Bruno Zevi: un discorso memorabile e, purtroppo, sotto molti aspetti ancora attuale

 
Emanuel Baroz
9 ottobre 2008
16 commenti

Bruno Zevi: un discorso memorabile e, purtroppo, sotto molti aspetti ancora attuale

bruno-zevi1Come racconta sicuramente meglio di noi Barbara, il 9 Ottobre 1982, nel giorno di Sheminì Azeret, alle 11:55, la Sinagoga Maggiore di Roma venne attaccata da terroristi armati che aprirono il fuoco sulla folla all’uscita dalla funzione: un bambino di due anni, Stefano Gay Tachè, rimase ucciso, e i feriti furono più di trenta, alcuni dei quali gravi. Due giorni dopo il Professore Bruno Zevi, allora Consigliere del Comune di Roma, tenne un memorabile discorso proprio durante la seduta del Consiglio comunale, discorso che è – purtroppo – ancora attuale.

Abbiamo pensato fosse giusto riproporre quel discorso in una data come quella odierna:

Testo completo del discorso pronunziato l’11 Ottobre 1982 in Campidoglio dal prof. Bruno Zevi, a nome della Comunità israelitica romana:

“Noi, popolo di Israele, protestiamo e accusiamo”

stefano-tacheL’antisemitismo ha una storia millenaria, ma quello culminato nella strage di sabato scorso alla nostra sinagoga ne ha anche una specifica, le cui componenti furono denunciate qui in Campidoglio nell’ottobre 1976, esattamente sei anni fa. Qualcuno di voi forse ricorda quell’avvenimento.

Giulio Carlo Argan era stato eletto da poche settimane sindaco di Roma. Si avvicinava il 16 ottobre, trentatreesimo anniversario del giorno in cui i nazisti accerchiarono il ghetto e 1.259 ebrei furono deportati. Argan volle che la ricorrenza fosse celebrata in Campidoglio, e questo costituì l’occasione per esaminare le cause di un nascente antisemitismo, manifestatosi poco tempo prima con il lancio di bottiglie incendiarie contro la sinagoga, in strumentale concomitanza con un comizio di sinistra.

Furono spregiudicatamente individuate tre cause, dirette e indirette, di questo nuovo antisemitismo.

La prima riguardava lo Stato d’Israele, la campagna antisionista, già allora estesasi in maniera abnorme e velenosa. Avvertimmo che l’antisionismo non era altro che una mascheratura dell’antisemitismo, com’era e come è divenuto sempre più evidente dai paesi arabi all’Unione Sovietica.

La seconda causa poggiava sul secolare antisemitismo cattolico, che il Concilio Vaticano non era riuscito a debellare, pur sollevando finalmente gli ebrei dalla turpe condanna di popolo deicida. Rilevammo allora come fosse urgente, per l’indipendenza e il carattere laico della repubblica italiana, procedere ad una profonda revisione del Concordato firmato dal fascismo e dei relativi Patti Lateranensi.

Terza causa la posizione marxista sulla questione ebraica, posizione inquinata dall’« odio ebraico di sé » di Carlo Marx, dall’ostilità di Lenin nei confronti del bund ebraico, e dall’atteggiamento illuministicamente antisemita di molti leaders che si richiamavano al marxismo. Chiedemmo allora che, alla luce del pensiero di Gramsci, si pervenisse ad una svolta decisiva del pensiero marxista ufficiale sulla questione ebraica.

Sono trascorsi sei anni, e queste tre cause dell’antisemitismo, già allora evidenti, non sono state rimosse. Anzi si sono aggravate a tutti i livelli, dalle scuole elementari all’università. Dalle fabbriche ai palazzi del potere economico condizionati dai petrodollari.

Se gli ebrei romani, l’altro giorno e ieri, hanno scelto di vivere il loro lutto da soli, rifiutando lo spettacolo di una passerella di uomini politici, di giornalisti e di intellettuali, che si offrivano di venire in ghetto per esprimere il loro sdegno e la loro solidarietà, è perché ritengono che non sia oltre accettabile una solidarietà che si concreta soltanto quando ci sono ebrei morti, bambini di due anni assassinati.

E’ gravissimo dirlo, e per me liberal-socialista particolarmente angoscioso, ma quanto è accaduto l’altro giorno nella tragica realtà era stato prefigurato, quasi simulato qualche mese fa, durante una manifestazione sindacale. Tra ignobili urla «gli ebrei al rogo!» e «morte agli ebrei!», dal corteo sindacale era stata scaraventata una bara contro la lapide della sinagoga che riporta i nomi dei martiri del campi di sterminio e delle Fosse Ardeatine. Alle proteste contro tale aberrante, preordinato, inconcepibile episodio di delirio antisemita fu risposto in maniera sofisticata ed equivoca, naturalmente deplorandolo ma capziosamente spiegandone i moventi con la politica dello Stato d’Israele. Ennesima conferma che dall’antisionismo si passa automaticamente all’antisemitismo.

Quella bara simbolica oggi è diventata reale. Contiene un bambino crivellato di colpi, caduto insieme ad oltre trenta persone all’uscita della sinagoga.

Non può quindi meravigliare che, dopo un’indiscriminata campagna contro lo Stato e il popolo di Israele e le comunità della diaspore, dopo gli attacchi feroci ed isterici contro i cosiddetti « olocausti », stermini ed eccidi che gli israeliani avrebbero compiuto, gli ebrei di Roma si siano chiusi per due giorni in,un silenzio peraltro politicamente significativo.

In questi mesi, hanno avuto pochissimi veri amici, tra i partiti minori dello schieramento democratico. I partiti di massa, la stampa con rarissime eccezioni, la radio e la televisione di Stato in tutti i suoi canali hanno invelenito l’atmosfera e creato un terreno fertile per l’antisemitismo. Di fronte ai fatti, le lacrime esibite oggi sembrano davvero tardive.

E’ inutile affermare che In Italia, che a Roma non c’è antisemitismo. Al massimo, si può dire che non c’era mai in questa forma virulenta, perché neppure durante il fascismo, neppure durante l’occupazione nazista, furono attaccate le sinagoghe come è accaduto a Milano e a Roma. Ma chi di voi ha ascoltato le radio e le televisioni private nelle scorse settimane è rabbrividito di fronte alla incredibile quantità di testimonianze d’odio antisemita. Ancor più inquietante il fatto che, a parte la radio e la televisione dei radicali, ben poche trasmittenti private ribattevano e combattevano questo livore.

Dopo la tragedia dell’altro ieri, i giornali, le radio — e teletrasmissioni — le dichiarazioni di uomini politici sono unanimemente solidali con gli ebrei, ma non c’è giornale, né radio, né televisione, né uomo po¬litico che abbia detto: « Una parte, sia pur minima e in¬diretta, della responsabilità di quanto è accaduto ce l’ho anch’io! ».

Perciò noi accusiamo:

1) II Ministero degli Interni e i dirigenti delle forze dell’ordine per non aver apprestato dispositivi difensivi nel ghetto e intorno alla sinagoga, malgrado fossero stati insistentemente richiesti, a seguito delle continue minacce dirette agli ebrei. (Durante una cerimonia in sinagoga) è stato osservato che l’Italia manda i suoi bersaglieri in Libano per proteggere i palestinesi, ma non protegge i cittadini ebrei italiani;

2) il mondo cattolico per il modo pomposo in cui ha ricevuto Arafat in Vaticano e per aver quasi ignorato che il massacro nei campi palestinesi è stato compiuto da cristiani, mentre all’esercito di Israele può essere ascritta, se provata la sola colpa di una corresponsabilità morale,

3) la classe politica e sindacale, con ben poche eccezioni, da alcune delle massime autorità dello Stato ai leaders di molti partiti e a numerosi amministratori locali, per il comportamento tenuto durante la visita di Arafat a Roma, per la gara di strette di mano, di abbracci, di baci, di relative accoglienze fraterne verso il capo di un’organizzazione che, se oggi si presenta con un ramoscello d’ulivo, nel passato ha perpetrato innumeri stragi terroristiche contro Israele e contro gli ebrei, e non ha ancora riconosciuto il diritto all’esistenza dello Stato d’Israele, anzi anche ultimamente ha confermato di volere non la pace, ma una « guerra santa»;

4) la stampa e la radiotelevisione che, salvo rare eccezioni, hanno distorto fatti e opinioni, confondendo volutamente lo Stato di Israele con la politica del suo attuale governo, con il popolo e le comunità ebraiche, determinando un clima incandescente, entro il quale si è inserita la strage dell’altro giorno;

5) i molti, moltissimi intellettuali, giornalisti o meno, che in questi mesi si sono divertiti ad esaminare i risvolti psicologici, le «malattie» di Israele, i moventi segreti della politica di Begin e di quella dei suoi oppositori, facendo sfoggio di elucubrazioni e sofismi tutti adducenti, magari contro il loro proposito, all’antisemitismo. :

Noi accusiamo. In un mondo sconvolto dalla violenza, con 30.000 persone al giorno che muoiono per fame, i nostri mezzi di informazione di massa hanno dato il massimo rilievo solo alle azioni dell’esercito israeliano. I morti in Afganistan, i morti in Iran, i morti in Siria, le decine di morti in Libano dopo l’arrivo dei palestinesi, i bambini della Galilea bombardati, questi morti non valgono, e anche i terroristi palestinesi sono considerati mansueti, pacifici: avevano immensi arsenali di armi in Libano, ma solo per giocare. Signori consiglieri regionali, provinciali e comunali; noi siamo sinceramente commossi dalle manifestazioni di solidarietà emerse in quest’aula. Lo siamo come ebrei romani, e lo siamo ancor più in quanto cittadini italiani che sanno come l’antisemitismo sia un preciso sismografo della civiltà di un paese.

Nessuno ci chieda di distinguerci dal popolo di Israele, di accettare una differenziazione manichea tra ebrei e israeliani. Noi apparteniamo al popolo di Israele che comprende le comunità disperse in ogni parte del mondo, a cominciare dalla più antica, quella di Roma, e la comunità di coloro che hanno fatto ritorno alla terra degli avi. Inoltre, lo Stato di Israele, indipendentemente dal giudizio che possiamo dare sul suo governo, vale per un’altra ragione: perché è uno Stato democratico esemplare.

In quale altro Stato sarebbe ammesso che militari, anche di alto grado, rifiutassero di combattere una guerra di cui non condividono le finalità e, invece di essere processati e fucilati per tradimento, sono tranquillamente mandati a casa?

In quale democrazia in stato di guerra si istituirebbe una commissione d’inchiesta sul comportamento dell’esercito?

In quale democrazia in stato di guerra si potrebbe svolgere una manifestazione di 400.000 persone che protestano contro la guerra, senza alcun atto repressivo da parte del potere?

E concludo. L’antisemitismo è esistito per duemila anni, non dal 1948, dalla proclamazione dello Stato di Israele. Non crediamo all’antisionismo filosemita: è una contraddizione in termini.

Abbiamo espresso con franchezza la nostre accuse. Siamo preoccupati, allarmati come ebrei, come antifascisti, come democratici, come uomini della sinistra. L’antisemitismo, come tutti avete affermato, è un segnale inequivocabile di corrosione democratica. Ebbene, in Italia, a Roma l’antisemitismo emerge in forme inedite nella storia del nostro paese. Era un segnale già chiaro sei anni fa, ma oggi esplosivo. Insieme, teniamone conto e corriamo ai ripari.

(Fonte: Il Tempo, 11 Ottobre 1982)

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  • #1donnaemadre

    Me lo ricordo il funerale di Stefano Gay Tachè. Roma era bloccata, e io ero su un autobus pieno zeppo di gente che non sapeva il motivo di tutto quel caos. Glielo spiego, e una signora mi risponde “Sì, va bè, mi dispiace per il bambino, ma io devo andare a lavorare”. Mi dispiace per il bambino ma io devo andare a lavorare: non ci si può credere! Possono pure distruggere le foreste dell’Amazzonia, purché mi si conservi il basilico nel vasetto in balcone (e se permettete, le parole della signora sono ancora peggiori, perché comunque non parlavamo di alberi, ma di un bambino!)

    Scrissi a un giornale dell’episodio, che ebbe la bontà di pubblicare le mie parole. Ma non spero, e non ho sperato mai, di sensibilizzare nessuno. Perché il razzismo è prima di tutto una manifestazione di stupidità, e la stupidità è una piaga incurabile.

    E gli attentati? Noia, delirio di onnipotenza, spirito distruttivo…

    Quante operazioni ha subito il fratellino di Stefano per i danni agli occhi riportati nell’attentato? Cosa c’è di patriottico nell’aggressione ai bambini? Ah, già, l’eliminazione del male alla radice!

    E quale opera di sensibilizzazione credete si possa fare nei confronti di chi considera un bambino “un male da eliminare alla radice”?

    9 Ott 2008, 12:47 Rispondi|Quota
  • #2esperimento

    Come ricordarono qualche tempo fa, l’indifferenza della popolazione fu vergognosa: una persona che passava di lì, un/a “cristiano/a”, disse “E io che c’entro?” E gli ebrei che c’entravano?
    Se non ricordo male, Zevi fu uno dei pochissimi, se non l’unico, a levare la sua voce…
    Spero si possa presto avviare un’inchiesta seria e fare finalmente luce su tutto quel che avvenne prima, durante e dopo quei maledetti momenti.

    10 Ott 2008, 10:45 Rispondi|Quota
  • #3Monica Vitale

    Che bellissime parole; leggendole si pensa che siano state scritte oggi. Cosa è cambiato?

    10 Ott 2008, 14:51 Rispondi|Quota
    • #4mariacristina castegnaro

      Hai ragione Monica, che cosa è cambiato? Shalom! cri
      @Monica Vitale:

      20 Set 2014, 21:04 Rispondi|Quota
  • #5Focus on Israel

    Per capire meglio (e ricordare a chi non lo rammenta….) la situazione di quegli anni crediamo sia meglio postare qui i testi ufficiali dei discorsi di fine anno dell’allora Presidente Sandro Pertini:

    Sandro Pertini

    MESSAGGIO DI FINE ANNO AGLI ITALIANI

    Palazzo del Quirinale 31 dicembre 1982

    ITALIANI E ITALIANE, MIEI COMPATRIOTI,

    COME E’ CONSUETUDINE, ECCOMI ANCORA UNA VOLTA AD ENTRARE ATTRAVERSO LA TELEVISIONE NELLE NOSTRE CASE PER GLI AUGURI DI FINE D’ ANNO. SO DI ENTRARE IN MOLTE CASE DOVE SI ATTENDE IL PRIMO DELL’ ANNO CON MOLTA ANGOSCIA E MOLTO DOLORE: LE FAMIGLIE DEI RAPITI, CITO GLI ULTIMI FATTI CHE VERAMENTE MI HANNO ANGOSCIATO: IL RAPIMENTO DEL PICCOLO DAVIDE DI 8 ANNI, DI FILIPPO E DI SIMONA DI 12 E 13 ANNI. DAVIDE E’ STATO STRAPPATO DALLE BRACCIA DI SUA MADRE. EBBENE, IO MI UNISCO ALL’ ACCORATO APPELLO FATTO DA GIOVANNI PAOLO II AI RAPITORI, PERCHE’ RESTITUISCANO ALLE LORO MADRI I FIGLI RAPITI.

    PENSO ANCHE A COLORO CHE HANNO AVUTO VITTIME PER OPERA DEL TERRORISMO: CARABINIERI E AGENTI DI PUBBLICA SICUREZZA, CHE HANNO COMPIUTO FINO ALL’ ESTREMO SACRIFICIO IL LORO DOVERE. LODE DEVE ANDARE, IL PLAUSO NOSTRO E LA RICONOSCENZA A QUESTI BRAVI ITALIANI CHE HANNO DIMOSTRATO TANTO CORAGGIO. NATURALMENTE LE FAMIGLIE OGGI PIANGONO I LORO CONGIUNTI CADUTI NELLA LOTTA CONTRO IL TERRORISMO. MA VI E’ UN CONFORTO IN NOI. E CIOE’ CHE IL TERRORISMO ORMAI SI DICHIARA SCONFITTO.

    ABBIAMO SENTITO TESTIMONIANZE DI TERRORISTI NEI DIVERSI PROCESSI E QUESTI TERRORISTI HANNO DICHIARATO DI SENTIRSI SCONFITTI. QUAL E’ LA RAGIONE PER CUI SI SENTONO SCONFITTI? NON VI E’ DUBBIO, MERITO GRANDE, RIPETO, VA ALLE FORZE DELL’ ORDINE. MA VI E’ UN’ ALTRA RAGIONE, A MIO AVVISO, ED E’ QUESTA: IL TERRORISMO SPERAVA DI FAR LEVA SUL MALCONTENTO DEL POPOLO ITALIANO, MALCONTENTO CHE E’ DIFFUSO PER TANTE RAGIONI, LA DISOCCUPAZIONE, LA SITUAZIONE ECONOMICA E SOCIALE, LA VITA CARA. SPERAVA DI FARE LEVA SULLA CLASSE LAVORATRICE ITALIANA, DI TRASCINARE SULLA SUA STRADA MALEDETTA I LAVORATORI, TRASCINARLI NELLA SUA PROTESTA. INVECE IL MOVIMENTO OPERAIO, BISOGNA DARGLIENE ATTO, QUESTO TORNA A SUO ONORE, IL MOVIMENTO OPERAIO HA FATTO BARRIERA CONTRO IL TERRORISMO.

    NON SI DIMENTICHI CHE QUANDO E’ STATO ASSASSINATO L’ ON. MORO ED E’ STATO SCOPERTO POI IL SUO CADAVERE – IL CADAVERE DI QUESTO MIO AMICO FRATERNO CHE HA LASCIATO UN GRANDE VUOTO NELLA VITA POLITICA ITALIANA, CHE NESSUNO E’ RIUSCITO ANCORA A COLMARE – EBBENE 350 MILA PERSONE SI SONO RIUNITE IN PIAZZA SAN GIOVANNI. VI ERANO IL RETTORE DELL’ UNIVERSITA’, IL PRESIDENTE DELLA CASSAZIONE, GIUDICI, IMPIEGATI, TECNICI, FUNZIONARI, MA VI ERANO ANCHE GLI OPERAI DI ROMA E DEI DI TORNI. VI ERANO ANCHE I CONTADINI DELLA CIOCIARIA. TUTTI A PROTESTARE CONTRO I TERRORISTI.

    COSI’ QUANDO VI SONO STATI I FUNERALI NELLA MIA GENOVA DELL’ OPERAIO ROSSA – OPERAIO CHE HA AVUTO IL CORAGGIO DI DENUNCIARE I TERRORISTI CHE SI ERANO INFILTRATI NELLA SUA FABBRICA – ERANO ANCHE LI’ 300 MILA PERSONE, DI TUTTI I CETI SOCIALI, CON IN TESTA I PORTUALI, A FAR SENTIRE LA LORO PROTESTA. COSI’ PER I FUNERALI DEL GIUDICE ALESSANDRINI A MILANO: ITALIANI DI TUTTI I CETI SOCIALI, OPERAI VENUTI DAI DINTORNI DI MILANO, ANCHE DA GENOVA E DA TORINO, SI TROVARONO A PROTESTARE CONTRO IL TERRORISMO.

    QUESTO STA A SIGNIFICARE CHE IL MOVIMENTO OPERAIO NON SI E’ LASCIATO TRASCINARE NELLA STRADA DIABOLICA DEL TERRORISMO MA HA FATTO RESISTENZA, HA FATTO BARRIERA CONTRO IL TERRORISMO.

