Più armi e uomini, l’Iran riorganizza Hezbollah

 
admin
7 ottobre 2008
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Alta tensione Il gruppo fondamentalista sciita diventa sempre più forte e Teheran allarga la sua influenza nella regione

Più armi e uomini, l’Iran riorganizza Hezbollah

Manifestazione di Hezbollah

Manifestazione di Hezbollah

Un pasdaran è il nuovo capo dell’apparato militare: gestisce la strategia aggressiva in Libano

Gli islamici si riorganizzano dopo l’attentato che ha eliminato lo stratega del terrore, Imad Mughniyeh

di Guido Olimpio

WASHINGTON – Il suo nome è Mohammed Reza Zahedi, alias Hassan Mahdavi. Ed è l’uomo degli intrighi al quale Teheran ha affidato il comando dei pasdaran in Libano. Con una missione speciale: coordinare le attività segrete degli Hezbollah. Sarà lui a tenere i rapporti tra l’apparato clandestino e i servizi siriani, sarà ancora lui ad assistere i militanti nella costruzione di nuove posizioni nel Libano meridionale e a garantire un flusso continuo di armi. Zahedi – secondo fonti libanesi a Washington eredita la posizione tenuta fino a febbraio da Imad Mughniyeh, l’alto esponente Hezbollah ucciso a Damasco dall’esplosione di un’autobomba.

Dal giorno dell’omicidio era il 12 febbraio – il movimento libanese pro-Iran aveva affidato le attività clandestine a un «comitato collettivo », un modo per garantire la sopravvivenza in caso di un altro attacco da parte dei tanti nemici (Israele, i sauditi, i giordani) e dare peso a personaggi rimasti nell’ombra. Ma adesso che la situazione sull’asse Libano-Siria è di nuovo tesa serve qualcuno esperto. E Zahedi rappresenta una garanzia. In Iran, come responsabile del reparto «Thar Allah», si è occupato della sicurezza del regime per la regione di Teheran. Parla bene l’arabo, conosce a fondo il paese, dispone di una solida rete di contatti personali. Rapporti forgiati quando operava in passato in Libano come secondo segretario all’ambasciata (1998-2000) e guidava gli uomini dell’apparato Qods, l’unità per le operazioni speciali dei pasdaran. La sua nomina è stata voluta dal capo dei guardiani Mohammed Jaafari, preoccupato di quanto sta avvenendo nella regione. Movimenti di truppe siriane, scambi di minacce tra Israele – che promette «rappresaglie sproporzionate» e l’Hezbollah che minaccia «una grande sorpresa».

Il ruolo è certamente delicato, rischioso, riservato. L’identità di chi lo ricopre deve essere protetta. Lo rivela un particolare: il nome del suo predecessore – Mohammed Pakpour – non è mai emerso malgrado abbia coperto la posizione per ben tre anni.

Le prime mosse di Zahedi che è finito nella lista nera statunitense sono state politiche e militari. In virtù della sua carica ha diritto a una delle due posizioni nel Consiglio Sciita riservate agli iraniani la occupa con l’alias di Mahdavi e dunque ha partecipato a una fitta serie di consultazioni. Quindi si è lanciato in un lavoro di «analisi e sviluppo» per migliorare il dispositivo bellico dell’Hezbollah. Una missione che lo avrebbe portato a visitare molti villaggi nel sud. Numerosi centri abitati sono stati trasformati in piccoli avamposti ben mimetizzati. Con razzi nascosti dietro finte pareti nelle case o in bunker sotterranei. Ogni villaggio è affidato a un nucleo autonomo di guerriglieri pronto a fronteggiare come è avvenuto nel 2006 un’eventuale incursione israeliana.

Zahedi, infine, ha affrontato il tema della sicurezza interna. Se sono riusciti ad eliminare Mughniyeh vuol dire che si è verificata una breccia nel sistema di protezione. Un varco che l’Hezbollah vuol chiudere in fretta e con decisione. Per questo sarebbe stato ucciso, in agosto, il dirigente Jamal Saleh. Ai familiari hanno raccontato che è deceduto «in un incidente», ma sembra che lo abbiano eliminato perché aver collaborato con i rivali di Jumblatt.

(Fonte: Corriere della Sera, 7 Ottobre 2008 )

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