ha detto uno dei portavoce dell’esercito durante un’intervista alla televisione ed ha aggiunto poi: “… alla fine di questa campagna, vi assicuro, avranno perfettamente capito il significato del termine “cessate il fuoco”.

(Fonte: Rights Reporter, Il Borghesino, Ynetnews, Israele.net, 16 Novembre 2012)

Nella foto in alto: ciò che resta dell’appartamento di Kiryat Malachi, colpito ieri da razzi lanciati dai terroristi palestinesi che hanno causato la morte di tre persone e il ferimento di almeno altri sei, tra cui un neonato

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  • #1Emanuel Baroz

    I razzi iraniani Hamas e Israele

    di Elio Rabello

    Dietro l’attuale azione israeliana su Gaza c’è la necessità di eliminare i missili telecomandati ed i razzi Fajr-5, forniti dall’Iran, che Hamas ha ammassato a Gaza. Si tratta di armi troppo pericolose per essere lasciate nelle mani di una organizzazione terroristica non statale quale Hamas è ed è sempre stata.

    Alle 11 di sera dello scorso 23 ottobre la fabbrica Yarmuk di Khartoum, in Sudan, è stata bombardata, presumibilmente dall’aviazione israeliana. Nel deposito di Yarmuk gli Iraniani ammassano armi, missili e razzi, che poi vengono contrabbandati attraverso il Sinai a Gaza (vedi qui) e vengono forniti anche ad altri gruppi armati nella regione. Questa collaborazione Iran-Sudan per armare Hamas non è nuova: già a gennaio 2009 Israele aveva bombardato un convoglio di 20 autocarri che trasportavano missili e razzi iraniani dal Sudan verso il Sinai, destinati ad Hamas.

    L’incursione del 23 ottobre ha fatto capire ad Hamas che Israele era a conoscenza delle spedizioni di armi in corso da Yarmuk verso Gaza, e ha risposto chiedendo la mediazione egiziana per una tregua con Israele il 25 ottobre. Fra Gaza e Israele infatti c’è una guerriglia di confine continua. Decine di razzi a breve gittata vengono lanciati da Gaza su Israele ogni settimana: non fanno notizia, i giornali non ne parlano – è routine. Gli israeliani reagiscono colpendo ogni tanto le posizioni da cui i razzi vengono lanciati. Trattandosi di uno scambio continuo e di lunga durata di ostilità di bassa intensità, non se ne parla: ma lo stato di guerra è continuo. Per questo ha senso negoziare una tregua tramite l’Egitto.

    Ma Israele sapeva che Hamas era riuscita a far arrivare razzi e missili iraniani a Gaza. Uno degli scopi dell’uccisione mirata del capo militare di Hamas, Jabari, lo scorso novembre, era indurre Hamas a venire allo scoperto e usare i razzi iraniani, rivelando al mondo – e ai droni d’Israele – dove sono nascosti. Lo scopo di Israele è infatti identificare i depositi di queste armi ed eliminarle – se possibile – a terra, prima che possano essere impiegate su larga scala.

    Peraltro da Gaza negli ultimi giorni la frequenza e la violenza delle ostilità erano andata aumentando: il 10 novembre scorso missili anticarro avevano colpito una jeep israeliana, e i lanci di razzi si erano intensificati di molto. Sembrava un invito ad Israele ad attaccare, forse da parte di gruppi salafiti e jihadisti imbaldanziti, sfuggiti al controllo di Hamas.

    L’uccisione di Jabari, il 14 novembre, ha fatto capire ad Hamas che Israele è deciso ad agire per trovare e distruggere le armi iraniane a Gaza. Hamas ha dunque intensificato gli attacchi a Israele, anche con i razzi Fajr-5, perché non può perdere la leadership dei gruppi armati; ha però subito chiesto l’intervento dell’Egitto per negoziare e raggiungere una tregua. Hamas non vuole che Israele continui l’attacco fino alla distruzione delle armi iraniane accumulate. Soprattutto teme un’operazione di Israele a terra, che minerebbe l’autorità e la credibilità di Hamas fra la popolazione.