    DI RECENTE E’ USCITO UN OPUSCOLO DAL CARCERE DOVE SONO I CAPI DEL TERRORISMO, QUESTI COSIDDETTI CAPI DEL TERRORISMO, I QUALI, FRA L’ ALTRO, DICONO QUESTO: INVITANO I LORO COMPAGNI TERRORISTI AD ABBANDONARE LE FABBRICHE, A NON CONSIDERARE LA FABBRICA COME UN CENTRO PER IL TERRORISMO. SE QUESTO DICONO E’ PERCHE’ HANNO TROVATO NELLE FABBRICHE NON CONSENSO, NON ADESIONE, MA RESISTENZA.

    VI E’ STATO POI IL SEQUESTRO DEL GENERALE DOZIER. DEVO DARE ATTO ALLE FORZE DELL’ ORDINE DI ESSERE RIUSCITE A LIBERARE IL GENERALE DOZIER. QUANDO IO SONO STATO IN AMERICA HO RICEVUTO ENTUSIASTICHE CONGRATULAZIONI DA PARTE DEGLI UOMINI POLITICI AMERICANI, DAL PRESIDENTE REAGAN. TUTTA L’ OPINIONE PUBBLICA AMERICANA ERA A FAVORE DELL’ ITALIA E DELLE FORZE DELL’ ORDINE, CHE ERANO RIUSCITE A LIBERARE IL GENERALE DOZIER.

    ANCHE QUESTO STA A PROVARE CHE NON AVEVO COMPLETAMENTE TORTO IO, QUANDO PROPRIO QUI, DAL QUIRINALE, AFFERMAI CHE PER ME IL TERRORISMO AVEVA DEI LEGAMI INTERNAZIONALI. QUALCUNO ALLORA MI DIEDE TORTO. INVECE OGGI E’ PROVATO CHE IL TERRORISMO HA DEI LEGAMI INTERNAZIONALI. PROVA NE SIA L’ ATTENTATO CONTRO IL PAPA, GIOVANNI PAOLO II. E’ STATO CONSUMATO, QUESTO ATTENTATO CONTRO LA VITA DEL PAPA, DA UN TURCO CHE DOVEVA ESSERE IMPICCATO, ED E’ STATO FATTO EVADERE DAL CARCERE, GLI E’ STATO DATO DEL DENARO, HA ATTRAVERSATO TUTTA L’ EUROPA, E’ ARRIVATO A ROMA, NATURALMENTE AVRA’ AVUTO DEI COMPLICI, ED HA ATTENTATO ALLA VITA DEL PAPA. VERAMENTE PER UN PURO MIRACOLO IL PAPA SI E’ SALVATO. SAREBBE STATA UNA GRAVE JATTURA PER IL MONDO CATTOLICO LA PERDITA DI QUESTO PAPA E PER ME SAREBBE STATA LA PERDITA DI UN AMICO SICURO, LEALE, BUONO. DALLA SUA AMICIZIA IO TRAGGO MOLTO CONFORTO.

    IL TERRORISMO QUINDI HA DEI LEGAMI INTERNAZIONALI . COMUNQUE IL TERRORISMO VA DECLINANDO, PER NOSTRA FORTUNA.

    VI SONO ALTRI MALI CHE TORMENTANO IL POPOLO ITALIANO: LA CAMORRA E LA MAFIA. QUELLO CHE STA SUCCEDENDO IN SICILIA VERAMENTE CI FA INORRIDIRE. VI SONO MORTI QUASI OGNI GIORNO. BISOGNA STARE ATTENTI A QUELLO CHE AVVIENE IN SICILIA E IN CALABRIA E CHE AVVIENE ANCHE CON LA CAMORRA A NAPOLI. BISOGNA FARE ATTENZIONE A NON CONFONDERE IL POPOLO SICILIANO, IL POPOLO CALABRESE ED IL POPOLO NAPOLETANO CON LA CAMORRA O CON LA MAFIA. SONO UNA MINORANZA I MAFIOSI. E SONO UNA MINORANZA ANCHE I CAMORRISTI A NAPOLI.

    PROVA NE SIA QUESTO: QUANDO E’ STATO ASSASSINATO PIO LA TORRE, VI ERA TUTTA PALERMO INTORNO AL SUO FERETRO. QUANDO E’ STATO ASSASSINATO IL GEN. DALLA CHIESA, CON LA SUA DOLCE, SOAVE COMPAGNA, CHE E’ STATA PIU’ VOLTE QUI A TROVARMI, PROPRIO IN QUSTO STUDIO, TUTTA PALERMO SI E’ STRETTA INTORNO AI DUE FERETRI PER PROTESTARE. QUINDI IL POPOLO SICILIANO, IL POPOLO CALABRESE ED IL POPOLO NAPOLETANO SONO CONTRO LA CAMORRA E CONTRO LA MAFIA.

    SONO POPOLI FIERI, CON ANTICHE TRADIZIONI ED ANTICA STORIA, MA ANCHE CON GRAVI PROBLEMI CHE DEVONO ESSERE RISOLTI.

    QUI SI PRESENTA, APPUNTO, ANCORA UNA VOLTA IL PROBLEMA DEL MERIDIONE. IL PROBLEMA DEL MEZZOGIORNO NON PUO’ ESSERE CONSIDERATO SOLTANTO UN PROBLEMA DI QUELLE REGIONI: DEVE ESSERE CONSIDERATO UN PROBLEMA NAZIONALE SE LO SI VUOLE RISOLVERE.

    VI SONO ALTRI MALI CHE ANGUSTIANO IL POPOLO ITALIANO. IL CAROVITA, LA DISOCCUPAZIONE. MA ALLA RADICE DI TUTTO QUESTO STA L’INFLAZIONE. L’INFLAZIONE CHE E’ CAUSA DEI GRANDI MALI CHE RIGUARDANO NON SOLO L’ITALIA, MA IL MONDO INTERO.

    NOI DOBBIAMO BADARE ED AVERE A CUORE QUELLI CHE SONO I NOSTRI MALI E LE NOSTRE ANGUSTIE. SENTIAMO CHE L’INFLAZIONE E’ UN MALE CHE DEVE ESSERE COMBATTUTO. OGGI COLORO CHE SONO AL GOVERNO DEVONO CERCARE DI RISOLVERE QUESTI PROBLEMI, DI AFFRONTARE QUESTA SITUAZIONE CHE STA DINANZI AL POPOLO ITALIANO E CHE SI FA SEMPRE PIU’ DIFFICILE E SEMPRE PIU’ GRAVE. LASCINO STARE QUESTE INUTILI, PER ME, POLEMICHE TRA CONFESSIONALI E LAICI, ALTRIMENTI ROMA DIVENTERA’ UNA SECONDA BISANZIO E SI DISCUTERA’ SULLA NATURA DEL SESSO DEGLI ANGELI.

    DOBBIAMO QUINDI COMBATTERE QUESTI MALI E TUTTA LA CLASSE POLITICA ITALIANA, TUTTI COLORO CHE SONO AL GOVERNO, DEVONO SUPERARE DIVERGENZE E DISSIDI PER RIMANERE COMPATTI E RISOLVERE QUESTI PROBLEMI. E DEVE ESSERE INTERESSATA ALLA SOLUZIONE DI QUESTI PROBLEMI ANCHE L’OPPOSIZIONE, CHE CONTROLLA UN VASTO SETTORE DEL MOVIMENTO OPERAIO. SENZA IL MOVIMENTO OPERAIO QUESTI PROBLEMI NON POTRANNO ESSERE RISOLTI.

    VI E’ POI LA SITUAZIONE INTERNAZIONALE CHE CI PREOCCUPA IN POLONIA OGGI VI E’ IL SILENZIO. E’ UN SILENZIO, DIREI, PIU’ PREOCCUPANTE DELLA PROTESTA. SOTTO QUESTO SILENZIO SI NASCONDE IL MALCONTENTO, E’ IL SILENZIO DI CHI STA SOFFRENDO SOTTO L’OPPRESSIONE, IL SILENZIO DI UN POPOLO CHE E’ STATO PRIVATO DEI SUOI DIRITTI CIVILI ED UMANI.

    MA NON HANNO DIRITTO DI PROTESTARE PER QUANTO AVVIENE IN POLONIA COLORO CHE NON PROTESTANO PER QUANTO AVVIENE IN ALTRI PAESI, COME AD ESEMPIO NELL’AMERICA LATINA. NELL’AMERICA LATINA VI SONO PAESI DOVE I DIRITTI CIVILI SONO STATI SOPPRESSI, DOVE LE DITTATURE SI FANNO SENTIRE IN MODO SPIETATO. IN CILE, IN NICARAGUA, IN SALVADOR E IN ARGENTINA. DEGLI SCOMPARSI VI VOGLIO PARLARE, DELL’ARGENTINA.

    NON E’ VERO CHE NOI NON ABBIAMO PROTESTATO. IO HO SEMPRE PROTESTATO PRESSO GLI AMBASCIATORI ARGENTINI CHE SI SONO SUSSEGUITI QUI A ROMA. MA LA MIA PROTESTA E’ CADUTA NEL VUOTO. HO RICEVUTO QUI MADRI DI PLAZA DE MAJO. E MI RICORDO CHE UNA MADRE MI HA DETO QUESTO: CHE LA SUA FIGLIA IN CARCERE AVEVA PARTORITO ED IL FIGLIO ERA STATO CONSEGNATO AD UNA FAMIGLIA ITALIANA. ME LO DISSE DISPERATA, PIANGENDO, QUESTA POVERA DONNA.

    EBBENE IO FACCIO UN APPELLO A QUESTA FAMIGLIA CHE E’ TORNATA IN ITALIA DALL’ARGENTINA E CHE HA QUESTO FIGLIOLO: LO RESTITUISCA ALLA MADRE LEGITTIMA, ALTRIMENTI QUESTA FAMIGLIA NON POTRA’ AVERE FORTUNA.

    VI SONO ALTRI FATTI CHE CI PREOCCUPANO. CI PREOCCUPA QUELLO CHE AVVIENE NELL’ AFGHANISTAN. NOI CHE ABBIAMO FATTO LA LOTTA PARTIGIANA, COME EX PARTIGIANI, DIAMO TUTTA LA NOSTRA PIENA SOLIDARIETA’ AI PARTIGIANI AFGHANI CHE SI BATTONO CONTRO CHI HA INVASO LA LORO PATRIA: L’ UNIONE SOVIETICA.

    QUESTI SONO I PROBLEMI CHE PREOCCUPANO IL POPOLO ITALIANO E CHE CON UNA CERTA TREPIDAZIONE CI FANNO SALUTARE L’ ANNO CHE STA PER SORGERE.

    VI E’ POI LA PREOCCUPAZIONE GRAVE DEL RIARMO DELLE DUE POTENZE, CHE VANNO SEMPRE PIU’ RIARMANDOSI CON ORDIGNI NUCLEARI CHE SE FOSSERO, PER DANNATA IPOTESI, USATI SAREBBE LA FINE DEL’ UMANITA’ INTERA.

    IO AUGURO – SARA’ UN’ UTOPIA, MA MOLTE UTOPIE DI IERI SONO DIVENTATE POI REALTA’ OGGI – IO MI AUGURO IL DISARMO TOTALE E CONTROLLATO. E CHE I DENARI CHE SI SPERPERANO PER COSTRUIRE QUESTI ORDIGNI DI MORTE, CHE SE FOSSERO USATI, RIPETO, SAREBBE LA FINE DELL’ UMANITA’ E DEL NOSTRO PIANETA, SIANO USATI INVECE PER ALLEVIARE DALLA FAME MIGLIAIA E MIGLIAIA DI CREATURE, CHE MENTRE IO PARLO, STANNO MORENDO PER DENUTRIZIONE. E QUINDI MI AUGURO CHE IL BUON SENSO PREVALGA E CHE PREVALENDO IL BUON SENSO SI VENGA A CONSOLIDARE LA PACE NEL MONDO.

    VOGLIO RIVOLGERE UN MIO SALUTO CORDIALE, AFFETTUOSO ALLE FORZE ARMATE. A QUESTE FORZE ARMATE CHE SECONDO LA COSTITUZIONE HANNO IL DOVERE DI DIFENDERE I CONFINI DELLA PATRIA, LA SUA INDIPENDENZA. FORZE ARMATE CHE MERITANO TUTTO IL NOSTRO RISPETTO E TUTTO IL NOSTRO PLAUSO.

    MI DICEVA IL PRESIDENTE DEL LIBANO, CHE E’ STATO QUI A TROVARMI DI RECENTE, CHE IL CONTINGENTE ITALIANO MILITARE CHE E’ NEL LIBANO E’ QUELLO PIU’ AMATO DAI LIBANESI. I NOSTRI SOLDATI SI FANNO AMARE DAL POPOLO LIBANESE PERCHE’ L’ITALIANO, IN FONDO, E’ BUONO E GENEROSO E BUONI E GENEROSI SONO I NOSTRI SOLDATI.

    IL MIO RICORDO IL MIO SALUTO AUGURALE VADA AGLI EMIGRATI, A QUESTI ITALIANI CHE SONO STATI COSTRETTI A LASCIARE LA PATRIA PER ANDARE A TROVARE LAVORO ALL’ESTERO. IO HO GIRATO LE NAZIONI DOVE SONO QUESTI EMIGRATI: LA GERMANIA, LA FRANCIA, LA SVIZZERA, L’AMERICA. ED I GOVERNANTI DI QUESTE NAZIONI HANNO FATTO LE LODI DEI NOSTRI CONNAZIONALI. SONO GLI EMIGRATI CHE NON DANNO NESSUN FASTIDIO ALLE AUTORITA’ DEL POSTO. CERCANO SOLO, QUANDO ARRIVANO, UNA CASA, UN POSTO DI LAVORO E DANNO UN CONTRIBUTO VERAMENTE ELEVATO ALLA PRODUZIONE DI QUEI PAESI E QUINDI SONO DI AIUTO ALLE NAZIONI CHE LI OSPITANO. A QUESTI EMIGRATI VADA IL MIO SALUTO.

    ANCH’IO SONO STATO EMIGRATO SOTTO IL FASCISMO E PER VIVERE ONESTAMENTE HO DOVUTO FARE L’OPERAIO E SO CHE COSA VOGLIA DIRE VIVERE LONTANO DALLA PROPRIA PATRIA, DALLA FAMIGLIA E CERCARE LAVORO IN TERRA STRANIERA.

    UN ULTIMO MIO APPELLO DEVE ESSERE RIVOLTO AI GIOVANI. FACCIO MOLTO AFFIDAMENTO SULLA NOSTRA GIOVENTU’. OH, VI E’ UNA FRANGIA CHE SI DA’ AL TERRORISMO, UNA FRANGIA CHE SI DA’ AGLI STUPEFACENTI, MA E’ SOLTANTO UNA MINORANZA. LA STRAGRANDE MAGGIORANZA DELLA NOSTRA GIOVENTU’ E’ SANA. E’ SANA MORALMENTE E POLITICAMENTE.

    IO HO INSTAURATO QUI AL QUIRINALE IL METODO DI RICEVERE TUTTE LE MATTINE, QUANDO L’ANNO SCOLASTICO E’ APERTO, SCOLARESCHE DI OGNI PARTE D’ ITALIA. IN QUATTRO ANNI HO GIA’ RICEVUTO 77 MILA STUDENTI DELLE ELEMENTARI IN SU, RAGAZZI DAGLI 8 FINO AI 18 ANNI. QUANDO RICEVO, TUTTE LE MATTINE, 500-600 STUDENTI NON FACCIO LORO ALCUN DISCORSO; NE SENTONO TROPPI DI DISCORSI, I GIOVANI. INTRECCIO CON LORO UN DIALOGO. MI FACCIO MARTELLARE DI DOMANDE, MI FACCIO PORRE DEI QUESITI. E RISPONDO COME FOSSIMO ANTICHI AMICI.

    BENE DA QUESTI 77 MILA STUDENTI CHE HO GIA’ RICEVUTO DA OGNI PARTE D’ ITALIA, NON MI SON MAI SENTITO FARE, CARI MIEI AMICI, UNA DOMANDA FUTILE, SCIOCCA, SUPERFICIALE; PORRE QUESITI INUTILI. MI SONO SEMPRE SENTITO PORRE PROBLEMI MOLTO SERI. MI HANNO TUTTI FATTO DOMANDE CHE RIGUARDANO IL TERRORISMO, CHE RIGUARDANO L’ EVENTUALITA’ DI UNA GUERRA ATOMICA, DOMANDE SUL LORO AVVENIRE. MI CHIEDONO SE IL LORO AVVENIRE SARA’ MIGLIORE DEL PRESENTE, SE POTRANNO TROVARE UN’ OCCUPAZIONE DOMANI. QUESTE SONO LE DOMANDE CHE MI FANNO QUESTI GIOVANI. ECCO PERCHE’ MI SENTO LEGATO ALLA NOSTRA GIOVENTU’. IO CREDO NELLA GIOVENTU’ ITALIANA.

    ITALIANE ED ITALIANI, L’ ULTIMO MIO APPELLO E’ PROPRIO A QUESTI GIOVANI. APPELLO FRATERNO CHE IO FACCIO, CON LA MIA ESPERIENZA, CHE E’ UN’ ESPERIENZA MOLTO AMARA, COSTELLATA DI RINUNCE, DI MOLTI AVVENIMENTI DOLOROSI.

    A QUESTI GIOVANI IO DICO: PREPARATE IL VOSTRO ANIMO A SCUOLA, CERCATE DI CORREDARE LA VOSTRA MENTE DI UNA CULTURA CHE VI SARA’ UTILE, SARA’ STRUMENTO PER VOI NECESSARIO PER FARVI CAMMINARE DOMANI NELLA VITA COME UOMINI LIBERI.

    CERCATE ANCHE DI DARVI UNA FEDE POLITICA RESPINGETE PERO’ QUELLE IDEE POLITICHE CHE NON PRESUPPONGONO IL CONCETTO DI LIBERTA’, ALTRIMENTI ANDRESTE VERSO LA VOSTRA ROVINA. E CERCATE ANCHE DI COMBATTERE SI’, I VOSTRI AVVERSARI, MA COMBATTETE TENENDO PRESENTE QUELLO CHE HO TENUTO PRESENTE SEMPRE IO, L’ AMMONIMENTO DI UN ILLUMINISTA FRANCESE.

    CIOE’ IO DICO SEMPRE QUESTO AL MIO AVVERSARIO: IO COMBATTO LA TUA IDEA CHE E’ CONTRARIA ALLA MIA, MA SONO PRONTO A BATTERMI FINO AL PREZZO DELLA MIA VITA PERCHE’ TU LA TUA IDEA LA POSSA ESPRIMERE SEMPRE LIBERAMENTE.

    ED ALLORA COMBATTETE DISCUTENDO LIBERAMENTE, LOTTANDO CIVILMENTE. ANDATE VERSO LA META ALLA QUALE IO HO SEMPRE ASPIRATO DA QUANDO AVEVO LA VOSTRA ETA’. LA META SUPREMA CHE E’ QUELLA DELLA LIBERTA’, DELLA GIUSTIZIA SOCIALE PER TUTTI GLI UOMINI, DELLA SCOMPARSA DELLA FAME NEL MONDO. LA META DELLA PACE FRA TUTTE LE NAZIONI, DELLA FRATELLANZA FRA TUTTI I POPOLI.

