Il villaggio neonazista di Jamel, in Germania
Dove i bambini marciano e sognano il ritorno del Terzo Reich
Il nazionalsocialismo sta riprendendo piede in Germania, come racconta un reportage de La Stampa, in particolare nelle aree rurali sparse tra la Pomerania e il Meclemburgo, piccoli villaggi trasformatisi in altrettanti piccoli Reich abitati da contadini “eco-nazi”, neo-artamani, skinhead e nazi hipster. In uno di questi villaggi, Jamel, vi è solo una coppia di artisti, i Lohmeyers, che tenta di resistere alla rievocazione del nazismo, ma invano.
Jamel è entrato nel radar dei nazi una quindicina di anni fa. In questo tranquillo villaggio di quaranta anime a sud di Schwerin è nato e cresciuto un noto naziskin tedesco, Sven Krueger. Esponente degli Hammerskin, pregiudicato, eletto consigliere comunale a Wismar nel partito di estrema destra Npd, ha cominciato a comprare le fattorie intorno alla sua, a invitare i sodali neonazisti a prendere quelle che si liberavano, a cacciare da Jamel chiunque non abbia il culto di Adolf. All’ingresso del villaggio, un cartello indica la distanza da Braunau am Inn, il paese natale di Hitler. Di fronte, un enorme murale copre il lato intero di una casa: rappresenta una famiglia bionda, sorridente, i nazionalsocialisti avrebbero detto «ariana». La scritta è in caratteri gotici: «Comunità di Jamel, libera, sociale, nazionale».
I Lohmeyer, Birgit e Horst, vivono in questo clima di tensione, cercando di resistere. Per il loro impegno civile hanno addirittura vinto qualche premio, ma la paura è comunque una costante della loro vita.
La coppia di artisti è circondata da «coloni hitleriani» che non si limitano a guardarli male. «Per anni ci hanno insultati per strada, inseguiti in macchina, hanno tentato di farci andare fuori strada, hanno bucato le ruote delle nostre macchine. Tentano continuamente di terrorizzarci, di farci andare via», racconta Horst. «Da allora non riesco più a scrivere i miei romanzi polizieschi», ammette Birgit. Poi aggiunge, tutto d’un fiato, «abbiamo paura, ma non ce ne andiamo, non l’avranno vinta».
(Fonte: L’Huffington Post, 14 Dicembre 2015)
Nella foto in alto: il villaggio di Jamel, in Germania
#1Parvus
Hanno un problema: la Materia Prima.
Se dal 1945 fossero cresciuti col ritmo dei palestinesi, adesso sarebbero 510.000.000 e trovandosi ristretti sarebbe difficile convincere i loro giovani che debbono convivere in pace con gli altri popoli, che nel 1939 avevano torto, che…
Ma non hanno i numeri, possono fare solo folclore.
#2Emanuel Baroz
sono comunque pericolosi e non vanno sottovalutati
#3HaDaR
La Germania Comunista (DDR) non fu MAI denazificata.
Ai sovietici faceva comodo la continuità dell’odio antiamericano, anticapitalista e antiliberale che l’URSS e l’Internazionale Comunista condividevano con il III Reich, con cui si ALLEARONO nel 1939 e con cui si spartirono la Polonia.
L’alleanza fu rotta solo due anni piú tardi, nel Giugno 1941, per decisione personale di Hitler, שר״י, ossessionato dall’odio anti-bolscevico, d’invadere l’Unione Sovietica con l’Operazione Barbarossa, quella lodata da Giorgio Napolitano nel 1941, decisione osteggiata dalla Wehrmacht e dai diplomatici nazisti.
#4gianni centola
No caro Parvus, anche nel 1935 erano considerati folkloristici ma innocui, e il loro fuhrer
megalomane assassino Hitler, un cretino con manie di grandezza.Purtroppo certi soggetti trovano sempre cretini piu’ cretini di loro che li seguono e li idolatrano, fino al
punto di decretare lo sterminio di chi non la pensa come loro……proprio come l’Islam che
abbiamo conosciuto con gli ultimi fatti di Parigi.Quindi ATTENZIONE a non sottovalutare
il problema