Saeb Erekat: il grande impostore palestinese a cui Repubblica ha dato spazio

 
Emanuel Baroz
8 settembre 2019
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Il grande impostore

di David Elber

Il 6 Settembre 2019 il quotidiano La Repubblica pubblica un lungo articolo firmato da Saeb Erekat, Segretario dell’OLP e Capo negoziatore dell’ANP. Nell’articolo, Erekat si dilunga in una serie di affermazioni il cui senso essenziale è che Benjamin Netanyahu e l’amministrazione Trump sarebbero il principale ostacolo per risolvere il conflitto israeliano-palestinese. Anzi, lo renderebbero ancora più irrisolvibile. Questa conclusione è corredata da una serie di omissioni, deformazioni, falsità, e da alcuni capisaldi ideologici della propaganda palestinese.

Occorre riassumere i più noti. Esisterebbero dei confini del 1967 e dovrebbero essere la base di un futuro Stato palestinese, per il diritto internazionale, la presenza di Israele nei territori della Giudea e Samaria (West Bank, Cisgiordania) sarebbe illegale, in Israele si praticherebbe l’apartheid. A questo stagionato canovaccio si aggiunge una new entry. La situazione di ristrettezza finanziaria in cui si trova attualmente l’Autorità Palestinese sarebbe causata dall’”occupazione”.

Prima di entrare nel merito delle affermazioni di Saeb Erekat è utile un breve preambolo a titolo informativo sull’Autorità Palestinese.

L’ultima volta che l’Autorità Palestinese ha lasciato svolgere libere elezioni è stato sul finire del 2004, quando vennero nominati tutti i suoi attuali rappresentanti ad iniziare dal presidente Mahmud Abbas alias Abu Mazen, di cui Erekat è il braccio destro.

Abu Mazen è in carica da 14 anni per un mandato che ne sarebbe dovuti durare solo 4. Nessuno (politico, diplomatico, giornalista o “esperto”) a livello internazionale, si è mai sognato di chiedere ragioni della bizzarra legittimità di un presidente che da oltre 10 anni dalla fine del suo mandato – e non si capisce a che titolo – nomina ministri, presidenti del consiglio, negoziatori e altre cariche.

Da navigato negoziatore, Ereket, nel corso degli anni, forse per aumentare il proprio prestigio o semplicemente per darsi maggiore legittimità in sede di trattative, si è dichiarato in numerose interviste, di volta in volta come un discendente dei cananei, dei filistei, dei natufiani e persino dei kenuniti (di cui, nessun studioso ha mai sentito parlare). Tutto ciò all’unico fine di rivendicare un “diritto” più antico degli ebrei relativamente alla terra di Israele. Peccato che la sua famiglia è più semplicemente originaria dell’Arabia Saudita, e che si sia trasferita su quella terra solamente alla fine dell’800.

Ciò serve unicamente per attestare l’attendibilità del Capo Negoziatore dell’Autorità Palestinese e di quanto scrive.

Nell’articolo in questione Ereket fin da subito criminalizza Israele e l’amministrazione Trump accusandoli di “dissolvere” il “concetto di costruzione della pace” in virtù di politiche di annessione. Tutto ciò, sovvertendo ovviamente il diritto internazionale, le risoluzioni ONU. Calpestati impunemente. Il problema di queste affermazioni è che nell’articolo, Ereket non è in grado di citare una sola legge del diritto internazionale infranta da Israele, così come non è mai sfiorato dal fatto che forse il “concetto di costruzione della pace” possa essere dissolto dall’utilizzo sistematico del terrorismo contro civili inermi, di cui una parte assai consistente praticata dalle centinaia di terroristi a libro paga dell’ANP che si trovano attualmente nella carceri israeliane, né che la glorificazione incessante e continua dei “martiri” promossa dall’Autorità Palestinese e prima di essa dall’OLP possa essere di aiuto.

