Al gran bazar dei mullah

 
admin
12 gennaio 2008
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Edizione 7 del 11-01-2008

Gli Usa tentano di isolare Teheran. Ma anche la Edison fa affari con il regime iraniano

Al gran bazar dei mullah

Sanzioni e contenimento sono l’unica alternativa alla guerra con l’Iran. Ma Arabia Saudita e Turchia vogliono mantenere i legami. E anche l’Italia…

di Giorgio Bastiani

“L’Iran è una minaccia alla pace nel mondo”: con questa dichiarazione lapidaria, George W. Bush ha ribadito da Gerusalemme la sua posizione nei confronti del regime di Teheran. Il rapporto Nie, letto erroneamente da molti come la prova che la Repubblica Islamica non vuole dotarsi dell’arma atomica, non ha cambiato le carte in tavola. La visita di Bush in Israele è servita anche al premier Ehud Olmert e al leader dell’opposizione Benjamin Netanyahu, per far nuovamente presente all’amministrazione statunitense quale sia la loro preoccupazione fondamentale: la possibilità di essere cancellati di colpo dalle testate nucleari iraniane. Ehud Olmert ha consegnato a Bush un dossier dell’intelligence israeliana, secondo quanto scrive il quotidiano israeliano “Yediot Ahronot”. Nell’incontro privato tra i due ieri sera a Gerusalemme, Olmert avrebbe tentato di convincere Bush che Teheran continua a sviluppare il programma sulle armi nucleari e che il pericolo rappresentato dall’Iran cresce di giorno in giorno.

“Il nostro incontro verteva soprattutto sulla questione iraniana” – ha dichiarato il leader dell’opposizione likudista Benjamin Netanyahu dopo la visita di Bush – “Ho fatto presente quale fosse la mia posizione e non mi è sembrato che fossimo su due sponde opposte”. Washington, non solo ha dimostrato di recepire a parole il messaggio israeliano, ma ieri ha anche aggiunto altre sanzioni contro l’Iran rispetto a quelle già applicate. Si tratta di un aumento della pressione sul regime dei mullah, anche se si tratta di misure finanziarie che hanno colpito personalità (il generale delle forze Quds Ahmad Foruzadeh, corpo d’élite delle forze armate di Teheran) ed enti (una televisione iraniana che trasmette in Siria) coinvolti nella guerriglia irachena e non nel programma nucleare. Bush ha proclamato più volte e in termini espliciti che il contenimento dell’Iran è uno degli obiettivi fondamentali della sua visita in Medio Oriente. Anche se, sempre ieri, Bush ha ricordato che “tutte le opzioni sono sul tavolo”, l’isolamento diplomatico e le sanzioni appaiono come l’unica alternativa percorribile alla guerra.

Ma non è facile ottenere dagli altri paesi né l’uno, né le altre. L’Arabia Saudita, che pure ha ricevuto nuovi aiuti militari dagli Stati Uniti, ha comunque mantenuto i suoi legami con il regime iraniano. La Turchia, con la visita del presidente Abdullah Gul negli Stati Uniti, ha fatto sapere che non interromperà i suoi rapporti commerciali con Teheran. L’Iran ha chiuso i rubinetti del gas destinato alla Turchia, giustificando il tutto, ufficialmente, con la rottura di un gasdotto dovuta al freddo. Il premier turco Recep Tayyip Erdogan ha annunciato ieri che le forniture regolari ricominceranno lunedì prossimo, ma nel frattempo sono del tutto sospese dopo essere state ridotte da 29 a 5 milioni di metri cubi per tutta la settimana scorsa. Può darsi che sia veramente solo un incidente, anche se gli analisti turchi ne dubitano, ma permette di capire in che rapporto di dipendenza dall’Iran si trova il governo di Ankara, il più potente alleato americano nella regione. Neppure l’Italia rinuncia ai buoni rapporti commerciali con il regime di Teheran. Proprio il 9 gennaio, mentre Bush arrivava in Israele, la Edison firmava un contratto di esplorazione/produzione da 107 milioni di dollari con la compagnia di Stato iraniana Nioc per il blocco offshore Dayyer, nel Golfo Persico. D’altra parte: siamo italiani, più realisti degli ayatollah.

Opinione.it

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