Pio XII, scontro tra Israele e Vaticano: “Inaccettabile la beatificazione”

 
admin
23 ottobre 2008
7 commenti

Durissime dichiarazioni di Isaac Herzog, ministro degli Affari Sociali: “Durante l’Olocausto sapeva molto bene ciò che stava accadendo ma rimase in silenzio”

Pio XII, scontro tra Israele e Vaticano: “Inaccettabile la beatificazione”

Papa Pio XII

Papa Pio XII

Secca replica della Santa Sede: “Sono scelte interne, questa è ingerenza”

GERUSALEMME – E’ ormai scontro tra Israele e il Vaticano sulla beatificazione di Pio XII. “E’ inaccettabile” tuona il ministro degli Affari sociali israeliano Isaac Herzog. “La beatificazione è un affare interno della Chiesa cattolica e le parole di Herzog sono un’ingerenza” replica il postulatore della causa di beatificazione di papa Pacelli, padre Paolo Molinari. E la polemica diventa durissima.

“Il tentativo di far diventare santo Pio XII è inaccettabile – attacca Herzog in un’intervista ad Haaret’z – Durante il periodo dell’Olocausto il Vaticano sapeva molto bene quello che stava accadendo in Europa. Non vi è alcuna prova, per ora, di alcun provvedimento preso dal Papa come avrebbe richiesto lo status della Santa Sede”.

Quindi il ministro, che è anche responsabile degli affari della Diaspora e dei rapporti con le comunità cristiane, afferma: “Il tentativo di far diventare santo Pio XII è una forma di ‘sfruttamento dell’oblio’ rispetto a quei fatti e testimonia “una assenza di consapevolezza”. “Invece di essere coerente con il verso biblico nel quale si afferma ‘Tu non permetterai che si versi il sangue del vicino’ – dice il ministro – il Papa rimase in silenzio e forse fece anche peggio”.

Si alza, quindi, il livello della polemica: le durissime parole non sono pronunciate questa volta da un esponente di una qualche organizzazione ebraica o da un rabbino, ma da un rappresentante del governo in carica di Israele. Le affermazioni di Herzog arrivano dopo settimane di tensione riguardo alla figura di Pio XII e ai ripetuti interventi del Papa e del Segretario di stato vaticano in difesa di Pacelli e del suo operato durante la seconda guerra mondiale.

Oltre alla presa di posizione pubblica di Benedetto XVI in favore di papa Pacelli, ha destato scalpore l’ipotesi che il pontefice non vada in visita in Israele a causa della didascalia contenuta al memoriale della Shoah di Gersualemme, lo Yad Vashem, nella quale si leggono parole fortemente critiche verso Pio XII e il suo comportamento durante la guerra e le persecuzioni naziste.

La Santa Sede, attraverso il direttore della Sala stampa vaticana, padre Federico Lombardi, ha cercato di spegnere le polemiche specificando che Benedetto XVI ha deciso di approfondire ulteriormente l’analisi su Pio XII – rimandando quindi la beatificazione – e osservando che la didascalia allo Yad Vashem, pur assolutamente non condivisa dalla Santa Sede, non poteva considerarsi un ostacolo al viaggio del Papa.

(23 ottobre 2008 )

Repubblica.it

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  • #1Sergio

    PIO XII: VESCOVO A SINODO, CATTOLICI NON CAPISCONO NO A MISSIONE A EBREI

    (ASCA) – Citta’ del Vaticano, 23 ott – ”Molti cattolici” non capiscono perche’ non sia possibile predicare il cristianesimo anche agli ebrei quando Gesu’ stesso portava proprio a loro, in prima istanza, il suo annuncio. Il dubbio e’ stato sollevato al Sinodo dei Vescovi sulla Parola di Dio dal prelato polacco mons. Stanisaw Gadecki, arcivescovo di Pozna, proprio nelle settimane in cui si riaccendono le polemiche tra il Vaticano da una parte, e Israele e la comunita’ ebraica dall’altra, sulla possibile beatificazione di Pio XII.