Nel cahier de doleances del negoziatore palestinese o kenunita, non poteva mancare anche il taglio dei fondi operato dagli Usa ai danni dell’UNWRA. Ma basterebbe leggere i testi scolastici finanziati da questa organizzazione e dalla UE per vedere a che punto l’odio, il disprezzo, la delegittimazione di un intero popolo sia arrivato. Per tacere, naturalmente del fatto che questo ente creato appositamente per la perpetuazione ad infinitum dei rifugiati palestinesi ha fatto sì che il loro statuto si perpetuasse di generazione in generazione, portando i circa 500,000 profughi originari della guerra del 1948 (oggi non più di 40,000) all’astronomica cifra di cinque milioni. Di questo passo, in futuro, saremo tutti rifugiati palestinesi.

Nel seguito dell’articolo non mancano i puntuali e inevitabili riferimenti ai “territori occupati”, agli “insediamenti illegali”, alle “esportazioni illecite di prodotti”. Erekat si guarda bene dallo specificare che la presunta illegalità degli insediamenti ebraici è tale solo in base a risoluzioni ONU le quali, a partire dal 1967 sono state votate a maggioranza araba e musulmana, e che nessun trattato ha mai abrogato le disposizioni del Mandato britannico per la Palestina del 1922, che assegnava agli ebrei la piena abitabilità nei territori sulla sponda occidentale del Giordano. Così come si guarda bene dallo specificare che, con gli Accordi di Oslo del 1993-1995, Israele si è ritirato dal 40% dei territori della Giudea e Samaria, e che questa suddivisione venne accettata da Arafat. Così come omette di specificare che i “confini del ’67” non sono mai esistiti, essendo infatti le linee armistiziali del 1948.

Quando viene menzionato l’apartheid, Erekat si dimentica poi di dire in che cosa consista esattamente in un paese dove un milione e novecentomila arabi sono cittadini israeliani. Forse si riferisce al fatto che la legge imposta dall’ANP prevede il carcere a vita a chi vende un terreno, una casa o un bene immobile a un qualsiasi ebreo? Però va detto che è un passo avanti rispetto alla pena di morte che era prevista fino a qualche anno fa. Forse l’apartheid è volere uno Stato Judenrei di nazista memoria? o volere il boicottaggio di merci, di imprese, di accademici, di ebrei in quanto ebrei? In ogni caso questo è quanto chiede in puro stile nazista, il capo negoziatore all’Europa. L’isolamento economico e politico di Israele.

In chiusura di questa rapida disamina delle affermazioni del braccio destro di Abu Mazen, va sottolineato che la situazione di ristrettezza economica in cui versa attualmente l’Autorità Palestinese, la quale però può concedere al suo presidente abusivo un aereo privato da 50 milioni di dollari, non ha nulla a che fare con l’”occupazione”.

Israele trattiene dalle rimesse fiscali che raccoglie per conto dell’ANP (come stabilito dagli Accordi di Oslo) l’esatto ammontare con cui l’ANP paga i terroristi palestinesi (o i familiari) per aver commesso atti criminali. Esiste un vero e proprio tariffario che varia in base all’efferatezza del crimine e alla conseguente condanna del terrorista. Non si dice una esagerazione quando si afferma che nei territori palestinesi il mestiere del terrorista è uno dei più remunerativi. Ogni anno sono circa 100 milioni di dollari l’ammontare di tali “stipendi”.

E’ comprensibile che Erekat desideri che vengano versati, come è comprensibile che ce l’abbia contro l’amministrazione Trump, l’unica, negli ultimi cinquanta anni, che abbia intrapreso enormi passi avanti per ristabilire la realtà dei fatti, dichiarando Gerusalemme capitale di Israele, affermando la sovranità israeliana sul Golan, sottraendo al baraccone dell’UNRWA i 300 milioni di dollari annuali che gli Stati Uniti gli versavano.

E’ infatti solo fondandosi su i fatti e non sulla propaganda e la menzogna, la specialità di Erekat, che è possibile trovare la prospettiva giusta per risolvere il conflitto.

L’Informale

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