    Nel frattempo a Teheran gli ayatollah gioiscono per gli ultimi sviluppi: l’attuale aumento della tensione devia l’attenzione internazionale dal conflitto in Siria, dove Bashar al-Assad (alleato della Repubblica Islamica) vacilla. Teheran può dimostrare ad Hamas – che nell’ultimo periodo aveva preferito prendere le distanze dall’Iran, isolato a livello internazionale, per avvicinarsi ai Fratelli Musulmani – di avere ancora il controllo sui gruppi jihadisti della Striscia (come Jihad Islamico Palestinese) e rimescolare le carte in tavola.

    L’esplosione di un conflitto rischia di causare una rottura fra le cellule dei Fratelli Musulmani in Egitto, Giordania e Siria, che si trovano fra due fuochi: pur odiando Israele, non hanno i mezzi per reggere un confronto militare diretto; rifiutando di soccorrere i ‘fratelli’ palestinesi rischiano però di attirarsi l’astio dell’opinione pubblica araba.

    16 Nov 2012, 14:12 Rispondi|Quota
  • #2Daniel

    Caduto in mare razzo lanciato da Gaza contro Tel Aviv

    Gli italiani che abitano in Israele raccontano la guerra su Facebook

    Gerusalemme, 16 Novembre 2012 – Per il secondo giorno consecutivo Tel Aviv è stata raggiunta da un razzo lanciato dalla Striscia di Gaza, 60 chilometri più a sud, ma anche stavolta il Fajr 5 di fabbricazione iraniana è finito in mare. “Riteniamo che sia caduto di fronte alla spiaggia”, ha riferito Micky Rosenfeld, portavoce della Polizia Nazionale.

    Testimoni oculari hanno dichiarato che il razzo si è inabissato “a circa 200 metri” dall’ambasciata degli Stati Uniti, che si trova sul lungomare, scatenando il panico tra i bagnanti, abbastanza numerosi malgrado l’autunno avanzato. Giovedì il primo razzo era finito nelle acque antistanti Giaffa, la città-gemella che si estende a sud-ovest del centro di Tel Aviv. (AGI)

    I missili palestinesi su Tel Aviv si sentono anche su Facebook. In concomitanza alla caduta del razzo nel mare di fronte alla città e al levarsi delle sirene, molti italiani che vivono nella città hanno utilizzato il social network per comunicare, capire e rassicurare familiari e amici su quanto accaduto.

    Sarah, una ragazza italiana che vive a Tel Aviv da oltre dieci anni, non ha aspettato molto per scrivere: ”Avete sentito?!”. E immediatamente si sono scatenati i commenti. Secca la risposta di Anna: ”Sì”. Ironica la replica di Sarah: ”Cavolo era cosi’ vicino!! Per colpa della notte insonne ho fatto una torta alla cinque di mattina, passi ad assaggiarla?”.

    Amedeo, un altro italiano anche lui residente nella città israeliana, scrive: ”Missili su Tel Aviv, esplosione 2 minuti fà’. Ed Enrika per smorzare la tensione risponde subito: ”Hai il bunker, vero?”.

    Pragmatico invece il commento di Garga: ”Sud Gush Dan, non dicono dove. I miei hanno sentito il botto fino a Bazel”. C’è poi il commento speranzoso di Fabrizio: ”Speriamo che non si allarga il conflitto e a breve finisca il tuttò’. E quello goliardico di Andrea: ”Torna in Italia amico mio!!! Se famo na bella carbonara!!”.

    http://www.romaebraica.it/razzi-tel-aviv/

    20 Nov 2012, 23:49 Rispondi|Quota
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  1. Raggiunto accordo per una tregua tra Israele e Hamas. Ma da Gaza continuano a lanciare missili. Perchè non ne parla nessuno? | Focus On Israel