    ECCO, CON QUESTE CONSIDERAZIONI ITALIANE ED ITALIANI, IO VI AUGURO CHE L’ ANNO NUOVO CHE STA PER SORGERE SIA UN ANNO DI SERENITA’ PER TUTTI VOI.

    http://www.quirinale.it/ex_presidenti/Pertini/mess_fineanno/pertini_m1982.htm

    16 Ott 2008, 00:33 Rispondi|Quota
  • #6Focus on Israel

    Sandro Pertini

    MESSAGGIO DI FINE ANNO AGLI ITALIANI

    Palazzo del Quirinale 31 dicembre 1981

    ITALIANE E ITALIANI,

    ECCOMI AD ENTRARE PER LA QUARTA VOLTA, COL VIDEO, NELLE VOSTRE CASE. ED ANCHE QUESTA VOLTA NON POSSO ENTRARVI CON ANIMO GIOIOSO.

    VI E’ IN ME MOLTA PREOCCUPAZIONE E MOLTA TRISTEZZA. MAI PRESIDENZA DELLA REPUBBLICA E’ STATA TANTO TORMENTATA COME LA MIA. VI SONO PREOCCUPAZIONI CHE RIGUARDANO LA SITUAZIONE INTERNAZIONALE E LA SITUAZIONE DEL NOSTRO PAESE.

    NON POSSIAMO RESTARE INDIFFERENTI A QUANTO STA ACCADENDO IN POLONIA. IL MIO ANIMO DI UOMO LIBERO, CHE SI E’ SEMPRE BATTUTO PER LA LIBERTA’ , E’ TURBATO. IN POLONIA UN POPOLO VIENE PRIVATO DEI SUOI DIRITTI CIVILI ED UMANI, ED E’ OPPRESSO. GIUNGONO NOTIZIE FRAMMENTARIE, ALCUNE ANCHE CHE NON POSSIAMO CONTROLLARE, MA LA SITUAZIONE E’ MOLTO GRAVE.

    NOI PROTESTIAMO, PROTESTIAMO COME UOMINI LIBERI E COME UOMINI CHE HANNO IL DOVERE DI DIFENDERE I DIRITTI CIVILI ED UMANI DI TUTTI I POPOLI, QUINDI, ANCHE DEL POPOLO POLACCO. IL POPOLO POLACCO STA ATTRAVERSANDO, ANCORA UNA VOLTA, UNA SITUAZIONE TRAGICA. E’ UN POPOLO CHE HA SEMPRE MOLTO SOFFERTO NELLA SUA LUNGA STORIA, UNA STORIA COSTELLATA SEMPRE DI SOFFERENZE, DI RINUNZIE E DI PERSECUZIONI. NOI QUINDI CONDANNIAMO CON TUTTE LE NOSTRE FORZE QUELLO CHE ACCADE IN POLONIA.

    OH, NOI ADOLESCENTI, SALUTAMMO CON TANTE SPERANZE LA RIVOLUZIONE D’ OTTOBRE; DOBBIAMO DIRE ADESSO CHE MOLTE DI QUELLE SPERANZE SI SONO SPENTE NEL NOSTRO ANIMO. E SIAMO PROFONDAMENTE ANGOSCIATI.

    MA NON POSSONO ELEVARE LA LORO PROTESTA PER I FATTI CHE AVVENGONO IN POLONIA COLORO CHE, SUPINAMENTE O ATTIVAMENTE, HANNO ANCHE ASSECONDATO LA DITTATURA NAZIFASCISTA, SONO RIMASTI INDIFFERENTI DINANZI AGLI ORRORI DEI LAGER, DOVE IO HO PERDUTO UN MIO CARO FRATELLO. NON POSSONO PROTESTARE PER I FATTI DI POLONIA, COLORO CHE RIMANGONO INDIFFERENTI DI FRONTE AGLI ORRORI CHE SI VERIFICANO, AI MISFATTI CHE VENGONO CONSUMATI IN DITTATURE DELL’ AMERICA LATINA, O NELL’ AFRICA AUSTRALE, E NEL SUD AFRICA.

    IO QUI, PROPRIO DA DOVE VI PARLO, HO RICEVUTO DUE O TRE VOLTE MADRI CHE VENIVANO DALL’ARGENTINA, CLANDESTINAMENTE. E LE HO SENTITE PIANGERE DISPERATE PERCHE’ DA ANNI NON AVEVANO PIU’ NOTIZIE DEI LORO FIGLIOLI CHE ERANO STATI, CHE SONO STATI INDUBBIAMENTE UCCISI.

    CHI NON PROTESTA PER QUESTE DITTATURE, CHI NON E’ CONTRO QUESTE DITTATURE, CHI NON PROTESTA PER QUESTI MISFATTI, NON HA IL DIRITTO, COME LO ABBIAMO NOI, DI PROTESTARE PER I FATTI DELLA POLONIA.

    AL POPOLO POLACCO NOI INVIAMO IL NOSTRO AUGURIO, IL FERVIDO AUGURIO CHE POSSA USCIRE DA QUESTA SITUAZIONE TRAGICA, RITROVARE ANCORA LA SUA STRADA GIUSTA, POTER GODERE ANCORA DEI DIRITTI CIVILI ED UMANI E FAR VALERE LA SUA VOLONTA.

    SIAMO PREOCCUPATI PER QUELLO CHE ACCADE NELL’ AFGHANISTAN. MA COME, NOI CHE SIAMO STATI PARTIGIANI, CHE ABBIAMO LOTTATO CONTRO I NAZISTI E CONTRO I FASCISTI PER LA LIBERTA’ , DOVREMMO RIMANERE INDIFFERENTI DI FRONTE ALLA LOTTA CHE STANNO SOSTENENDO I PARTIGIANI AFGHANI CONTRO IL DOMINATORE STRANIERO? LA NOSTRA SOLIDARIETA’ QUINDI AI PARTIGIANI AFGHANI.

    SIAMO PREOCCUPATI DI QUANTO STA AVVENENDO NEL MEDIO ORIENTE. UN FOCOLAIO DI GUERRA E’ ACCESO. L’ IRAK E L’ IRAN SI COMBATTONO IN UNA GUERRA STOLTA E FOLLE. ISRAELE HA OCCUPATO ED OCCUPA TERRITORI ALTRUI. ORA IO QUESTO VORREI DIRE AL POPOLO DI ISRAELE. SIAMO SEMPRE STATI AL SUO FIANCO, AL FIANCO DEGLI EBREI QUANDO ERANO PERSEGUITATI; MA GLI EBREI NON SONO STATI PERSEGUITATI, PRIMA DI AVERE UNO STATO, NELL’ ORIENTE, DAGLI ARABI. SONO STATI PERSEGUITATI IN EUROPA, DAGLI EUROPEI. E FINALMENTE, POI, DOPO LA PRIMA GUERRA MONDIALE, EBBERO UN TERRITORIO ED UNA PATRIA. E QUINDI ANCHE UN TERRITORIO ED UNA PATRIA, A MIO AVVISO, DEVONO AVERE I PALESTINESI, ALTRIMENTI NON VI SARA’ MAI PACE NEL MEDIO ORIENTE. E ABBIAMO RAGIONE DI PREOCCUPARCENE, PERCHE’ DA UN PICCOLO INCENDIO PUO’ DERIVARE UN PIU’ VASTO INCENDIO, E DAI CONFLITTI CHE SI SVOLGONO NEL MEDIO ORIENTE POTREBBE DOMANI ACCENDERSI QUELLA CHE E’ LA TERZA GUERRA MONDIALE. SAREBBE LA FINE DELL’ UMANITA’.

    SIAMO PREOCCUPATI, NOI ABBIAMO ASSISTITO AI FUNERALI DEL PRESIDENTE SADAT. ASSASSINATO IL PRESIDENTE SADAT. STAVA OPERANDO PER LA PACE NEL SUO PAESE E FRA ISRAELE E IL MONDO ARABO. EBBENE NOI ABBIAMO ASSISTITO A QUEI FUNERALI; VI ABBIAMO ASSISTITO CON UN ANIMO COLMO DI ANGOSCIA. SONO SITUAZIONI CHE RIGUARDANO TUTTI NOI, NON POSSONO RIGUARDARE SOLTANTO, ESSERE CIRCOSCRITTE AL POPOLO E ALLE NAZIONI IN CUI SI SVOLGONO, RIGUARDANO OGNUNO DI NOI, OGNI UOMO CHE AMA LA LIBERTA’ E OGNI UOMO CHE HA A CUORE LA PACE. NOI SIAMO PREOCCUPATI, RIPETO, PER LA PACE.

    IO QUI HO PARLATO, HO RICEVUTO SCIENZIATI CHE SONO VENUTI A DIRMI QUALI SONO I PERICOLI CHE SOVRASTANO L’ UMANITA’ . SE PER DANNATA IPOTESI, ITALIANE E ITALIANI CHE MI ASCOLTATE, LA TERZA GUERRA MONDIALE DOVESSE ESPLODERE, SAREBBE LA FINE DEL NOSTRO PIANETA. ED ALLORA E’ UNA FOLLIA CONTINUARE A COSTRUIRE ORDIGNI DI MORTE CHE, SE USATI, RAPPRESENTEREBBERO LA FINE DEL GENERE UMANO. ED INVECE DI SPENDERE QUESTI MILIARDI IN QUESTI ORDIGNI INFERNALI DI MORTE, PERCHE’ QUESTI DENARI NON SI SPENDONO PER COMBATTERE LA FAME NEL MONDO?

    MENTRE IO VI STO PARLANDO, MIEI CARI AMICI, MIGLIAIA E MIGLIAIA DI BAMBINI MUOIONO PER DENUTRIZIONE NEL MONDO: 18 MILIONI DI BAMBINI SONO MORTI PER DENUTRIZIONE NEL 1980. EBBENE QUESTA STRAGE, RIPETO, PERCHE’ L’ HO GIA’ DETTO ALTRE VOLTE, E LO DICO A ME STESSO, QUESTA STRAGE DI INNOCENTI PESA COME UNA SEVERA CONDANNA SULLA COSCIENZA DI TUTTI GLI UOMINI DI STATO, E QUINDI ANCHE SULLA MIA COSCIENZA .

    ECCO PERCHE’ NOI CI BATTIAMO CONTRO LA GUERRA, PERCHE’ LA GUERRA NON ESPLODA, CI BATTIAMO PER LA PACE, VOGLIAMO UN’ INTESA FRA TUTTI I POPOLI. I POPOLI POSSONO TROVARE, SE VOGLIONO, QUESTA INTESA. I LORO DIRIGENTI, SE VOGLIONO, SI METTANO INTORNO AD UN TAVOLO DISCUTANO E POSSONO TROVARE LA BASE DI UN’ INTESA PERCHE’ LA PACE DURI NEL MONDO E MAI LA GUERRA DEBBA ESPLODERE.

    SIAMO PREOCCUPATI PER LA NOSTRA SITUAZIONE INTERNA, CHE NON E’ LIETA. LA DISOCCUPAZIONE CONTINUA, E’ AUMENTATA. E PENSO QUINDI CON QUALE TRISTEZZA, ED IMPONENDOSI DELLE RINUNCIE, MOLTE FAMIGLIE DI ITALIANI HANNO TRASCORSO LE FESTE NATALIZIE. LA DISOCCUPAZIONE NON STA DIMINUENDO. SPECIALMENTE VI SONO SACCHE DI DISOCCUPAZIONE IN CALABRIA, NEL MERIDIONE, NEL NAPOLETANO. NAPOLI, QUESTA CITTA’ CHE HA SEMPRE TANTO SOFFERTO, QUESTA CITTA’ CHE IN MANIERA EMBLEMATICA RAPPRESENTA I MALI DEL MERIDIONE: DISOCCUPAZIONE, MANCANZA DI CASA E MALAVITA.

    BENE, VEDETE NAPOLETANI, E’ A VOI CHE MI RIVOLGO. NESSUNO HA COMPRESO PERCHE’ IO HO VERAMENTE, PER QUALE RAGIONE IO ABBIA NOMINATO IL VOSTRO EDUARDO DE FILIPPO SENATORE A VITA. NON SOLO PER I SUOI MERITI; GRANDISSIMI MERITI DI GRANDISSIMO ARTISTA. NON DIMENTICATE CHE IL GRANDE ARTISTA CONOSCIUTO IN TUTTO IL MONDO, INGLESE, OLIVIER, DOPO UNA RAPPRESENTAZIONE DATA DA EDUARDO DE FILIPPO A LONDRA, ANDO’ A TROVARLO IN CAMERINO, PIEGO’ IL GINOCCHIO E GLI BACIO’ LA MANO PER AMMIRAZIONE. MA IO NON SOLO HO NOMINATO DE FILIPPO SENATORE A VITA PER I SUOI MERITI DI GRANDISSIMO ARTISTA: ANCHE PER RENDERE OMAGGIO ALLA CITTA’ DI NAPOLI, CHE SI SENTE TANTO ABBANDONATA.

    ABBIAMO LA DISOCCUPAZIONE, DICO, CHE CI TORMENTA, MA ANCHE IL TERRORISMO CHE SI E’ SCATENATO NEL NOSTRO PAESE E CHE HA FATTO TANTE VITTIME. E QUI UNA BREVE PARENTESI. ANCORA UNA VOLTA CON ANIMO VERAMENTE ADDOLORATO, ANGOSCIATO, IO ESPRIMO LA MIA SOLIDARIETA’ FRATERNA, UMANA, ALLE FAMIGLIE CHE HANNO PERDUTO QUALCHE D’UNO, QUALCHE LORO PARENTE NELLA LOTTA CONTRO IL TERRORISMO, AGENTI DI PS, CARABINIERI, QUESTE FORZE DELL’ ORDINE CHE FINO AL SACRIFICIO DELLA PROPRIA VITA FANNO IL LORO DOVERE IN DIFESA DEL POPOLO ITALIANO, IN DIFESA DELL’ ORDINE PUBBLICO E QUINDI DELLA NOSTRA DEMOCRAZIA. E

    BBENE, QUESTO MI TORMENTA DEL TERRORISMO. TEMPO FA, SARA’ UN ANNO, IO OSAI AFFERMARE CHE IL TERRORISMO AVEVA UNA MATRICE INTERNAZIONALE, CHE IL TERRORISMO ITALIANO AVEVA DELLE LIAISONS CON SEDI INTERNAZIONALI.

    L’ ATTENTATO CONTRO IL PAPA, CONTRO PAPA GIOVANNI PAOLO II, L’ ATTENTATO CONTRO IL PAPA STA A DENUNCIARE QUESTA MATRICE INTERNAZIONALE DEL TERRORISMO. IO RICORDO CHE APPENA AVUTA NOTIZIA DELL’ ATTENTATO CONTRO IL PAPA, AL QUALE SONO LEGATO DA SINCERA AMICIZIA, E CHE EGLI MI CONTRACCAMBIA PUR SAPENDO CHE IO NON SONO UN CREDENTE, IO CORSI SUBITO AL ” GEMELLI” E RIMASI LI’ FINO A TARDA NOTTE, FINCHE’ NON MI SI DISSE CHE ORMAI ERA FUORI PERICOLO. MA FU GRAVE L’ ATTENTATO CONTRO IL PAPA, FU UN ATTO VERAMENTE DI UNA GRAVITA’ ECCEZIONALE .

    E CI CHIEDIAMO: CHI E’ CHE HA VOLUTO QUESTO ATTENTATO? CHI E’ CHE HA LIBERATO QUESTO CONDANNATO A MORTE IN TURCHIA PERCHE’ VENISSE IN ITALIA AD ATTENTARE ALLA VITA DI SUA SANTITA’ ?

    VI E’ STATO POI IL SEQUESTRO DEL GENERALE AMERICANO. ED ABBIAMO AVUTO DOPO, IN QUESTI GIORNI, UNO SCRITTO, DELIRANTE SE VOLETE, SI’ , DI QUESTI CHE HANNO SEQUESTRATO IL GENERALE AMERICANO. EBBENE, DA QUESTO SCRITTO APPARE EVIDENTE IL LEGAME CHE VI E’, INTERNAZIONALE, FRA IL TERRORISMO ITALIANO ED IL TERRORISMO DI ALTRI PAESI. VI E’ UN LEGAME INTERNAZIONALE, VI E’ UNA MATRICE INTERNAZIONALE, VI E’ QUALCUNO CHE VUOLE DESTABILIZZARE LA DEMOCRAZIA NEL NOSTRO PAESE. VI E’ QUESTO LEGAME INTERNAZIONALE CHE OGGI QUASI TUTTI AMMETTONO, POCHI ANCORA SI OSTINANO A NEGARLO.

    IO, RIPETO, QUESTO LO DISSI UN ANNO E PIU’ … , UN ANNO FA, ANZI FORSE DUE ANNI FA, E FUI CRITICATO ED ANCHE DERISO DA QUALCUNO PER QUESTA MIA SUPPOSIZIONE. ADESSO INVECE SI MANIFESTA ESSERE UNA REALTA’ . ABBIAMO QUESTO … IO MI SENTO MORTIFICATO COME ITALIANO DEL SEQUESTRO DEL GENERALE AMERICANO. HO INVIATO LA MIA SOLIDARIETA’ , ANCHE A NOME DEL POPOLO ITALIANO, AL PRESIDENTE REAGAN, E GLIEL’ HO RINNOVATA L’ ALTRO GIORNO, QUANDO HO RICEVUTO IL CORPO DIPLOMATICO. L’ HO DETTO ALL’AMBASCIATORE AMERICANO RABB, QUI A ROMA, CHE HA ASSISTITO, APPUNTO, A QUESTO RICEVIMENTO. E’ GRAVE. NOI CI AUGURIAMO CHE SIA RESTITUITO AL PIU’ PRESTO ALLA SUA FAMIGLIA, ALLA MOGLIE, CHE ABBIAMO ASCOLTATO ALLA RADIO, ALLA TELEVISIONE, DELLA QUALE ABBIAMO CONOSCIUTO IL DOLORE E LE LACRIME. LEI HA TUTTA LA NOSTRA UMANA SOLIDARIETA’ .

    VI E’ , RIPETO, IL TERRORISMO DEL QUALE VERREMO UN GIORNO A CAPO E CHE E’ COMBATTUTO CON TENACIA DALLE NOSTRE FORZE DELL’ ORDINE. E NOI CI AUGURIAMO CHE IL POPOLO ITALIANO POSSA FINALMENTE LIBERARSI DA QUESTO INCUBO DEL TERRORISMO CHE RENDE COSI’ INQUIETA LA VITA DELLA NAZIONE.

    VI E’ POI, SI E’ AGGIUNTA A TUTTE QUESTE PREOCCUPAZIONI, ITALIANE E ITALIANI, LA QUESTIONE DELLA P2. MI SI INTENDA BENE PERCHE’ NON VOGLIO CHE ANCORA UNA VOLTA IL MIO PENSIERO SIA TRAVISATO. QUANDO IO PARLO DELLA P2 NON INTENDO COINVOLGERE LA MASSONERIA PROPRIAMENTE DETTA, CON LA SUA TRADIZIONE STORICA. PER ME ALMENO, UNA COSA E’ LA MASSONERIA, CHE NON E’ IN DISCUSSIONE, UN’ ALTRA COSA E’ LA P2, QUESTA P2 CHE HA TURBATO, INQUINATO LA NOSTRA VITA.