    ”Molti cattolici – ha detto il vescovo nel suo intervento, letto in Assemblea lo scorso 13 ottobre – non sanno come concordare il no alla missione cristiana nei confronti degli ebrei, con le testimonianze provenienti dall’eta’ apostolica, le quali testimoniano chiaramente il fatto della presenza della missione apostolica rivolta proprio agli ebrei”.

    ”Nel Nuovo Testamento – argomenta mons. Gadecki -, la volonta’ salvifica universale di Dio viene strettamente collegata all’unica mediazione di Cristo” e, aggiunge il vescovo sulla scorta della dichiarazione ”Dominus Jesus” firmata da papa Ratzinger quando era Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, ”e’ su questa coscienza del dono di salvezza unico e universale” offerto da Gesu’, ”che i primi cristiani si rivolsero a Israele, mostrando il compimento della salvezza che andava oltre la Legge, e affrontarono poi il mondo pagano di allora, che aspirava alla salvezza attraverso una pluralita’ di dei salvatori”.

    http://notizie.alice.it/notizie/altro/2008/10_ottobre/23/pio%20xii%20%20vescovo%20a%20sinodo%20%20cattolici%20non%20capiscono%20no%20a%20missione%20a%20ebrei,16563947.html

    24 Ott 2008, 16:44 Rispondi|Quota
  • #2Sergio

    PIO XII: CARD. MONTEZEMOLO, VATICANO ANNOIATO DA INTROMISSIONI ISRAELE

    (ASCA) – Citta’ del Vaticano, 23 ott – In Vaticano, ”si e’ annoiati da alcune intromissioni negli affari interni della Chiesa” da parte dello Stato di Israele: lo afferma, in risposta alle dichiarazioni di questa mattina di un ministro israeliano che ha definito ”inaccettabile” la possibile beatificazione di Pio XII, il card. Andrea Cordero Lanza di Montezemolo, arciprete della basilica di San Paolo, precisando pero’ ”di parlare a titolo personale”. ”Il papa – ha aggiunto il cardinale durante un incontro con i giornalisti – e’ sensibile, ma disturbano certe dichiarazioni che sembrano volerlo obbligare”. Montezemolo ha anche ricordato che tra Israele e la Santa Sede esistono rapporti normali, regolati da un Concordato: ”Quando uno firma, firma – ha aggiunto – e bisogna attenersi a quel che e’ firmato”. ”La situazione – ha quindi concluso il cardinale – e’ delicata”.

    http://notizie.alice.it/notizie/politica/2008/10_ottobre/23/pio%20xii%20%20card%20%20montezemolo%20%20vaticano%20annoiato%20da%20intromissioni%20israele,16561974.html

    24 Ott 2008, 16:46 Rispondi|Quota
  • #3In Difesa di Israele

    Le virtù dei figli di una Chiesa silente

    Dopo il 16 ottobre 1943., quando giunse la notizia di ciò che era accaduto nel Ghetto di Roma, anche gli ebrei di Urbino che fino ad allora avevano goduto di una relativa tranquillità, dovettero nascondersi. Alessandrina Coen, con la figlia Ada e il suo bimbo, e la cugina Clara, trovarono rifugio nel convento delle suore di Santa Caterina, nel centro della città. Il Vescovo aveva “aperto i conventi”; non fu chiesto loro di battezzarsi, come accadde altrove. Furono semplicemente accolti. Quando il confessore si recava in convento, la prima ad avvicinarsi alla grata era Ada: riceveva dal sacerdote le notizie dei fratelli alla macchia in Toscana e del marito lontano.

    Dopo pochi mesi, il Vescovo stesso comunicò alle suore che la situazione si stava facendo troppo pericolosa; un presidio nazista si era stabilito nelle vicinanze ed era il caso di trovare per gli ospiti una diversa soluzione.

    Le suore invece spostarono i loro giacigli dalle celle all’atrio del convento così, se i nazisti avessero cercato di entrare, avrebbero violato la clausura.

