Gaza: missili antiaerei a disposizione dei terroristi palestinesi. Timori per i voli civili

 
Emanuel Baroz
14 marzo 2012
4 commenti

Gaza: missili antiaerei SA-7 in mano alla Jihad Islamica e ad Hamas. Timori per i voli civili

di Sharon Levi

Gerusalemme, 14 Marzo 2012 – Secondo alcuni rapporti presentati dai piloti israeliani che hanno portato a compimento le azioni mirate conto le cellule terroriste della Jihad Islamica, contro i loro aerei i terroristi arabi avrebbero sparato diversi missili antiaerei di fabbricazione russa SA-7.

E’ la conferma di quanto purtroppo si temeva e cioè che i gruppi terroristi della Striscia di Gaza hanno acquistato una serie di armi altamente letali dai contrabbandieri che hanno saccheggiato gli arsenali libici. Un rapporto dell’intelligence israeliana emesso qualche mese fa parlava apertamente sia di sistemi SA-7 (un sistema antiaereo a ricerca di calore e a spalla simile all’americano Stinger) che di lanciatori multipli di missili Grad, peraltro usati dalla Jihad Islamica proprio durante l’aggressione degli ultimi giorni.

La consapevolezza che i terroristi arabi dispongono di queste armi non cambia di molto la strategia militare fine a se stessa. I caccia israeliani sono dotati di efficaci contromisure contro questo tipo di missili non certo modernissimi e comunque è sufficiente volare un po’  più in quota. Il rischio è invece per gli aerei lenti e, soprattutto, per gli aerei civili che in fase di decollo o atterraggio potrebbero essere facilmente colpiti da questo tipo di missile. Per questo motivo dalla scorsa settimana le compagnie aeree israeliane hanno deciso di non far volare in alcuni contesti gli aerei turboelica ATR 72 e ATR 42 i quali non dispongono di contromisure per questo tipo di missili. Oltre a questo sono stati potenziati i controlli in prossimità degli aeroporti civili e militari allargando il raggio di controllo di diverse miglia, questo per evitare che terroristi dotati di SA-7 possano avvicinarsi agli aeroporti e cercare di colpire gli aerei in fase di atterraggio o decollo.

Israele nei mesi scorsi aveva chiesto con decisione e a più riprese alla NATO di prendere il controllo dei depositi di armi libici che, tra le altre cose, contenevano anche diverse tonnellate di armi chimiche, ma purtroppo sembra che questo non sia avvenuto e così migliaia di armi sono arrivate a Gaza attraverso l’Egitto. A questo si unisce la certezza che l’Iran ha rifornito i terroristi della Jihad Islamica di missili Fajr-5 in grado di arrivare a colpire Tel Aviv.

Il Comando militare Sud dell’IDF sta studiando attentamente la situazione per prendere le necessarie contromisure contro questa gravissima minaccia e, al momento, non viene esclusa alcuna opzione pur di togliere dalle mani dei terroristi queste pericolosissime armi.

Secondo Protocollo

Nella foto in alto:  missili antiaerei di fabbricazione russa SA-7

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  • #1HaDaR

    Ringraziamo tutti gli idioti che hanno appoggato Al Qaida in Libia, fra i quali la NATO, cosí come da ringraziare sono quelli che hanno inneggiato alla “primavera araba” che ha portato integralisti musulmani al governo dei paesi arabi, fra cui l’Egitto, dal quale tali missili transitano.

    14 Mar 2012, 17:27 Rispondi|Quota
  • #2Emanuel Baroz

    Per quanto mi riguarda Gheddafi andava fermato, quindi l’intervento della NATO, seppur ovviamente non dettato da ragioni umanitarie quanto piuttosto da questioni economiche, è stato giusto. Sul contrabbando di armi invece condivido il tuo intervento

    15 Mar 2012, 12:05 Rispondi|Quota
  • #3Emanuel Baroz

    La Jihad islamica esulta dopo la sfida a Israele

    Rapporti complessi fra il movimento filo-iraniano e Hamas

    GAZA, 14 mar – Migliaia di sostenitori della Jihad islamica sono sfilati la scorsa notte nella centrale via Omar al-Mukhtar di Gaza esultando per il ”successo” conseguito in quattro giorni di confronto armato con Israele, conclusosi con una tregua mediata dall’Egitto. I dimostranti – che sventolavano le bandiere nere della organizzazione ed ostentavano armi – hanno poi sentito un messaggio di congratulazioni del loro leader Ramadan Shallah, che parlava al telefono da Damasco. La ‘Jihad’ (la guerra santa islamica) proseguira’ senza esitazioni fino alla liberazione dell’intera Palestina, ha ribadito. Shallah si e’ richiamato alla ideologia della organizzazione, fondata nel 1978 da Fathi Shkaki su ispirazione della rivoluzione khomeinista in Iran e in dissidio con i Fratelli musulmani egiziani, da cui in seguito sarebbe scaturito Hamas. Una delle differenze fra queste formazioni, ha spiegato ad ANSAmed l’analista Muhammed Hijazi, e’ che negli anni di formazione, mentre i Fratelli musulmani erano impegnati a disseminare l’Islam nelle societa’ in cui operavano (mediante scuole, moschee, societa’ caritatevoli), la Jihad islamica metteva gia’ l’accento sulla necessita’ di una lotta armata ad oltranza contro la occupazione israeliana, ed organizzava prime cellule armate. Solo a partire dalla prima intifada (1987), prosegue Hijazi, Hamas avrebbe pure avvertito la necessita’ di dotarsi di un proprio braccio armato: le Brigate Ezzedin al-Qassam, che oggi sono forti di 15 mila uomini.

    Costruito secondo il modello degli Hezbollah libanesi, il braccio armato della Jihad islamica (Brigate al-Quds) conta 5.000 uomini ben addestrati, malgrado non dispongano di basi permanenti e siano costretti ad esercitarsi in zone aperte, scelte in base alla loro disponibilita’. Secondo l’intelligence di Israele, si tratta di una formazione comunque da non sottovalutare, capace teoricamente di colpire da Gaza anche la periferia di Tel Aviv con missili al-Fajr. La identita’ del suo comandante e’ segreta. Il controllo organizzativo sulle Brigate al-Quds e’ gestito da Khaled al-Batash, mentre il leader politico della organizzazione a Gaza e’ Nafez Azzam.

    Per ragioni ideologico-religiose, i rapporti con Hamas non sono facili. Hamas vede nella Jihad islamica una organizzazione insidiosa: un ‘veicolo’ usato dall’Iran per diffondere nella Striscia l’Islam sciita. Questo fenomeno finora coinvolge poche centinaia di individui, ma gli uomini di Ismail Haniyeh sono determinati a debellarlo, anche con la forza se necessario. I membri della Jihad islamica continuano a professarsi sunniti, ma talvolta esprimono tolleranza verso quanti vogliano abbracciare la corrente sciita.

    Adesso a Gaza Jihad islamica e Hamas sono impegnati a riesaminare i rispettivi rapporti di forza, dopo quattro giorni di violenze in cui i primi hanno lanciato almeno 200 razzi verso Israele (e perduto una ventina di miliziani) mentre i secondi si sono limitati a seguire a distanza gli sviluppi.

    (Fonte: ANSAmed, 14 marzo 2012)

    15 Mar 2012, 12:05 Rispondi|Quota
  • #4HaDaR

    16 Mar 2012, 01:31 Rispondi|Quota