    I GIURISTI STANNO DISCUTENDO SE LA P2 CADA O NON CADA SOTTO IL CODICE PENALE, SE E’ UN’ ASSOCIAZIONE A DELINQUERE. SONO COSE CHE A ME NON INTERESSANO PER IL MOMENTO. IO GUARDO AD UN ALTRO CODICE, CHE E’ IL CODICE MORALE, IL CODICE MORALE CHE OGNI UOMO, SPECIALMENTE OGNI UOMO POLITICO, DOVREBBE PORTARE SCRITTO NELLA SUA COSCIENZA. EBBENE, LA P2 CADE SOTTO QUESTO CODICE MORALE. VI E’ UN PROVERBIO CHE SI USA DIRE: CHE LA MOGLIE DI CESARE NON DEVE ESSERE SOSPETTATA. MA PRIMA DI TUTTO E’ CESARE CHE NON DEVE ESSERE SOSPETTATO .

    ED ALLORA OGNI SOSPETTO DEVONO ALLONTANARE DALLA LORO PERSONA GLI UOMINI POLITICI, NON POSSONO RIMANERE, NON PUO’ RIMANERE AL SUO POSTO CHI E’ STATO INDIZIATO IN QUESTA TRAPPOLA DELLA P2. LA P2 SI PREFIGGEVA DI COMPIERE ATTI CONTRO LA COSTITUZIONE, CONTRO LA DEMOCRAZIA E CONTRO LA REPUBBLICA. E QUINDI COLORO CHE FACEVANO PARTE DELLA P2 DOVRANNO RISPONDERNE PRIMA DI TUTTO DINANZI ALLA LORO COSCIENZA, DINANZI AI LORO PARTITI E, SOPRATTUTTO, DINANZI AL PARLAMENTO. NON VI PUO’ ESSERE IN QUESTO CASO ALCUNA COMPRENSIONE ED ALCUNA SOLIDARIETA’ . E RIPETO QUELLO CHE HO DETTO ALTRE VOLTE: QUI LE SOLIDARIETA’ PERSONALI, LE SOLIDARIETA’ DI PARTITO, DIVENTANO COMPLICITA’ .

    EPPURE NONOSTANTE QUESTE PREOCCUPAZIONI LE SPERANZE NON SI SONO SPENTE NEL MIO ANIMO, ITALIANE E ITALIANI. IO CREDO NELLA RINASCITA DEL NOSTRO POPOLO. CREDO CHE IL NOSTRO POPOLO CONOSCERA’ GIORNI PIU’ SERENI I QUELLI DI OGGI, POTRA’ AVERE LAVORO OGNI CITTADINO, ED OGNI FAMIGLIA POTRA’ FINALMENTE AVERE UNA CASA. LEGGENDO LE STATISTICHE, CON MIA SORPRESA HO CONSTATATO CHE 300 MILA COPPIE DI SPOSI SONO SENZA CASA. E QUESTO E’ VERAMENTE UNA COSA GRAVE CHE NON SIA STATO RISOLTO QUESTO PROBLEMA, AD ESEMPIO, DELLA CASA, CHE NON SIA STATO RISOLTO DURANTE IL COSIDDETTO ” MIRACOLO ECONOMICO” , E’ COSA CHE MI STUPISCE, E FORSE ANCH’ IO, SICCOME HO FATTO PARTE DELLA CLASSE POLITICA, DELLA CLASSE DIRIGENTE, ASSUMO ANCH’ IO LA MIA PARTE DI RESPONSABILITA’ .

    MA RIPETO IO GUARDO ANCORA AL DOMANI, PUR ESSENDO IL MIO ANIMO ANGOSCIATO, IO GUARDO ANCORA ALL’ AVVENIRE DEL POPOLO ITALIANO CON SPERANZA E CON FIDUCIA, RIUSCIRA’ QUESTO POPOLO NOSTRO A RIALZARSI, RIUSCIREMO A RIALZARCI, ITALIANE E ITALIANI. PERCHE’ IO CREDO NEL POPOLO ITALIANO. E’ UN POPOLO GENEROSO, LABORIOSO, NON CHIEDE CHE LAVORO, UNA CASA E DI POTER CURARE LA SALUTE DEI SUOI CARI. NON CHIEDE QUINDI IL PARADISO IN TERRA. CHIEDE QUELLO CHE DOVREBBE AVERE OGNI POPOLO, OGNI POPOLO CIVILE, OGNI POPOLO CHE HA RAGGIUNTO UN CERTO PROGRESSO, COME LO HA RAGGIUNTO IL POPOLO ITALIANO. IO CREDO NEL POPOLO ITALIANO.

    VEDETE, ITALIANE E ITALIANI, IO HO FATTO PARECCHI VIAGGI. EBBENE, IN TUTTE QUESTE NAZIONI DOVE SONO STATO IO HO INCONTRATO DEGLI ITALIANI, LAGGIU’ , CHE PURTROPPO HANNO DOVUTO LASCIARE L’ ITALIA PER ANDARE A TROVARE ALL’ ESTERO IL LAVORO CHE NON TROVAVANO QUI NEL NOSTRO PAESE. HO PARLATO CON I DIRIGENTI DI QUEI PAESI E QUESTI DIRIGENTI MI HANNO FATTO SEMPRE LE LODI DEI NOSTRI CONNAZIONALI. HANNO DETTO: SONO DEI LAVORATORI CHE AMANO LAVORARE, CHE AMANO LA CASA, CHE APPENA VENGONO QUI CERCANO UN POSTO DI LAVORO E CERCANO LA CASA, POI, IL MODO DI POTER EDUCARE E DARE UNA CULTURA AI LORO FIGLIOLI. ABBIAMO LA LODE DEGLI STRANIERI, E TALVOLTA NOI CI AUTOFLAGELLIAMO INVECE. NO, IL NOSTRO POPOLO NON E’ SUPERIORE AGLI ALTRI POPOLI, MA NON E’ NEPPURE INFERIORE AGLI ALTRI POPOLI .

    CREDO POI NEI GIOVANI, ITALIANE E ITALIANI. VE L’ HO GIA’ DETTO L’ ANNO SCORSO, MA VE LO RIPETO, IO QUI CONTINUO L’ ESPERIENZA FATTA

    QUANDO ERO PRESIDENTE DELLA CAMERA DEI DEPUTATI. IN OTTO ANNI, ALLORA, IO RICEVETTI CIRCA 50 MILA STUDENTI. EBBENE IN QUESTI TRE ANNI E QUALCHE MESE DI PRESIDENZA DELLA REPUBBLICA IO HO GIA’ RICEVUTO 45 MILA STUDENTI. QUASI TUTTE LE MATTINE RICEVO DAI 300 AI 350 STUDENTI, SCOLARESCHE DI ROMA E DI ALTRE PARTI D’ ITALIA. NON FACCIO LORO DISCORSI PERCHE’ I DISCORSI FANNO VENIRE LA BARBA

    AI GIOVANI, AI RAGAZZI, NE SENTONO TROPPI DI DISCORSI. INTRECCIO CON LORO, E VI RIESCO, SEMPRE, UN DIALOGO, COME CI CONOSCESSIMO DA TANTI ANNI, COME FOSSIMO ANTICHI AMICI. EBBENE IO DA QUESTI GIOVANI, E RIPETO NE HO GIA’ RICEVUTI 45 MILA, NON MI SONO MAI SENTITO PORRE UNA DOMANDA SCIOCCA, PORRE UN QUESITO FUTILE, SEMPRE DOMANDE SERIE. MI PONGONO DOMANDE SUL LORO AVVENIRE, SE VI SARA’ IL PERICOLO DI UNA GUERRA; MI PONGONO DOMANDE SULLA DROGA, SUL TERRORISMO, SULLA SCUOLA; ED HANNO RAGIONE DI ELEVARE LA LORO PROTESTA, NON E’ VERO, PERCHE’ LA LORO SCUOLA NON E’ ATTREZZATA COME DOVREBBE ESSERE ATTREZZATA, TALVOLTA MOLTE SCOLARESCHE SONO OSPITATE IN EDIFICI VERAMENTE SQUALLIDI, MENTRE INVECE LA SCUOLA DOVREBBE AVERE TUTTE LE CURE DA PARTE DEL GOVERNO E DA PARTE DELLA NAZIONE.

    E QUINDI E’ A QUESTI GIOVANI CHE IO MI RIVOLGO ADESSO. E’ VERO, IO HO MOLTI ANNI, MA SENTO CHE POSSO STARE AL VOSTRO FIANCO, GIOVANI CHE MI ASCOLTATE, CON ANIMO GIOVANILE, CON LE VOSTRE SPERANZE E QUELLE CHE SONO LE VOSTRE PREOCCUPAZIONI LE FACCIO ANCHE MIE. EBBENE GIOVANI IO A QUESTO VI ESORTO. VOI RAPPRESENTATE L’ AVVENIRE DEL POPOLO ITALIANO. PER QUESTO AVVENIRE CHI VI PARLA HA SACRIFICATO LA SUA GIOVINEZZA IN CARCERE. E QUESTO IO NON VE LO DICO CON RAMMARICO, MA CON LA FIEREZZA DI CHI SA DI ESSERE STATO SCELTO DAL DESTINO DEL SUO POPOLO A PAGARE UN PREZZO PERCHE’ LE GENERAZIONI VENTURE,

    PERCHE’ VOI GIOVANI POTESTE GODERE DI UN DOMANI CHE NOI NON ABBIAMO CONOSCIUTO QUANDO ERAVAMO GIOVANI, PERCHE’ LA NOSTRA GIOVINEZZA L’ ABBIAMO CONSUMATA IN CARCERE, NELLA RINUNCIA DEL CARCERE. E QUELLO A CUI IO VI ESORTO GIOVANI E’ QUESTO: DI NON RICORRERE MAI ALLA VIOLENZA MATERIALE. GUARDATE, LA VIOLENZA MATERIALE, ANCHE QUANDO E’ USATA PER UN GRANDE SCOPO, PER UN NOBILE SCOPO, LASCIA SEMPRE L’ AMARO IN BOCCA. NON USATE MAI LA VIOLENZA MATERIALE.

    VI RIPETO FORSE QUELLO CHE HO DETTO L’ ANNO SCORSO, DOVETE SCUSARMI: NON ARMATE LA VOSTRA MANO, ARMATE INVECE IL VOSTRO ANIMO DI UN GRANDE IDEALE E DI UNA GRANDE E VIGOROSA FEDE. ED ALLORA CONTINUATE LA VOSTRA STRADA. ED IO CHE SONO ORMAI AL TRAMONTO DELLA MIA VITA RESTERO’ SEMPRE AL VOSTRO FIANCO FINCHE’ UN ANELITO, FINCHE’ UN ALITO DI VITA MI ANIMERA’ . RESTERO’ AL VOSTRO FIANCO PER BATTERMI CON VOI, PER AIUTARVI, PER CONSIGLIARVI, ED ALLE VOSTRE VALIDE MANI, GIOVANI CHE MI ASCOLTATE, NOI ANZIANI, ‘ UTI CURSORES’ , CONSEGNIAMO LA BANDIERA DELLA LIBERTA’ , DELLA GIUSTIZIA SOCIALE, DELLA PACE, PERCHE’ VOI LA PORTIATE SEMPRE PIU’ AVANTI E SEMPRE PIU’ IN ALTO.

    http://www.quirinale.it/ex_presidenti/Pertini/mess_fineanno/pertini_m1981.htm

    16 Ott 2008, 00:34 Rispondi|Quota
  • #7Focus on Israel

    Sandro Pertini

    MESSAGGIO DI FINE ANNO AGLI ITALIANI

    Palazzo del Quirinale 31 dicembre 1983

    ITALIANE E ITALIANI, MIEI CONNAZIONALI,

    VI CONFESSO CHE SONO TITUBANTE A PARLARVI, PERCHE’ NON VORREI TURBARE LA VOSTRA FESTA IN ATTESA DEL NUOVO ANNO CON NOTE DI TRISTEZZA. MA PERDURA IN ME L’ ANGOSCIA E IL DOLORE CHE TROVAI A LA SPEZIA. TRENTAQUATTRO BARE, AMICI MIEI, TRENTAQUATTRO BARE, LI’ SUL PAVIMENTO DELLA CHIESA, IN QUATTRO FILE, IL PIANTO DELLE MADRI DI QUESTI GIOVANI VENTENNI, DELLE LORO RAGAZZE, FIDANZATE.

    HO CERCATO DI DARE CONFORTO A TUTTI, MA IL MIO DOLORE ERA PROFONDO COME IL LORO. TRENTAQUATTRO VITE STRONCATE. QUESTE FAMIGLIE PASSERANNO UN PRIMO DELL’ ANNO TRISTISSIMO. ED IO SONO CON LORO SPIRITUALMENTE, MI CREDANO: CONDIVIDO IL LORO DOLORE E LA LORO ANGOSCIA.

    VI SONO ALTRE PREOCCUPAZIONI POI CHE DERIVANO DALLA SITUAZIONE INTERNAZIONALE. LA SITUAZIONE INTERNAZIONALE E’ PREOCCUPANTE. SI SONO TRONCATE LE DISCUSSIONI A GINEVRA. SI SONO TRONCATE ANCHE AD ATENE. A GINEVRA LE DUE SUPERPOTENZE SI SONO LASCIATE, E PARE CHE ANCORA OGGI NON INTENDANO INCONTRARSI. TUTTO QUESTO NON PUO’ NON SUSCITARE PREOCCUPAZIONI IN CHI VIGILA SULLA PACE, IN CHI VUOLE CHE LA PACE VERAMENTE DURI NEL MONDO.

    SI GUARDANO CON OSTILITA’ LE DUE SUPERPOTENZE E ADESSO VANNO RINNOVANDO, MI DICONO GLI SCIENZIATI CHE SONO VENUTI A TROVARMI, I LORO ORDIGNI DI GUERRA, PERCHE’ ORMAI LI CONSIDERANO SUPERATI. NE VANNO COSTRUENDO ALTRI PIU’ RAFFINATI, ALTRI CHE DOVREBBERO, NATURALMENTE, ESSERE PIU’ MICIDIALI.

    SE PER DANNATA IPOTESI, L’ HO DETTO ALTRE VOLTE MA CONVIENE RIPETERLO, SE QUESTI ORDIGNI FOSSERO USATI SAREBBE LA FINE DELL’ UMANITA’ .

    IO SONO CON COLORO CHE MANIFESTANO PER LA PACE. E’ TROPPO FACILE DIRE CHE QUESTE MANIFESTAZIONI SONO STRUMENTALIZZATE. SONO GIOVANI CHE SCENDONO IN PIAZZA E VOGLIONO DIFENDERE LA PACE, QUINDI VOGLIONO DIFENDERE IL LORO AVVENIRE. E C’ E’ DA TREMARE, NON SI PUO’ RIMANERE INDIFFERENTI DI FRONTE A QUELLO CHE STA ACCADENDO E CHE PUO’ ACCADERE CON UNA NUOVA GUERRA. SAREBBE L’ ULTIMA GUERRA, PERCHE’ SAREBBE LA FINE DELL’ UMANITA’ INTERA.

    E MENTRE SI SPENDONO MILIARDI PER COSTRUIRE QUESTI ORDIGNI DI MORTE, 40 MILA BAMBINI MUOIONO DI FAME OGNI GIORNO, 40 MILA BAMBINI. QUESTA MORTE DI INNOCENTI PESA SULLA COSCIENZA DI TUTTI GLI UOMINI DI STATO, QUINDI PESA ANCHE SULLA MIA COSCIENZA.

    VI E’ STATO ANCHE L’ INCONTRO AD ATENE. IO SPERAVO CHE AD ATENE I CAPI DI STATO RAGGIUNGESSERO UN ACCORDO PER DAR VITA VERAMENTE ALL’ UNITA’ EUROPEA, PER FARE DELL’ EURO A UNA GRANDE NAZIONE CHE CON IL SUO POTENZIALE UMANO, TECNOLOGICO, CON LA SUA TRAZIONE STORICA, FAREBBE SENTIRE IL SUO PESO FRA LE DUE SUPERPOTENZE. INVECE AD ATENE SI E’ IMPEDITA QUESTA VERA UNITA’ EUROPEA.

    SI VOGLIONO ESCLUDERE NAZIONI COME LA SPAGNA E IL PORTOGALLO PER LA QUESTIONE DEGLI AGRUMI, DEL VINO. QUESTO E’ UN RAGIONARE DA MERCANTI, NON E’ PIU’ RAGIONARE DA UOMINI POLITICI CHE HANNO A CUORE VERAMENTE LE SORTI DELL’ EUROPA E QUINDI DEL MONDO INTERO.

    IO SONO MOLTO AMICO DEL RE DI SPAGNA, CHE E’ NATO QUI, E’ VISSUTO QUI IN ITALIA, UN GIOVANE CORAGGIOSO, CHE HA SAPUTO – E QUESTO E’ IL SUO MERITO – FARE IL TRAPASSO DA UNA DITTATURA DURATA 40 ANNI ALLA DEMOCRAZIA SENZA SPARGIMENTO DI SANGUE; CHE E’ RIUSCITO A BLOCCARE IL ”GOLPE” CHE SI ERA MESSO IN ATTO PER ABBATTERE LA DEMOCRAZIA. IO LO CONOSCO. MI ONORO DI ESSERGLI MOLTO AMICO. ED EGLI E’ AMAREGGIATO PERCHE’ LA SPAGNA VIENE TENUTA FUORI DALLA COMUNITA’ EUROPEA. COME SI PUO’ PARLARE QUINDI DI UNITA’ DELL’ EUROPA QUANDO SI TENGONO FUORI DALL’ EUROPA DUE NAZIONI COME LA SPAGNA E COME IL PORTOGALLO?.

    QUINDI NON POSSIAMO NON ESSERE PREOCCUPATI. PREOCCUPATI PERCHE’ LA PACE, A MIO AVVISO, HA I PIEDI DI ARGILLA. I DUE COLOSSI SI GUARDANO IN CAGNESCO E NON RIESCONO A TROVARE UN’ INTESA. IO FACCIO UN’ AFFERMAZIONE CHE POTRA’ SEMBRARE ASSURDA A QUALCHE UOMO POLITICO: RITENGO CHE BISOGNA ARRIVARE AL DISARMO TOTALE E CONTROLLATO.

    SCIENZIATI PREMI NOBEL CHE MI SONO VENUTI A TROVARE QUI’ MI HANNO DETTO CHE IO HO RAGIONE, PERCHE’ PUO’ ESSERE CONTROLLATO IL DISARMO. E SE VERAMENTE I DUE BLOCCHI, LE DUE SUPERPOTENZE VOGLIONO LA PACE DEVONO GIUNGERE A QUESTA CONCLUSIONE: DISARMO TOTALE E CONTROLLATO. E I MILIARDI CHE SPERPERANO PER COSTRUIRE ORDIGNI DI MORTE, CHE SE USATI COSTITUIREBBERO LA FINE DELL’ UMANITA’ , SIANO USATI PER SFAMARE CHI NEL MONDO IN QUESTO MOMENTO STA MORENDO DI FAME.

    IO SONO STATO, AMICI MIEI, NEL LIBANO A TROVARE I NOSTRI BRAVI RAGAZZI. HO PASSATO CON LORO QUELLA CHE UNA VOLTA ERA LA FESTA NAZIONALE, IL 4 NOVEMBRE. HO DETTO SCHERZOSAMENTE: ”IO NON ARRIVO CON I CAPI DI STATO MAGGIORE; SONO ARRIVATO CON CENTO BOTTIGLIE DI LAMBRUSCO E CON CENTO PANETTONI.