    La Madre Superiora rispose al Vescovo: “Se si deve morire, moriremo insieme”.

    Mia nonna non lo dimenticò mai e tutta la vita rimase legata alle “sorelle”, nel reciproco rispetto della diversa fede.

    Spesso la Chiesa ha attribuito “colpe” ai suoi singoli figli (“Deploriamo profondamente gli errori e le colpe di questi figli e figlie della Chiesa”, documento Noi ricordiamo: una riflessione sulla Shoah, L’Osservatore Romano, Città del Vaticano, 16-17 marzo 1998) pretendendo l’integrità del proprio magistero.

    Ma è accaduto il contrario: “virtù” dei figli e delle figlie di una Chiesa silente. Non risulta che Pio XII abbia mai detto “Se si deve morire, moriremo insieme”.

    http://www.mosaico-cem.it/article.php?section=prima_di_tutto&id=132

    27 Ott 2008, 21:25 Rispondi|Quota
  • #4Focus on Israel

    Vaticano: apertura archivi Pio XII tra almeno sei anni
    30 ott 13:15 Politica

    CITTA’ DEL VATICANO – Solo tra sei-sette anni potranno essere aperti gli archivi segreti vaticani, relativi al periodo del pontificato di Pio XII. Lo ha dichiarato oggi padre Federico Lombardi, direttore della Sala Stampa vaticana, secondo cui “prima di allora e’ irrealistico pensare ad un’apertura agli studiosi”. (Agr)

    http://www.corriere.it:80/ultima_ora/notizie.jsp?id=%7b85C35597-B658-4AA7-91E5-0E6B86776577%7d

    30 Ott 2008, 22:48 Rispondi|Quota
  • #5Alberto P.

    Bertone, beatificazione Pio XII è competenza esclusiva della Chiesa

    Roma, 6 nov – Il Cardinal Tarcisio Bertone ha replicato per la prima volta alle polemiche riguardanti la beatificazione di papa Pio XII. Secondo Bertone la causa di beatificazione di Pio XII è “un fatto religioso che esige di essere rispettato da tutti” e che, nella sua specificità, “é di esclusiva competenza della Santa Sede”.

    9 Nov 2008, 16:12 Rispondi|Quota
  • #6Alberto P.

    Il Papa agliintellettuali islamici: «No a persecuzioni in nome di Dio»
    «Pio XII? Beatificazione è fatto religioso»
    «Polemiche strumentali incomprensibili che poco hanno a che fare con la storia, usata solo come un’arma»

    Pio XII
    CITTÀ DEL VATICANO – La beatificazione di Pio XII «è di esclusiva competenza della Santa Sede». Secca replica del segretario di Stato vaticano, cardinale Tarcisio Bertone, al ministro israeliano per gli Affari sociali Isaac Herzog e ad altri esponenti ebraici, che avevano duramente contestato l’ipotesi di beatificazione di Papa Pacelli, accusato di aver taciuto o addirittura di connivenza con i nazisti per l’Olocausto. La beatificazione.è «un fatto religioso che esige di essere rispettato da tutti», ha affermato Bertone.

    POLEMICHE STRUMENTALI – Sulla figura di Pio XII sono state sollevate «polemiche strumentali, sempre meno comprensibili e soprattutto che con la storia hanno ben poco a che fare», ha aggiunto il segretario di Stato vaticano che, intervenendo a un convegno promosso dalla Pontificia Unviersità Gregoriana per il cinquantesimo anniversario della morte di Pio XII, ha ricordato che esiste «un fondo degli archivi vaticani che arriva al 1947 ed è interamente aperto ma nonostante questo quasi inutilizzato. Evidentemente a molti la storia importa soltanto se può essere usata come un’arma». La rappresentazione di Pio XII come indifferente alla sorte delle vittime del nazismo e come «Papa di Hitler», ha proseguito il cardinale, «prima ancora che oltraggiosa, da un punto di vista storico è insostenibile, così come senza fondamento storico è l’immagine di un pontefice succube degli americani». Secondo Bertone, quindi, «di fronte agli orrori della guerra e a quella che poi sarebbe stata definita la Shoah, Papa Pacelli non restò neutrale o indifferente e quello che viene bollato come silenzio fu invece una scelta consapevole e sofferta, basata su un giudizio morale e religioso chiarissimo».

    REPLICA – «Conveniamo con il cardinale Bertone che l’opera di beatificazione va guardata con rispetto come affari interni alla Chiesa cristiana», ha replicato Riccardo Pacifici, presidente della Comunità ebraica di Roma, «purché non vengano usate strumentalmente per raccontare eventi che non corrispondono alla verità storica».

    BENEDETTO XVI E L’ISLAM – Ricevendo i partecipanti al Forum cattolico-musulmano, Benedetto XVI ha affermato che «i leader politici e religiosi hanno il dovere di assicurare il libero esercizio dei diritti nel pieno rispetto della libertà di ogni individuo e della libertà di coscienza e di religione. Le persecuzioni sono atti inaccettabili e ingiustificabili, ancora più deplorevoli se portati avanti in nome di Dio. La mia speranza è che i diritti umani fondamentali siano protetti ovunque per tutte le persone». Joseph Ratzinger esorta i rappresentanti del cristianesimo e dell’islam a impegnarsi per superare «le incomprensioni e i pregiudizi del passato e a correggere le immagini spesso distorte dell’altro che anche oggi possono creare difficoltá nelle nostre relazioni».

    http://www.corriere.it:80/cronache/08_novembre_06/bertone_pio_xii_7b487d56-abec-11dd-9d45-00144f02aabc.shtml

    9 Nov 2008, 16:13 Rispondi|Quota
  • #7Alberto P.

    Pio XII nell’ottobre ’43: tedeschi corretti con Vaticano

    di Paolo Cucchiarelli

    ROMA – C’è un nuovo tassello da inserire nel cangiante e spesso contraddittorio mosaico del rapporto tra Pio XII e gli ebrei nell’autunno del 1943, quando le Ss di Herbert Kappler arrestarono poco più di mille romani nel ghetto e nei quartieri della “città aperta” e li spedirono ad Auschwitz.

    Si tratta di documenti che arrivano dagli archivi inglesi e americani, visto che quelli vaticani sono tuttora inaccessibili. Uno di questi illustra l’incontro avvenuto due giorni dopo la retata nel ghetto, il 18 ottobre ’43, tra il Papa e l’inviato straordinario della Gran Bretagna presso la Santa Sede: in quella occasione Pio XII tace sulla retata e il diplomatico gli chiede di interpretare con maggior determinazione il suo ruolo. In quel contesto Pacelli afferma che i tedeschi si sono comportati “correttamente” con il Vaticano.

    In quelle ore il treno con gli ebrei romani sta per partire verso Auschwitz. Due mesi dopo la deportazione degli ebrei romani il Papa, il 13 dicembre del ’43, conversando con l’ambasciatore tedesco Ernest von Weiszaecker, che aveva cercato di opporsi alla deportazione, aveva illustrato la sua posizione sugli sviluppi della guerra. Il diplomatico aveva riassunto il tutto in un rapporto che è stato rintracciato durante alcune ricerche dagli studiosi Mario J. Cereghino e Giuseppe Casarrubea che le pubblicheranno in un prossimo volume.

    “Il Papa si augura – afferma il rapporto fatto avere ai servizi americani da Fritz Kolpe, la più importante ‘talpa’ che gli Usa avevano all’ interno del ministero degli Esteri tedesco – che i nazisti mantengano le posizioni militari sul fronte russo e spera che la pace arrivi il prima possibile. In caso contrario, il comunismo sarà l’unico vincitore in grado di emergere dalla devastazione bellica. Egli sogna l’unione delle antiche Nazioni civilizzate dell’Occidente per isolare il bolscevismo ad Oriente. Così come fece Papa Innocenzo XI, che unificò il continente (l’Europa) contro i musulmani e liberò Budapest e Vienna”.