    BRAVI QUESTI NOSTRI SOLDATI, BRAVISSIMI.

    ECCO, IO MI SONO CHIESTO, CHIEDETEVELO ANCHE VOI, AMICI MIEI: ”COME MAI IL NOSTRO CONTINGENTE NON E’ STATO FATTO BERSAGLIO DA PARTE DI ATTACCHI PRODITORI COME IL CONTINGENTE AMERICANO O IL CONTINGENTE FRANCESE?”. LASCIAMO LA PAROLA AD UN OSSERVATORE STRANIERO, AD UN GIORNALISTA DEL ”WASHINGTON POST”. VOI SAPETE CHE IL ”WASHINGTON POST” E’ UN GIORNALE AMERICANO MOLTO DIFFUSO E MOLTO SERIO. SCRIVE SUL SUO GIORNALE QUESTO GIORNALISTA: “IL CONTINGENTE MILITARE ITALIANO A BEIRUT SI STA COMPORTANDO MOLTO BENE. SI FA AMARE DALLA POPOLAZIONE ED HA AVUTO IL MINOR NUMERO DI VITTIME E DI DANNI RISPETTO AD AMERICANI E FRANCESI. DIFATTI – CONTINUA SEMPRE IL WASHINGTON POST – LE STATISTICHE SOTTOLINEANO IL LIVELLO DEL SUCCESSO ITALIANO IN LIBANO. MENTRE IL CORPO DEI MARINES CONTA FINORA OLTRE 240 MORTI ED I FRANCESI HANNO PERDUTO 76 UOMINI, IN 14 MESI GLI ITALIANI HANNO PERDUTO UN SOLO UOMO.

    “QUESTO MALGRADO IL FATTO CHE IL LORO CONTINGENTE E’ IL PIU’ NUMEROSO DI TUTTI. SECONDO MOLTISSIMI OSSERVATORI I MOTIVI DI QUESTO CONTRASTO SONO DA RICERCARE ANZITUTTO NEL FATTO CHE A DIFFERENZA DEGLI AMERICANI E DEI FRANCESI GLI ITALIANI MANTENGONO A BEIRUT UNA STRETTA IMPARZIALITA’, CHE OFFRE LORO LA MIGLIORE PROTEZIONE TRA LA POPOLAZIONE LIBANESE. MENTRE GLI AMERICANI SONO ISOLATI ED ASSERRAGLIATI NELLE LORO POSIZIONI INTORNO ALL’ AEROPORTO DI BEIRUT, GLI ITALIANI PATTUGLIANO I VASTI SOBBORGHI A MERIDIONE DELLA CITTA’ E CONTROLLANO CON ESTREMA EFFICACIA I CAMPI DI SABRA E CHATILA,

    “INOLTRE HANNO UN OSPEDALE DA CAMPO, 24 ORE SU 24 ORE, CHE CURA GRATUITAMENTE ANCHE I CIVILI E DISTRIBUISCE DIVERSE TONNELLATE DI FARMACI OGNI MESE. TRA I CONTINGENTI AMERICANO, FRANCESE E ITALIANO ESISTONO ANCHE DIFFERENZE MILITARI – CONTINUA IL WASHINGTON POST -. MENTRE I CANNONI AMERICANI LO SCORSO ANNO HANNO FATTO PIOVERE TONNELLATE DI ESPLOSIVO SUI RIBELLI TRINCERATI SULLE MONTAGNE, ED I ‘JET’ FRANCESI LA SETTIMANA SCORSA HANNO SCATENATO LA RAPPRESAGLIA SUGLI SCIITI, FINORA GLI ITALIANI SONO RIMASTI AL DI SOPRA DELLE PARTI, CONTINUANDO A DIFENDERE IL LORO RUOLO DI FORZA DI PACE. UNO DEI PUNTI A FAVORE DEL CONTINGENTE ITALIANO E’ ANCHE IL LORO OSPEDALE DA CAMPO – AGGIUNGE IL QUOTIDIANO -. HA 75 POSTI LETTO CHE DEVONO SERVIRE SOLO AI MILITARI, INVECE OGNI MESE CURA PIU’ DI MILLE CITTADINI DEL POSTO’ ”.

    ECCO LA DIFFERENZA FRA NOI ED I FRANCESI E GLI AMERICANI MESSA IN EVIDENZA DA UN GIORNALE AMERICANO DI GRANDE TIRATURA.

    IO NE VADO ORGOGLIOSO. SI BRAMA SEMPRE DIRE CHE LE ALTRE NAZIONI SONO SUPERIORI ALLA NOSTRA, LO DICONO ANCHE DEGLI ITALIANI, MA QUI DIAMO PROVA DI BUON SENSO CON I NOSTRI SOLDATI. IO LI HO VISITATI QUESTI SOLDATI, BRAVI, GENEROSI. RICORDO CHE SI E’ STRETTO A ME QUELLO CHE VIENE CONSIDERATO UN PO’ LA ”MASCOTTE” DEL CONTINGENTE. E’ UN RAGAZZO PALESTINESE CHE HA IMPARATO BENISSIMO L’ ITALIANO. MANDO IL MIO SALUTO PATERNO A QUESTO CARO RAGAZZO, MUSTAFA’ .

    E QUESTI SOLDATI, SOTTO LA GUIDA DEL BRAVISSIMO GENERALE ANGIONI, CERCANO VERAMENTE DI FARE OPERA DI PACE IN QUELLA TORMENTATA REGIONE. ADESSO SONO PARTITI I PALESTINESI. HA AVUTO INIZIO LA LORO ”DIASPORA”. UNA VOLTA FURONO GLI EBREI A CONOSCERE LA ”DIASPORA”. VENNERO DISPERSI, CACCIATI DAL MEDIO ORIENTE E DISPERSI PER IL MONDO; ADESSO SONO INVECE I PALESTINESI.

    EBBENE IO AFFERMO ANCORA UNA VOLTA CHE I PALESTINESI HANNO DIRITTO SACROSANTO AD UNA PATRIA ED A UNA TERRA COME L’ HANNO AVUTA GLI ISRAELITI.

    SONO STATO ANCHE IN GIORDANIA. RE HUSSEIN MI HA CONVINTO DI ESSERE UN UOMO VERAMENTE SAGGIO, CHE VUOLE LA PACE. EGLI SI ADOPERA IN TUTTI I MODI PERCHE’ LA PACE IN QUELLA REGIONE SI VERIFICHI. DICO QUESTO PERCHE’ SIA IL CONTRASTO CHE VI E’ OGGI, COPERTO DAL SILENZIO, TRA L’ UNIONE SOVIETICA E GLI STATI UNITI D’ AMERICA, SIA QUANTO AVVIENE NEL LIBANO PUO’ SEMPRE MINACCIARE LA PACE NEL MONDO E PUO’ FARCI CADERE QUINDI NELLA GUERRA NUCLEARE.

    IO SONO DECISAMENTE CONTRARIO A CHE IL NOSTRO CONTINGENTE SIA COINVOLTO NEL LIBANO IN UNA GUERRA, SIA PURE LOCALE. SE IL NOSTRO CONTINGENTE PUO’ SVOLGERE OPERA DI PACE, RIMANGA IN LIBANO, MA SE NEL LIBANO SI CREANO CONDIZIONI TALI DA SCATENARE UN CONFLITTO, NOI DOBBIAMO TOGLIERE IL NOSTRO CONTINGENTE E LASCIARE A BEIRUT SOLTANTO L’ OSPEDALE DA CAMPO. QUESTO E’ IL MIO PENSIERO PERSONALE, CHE NON VUOLE INFLUIRE SUL PENSIERO DEL GOVERNO.

    IO SONO STATO, RIPETO, NEL LIBANO. HO VISITATO QUELLA TORMENTATA REGIONE, I CIMITERI DI CHATILA E SABRA. E’ UNA COSA CHE ANGOSCIA VEDERE QUESTO CIMITERO DOVE SONO SEPOLTE LE VITTIME DI QUEL MASSACRO ORRENDO. IL RESPONSABILE DI QUEL MASSACRO ORRENDO E’ ANCORA AL GOVERNO IN ISRAELE.

    E QUASI VA BALDANZOSO DI QUESTO MASSACRO FATTO. E’ UN RESPONSABILE CUI DOVREBBE ESSERE DATO IL BANDO DELLA SOCIETA’ . E’ STATO UN MASSACRO, MI HANNO DETTO QUELLI DEL POSTO, TREMENDO; QUANTE VITTIME HA FATTO.

    VI E’ QUESTA PREOCCUPAZIONE QUINDI DELLA GUERRA NUCLEARE. FANNO BENE I GIOVANI A PREOCCUPARSI. D’ ALTRA PARTE HANNO RAGIONE: SI PREOCCUPANO DEL LORO AVVENIRE. NOI SIAMO AL TRAMONTO DELLA NOSTRA ESISTENZA, LORO HANNO DINANZI A SE’ TUTTA UNA VITA. ED HANNO RAGIONE DI VOLER VIVERE IN PACE LA LORO ESISTENZA.

    QUINDI IO SONO CON QUESTI GIOVANI. OH, VI SONO ALTRE PREOCCUPAZIONI, NON VI E’ DUBBIO, CHE SORGONO DAL MIO ANIMO ANCHE IN QUESTO MOMENTO. PARLIAMO DEL TERRORISMO. DOBBIAMO RICONOSCERE CHE IL TERRORISMO OGGI IN ITALIA SI PUO’ DIRE VINTO.

    MI DICONO I RESPONSABILI, I COMPETENTI, CHE VI SONO IN CARCERE 400 TERRORISTI CHE PARLANO. VOI SAPETE CHE QUANDO UNO PARLA VUOL DIRE CHE SI RICONOSCE SCONFITTO. QUESTO TORNA AD ONORE DEL POPOLO ITALIANO. DOVREBBERO PRENDERNE ATTO GLI STRANIERI CHE SONO COSI’ ALTEZZOSI NEL GIUDICARE IL POPOLO ITALIANO.

    IL TERRORISMO, E’ VERO, E’ STATO VINTO PER OPERA DELLE FORZE DELL’ ORDINE, CARABINIERI AGENTI DI PS. QUANTE VITTIME VI SONO STATE FRA I CARABINIERI, GLI AGENTI DI PS E I MAGISTRATI. MA IL TERRORISMO E’ STATO SOPRATTUTTO VINTO DALLA VOLONTA’ DEL POPOLO ITALIANO. CIOE’ IL POPOLO ITALIANO HA FATTO BARRIERA CONTRO IL TERRORISMO.

    I DIRIGENTI DEL TERRORISMO, CHE SONO DEGLI SCIAGURATI, ANCHE SE DOTATI DI UNA INTELLIGENZA CRIMINALE E DIABOLICA, SPERAVANO DI FAR LEVA SUL MALCONTENTO DEL POPOLO ITALIANO, MALCONTENTO DIFFUSO PER TANTE RAGIONI DI CARATTERE SOCIALE ED ECONOMICO, E DI TRASCINARE GLI ITALIANI SULLA LORO STRADA DIABOLICA.

    QUINDI E’ MERITO ANCHE E SOPRATTUTTO DEL POPOLO ITALIANO CHE HA DIMOSTRATO QUESTA FORZA, QUESTA VOLONTA’ DI DIFENDERE LA DEMOCRAZIA DEL NOSTRO PAESE CHE C’ E’ COSTATA TANTO. QUANTI SACRIFICI, QUALE LOTTA ABBIAMO DOVUTO SOSTENERE PER RICONQUISTARE LA LIBERTA’ PERDUTA, PER RICONQUISTARE LA DEMOCRAZIA NEL NOSTRO PAESE.

    VI E’ LA DISOCCUPAZIONE CHE CI PREOCCUPA, PREOCCUPAZIONE FONDATA. MENTRE IO PARLO VI SONO DELLE FAMIGLIE CHE SONO INTORNO AD UNA TAVOLA NUDA, DISADORNA. SONO LE FAMIGLIE DEI DISOCCUPATI, DI COLORO CHE NON HANNO LAVORO. LA DISOCCUPAZIONE E’ UN MALE TREMENDO, AMICI MIEI. IO QUANDO PER VIVERE ONESTAMENTE SOTTO IL FASCISMO DOVETTI LASCIARE L’ ITALIA, E PER VIVERE ONESTAMENTE MI MISI A FARE L’ OPERAIO, HO CONOSCIUTO LA DISOCCUPAZIONE E COSI’ HO CONOSCIUTO LA TRISTE SITUAZIONE DEL DISOCCUPATO.

    BISOGNA CHE IL GOVERNO SI ADOPERI PER TROVARE SORGENTI DI LAVORO, PER FARE IN MODO CHE TUTTI GLI ITALIANI ABBIANO UNA OCCUPAZIONE. QUESTO E’ QUELLO CHE DEVE FARE IL GOVERNO, QUESTO E’ QUELLO CHE DEVE FARE IL PARLAMENTO.

    VI SONO ALTRI MOTIVI DI PREOCCUPAZIONE. CI PREOCCUPA QUELLO CHE SI VERIFICA CON LA MAFIA IN SICILIA, LA CAMORRA NEL NAPOLETANO E LA ‘NDRANGHETA – NON SO MAI PRONUNCIARE BENE QUESTA PAROLA – IN CALABRIA. PERO’ IO QUI MI PERMETTO DI FARE QUESTA OSSERVAZIONE.

    IL POPOLO SICILIANO NON DEVE ESSERE CONFUSO CON LA MAFIA. IL POPOLO SICILIANO E’ UN POPOLO FORTE, POPOLO CHE BEN CONOSCO, PERCHE’ NEGLI ANNI PASSATI, QUANDO ERO PROPAGANDISTA DEL MIO PARTITO, HO GIRATO IN LUNGO E IN LARGO LA SICILIA. LI HO CONOSCIUTI NELLA PRIMA GUERRA MONDIALE I GIOVANI SICILIANI, CON IL LORO CORAGGIO E LA LORO FIEREZZA.

    IL POPOLO SICILIANO E’ UN POPOLO FORTE, GENEROSO, INTELLIGENTE. IL POPOLO SICILIANO E’ IL FIGLIO DI ALMENO TRE CIVILTA’: LA CIVILTA’ GRECA, LA CIVILTA’ ARABA E LA CIVILTA’ SPAGNOLA. E’ RICCO DI INTELLIGENZA QUESTO POPOLO. QUINDI NON DEVE ESSERE CONFUSO CON QUESTA MINORANZA CHE E’ LA MAFIA. E’ UN BUBBONE CHE SI E’ CREATO SU UN CORPO SANO.

    EBBENE, CON IL BISTURI, POLIZIA, FORZE DELL’ ORDINE, GOVERNO DEBBONO SRADICARE QUESTO BUBBONE E GETTARLO VIA, PERCHE’ IL POPOLO SICILIANO POSSA VIVERE IN PACE. COSI’ SI DICA DELLA ‘NDRANGHETA IN CALABRIA.

    IO HO GIRATO IN LUNGO E LARGO LA CALABRIA. SE VI E’ UN POPOLO GENEROSO, BUONO, PRONTO, DESIDEROSO DI LAVORARE E DI TRARRE DAL SUO LAVORO IL NECESSARIO PER POTER VIVERE DIGNITOSAMENTE, E’ IL POPOLO CALABRESE.

    COSI’ IL POPOLO NAPOLETANO CON LA CAMORRA. ANCHE QUI SONO UNA MINORANZA I CAMORRISTI. PARLANO TROPPO DI QUELLO CHE E’ IN CARCERE, CAPO-MAFIA. QUELLO SI SENTE UN EROE. I GIORNALI NE PARLANO TUTTI I GIORNI ED E’ CHIARO CHE ENTRA IL GIORNALE IN CARCERE E LUI SI SENTE UN EROE, QUESTO SCIAGURATO. MA IL POPOLO NAPOLETANO NON PUO’ ESSERE CONFUSO CON LA CAMORRA.

    IO SONO STATO ELETTO NELLA PRIMA LEGISLATURA DEPUTATO A NAPOLI. POI HO LASCIATO IL POSTO AD UN ALTRO MIO COMPAGNO E HO OPTATO PER LA MIA GENOVA. IL POPOLO NAPOLETANO E’ UN POPOLO BUONO, GENEROSO, GIOIOSO. AD UN GIOVANE NAPOLETANO BASTA UNA PIZZA ED UN BICCHIERE DI VINO PER CANTARE UNA CANZONE D’ AMORE. E’ UN POPOLO CHE IO AMO PROFONDAMENTE. E NON DEVE ESSERE CONFUSO, RIPETO, CON LA CAMORRA, CHE E’ UN’ ECCEZIONE, E’ UNA MINORANZA, E’ UN MALE, ANCHE QUESTO, IN QUESTO CORPO SANO. E CURIAMO QUESTO MALE E CERCHIAMO DI LIBERARE ANCHE IL POPOLO NAPOLETANO DALLA MALAPIANTA CHE E’ LA CAMORRA.

    QUANTE ALTRE COSE SI PRESENTANO ALLA MIA MENTE. MA NON VOGLIO TURBARE QUESTA VOSTRA SERATA, SIETE A TAVOLA, ATTENDETE CHE SORGA IL NUOVO ANNO PER POTERLO SALUTARE CON GIOIA. MA ANCORA QUESTO DESIDERO DIRVI: LE MIE SPERANZE LE RIPONGO TUTTE NELLA GIOVENTU’ ITALIANA.

    IO HO INSTAURATO QUI AL QUIRINALE QUESTA CONSUETUDINE: TUTTE LE MATTINE, ESCLUSO IL SABATO, RICEVO STUDENTI DI OGNI PARTE D’ ITALIA. NE RICEVO CIRCA 500-600 TUTTE LE MATTINE. NE HO GIA’ RICEVUTI IN QUESTI ANNI DI MIA PRESIDENZA – CHE STA PER TERMINARE PER MIA TRANQUILLITA’ – 171 MILA, NON FACCIO MAI DISCORSI MA INTRECCIO CON LORO UN DIALOGO, UNA CONVERSAZIONE. CIOE’ MI FACCIO TEMPESTARE DI DOMANDE, MI SOTTOPONGO AD UN LORO INTERROGATORIO, MI FACCIO PORRE DELLE QUESTIONI, DA QUESTI GIOVANI. I PIU’ ARDITI, QUELLI CHE IMMEDIATAMENTE, SENZA ALCUNA SOGGEZIONE, VENGONO AVANTI E MI FANNO LE PRIME DOMANDE, SONO PROPRIO I RAGAZZINI DI 9-10 ANNI.

    BENE, SIGNORI, AMICI MIEI CHE MI ASCOLTATE: LE DOMANDE CHE MI SENTO FARE SONO QUESTE: ”IL NOSTRO DOMANI SARA’ TURBATO DALLA GUERRA? DOPO CHE AVREMO STUDIATO, AVREMO UN’OCCUPAZIONE?”. E POI UN’ ALTRA DOMANDA MI FANNO. GLI ANZIANI MI ASCOLTINO: ”PERCHE’, PRESIDENTE, GLI ANZIANI SI ABBANDONANO A TANTI SCANDALI? PERCHE’ TANTA CORRUZIONE?”.

    E’ UN RIMPROVERO CHE SORGE DAI GIOVANI VERSO QUESTA MINORANZA DI ANZIANI CHE DANNO ESEMPIO DI CORRUZIONE, DI DISONESTA’. GUAI A CHI DA’ SCANDALO AI GIOVANI.

    IO LI AMO IMMENSAMENTE QUESTI GIOVANI. SONO L’ AVVENIRE DELLA PATRIA. NOI RAPPRESENTIAMO IL PASSATO, CON IL NOSTRO BENE ED ANCHE CON I NOSTRI ERRORI. MA QUESTI GIOVANI SI AFFACCIANO ADESSO ALLA VITA, SONO ESSI CHE HANNO NELLE LORO MANI L’AVVENIRE DELLA PATRIA E DEL POPOLO ITALIANO. CENTOSETTANTUNOMILA NE HO RICEVUTI.

    PRIMA CHE TERMINI – DI SALUTE STO BENE COME VEDETE, QUINDI TERMINERO’ TRANQUILLAMENTE IL MIO MANDATO QUI AL QUIRINALE FRA UN ANNO E MEZZO – ARRIVEREMO A DUECENTOMILA E PIU’ STUDENTI, GIOVANI DI TUTTA L’ ITALIA.

    IO CREDO NELLA NOSTRA GIOVENTU’ . E’ MOLTO PIU’ SANA DI QUELLO CHE PENSANO CERTI ANZIANI CHE STANNO CON MOLTO SUSSIEGO LONTANO DAI GIOVANI O CHE SONO PRONTI A GIUDICARLI, A DARE GIUDIZI DEL TUTTO SUPERFICIALI. E’ VERO, SONO ESUBERANTI. E PERCHE’ NON DEVONO ESSERE ESUBERANTI ALLA LORO ETA’ ? VORREI ESSERE IO ESUBERANTE, VORREI AVERE IO LA LORO ETA’ , LA LORO GIOVINEZZA CHE E’ UN BENE PREZIOSO (CHE IO HO TRASCORSO IN CARCERE NELLA RINUNCIA), E CHE AVREI VOLUTO VIVERE IN TUTTA LA SUA PIENEZZA. HANNO DIRITTO I GIOVANI DI VIVERE GIOIOSAMENTE E DI GUARDARE CON TRANQUILLITA’ AL LORO DOMANI.

    SIAMO NOI ANZIANI CHE DOBBIAMO FARE IN MODO CHE QUESTA LORO SPERANZA DIVENTI UNA CERTEZZA, E FANNO BENE A SCENDERE IN PIAZZA E A VOLERE LA PACE. SE TUTTI I POPOLI DELLA TERRA, TUTTI I GIOVANI DELLA TERRA POTESSERO TROVARSI UNITI E POTESSERO QUINDI CORALMENTE ESPRIMERE IL LORO DESIDERIO, LA LORO VOLONTA’ , TUTTI SI ESPRIMEREBBERO PER LA PACE, CONTRO LA GUERRA.

    E NOI VOGLIAMO CHE I NOSTRI GIOVANI POSSANO VIVERE SICURI DELLA PACE E DELLA LIBERTA’ . VOGLIAMO CHE ESSI SIANO DEGLI UOMINI LIBERI, IN PIEDI, A FRONTE ALTA, PADRONI DEL LORO DESTINO E NON DEI SERVITORI IN GINOCCHIO. QUESTO NOI CHIEDIAMO.

    L’ HO DETTO AL CORPO DIPLOMATICO L’ ALTRO GIORNO – VI SONO ANCORA TROPPE DITTATURE. IN MOLTI PAESI I DIRITTI CIVILI ED UMANI SONO SOPPRESSI. EPPURE LA CARTA DELL’ ONU, LA CARTA DI SAN FRANCISCO, CONTEMPLA LA DIFESA DEI DIRITTI CIVILI ED UMANI. CHI HA FIRMATO QUELLA CARTA HA PROMESSO A SE STESSO, ED HA GARANTITO AGLI ALTRI, DI DIFENDERE SEMPRE I DIRITTI CIVILI ED UMANI.

    ORBENE, SE VI SONO DELLE NAZIONI IN CUI I DIRITTI CIVILI ED UMANI SONO CONCULCATI, SONO ANNULLATI, NON VI E’ CHE UN PROVVEDIMENTO DA PRENDERE CONTRO QUESTE NAZIONI: L’ESPULSIONE DALL’ ONU. NON VALGONO LE PROTESTE; SE LE PORTA VIA IL VENTO. NON VALGONO LE POLEMICHE. SIANO ESPULSE DALLA ORGANIZZAZIONE DELLE NAZIONI UNITE. SIA DATO LORO IL BANDO, SIANO INDICATE ALL’ UMANITA’ COME COLPEVOLI.

    IO FORSE SONO SALTATO DA UN RAMO ALL’ ALTRO SENZA UN CERTO ORDINE NEL MIO DISCORSO, MA VI HO DETTO TUTTO QUELLO CHE IL MIO ANIMO MI HA SUGGERITO DI DIRVI, ITALIANE E ITALIANI.

    VOI SIETE ADESSO A TAVOLA. OH, SE FATE BRINDISI FATENE UNO ANCHE PER IL VOSTRO PRESIDENTE CHE VI AMA TANTO. E CERCATE SEMPRE DI STARE VICINO AI VOSTRI FIGLI, AI VOSTRI GIOVANI CHE SI AFFACCIANO ADESSO ALLA VITA.

    IO AI GIOVANI QUESTO DICO: BATTETEVI SEMPRE PER LA LIBERTA’ , PER LA PACE E PER LA GIUSTIZIA SOCIALE. LA LIBERTA’ SENZA LA GIUSTIZIA SOCIALE NON E’ CHE UNA CONQUISTA FRAGILE CHE SI RISOLVE PER MOLTI NELLA LIBERTA’ DI MORIRE DI FAME.

    BISOGNA CHE ALLA LIBERTA’ SIA UNITA LA GIUSTIZIA SOCIALE. SONO UN BINOMIO INSCINDIBILE. LOTTATE QUINDI CON FERMEZZA, GIOVANI CHE MI ASCOLTATE, PERCHE’ LOTTERETE COSI’ PER IL VOSTRO DOMANI, PER IL VOSTRO AVVENIRE. MA SIATE SEMPRE TOLLERANTI. SI’ LOTTATE CON LA PASSIONE CON CUI HO LOTTATO IO, E LOTTO ANCORA OGGI NONOSTANTE GLI ANNI; LOTTATE PER LA FEDE CHE ARDE NEI VOSTRI CUORI.

    MA IO VORREI CHE VOI TENESTE PRESENTE UN AMMONIMENTO DI UN PENSATORE FRANCESE, AMMONIMENTO CHE IO HO SEMPRE TENUTO PRESENTE ALLA MIA MENTE. ”DICO AL MIO AVVERSARIO: IO COMBATTO LA TUA IDEA CHE E’ CONTRARIA ALLA MIA, MA SONO PRONTO A BATTERMI SINO AL PREZZO DELLA MIA VITA PERCHE’ TU LA TUA IDEA LA POSSA ESPRIMERE SEMPRE LIBERAMENTE”.

    ECCO QUELLO CHE IO DICO AI GIOVANI, SENZA PRESUNZIONE, QUASI FOSSI UN LORO COMPAGNO DI STRADA, TANTO MI STA A CUORE LA LORO SORTE. ED IO LI ESORTO AD ANDARE AVANTI, A CONTINUARE PER LA LORO STRADA, A CERCARE NELLA SCUOLA CULTURA; AD ASCOLTARE I LORO DOCENTI PER ADORNARE LA LORO MENTE DI COGNIZIONI NECESSARIE QUANDO SARANNO CHIAMATI A SVOLGERE UN’ ATTIVITA’.

    VOI GIOVANI SIETE LA FUTURA CLASSE DIRIGENTE DEL NOSTRO PAESE, DOVETE QUINDI PREPARARVI PER ASSOLVERE DEGNAMENTE QUESTO NOBILISSIMO COMPITO.

    EBBENE IO, FINCHE’ VITA SARA’ IN ME, STARO’ AL VOSTRO FIANCO NELLE VOSTRE LOTTE, GIOVANI CHE MI ASCOLTATE. LOTTERO’ SEMPRE CON VOI PER LA PACE NEL MONDO, PER LA LIBERTA’ E PER LA GIUSTIZIA SOCIALE.

    BUON ANNO A TUTTI VOI MIEI CONNAZIONALI, ITALIANI E ITALIANE. E PERDONATE SE HO TURBATO LA VOSTRA VIGILIA DI CAPODANNO CON QUESTA MIA CONVERSAZIONE GUIDATA DALLA FRATERNITA’ CHE A VOI MI LEGA.

    http://www.quirinale.it/ex_presidenti/Pertini/mess_fineanno/pertini_m1983.htm

    16 Ott 2008, 00:35 Rispondi|Quota
  • #8Emanuel Baroz

    Il saggio Matteo Di Figlia ripercorre il dibattito a sinistra sul Medio Oriente La contesa Quando il Pci pretendeva che si dissociassero sempre da Israele

    E gli ebrei rifiutarono il ricatto antisionista

    La svolta con l’ attentato alla sinagoga di Roma

    di Paolo Mieli

    La deflagrazione tra Israele e il Partito comunista italiano avvenne tra la fine di maggio e i primi giorni di giugno del 1967. A fare da detonatore per l’ esplosione, fu la «guerra dei Sei giorni» con cui lo Stato ebraico reagì ad una minaccia di distruzione e sconfisse il fronte arabo, che rappresentava una popolazione venticinque volte superiore a quella israeliana.

    Già la sera del 28 maggio – pochi giorni prima del conflitto – si tenne a Roma, al portico d’ Ottavia, una veglia per Israele nel corso della quale l’ architetto Bruno Zevi, il quale fino a pochi anni prima si definiva «azionista-comunista», disse: «Io non desidero polemizzare con i comunisti più del dovuto, perché noi tutti sappiamo che i comunisti sono stati in molte occasioni a fianco della minoranza ebraica italiana, perché sappiamo che ogni volta che, nel passato, questo quartiere ha subito offese antisemite, i comunisti sono stati tra i primi a venire qui e a portarci l’ aiuto della loro solidarietà». Poi, con un crescendo di voce, («senza rancore, senza astio ma con chiarezza», precisò), puntando l’ indice verso le Botteghe Oscure, aggiunse: visto che, come dite, «c’ è il pericolo che gli Stati Uniti sostengano Israele, perché, per evitare che tale pericolo si concretizzi, non premete sull’ Unione Sovietica affinché sia l’ Unione Sovietica ad aiutare Israele?» Domanda fintamente ingenua, dal momento che Zevi quella sera sa benissimo (e lo dice apertamente) che «l’ Unione Sovietica, oltre a non aiutare Israele, istiga e arma i Paesi arabi che vogliono distruggerlo». E racconta di «molti comunisti che si trovano in uno stato drammatico di imbarazzo». A quel punto alcuni militanti del Pci chiedono di poter prendere la parola. Ma l’intellettuale ex azionista Aldo Garosci pone la condizione che essi strappino in pubblico la tessera del loro partito.

    Furono, quelli, giorni effettivamente di grande imbarazzo per quei pochi, pochissimi, intellettuali e dirigenti del Pci che, pur tra dubbi e cautele, vollero schierarsi dalla parte di Israele. Il direttore del quotidiano filocomunista «Paese Sera», Fausto Coen, fu costretto a dimettersi dopo che il capo della sezione esteri dell’ «Unità», Alberto Jacoviello, era andato a rimproverare il «giornale fratello» per la linea eccessivamente benevola nei confronti di Israele e, in un’ esplosione d’ira, aveva distrutto le matrici pronte per le rotative. Jacoviello godeva del pieno sostegno dell’ allora direttore dell’ «Unità» Gian Carlo Pajetta, che si era schierato senza esitazioni dalla parte dell’ egiziano Nasser. E Pajetta divenne bersaglio di lettere oltremodo polemiche da parte di ebrei. Scrisse Mario Pontecorvo: «Io non credo che lei nell’ animo possa veramente appoggiare Nasser che, è noto, distribuisce il Mein Kampf tra i suoi ufficiali». Vittorio Da Rodi fu ancora più diretto: tra i soldati di Israele, «che tu oggi accusi di aggressione, vi sono coloro che combatterono in Italia per la liberazione della tua e mia patria dal fascismo, prima ancora che tu, Pajetta, potessi fare il partigiano».

    Gli autori di queste e moltissime altre missive, però, più che gli esponenti del Pci prendevano a bersaglio gli «ebrei comunisti», accusati di essere simili ai loro correligionari de «La Nostra Bandiera», il foglio israelita che negli anni Trenta si era schierato con il regime fascista. Bersaglio privilegiato di questa offensiva fu il senatore comunista (ebreo) Umberto Terracini, definito dalla rivista «Shalom» «associato alla campagna antisemita dei suoi compagni di Polonia». Altro bersaglio fu Franco Fortini (ebreo solo da parte di padre, che nel 1940 aveva lasciato il cognome originario, Lattes, per prendere quello della madre) per aver dato alle stampe un libro, I cani del Sinai (De Donato), nel quale si accusavano le «dirigenze politiche israeliane» di essere «compartecipi» degli «interessi economico-militari americani e, subordinatamente, inglesi» in Medio Oriente.

    Ma l’ uomo dello scandalo, se così si può dire, fu il senatore comunista Emilio Sereni, fratello di Enzo, grande esponente del sionismo italiano morto a Dachau nel 1944. Emilio (Mimmo) Sereni disapprovò «certe affermazioni» dei leader arabi, ma esortò a non dimenticare «la responsabilità che Israele porta per aver discriminato e cacciato un milione e trecentomila arabi e per aver partecipato all’ aggressione del 1956, quando sarebbe stata una scelta lungimirante la solidarietà con Nasser che nazionalizzava la compagnia di Suez». Anche a lui giunse una pioggia di lettere da parte di correligionari. Dario Navarra: «Vede senatore, certe volte il nome che si porta può essere un peso, soprattutto se è un nome bello, legato ad una tradizione, ad un’ idea; forse è una delle tragedie della civiltà moderna quando i figli rinnegano i padri ed i fratelli si tradiscono a vicenda». Renato Salmoni (reduce da Buchenwald, tiene a precisare di non essere «un accanito sionista»): «Trovo che per una questione di opportunità e diciamo di buon gusto, lei farebbe meglio a tacere». Suo cugino, il succitato Mario Pontecorvo, accusò Sereni di «servilismo fazioso» nei confronti del Pci e si spinse a chiedere che venisse «espulso da ogni forma di manifestazione ebraica». Questo genere di persone, scriveva ancora «Shalom», «devono solamente decidere se, in quanto uomini e in quanto ebrei, debbano appoggiare un gruppo ebraico minacciato di sterminio, oppure se valga per loro la pena, come comunisti, di accettare il sacrificio dei loro fratelli sull’ altare dell’ ideologia». E quando Arturo Schwarz, uno di questi israeliti difensori delle ragioni degli arabi, aveva avuto l’ auto sfregiata da una svastica e da una scritta inneggiante ai palestinesi, «Shalom» aveva dedicato all’ accaduto un articolo irridente fin dal titolo (Le piace Schwarz?) in cui si scriveva: «Forse qualcuno lo aveva preso per un ebreo vero».

    A questi tormenti del 1967 sono dedicate le pagine centrali del libro di un brillante allievo di Salvatore Lupo, Matteo Di Figlia, Israele e la sinistra, pubblicato da Donzelli. Correttamente, però, il volume fa risalire la prima rottura tra ebrei e mondo comunista non già al 1967, bensì al 1952. Ed era stata una rottura dolorosa, dal momento che fino ad allora il rapporto tra socialisti, comunisti ed ebrei era stato molto stretto. Il 7 gennaio del 1946, quando partì da Vado Ligure la nave «Enzo Sereni» piena di israeliti che emigravano in Palestina, c’era un gruppo di ex partigiani rossi a vigilare sulle operazioni di imbarco. E nell’ ottobre dello stesso 1946, dopo l’ attentato dell’ Irgun (organizzazione militare della destra sionista) all’ ambasciata britannica di Roma, carabinieri e polizia sospettarono – è scritto in rapporti di due anni dopo – il coinvolgimento di persone del Pci «che mirerebbero a far tramontare definitivamente l’ influenza inglese in quella regione».

    Anche il Partito socialista italiano, in particolare Pietro Nenni, fu in prima linea nel difendere le ragioni di Israele e a esaltare i kibbutz come un modello di socialismo. Molti ragazzi di sinistra, anche non ebrei, decisero di trascorrere un periodo in Israele a lavorare in qualche kibbutz. Il futuro leader di Potere operaio Toni Negri, all’ epoca giovane socialista, scelse («inseguendo una gentile fanciulla») di trascorrere un anno in un kibbutz del Mapam e lì in Israele (ne ha scritto in Pipe-line. Lettere da Rebibbia, edito da Einaudi nel 1983 e riproposto da DeriveApprodi nel 2009) gli parve di poter finalmente vivere «pratiche tanto elementari, quanto radicali di comunismo»: «C’ era, mordeva il reale quest’ utopia; era concreta», fu la sua impressione. Socialisti e comunisti sostennero sui loro giornali l’ emigrazione ebraica (è stato ritrovato un manifesto del Pci raffigurante una nave che fa rotta verso la Palestina, in cui si invitano militanti e simpatizzanti a raccogliere fondi a favore degli ebrei) e, nel 1948, dopo la nascita di Israele, Umberto Terracini ne chiese immediatamente – a nome del Pci – il riconoscimento.

    Nel mondo ebraico era nato nel 1945, su iniziativa di Joel Barromi e, poi, Marcello Savaldi, il Centro giovanile italiano del movimento sionista pionieristico «Hechalutz», che non nascondeva le proprie simpatie per il comunismo. Nella mozione di un congresso di «Hechalutz» (1947), l’ organizzazione dichiarava di unirsi «ai lavoratori italiani nello sdegno per l’ eccidio del Primo maggio a Portella della Ginestra, riaffermando in questa occasione la solidarietà con i partiti progressisti d’ Italia». In un articolo del loro giornale si poteva leggere: «Disgraziatamente per noi, impariamo a nostre spese che l’ebraismo della diaspora non conosce proletariato». E ancora: «Mancano quei tipi quadrati di operai delle grandi officine, minatori, muratori, che nascono con l’ istinto della lotta di classe e della solidarietà operaia; gli operai dalle schiene piegate che lavorano e studiano, vogliono conoscere e si ribellano al mondo che li fa lavorare, non li abbiamo mai visti tra noi ebrei; l’ ebreo ricco che vende tappeti in un negozio di lusso e l’ ebreo povero che vende cartoline su una bancarella non sono così lontani». Di passo in passo «Hechalutz» giunse ad auspicare «che il nostro Primo maggio non si limiti a richiedere l’ unità dei lavoratori ebrei, ma miri ad una unità sempre più stretta coi lavoratori arabi».

    Ma venne, come dicevamo, il 1952. In molti paesi dell’ Est europeo, ricostruisce Di Figlia, si tennero «una serie di processi sommari a imputati ebrei, tra cui spiccò quello a Rudolf Slansky, ex leader del Partito comunista cecoslovacco, impiccato lo stesso anno». Poi fu il 1953, quando a Mosca furono arrestati i «camici bianchi», medici ebrei accusati di aver complottato contro Stalin, e solo la morte del dittatore evitò l’ avvio di una persecuzione antisemita per la quale si stava creando un clima adatto. In quegli stessi mesi un misterioso attentato all’ ambasciata sovietica a Tel Aviv provocò la momentanea rottura delle relazioni diplomatiche tra Urss e Israele. In Italia socialisti e comunisti si schierarono senza esitazione dalla parte dell’ Urss: «Il processo contro la banda Slansky», scrisse «l’ Unità», «ha dimostrato come i dirigenti dello Stato d’ Israele avessero posto il loro Stato e le loro rappresentanze diplomatiche all’ estero, in particolare in Europa orientale, al servizio dei servizi di spionaggio americani».