    Proveniente dagli archivi inglesi è invece il resoconto dell’incontro del 18 ottobre del ’43 tra l’inviato straordinario inglese Sir D’Arcy Osborne e il Papa. Da due giorni gli ebrei romani sono stati prelevati dalle loro case; lo stesso giorno, alle 14, partiranno dalla stazione Tiburtina verso il campo di concentramento. Nulla il Papa dice di quanto è avvenuto in quelle ore. Pio XII parla della difficile situazione alimentare a Roma che potrebbe portare a tumulti e della sua volontà di non abbandonare la città a meno di non essere “rimosso con la forza”.

    L’ambasciatore è colpito dall’atteggiamento del Papa che gli dice di non avere elementi per lamentarsi del generale Von Stahel, comandante della piazza militare di Roma, e degli uomini della polizia tedesca “che finora hanno rispettato la neutralità” della Santa Sede. “Io ho replicato – scrive il diplomatico nel rapporto indirizzato al ministro degli Esteri Eden – di aver capito che quando il Vaticano parlava di preservare ‘Roma citta’ apertà, si riferisse alle operazioni militari. A parte il fatto che la denominazione ‘Citta’ apertà è una farsa, l’Urbe è alla mercé dei tedeschi che sistematicamente la privano di tutti i rifornimenti e della manodopera, che arrestano ufficiali italiani, giovani e carabinieri e che applicano metodi spietati nella persecuzione degli ebrei. (…)”.

    Il diplomatico cerca di far uscire Pio XII dal suo atteggiamento. “Io ho affermato che Egli dovrebbe fare tutto il possibile per salvaguardare lo Stato della Città del Vaticano e i suoi diritti alla neutralità. Egli ha replicato che in tal senso e fino a questo momento, i tedeschi si sono comportati correttamente”, aggiunge nuovamente il diplomatico. Una affermazione fatta mentre la città è ancora sotto choc per la retata arrivata dopo il ricatto dei 50, inutili, kg di oro chiesti agli ebrei per evitare la deportazione. “A mio parere – scrive ancora il rappresentante inglese – molta gente ritiene che Egli sottostimi la Sua autorità morale e il rispetto riluttante di cui Egli è oggetto da parte dei nazisti, dal momento che la popolazione tedesca è cattolica. Ho aggiunto di essere incline a condividere questa opinione e l’ho esortato a tenerlo bene in mente nel corso dei futuri avvenimenti, nel caso emergesse una situazione in cui fosse necessario applicare una linea forte”.

    “Mettendo a raffronto i due documenti – commentano gli studiosi – risulta chiaro che Pacelli si sente a suo agio con l’ambasciatore tedesco. Con il rappresentante inglese assume un atteggiamento freddo, facendo leva su un giudizio del tutto formale tanto da suscitare la inusitata reazione del diplomatico”. I due studiosi, già autori di un volume sulla guerra al comunismo in Italia tra il ’43 e il ’46, “Tango connection”, sottolineano la difficoltà di raccogliere in Italia elementi documentali sulla questione ebrei-Vaticano: “Tuttavia migliaia di documenti sulla situazione della Santa Sede negli anni della seconda guerra mondiale sono da tempo disponibili negli Archivi di College Park negli Stati Uniti e di Kew Gardens in Gran Bretagna. Sono carte provenienti dai fondi dei servizi segreti angloamericani, del Dipartimento di Stato Usa e del Foreign Office britannico”, spiegano. “Il nostro archivio ww.casarrubea.wordpress.com), conserva rapporti dei Servizi Usa sulle pesanti ingerenze esercitate dalla Santa Sede e in particolare da Pio XII e da Montini, il futuro Paolo VI, nella formazione del primo governo De Gasperi”.

    http://www.ansa.it/opencms/export/site/notizie/rubriche/inlavorazione/visualizza_new.html_790913848.html

    25 Nov 2008, 01:06 Rispondi|Quota
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