    Ma qualche ebreo, come Amos Luzzatto, che nel dopoguerra si era iscritto al Pci, cominciò ad avere dei dubbi e, pur restando a sinistra, lasciò il partito. Non così Guido Valabrega, un israelita di Torino che nel 1950 si era trasferito in Israele in un kibbutz di Ruchama e da lì scriveva ai suoi familiari che la rottura dei rapporti diplomatici tra Urss e Israele era tutta da imputare al governo di Tel Aviv, «anticomunista quale non lo è nemmeno De Gasperi» (nell’agosto del ‘ 53 Valabrega fu espulso dal kibbutz e raccontò poi di esserne uscito «cantando l’ Internazionale e l’ inno sovietico»). E neanche «Hechalutz», che accusò l’ ebraismo italiano di «strumentalizzare i processi d’ oltrecortina in chiave anticomunista».

    Quando poi, dopo la morte di Stalin, i «camici bianchi» furono prosciolti, «Hechalutz» ironizzò: «Era così comodo poter puntare sull’ Idra sovietica all’ attacco, la campagna antisemita era così utile agli stessi ebrei occidentali per la loro politica che oggi, sotto la patina di una sostenuta soddisfazione, si sente il rimpianto per un’ occasione che va in fumo». E tutto proseguì come prima. Nel 1955, in occasione dell’ anniversario della rivoluzione d’ Ottobre, il giornale di «Hechalutz» pubblicò un appello inneggiante alla patria del socialismo che si concludeva con queste parole: «W l’ Urss! W lo Stato di Israele! W l’ amicizia eterna tra Israele e l’ Urss».

    Poi però fu il 1956, con la guerra per il canale di Suez: l’ Urss (impegnata a reprimere la rivoluzione ungherese) si schierò con decisione dalla parte di Nasser contro Israele. Il Pci prese le stesse posizioni. Anche se, ha notato Marco Paganoni in un bel libro, Dimenticare Amalek (La Giuntina), «l’ Unità» all’ epoca difendeva ancora lo Stato ebraico «scindendo recisamente le sue responsabilità da quelle di Francia e Gran Bretagna». Stavolta a sinistra si distinse il Partito repubblicano. Ugo La Malfa criticò l’ intervento militare di Gran Bretagna e Francia, ma difese Israele contro Nasser. E in Parlamento l’ ex ministro repubblicano della Difesa, Randolfo Pacciardi, puntò l’ indice contro i comunisti: «Là, in Israele, avete un popolo che si è svenato per la sua libertà. In Egitto avete un dittatore che voleva consolidare la sua potenza proprio con le armi dell’ Unione Sovietica. È da ieri che quel dittatore andava predicando lo sterminio del popolo ebraico. Ma anche il popolo ebraico, se non siete diventati persino razzisti, ha diritto alla vita come tutti gli altri». Tra i comunisti la simpatia per Israele cominciò ad attenuarsi. Ha notato sempre Paganoni che già nel febbraio del ‘ 57 sull’ «Unità» si cominciò a parlare di «mire espansionistiche» dello Stato israeliano. E, all’ epoca del processo contro Adolf Eichmann (1961), «l’ Unità» scelse di mettere in risalto le connivenze con il nazismo degli imprenditori tedeschi (Dietro i Lager di Adolf Eichmann stavano i trust dei Krupp e dei Farben, fu il titolo del 22 marzo 1961; L’ eccidio in massa degli ebrei fu anche un affare economico, proseguiva l’ 8 aprile); stabilì poi un paragone tra l’ operato di Eichmann e quello delle potenze occidentali in Africa e accusò il cancelliere tedesco dell’ epoca, Konrad Adenauer, di aver favorito il reinserimento nei ranghi istituzionali di molti ex nazisti.

    Così, quando si giunse alla «guerra dei Sei giorni», a difendere – da sinistra – Israele (repubblicani a parte) restò quasi solo il socialista Pietro Nenni, che si spinse ad accusare due importanti leader democristiani, Amintore Fanfani e Aldo Moro, di aver assunto, per via delle loro cautele in merito a ragioni e torti di quel conflitto, «posizioni tecniciste» che rispondevano a «un certo vuoto morale». Sull’ «Avanti!» un esponente dell’ ebraismo romano, Jacob Schwartz, lodò pubblicamente la «coerenza» mostrata da Nenni. Dalle colonne dell’ «Unità» un leader allora in ascesa, Enrico Berlinguer, accusò Nenni di essere un epigono di «quel vecchio filone di interventismo sedicente di sinistra che ha finito sempre per colludere con quello reazionario».

    In quegli stessi giorni si consumò una divisione nel settimanale «L’ Espresso», dove il direttore Eugenio Scalfari – pur con una grande attenzione all’ uso delle parole – decise di prendere le distanze da Israele provocando una crisi con alcuni importanti collaboratori, tra cui Bruno Zevi e Leo Valiani. «Se gli anticomunisti sbagliano e sbagliano gli americani, è nostro obbligo dirlo con tanta maggiore fermezza in quanto si tratta non di errori degli avversari ma di errori nostri», scrisse Scalfari il 16 giugno del 1967 in una lettera personale a Valiani. Stesso genere di argomentazione – ma a parti invertite – fu quello usato da Pier Paolo Pasolini che in una lettera su «Nuovi Argomenti» scrisse: «L’ unico modo di essere veracemente amici dei popoli arabi in questo momento non è forse aiutarli a capire la politica folle di Nasser, che non dico la storia, ma il più elementare senso comune ha già giudicato e condannato? O quella dei comunisti è una sete insaziabile di autolesionismo? Un bisogno invincibile di perdersi, imboccando sempre la strada più ovvia e disperata? Così che il vuoto che divide gli intellettuali marxisti dal Partito comunista debba farsi sempre più incolmabile?» Ma Pasolini sbagliava previsione. Quelli che lui definiva «intellettuali marxisti» – ad eccezione dei radicali ricostituiti sotto la guida di Marco Pannella – si schierarono pressoché all’ unanimità su posizioni simili a quelle di Scalfari.

    Persino ebrei comunisti (come il già citato Valabrega e, a Roma, il consigliere comunale Piero Della Seta) sostennero, racconta Di Figlia, la validità della posizione filoaraba dell’ Urss e di altri Paesi socialisti, affermando che Israele «aveva attaccato per risolvere una crisi economica ormai evidente». Tra le poche eccezioni, quelle pur sorvegliatissime del giurista Luciano Ascoli e di Umberto Terracini, entrambi convocati «privatamente» dai vertici del Pci per rendere conto delle loro posizioni.

    Opportunamente Di Figlia tiene a precisare che è improprio ricondurre per intero al Pci questo contenzioso. Così come non si può «adottare l’unico canone interpretativo della cieca obbedienza a Mosca, abbastanza valido per gli anni Cinquanta, ma non per il periodo successivo». Il Pci «fu anti-israeliano mentre era impegnato in un farraginoso ma progressivo allontanamento dall’ Urss, e molti gruppi nati dopo il ‘ 68 che espressero giudizi durissimi verso Israele, osteggiavano apertamente il Pci e il modello sovietico». La scelta di Israele di mantenere i territori occupati nel 1967 fu avversata anche da molti esponenti del Partito socialista. A questo proposito, scrive Di Figlia, «è rilevantissimo il caso del Psi negli anni della segreteria di Bettino Craxi: questi non permise il prevalere di una corrente massimalista, scommise tutto su una svolta socialdemocratica e finalmente libera da ogni retaggio marxista; nello stesso periodo il Psi accentuò la vocazione filopalestinese». Non ci fu, dunque, «un’ automatica correlazione tra critica a Israele e ortodossia comunista, né tra quest’ ultima e l’ antisemitismo di sinistra, che, nato da posizioni antisioniste, non va letto come il cangiante lascito di quello nazifascista, di quello sovietico, o dell’ antigiudaismo cattolico».

    Ciò detto, dopo il 1967 i rapporti tra Israele e sinistra italiana – eccezion fatta per Pietro Nenni, Ugo La Malfa, dopo di lui Giovanni Spadolini, Giorgio La Malfa e l’ intero gruppo dirigente repubblicano, intellettuali d’ area inclusi – andarono sempre più peggiorando. Le linee dell’ esposizione sono quelle già tracciate da Maurizio Molinari in La sinistra e gli ebrei in Italia (1967-1993) edito da Corbaccio. La sinistra quasi per intero sposò la causa palestinese. Quella extraparlamentare, all’ epoca influente, appoggiò i fedayn più radicali. Giorgio Israel ha così raccontato una cena estiva con un gruppo di amici: «A un certo punto, tra una chiacchiera e l’ altra, un “compagno” toscano prorompe in un’ invettiva violentissima contro gli ebrei: capitalisti, sanguisughe, imperialisti, assassini del proletariato e chi più ne ha più ne metta. Reagisco indignato, definendo il suo linguaggio come fascista e razzista, cerco di trovare ampia solidarietà e . sorpresa, mi ritrovo nell’isolamento più assoluto. Nessuno mi difende, nemmeno i più cari amici».

    Ai tempi dell’ attentato di Settembre nero all’ Olimpiade di Monaco (1972) la solidarietà per gli atleti israeliani trucidati fu assai trattenuta. Stefano Jesurum, all’ epoca militante del Movimento studentesco, riferisce nel libro Israele nonostante tutto (Longanesi) di essere corso quel giorno dalla sua «famiglia» politica, ma di essere stato gelato con queste parole: «Su questi temi voi compagni ebrei è meglio che stiate zitti». Nel volgere di pochi anni non valse più, mai, neanche l’ evidenza dei fatti. Israele aveva sempre torto. Sempre. Nel 1973, in occasione della guerra dello Yom Kippur, dopo l’ attacco dell’ Egitto «L’Unità» sostenne che il «vero aggressore» era Israele per il fatto che non aveva ancora «restituito i territori occupati nel ‘ 67». Anche se, con il passare del tempo, i dirigenti del Pci – in privato, però – cominciarono a prendere le distanze dai regimi arabi.

    In un libro di memorie (Con Arafat in Palestina. La sinistra italiana e la questione mediorientale, Editori Riuniti) l’allora responsabile della commissione esteri del Pci, Antonio Rubbi, ha raccontato che, negli anni Ottanta, dopo un viaggio in Libano, Siria e Iraq, Giancarlo Pajetta gli confidò di aver incontrato «una massa di imbroglioni e ipocriti». «Il Pajetta che ancora all’ inizio degli anni Settanta parlava di “nazione araba” e di “socialismo arabo”», fu l’ impressione di Rubbi, «semplicemente non esisteva più». Certo, qualcosa iniziava a cambiare. Giorgina Arian Levi, nipote acquisita di Palmiro Togliatti (in quanto figlia di una sorella di Rita Montagnana, prima moglie del segretario del Pci) passa da posizioni decisamente filosovietiche e anti-israeliane alla denuncia, nel 1977, della propaganda contro Israele in Unione Sovietica, propaganda che, scrive, «sorprende per l’ assenza di concrete argomentazioni politiche e per lo sconfinamento dall’ antisionismo all’ antisemitismo». «La sedimentazione antisemita che risale alla Russia zarista», prosegue, «non è del tutto morta, anche sessant’ anni dopo la gloriosa rivoluzione d’ Ottobre». Discorso a parte merita poi un’ altra ribellione allo spirito dei tempi, alla quale Di Figlia dedica pagine molto interessanti. È quella del Partito radicale di Pannella. E di Gianfranco Spadaccia che, in un congresso, polemizza apertamente con quanti hanno la tentazione di sposare le iniziative filopalestinesi dell’ ultrasinistra: «Vogliamo costruire una politica che abbia come bussola di orientamento. i diritti umani, la democrazia; basta battersi romanticamente per le lotte di liberazione che poi producono oppressioni più atroci».

    I radicali, osserva Di Figlia «non furono i neocon italiani, ma furono i primi a difendere le ragioni israeliane usando un tassello centrale della proposta neocon, cioè quello dei diritti umani». Su questa base, «il sostegno a Israele divenne un tratto distintivo del Pr negli anni di Pannella molto più di quanto non lo fosse stato in quelli di Mario Pannunzio». Bruno Zevi, in dissenso con la politica di Craxi tutta a favore di Arafat, prendeva la tessera del Partito radicale, di cui sarebbe divenuto presidente onorario. Ma il clima generale in Italia restava quello di cui si è detto prima. Per la sinistra, quasi tutta, gli israeliani dovevano sempre essere criticati e agli ebrei toccava il bizzarro (bizzarro?) compito di recitare in pubblico il «mea culpa» per quel che si decideva a Gerusalemme e a Tel Aviv.

    Nel 1982, quando Israele invade il Libano, scatta immediata e unanime la condanna da parte dell’ intera sinistra. Un gruppo nutrito di ebrei italiani si affretta a sottoscrivere un manifesto, Perché Israele si ritiri, che reca in testa la firma di Primo Levi. Dopo il massacro di palestinesi a Sabra e Chatila (da parte dei falangisti libanesi che agiscono indisturbati per l’ omesso controllo degli israeliani), i toni nei confronti di Israele si fanno più violenti. Per una strana (strana?) proprietà transitiva tali «critiche» vengono estese a tutti gli ebrei. Un corteo sindacale depone una bara sui gradini del Tempio di Roma. Poco tempo dopo, un attentato alla stessa sinagoga della capitale provoca la morte di un bambino: Stefano Taché. Questo orribile delitto provoca un soprassalto: da quel momento cambia qualcosa di importante, di molto importante. Viene allo scoperto un sentimento – fino ad allora quasi nascosto – di «appartenenza» orgogliosa al popolo ebraico: Natalia Ginzburg, Furio Colombo, Anna Rossi Doria, Fiamma Nirenstein (che pure aveva firmato l’ appello di cui si è appena detto, criticato da suo padre, Alberto Nirenstein), Mario Pirani, Anna Foa, Janiki Cingoli, Clara Sereni, Gabriele Eschenazi rifiutano una volta per tutte – quanto meno chi fino a poco prima si era prestato – di recitare la parte degli «ebrei buoni» chiamati sul palco quando c’ è da accusare Gerusalemme. Un ruolo fondamentale nell’ accompagnare questa presa di coscienza lo svolge un intellettuale torinese, Angelo Pezzana (che stranamente nel libro di Matteo Di Figlia non è neanche citato). Ancor più importante, nel favorire questo risveglio di coscienza tra gli ebrei di sinistra, la rivista «Shalom» sotto la direzione di Luciano Tas. Dalle colonne di «Repubblica» Rosellina Balbi, con un coraggioso articolo, incita gli ebrei di sinistra a non sentirsi più in dovere di «discolparsi» per quel che ha fatto Israele. Piero Fassino imprime al Pci una svolta nella politica estera che implica l’ eliminazione del pregiudizio, una maggiore attenzione (di volta in volta) alle ragioni di Israele e ai torti del modo arabo: «Non si è posta sufficientemente in rilievo la centralità della questione della democrazia e dei diritti umani nei paesi mediorientali», riconosce, echeggiando le antiche posizioni del Partito radicale, in un’ intervista ad Antonio Carioti che significativamente compare su «La Voce Repubblicana». Il resto è storia recente, ben ripercorsa nelle pagine conclusive del libro di Matteo Di Figlia. Storia di anni in cui si è continuato, da sinistra, a criticare questo o quell’ atto del governo israeliano, pur con toni duri, ma con una minore indulgenza a quel genere di antisionismo che per decenni aveva coperto vere e proprie forme di antisemitismo. Anche se il tic di chiedere ai «compagni ebrei» di essere in prima fila quando c’ è da attaccare Israele è ben lungi dall’ essere scomparso del tutto.

    (Fonte: Il Corriere della Sera, 15 Maggio 2012, pagg. 38 e 39)

    3 Giu 2012, 14:13 Rispondi|Quota
    • #10Emanuel Baroz

      @DAVID: a parte che non si capisce come un fatto, seppur terribile come quello da te riportato, accaduto in Libano, possa giustificare l’attentato effettuato da terroristi palestinesi alla Sinagoga di Roma contro cittadini italiani di religione ebraica, ti inviterei a studiare bene l’accaduto: la strage di sabra e Chatila fu commessa dai cristiani maroniti per ritorsione contro l’uccisione del loro capo Gemayel. A volte basta documentarsi bene per rendersi conto delle castronerie dette…

      3 Apr 2013, 14:03 Rispondi|Quota
    • #11Emanuel Baroz

      @DAVID: e già che ci siamo:

      Palestina, un approccio geopolitico

      da un saggio di George Friedman apparso su Strategic Forecast

      Il concetto di geopolitica della Palestina è di per sé controverso, perché c’è chi sostiene che non esiste un’identità specifica palestinese, né una nazione palestinese. Il che era vero forse 50 anni fa, ma non ora. L’identità si è forgiata in battaglia. E – come sempre – assume caratteri legati alle caratteristiche e alla storia della regione abitata.

      Iniziamo dalla storia.
      L’Impero Ottomano dominò il Medio Oriente dal 1517 al 1918. Gli Ottomani lo divisero in province, fra cui la provincia di Siria, che includeva quelli che oggi sono Siria, Libano, Giordania e Israele. Alla fine della prima guerra mondiale, gli Ottomani furono fra i perdenti. Francia e Inghilterra, potenze vincitrici, si divisero la provincia di Siria in base all’accordo Sykes-Picot, lungo il parallelo che passa sul Monte Hermon: a nord di tale parallelo assunsero il potere i Francesi, a sud gli Inglesi, nella forma giuridica di Mandato Internazionale rilasciato dalla Società delle Nazioni (precursore dell’ONU).

      La parte francese venne suddivisa in due stati: la parte della Siria abitata da una maggioranza relativa di Cristiano-Maroniti divenne il Libano. I Francesi e i Maroniti erano stati alleati sin dall’epoca delle rivolte anti-turche degli anni 1860. Con la creazione di un Libano indipendente dalla Siria i Francesi intendevano crearsi un alleato stabile nella regione.
      Anche la parte inglese venne divisa, e anche qui ogni nuovo stato venne assegnato a dinastie locali che avevano aiutato gli Inglesi contro gli Ottomani: gli Hashemiti e i Sauditi, i quali per altro erano in guerra fra di loro per il possesso della penisola arabica. Negli anni ’20 i Sauditi scacciarono gli Hashemiti dall’Arabia. Gli Inglesi allora crearono uno stato a nord dell’Arabia attorno alla città di Amman per gli Hashemiti, e lo chiamarono Transgiordania, perché si trovava oltre il fiume Giordano. La Transgiordania assunse poi l’attuale nome di Giordania.

      Nel 1921 gli Hashemiti avevano ricevuto dagli Inglesi anche la sovranità sull’Iraq. Qui nel 1958 un colpo di stato di ufficiali nasseriani cacciò gli Hashemiti e instaurò la repubblica.
      La parte inglese della vecchia Siria ottomana a ovest del Giordano, nota come Palestina (dal nome degli antichi Filistei il cui Golia aveva combattuto contro Davide) rimase sotto amministrazione inglese fino al 1948, con capitale Gerusalemme.

      Gli abitanti dell’impero ottomano non avevano il concetto di nazione che avevano gli Europei. Si differenziavano chiaramente fra Turchi e Arabi. Si differenziavano per religione. E fra gli Arabi c’erano antiche rivalità tribali e dinastiche, che talvolta sfociavano in guerre, che però non venivano pensate come guerre nazionali.
      Fin dal 1880 c’era stato un flusso di Ebrei europei nella regione. Costoro andavano ad aggiungersi alle relativamente piccole comunità di Ebrei che vivevano da molti secoli nella regione, così come in tutti gli altri paesi arabi (dai quali vennero espulsi dopo il 1948). Si trattava di Ebrei sionisti, cioè nazionalisti second il concetto europeo di nazione, che aspiravano a creare uno stato autonomo ebraico nella regione. I Sionisti si stabilivano su terreni incolti o semi- incolti, aridi o paludosi, comprandoli dal Fondo Nazionale Ebraico o acquisendoli da proprietari feudali che stavano al Cairo o a Istanbul. Poi trasformavano queste superfici in fertili aziende agricole collettive, in cui finirono col non trovare più né ruolo né spazio i pastori e i contadini arabi che vivevano stentatamente su quei terreni da secoli. Con l’accrescimento del flusso degli Ebrei europei negli anni ’2! 0 e ’30 e all’inizio della Seconda Guerra Mondiale quello che era iniziato come un processo di sviluppo fondiario e imprenditoriale della Palestina divenne uno scontro sociale e politico aperto fra Ebrei e Arabi per il diritto alla terra e alla sovranità. Alla fine della guerra gli Ebrei europei sopravvissuti alla Shoah cercarono di raggiungere gli Ebrei di Palestina, aggiungendo ulteriore pressione. A questo punto gli Inglesi abbandonarono la Palestina, lasciando all’ONU la patata bollente. L’ONU decretò la spartizione di quella minuscola regione in due stati autonomi ma federati, uno per i Palestinesi Ebrei, uno per i Palestinesi Arabi. Gli Ebrei accettarono la spartizione, gli Arabi no, e iniziò una lunga catena di guerre, in cui Israele inaspettatamente riuscì sempre a vincere, o per lo meno a non essere sconfitto.

      Durante la prima metà del ’900 fra le popolazioni del Medio Oriente avvenne un cambiamento culturale: nel passaggio dall’Impero Ottomano al Mandato Inglese e Francese anche le tribù e le dinastie arabe acquisirono il concetto europeo di nazione, e iniziarono a ragionare in termini nazionalisti. Coloro che entrarono a far parte del nuovo stato di Siria, ad esempio, incominciarono a pensare che tutte le regioni che avevano fatto parte del distretto amministrativo ottomano chiamato Siria dovessero far parte del territorio nazionale siriano, e che perciò l’indipendenza di Libano, Giordania e Palestina (o Israele) fossero lesive dei diritti nazionali dei Siriani. Nella retorica nazionalista siriana erano (e sono) presenti elementi di nazionalismo pan- Arabo e pan-Islamico, ma nella sostanza i Siriani consideravano di aver diritto a estendere il proprio potere statale su tutti i territori della vecchia provincia o! ttomana di Siria.

      Infatti i Siriani nel 1970 invasero il Libano per impossessarsene, e anche per sconfiggere e scacciare gli aderenti all’OLP (Organizzazione per la Liberazione della Palestina) che si erano installati nel sud del Libano. Infatti nel 1948 i Giordani assunsero il controllo della Cisgiordania e lo mantennero fino al 1967, ma non si adoperarono né allora né mai per offrire l’indipendenza ai Palestinesi di Cisgiordania, ma al contrario contrastarono l’OLP, e nel settembre del 1970 (Settembre Nero) combatterono una guerra sanguinosa contro quest’ultima e Fatah, cacciando l’esercito guerrigliero fuori della Giordania, fino in Libano. Gli Hashemiti hanno sempre avvertito i Palestinesi come il maggior pericolo alla stabilità del loro regno, hanno sempre temuto di essere rovesciati da un colpo di stato di Palestinesi intenzionati a costruire un grande stato palestinese al di qua e al di là del Giordano.

      Nel 1948 gli Egiziani assunsero il controllo di Gaza e lo mantennero fino al 1967, ma non si adoperarono neanche loro per dare l’indipendenza ai Palestinesi. Consideravano Gaza come una appendice del Sinai. La visione di Nasser era ancora più radicale: considerava la Palestina come parte della Repubblica Araba Unita, che effettivamente venne proclamata come federazione fra Siria e Egitto dal 1958 al 1961. Arafat assunse un ruolo chiave nella lotta dei Palestinesi contro Israele proprio in quanto sostenitore della visione nasseriana di un nazionalismo pan-arabo, che non contemplava uno stato palestinese indipendente nei confini tracciati dall’ONU, ma aspirava al rovesciamento delle monarchie Hashemite e Saudite per creare la grande Repubblica Araba Unita.

      Siria, Giordania, Egitto, Arabia Saudita si opposero da sempre alla creazione dello Stato di Israele e tuttora vedrebbero con favore ancora oggi la cancellazione dello stato d’Israele, ma non per questo hanno voluto né vogliono la creazione di uno stato autonomo palestinese, che avvertono come una potenziale minaccia ai propri interessi statali e al proprio ruolo nella regione. La politica degli stati arabi del Medio Oriente dal 1948 in poi ha sempre mirato a mantenere viva e attiva l’ostilità dei Palestinesi contro Israele, senza mai metterli in condizioni di raggiungere davvero l’indipendenza.

      Soltanto nel momento dell’accordo di pace fra Egitto e Israele prima e fra Giordania e Israele poi, l’Egitto ha rinunciato a rivendicazioni su Gaza, e la Giordania ha rinunciato a rivendicazioni sulla Cisgiordania e su Gerusalemme. I due hanno lasciato Palestinesi ed Israeliani a vedersela fra di loro, faccia a faccia.

      Arafat è considerato il padre del nazionalismo palestinese. I nemici del nazionalismo palestinese non furono soltanto gli Israeliani, ma anche, di volta in volta, la Siria, la Giordania, l ‘Arabia Saudita e l’Egitto. Anche nel 2009 nessuno stato arabo si è seriamente opposto all’ operazione Piombo Fuso su Gaza. Nessuno è andato oltre affermazioni retoriche, neppure la Siria, che anzi si è adoperata perché gli Hezbollah nel sud del Libano non attaccassero Israele dal nord durante la guerra con Hamas a Gaza.

      Quando si dice che il nazionalismo palestinese si è forgiato nella lotta, si intende non soltanto la lotta contro Israele, ma anche quella meno evidente e meno propagandata, ma non meno dolorosa, contro gli altri stati arabi. Si può ipotizzare che, se Israele cessasse di esistere, gli stati arabi vicini si opporrebbero attivamente alla creazione di uno stato indipendente palestinese. È interesse dei vicini mantenere Palestinesi e Israeliani in uno stato di guerra, che impedisce sia agli uni sia agli altri di diventare forti e di rappresentare un pericolo per l’egemonia locale cui gli altri stati aspirano.
      È da notare che nessuno stato arabo ha mai esplicitamente dichiarato di sostenere il diritto dei Palestinesi ad un proprio stato: hanno sempre sostenuto il diritto dei Palestinesi arabi a non voler riconoscere la sovranità israeliana su terre arabe. Ora sono gli Iraniani a sostenere attivamente i Palestinesi fornendo armi, propaganda e denaro ad Hamas: questo rende gli Arabi ancora più timorosi di una possibile indipendenza palestinese sotto l’egemonia iraniana.

      Passiamo ora ad esaminare come la geografia condiziona la cultura e le prospettive nazionali dei Palestinesi.

      La Cisgiordania e Gaza sono separate fra di loro. Gaza è oggi una trappola, in cui i Palestinesi in fuga da Israele sono stati confinati dagli Egiziani, che non li hanno voluti in Egitto. La Cisgiordania è stretta fra due diversi concorrenti ostili: Israele e la Giordania. Sia la Cisgiordania che Gaza dipendono da Israele per il proprio sviluppo economico. Israele potrebbe fornire lavoro, tecnologia, apertura ai mercati, innovazione. Ma il conflitto impedisce la collaborazione che potrebbe mettere in moto l’economia palestinese.

      Molti Palestinesi aspirano a distruggere Israele per ottenere l’indipendenza sull’intera regione, in modo da poter godere di autonomia economica oltre che politica. Ma da soli non riusciranno a distruggere Israele: occorrerebbe la piena collaborazione degli altri stati della regione, che, come abbiamo visto, non sono favorevoli alla creazione di uno stato autonomo palestinese, nonostante le tante espressioni di solidarietà puramente verbale. Né è facile immaginare una situazione diversa, che inverta i rapporti di forza al punto che i Palestinesi possano prevalere sugli Israeliani. L’unica possibilità di un totale sconvolgimento degli equilibri di forza regionali è quella, paventata ugualmente dagli stati arabi e dall’Occidente, di un attacco atomico dell’Iran a Israele in appoggio alla Siria, che si espanderebbe di nuovo a incorporare il Libano, e forse la Palestina e la Giordania, tornando ad essere la G! rande Siria d’epoca ottomana.

      Inoltre per la loro posizione geografica e per la conformazione del territorio, la striscia di Gaza e la Cisgiordania dovranno seguire modelli di sviluppo diversi: la Cisgiordania è a vocazione agricola, Gaza è una grande città costiera, fittamente popolata, che potrebbe diventare un porto commerciale, dotato di industrie specialistiche. Se le due parti si unissero in un unico stato, ma senza pace e cooperazione con Israele, Gaza non potrebbe sviluppare un’economia sufficiente a garantire la vita della popolazione e dovrebbe continuare a vivere di assistenza internazionale, oppure mandare parte della propria popolazione in Cisgiordania, che probabilmente non saprebbe come ospitare e garantire un livello di vita decente a tante persone.

      In breve, lo sviluppo economico dei Palestinesi dipende dalla collaborazione e dalla integrazione economica con Israele. Ma per ottenerla i Palestinesi dovrebbero rinunciare all’indipendenza politica e all’unità territoriale cui aspirano.

      3 Apr 2013, 14:03 Rispondi|Quota
    • #12Emanuel Baroz

      @DAVID: e ancora:

      CONOSCERE I FATTI

      FATTI CHE NON SI POSSONO NEGARE E SI DEBBONO TENERE PRESENTI

      1) Si dice che i Palestinesi lottano per “riavere” la loro terra, occupata dagli Israeliani.

      Invece:

      – il territorio della Palestina è stato per secoli (fin dalle Crociate) sotto l’Impero Ottomano (turco);

      – nessuno mai, per secoli, dalla dominazione romana in poi, ha stabilito un regno od una nazione in quella zona;

      – Gerusalemme non è mai stata capitale per nessuno tranne che per il popolo ebraico;

      – dopo la 1a Guerra Mondiale, vinto e dissolto l’Impero Ottomano, il territorio della Palestina è passato

      su disposizione della Società delle Nazioni – sotto il Mandato inglese;

      – alla fine del Mandato inglese, il 29 novembre 1947 (Risoluz. N.181) venne proposta dall’ONU la creazione di due stati: uno arabo ed uno ebraico (133 voti a favore, fra cui quello dell’URSS, e 13 contrari).

      Gli ebrei accettarono e, il 14 maggio 1948, dichiararono la fondazione del loro Stato: Gli arabi rifiutarono e, il 15 maggio 1948, sferrarono con 5 eserciti (Egiziano, Siriano, Libanese, Transgiordano ed Irakeno) il primo attacco concentrico;

      – l’11 maggio 1949, con la Risoluzione n.273, lo Stato d’Israele veniva ammesso all’ONU.

      2) I terreni appartenevano a ricchi latifondisti (sceicchi, emiri) e venivano lavorati da pochi contadini,

      quasi servi della gleba: Erano terreni deserti e malarici:

      – gli ebrei comprarono la terra dai latifondisti arabi a prezzi esosi (anche a 1.000,00 – 1.500,00 $ per acro)allorché, nello stesso periodo, la ricca terra dello Iowa (USA) veniva venduta a circa 110,00 $ per acro (M.Auman – Land ownership in Palestine – 1880/1948). L’hanno bonificata e l’hanno poi avuta sotto il loro controllo a seguito delle molte sanguinose guerre di autodifesa;

      – nessun paese, che si sappia, ha mai restituito territori acquisiti in guerra: Israele ha restituito il Sinai nel 1982 ed il Sud-Libano nel 2000.

      3) Si crede che gli Israeliani abbiano compiuto, in questo secolo, un’invasione.

      Invece:

      – la popolazione totale era, 150 anni fa, nell’ordine di circa 200.000 abitanti: oggi ammonta a circa 10.000.000 (quasi 7 milioni in Israele e circa 3 milioni nei Territori).

      – gli ebrei erano presenti nella Giudea (poi Palestina) già 2.400 anni prima che l’Islam la occupasse. Comunque vi sono stati degli ebrei sempre, senza interruzione (27 sinagoghe nella sola Gerusalemme Vecchia);

      – i palestinesi, come popolo, sono nati in questo secolo: erano arabi provenienti dai paesi limitrofi (soprattutto Giordania), venuti in massa in Palestina sotto il Mandato inglese in cerca di una vita migliore dato lo sviluppo che l’immigrazione ebrauca dava a quel territorio: gran parte di loro furono cacciati e uccisi a migliaia dal governo giordano nel “settembre nero” del 1970.

      4) Aggressione?

      – Israele ha sempre agito ed agisce per legittima difesa: non solo nella guerra cominciata già all’indomani della fondazione dello Stato, ma anche sempre successivamente, fino ad oggi. Nessun attacco è mai venuto da Israele, mentre si accettano come normali quelli terroristici commessi per anni dagli arabi come hanno documentato le cronache e la TV.

      5) Accordo.

      – finché Israele non ha occupato i territori, e cioè dal 1948 al 1967, gli arabi li hanno avuti nelle loro mani: avrebbero potuto creare lo Stato palestinese ma non l’hanno fatto. Arafat ed i suoi hanno anche recentemente rifiutato di averlo accanto a quello d’Israele, dimostrando così di avere l’intenzione di non contentarsi mai di quanto loro offerto (oltre il 98%), né di accettare un compromesso su Gerusalemme; di volere perciò (come da sempre) “ricacciare in mare l’invasore”.

      6) Interessi religiosi.

      – si può osservare che i palestinesi – come tutti i mussulmani – vanno in pellegrinaggio alla Mecca e pregano rivolti verso la Mecca; gli ebrei, da sempre, verso Gerusalemme;

      – le due moschee furono – non per caso – edificate sulle rovine del Tempio di Salomone. Non si può sostenere che la “spianata” sia di prima ed unica sacralità per gli arabi come lo è per gli ebrei. Comunque, nello Stato d’Israele e nei territori sotto controllo israeliano c’è piena libertà di culto, libertà che mancò totalmente per gli ebrei quando Gerusalemme era sotto il dominio giordano (accesso al Luoghi Santi impedito, cimiteri profanati e distrutti).

      7) Profughi.

      – Israele ha accolto i profughi cacciati dai paesi arabi, in numero anche superiore (800.000) a quello dei palestinesi incitati dalle autorità dei paesi arabi a fuggire dal neonato Stato d’Israele al momento della sua fondazione (1948) cioè circa 600.000 (v.rapporto UNRWA – Agenzia dell’ONU per i Rifugiati) contro i circa 4.000.000 di cui oggi si chiede il ritorno;

      – Israele ha inserito i suoi profughi ebrei, e perfino quegli arabi-palestinesi che non fuggirono nel 1948 (che hanno i loro seggi nel Parlamento) mentre gli Stati arabi ed Arafat hanno costretto i profughi palestinesi nei campi e li hanno abbandonati a sé stessi, usandoli a scopo politico per il conflitto, rendendoli frustrati ed aggressivi e sperperando e dirottando ad altri scopi i miliardi (!) di $ erogati dall’UNRWA e da alcuni Stati arabi.

      8) Oppressione.

      – i palestinesi dei Territori hanno avuto da Israele strade, elettricità ed altre infrastruttire, nonché assistenza sanitaria e sei università.

      9) La pace.

      – a Camp David si è arrivati ad un passo dalla pace, ma la risposta palestinese è stata, di nuovo, il rifiuto ed il ricorso alla violenza, proponendo – tra l’altro – immagini false di bambini oppressi, che venivano invece cinicamente utilizzati come riparo davanti ad adulti armati.

      10) Odio.

      – soprattutto occorre che i palestinesi pongano fine all’insegnamento dell’odio fin dalle scuole elementari. Esistono documenti sul carattere orribile di quello che si insegna.

      11) Negoziati.

      – anche per gli insediamenti, Israele ha dimostrato di essere disposto a negoziare, purché in un clima di compromesso e non di violenza. Israele oggi chiede di riprendere e completare gli accordi a suo tempo raggiunti per porre fine alla violenza che non può dare risultati positivi per nessuna delle due parti.

      3 Apr 2013, 14:04 Rispondi|Quota
  • #13Emanuel Baroz

    Consiglio poi la lettura di questo articolo:

    Miti da sfatare su Israele: 21 domande, 21 risposte, di Luciano Tas

    http://www.focusonisrael.org/2008/05/18/israele-21-domande-21-risposte/

    3 Apr 2013, 14:08 Rispondi|Quota
    • #14DAVID

      ti ringrazio adesso delle risposte più consone di quanto fosse stata la tua prima, credo accecato dall’orgoglio. Non ho mai detto di giustificare l’attentato di Roma. Ho riportato semplicemente un link che dovrebbe far venire qualche domanda. Nulla di tutto ciò è giustificabile. A dirla tutta però bisogna tener conto di tutta la storia di Sabra e Chatila, che (capisco il motivo) hai omesso; e cioè la responsabilità diretta di Ariel Sharon. Hai visto “Valzer con Bashir? il film di un regista israeliano? non è certo un film di fantasia…..
      ma il punto non è declassare le vittime, nessuno qua intende farlo, ne tantomeno giustificare l’uccisione del piccolo Stefano. Il punto è cercare di capire senza farsi prendere a priori da risentimenti che non portano a nulla. se non hai ancora avuto modo di vedere questo, te lo consiglio, … è un pò lungo ma ne vale la pena, non per forza per condividere, ma almeno per “aprire” la propria mente, perchè sia te che me, che mi ritengo dalla parte opposta alla tua opinione sull’argomento, siamo entrambi vittime di disinformazione:
      http://www.youtube.com/watch?feature=player_detailpage&v=vdNKohTbuWw
      Cordialmente, la pace sia con te. David

      3 Apr 2013, 14:56 Rispondi|Quota
      • #15Emanuel Baroz

        nell’articolo che ti ho linkato c’è la storia completa. Qui il punto è che gli autori di quella strage furono i cristiani maroniti e non gli israeliani come in tanti credono. Conosco bene la storia e non credo di essere disinformato, ma avvicinare la strage di Sabra e Chatila all’attentato alla Sinagoga di Roma è a mio parere profondamente errato

        4 Apr 2013, 21:44 Rispondi|Quota
  • #16Micol

    Incredibile l’attualità’ delle parole di Zevi e pazzesco rileggere quelle di Pertini!

    11 Ott 2014, 22:32 Rispondi|Quota
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