Per la UE Gerusalemme capitale di due Stati, irritazione in Israele

 
Emanuel Baroz
1 dicembre 2009
4 commenti

Per l’Ue Gerusalemme capitale di due Stati, irritazione in Israele

jerushalaim focus on israelGerusalemme – L’iniziativa europea potrebbe concretizzarsi già la prossima settimana. I ministri degli Esteri della Ue potrebbero chiedere in via ufficiale la divisione di Gerusalemme, capitale sia degli israeliani che dei palestinesi. Lo scrive l’edizione online del quotidiano israeliano Haaretz, citando una bozza di documento messo a punto dalla presidenza svedese di turno dell’Unione europea, che verrà sottoposta ai capi delle diplomazie dei Ventisette durante un summit di due giorni a Bruxelles il 7 e l’8 dicembre.

Secondo il giornale, il documento implica il riconoscimento europeo ad una futura proclamazione unilaterale dello Stato palestinese. Contro questo passo Israele sta conducendo una intensa campagna diplomatica e impedire l’adozione della bozza diventa importante, ma diplomatici ben informati sulle deliberazioni Ue ritengono che ormai questo sia “virtualmente inevitabile”, scrive Haaretz. Il documento esorta all’immediata ripresa dei negoziati di pace fra israeliani e palestinesi con l’obiettivo di arrivare “ad uno stato palestinese indipendente, democratico, autosufficiente, con un territorio contiguo, che comprenda Gaza e la Cisgiordania, con capitale a Gerusalemme est”.

La bozza ricorda che l’Unione Europea “non ha mai riconosciuto l’annessione di Gerusalemme est” e afferma che per giungere ad una vera pace bisogna trovare una strada per giungere ad una Gerusaleme capitale di due Stati.

(Fonte: Euronews, 1 dicembre 2009)

Nella foto: la Porta di Damasco a Gerusalemme, nel giorno di Yom Jerushalaim

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  • #1Emanuel Baroz

    L’Europa vuol dividere Gerusalemme in due per regalarla agli arabi

    di Fiamma Nirenstein

    La proposta della Svezia, presidente Ue: «Una città, due capitali» Ma così si riconosce lo Stato palestinese. E si scatena la guerra

    Dato che la sua presidenza della Unione Europea durerà fino al primo di gennaio, la Svezia fa di tutto per portare a casa più in fretta possibile qualche risultato eclatante, spingendo l’Ue verso inusitate sponde di palestinismo. Carl Bildt ministro degli esteri svedese, lo stesso che si rifiutò di dissociarsi dall’articolo del quotidiano Aftonbladet per il quale i soldati israeliani uccidono i palestinesi per commerciare nei loro organi, adesso ha preparato un documento svelato ieri dal giornale israeliano Ha’aretz. Sarà presentato la prossima settimana all’incontro dei ministri degli esteri dei 27 paesi dell’Ue: l’Unione Europea vi si pronuncia perché Gerusalemme sia divisa in due, insieme capitale israeliana e capitale palestinese. Ecco come si risolve all’Europea una delle questioni più delicate del mondo: un documento, una spina per Israele, un piacere ai palestinesi, e niente di fatto. Pare che la Germania, l’Italia, e la Spagna non vogliano starci, e invece la Francia e l’Inghilterra sì. Il solito stile che ha portato l’Europa fuori di ogni rilevanza politica in Medio Oriente. Qui, è solo l’avventata conclusione di una trattativa ancora non iniziata e mille volte abortita.

    Come è noto, Netanyahu proprio due giorni or sono ha stabilito che le costruzioni negli insediamenti vengano fermate per dieci mesi per dare un segnale ai palestinesi della volontà di Israele di andare a un tavolo di pace. Di questa mossa nel documento dell’Ue si fa un cenno sprezzante, simile molto all’atteggiamento della nomenclatura araba, dicendo solo che si spera che la mossa porti a più significativi passi per la pace. Invece, senza che i palestinesi abbiano accettato di parlare di pace, ecco che l’Unione Europea promette Gerusalemme a un’Autorità spaccata fra Fatah e Hamas; chiede il ripristino dell’uso palestinese di siti che sono serviti, come l’Oriental House, per organizzazioni politiche che hanno giuocato anche un ruolo violento; dimenticano che la gestione giordano-palestinese della città non ha mai garantito, a differenza di quella ebraica, la libertà religiosa per tutti. Ignora che la scelta di dividere Gerusalemme, se non accompagnata da una quantità di cautele, di garanzie di sicurezza e religiose, dalla delicatissima gestione del Monte del Tempio e di tutta una serie di altri siti, porterebbe a grandi disastri, a una guerra permanente.

    In una parola, difficile immaginare una gestione liberale di una città policulturale come Gerusalemme da parte di uno Stato con la Sharia. Un passo avventato, dicono gli israeliani, impedirebbe per chissà quanto tempo la ripresa di seri colloqui di pace negoziata. Sostengono che la Svezia agisce solo per polemica. Non si può essere ingenui su problemi come questo: non si può dimenticare che Ehud Barak a Camp David aveva già diviso Gerusalemme con Arafat e che questo non solo non ha portato alla pace, ma ha al contrario portato al peggiore scontro fra israeliani e palestinesi, quello dell’ Intifada del terrorismo suicida. Arafat disse che gli era impossibile accettare qualsiasi divisione perché il mondo arabo non lo avrebbe accettato. «Sarebbe la mia fine», disse.

    La divisione di Gerusalemme creerebbe un’eccitazione micidiale nel mondo islamico estremista, che vi vedrebbe uno richiamo alla battaglia definitiva. Il documento svedese intende sottoporre all’approvazione dell’Ue la scelta di Salam Fayyad per la dichiarazione unilaterale di uno Stato Palestinese, quando è evidente, ed anche statuito dalla risoluzione 242 dell’Onu, che senza accordi definitivi sui confini, sulla sicurezza, sull’economia, sulla fine dell’incitamento e della convinzione mai sopita di potere alla fine cancellare lo Stato d’Israele, per il futuro stato non c’è futuro. Senza negoziati Israele non accetterà mai di dividere con i palestinesi Gerusalemme, che hanno da poco tradito la fiducia di una suddivisione territoriale unilaterale mettendosi a sparare da ogni centimetro di terra liberata a Gaza.

    Gerusalemme ha 750mila abitanti di cui due terzi ebrei: senza garanzie, non vogliono trovarsi sotto il fuoco nemico nella strada accanto. Di destra o di sinistra, inoltre,la capitale, riconosciuta o meno dal resto del mondo, è la loro stessa identità, la identificazione con la Bibbia, con la grande storia del re David, con la gloria del Primo e del Secondo Tempio,con la sopravvivenza nelle guerre dal 48 in avanti. Gli arabi avevano sempre riconosciuto questa primogenitura nonostante l’importanza per l’Islam della città e delle bellissime Moschee che sorgono sul Monte del Tempio e sono nella religione musulmana il luogo da cui Maometto volò in cielo. Fu Arafat che negò, con invenzione mediatica potente fino a oggi, le radici ebraiche di Gerusalemme. Ora, finché i palestinesi non ammetteranno che gli ebrei a Gerusalemme ci sono nati, è inutile che Bildt si dia tanto da fare: Israele non accetterà chi li nega. L’accordo avverrà solo a un tavolo delle trattative. Forse. E semmai nonostante gli aiuti europei.

    (il Giornale, 2 dicembre 2009)

    3 Dic 2009, 11:50 Rispondi|Quota
  • #2Emanuel Baroz

    Via rappresentanza europea da Gerusalemme

    E’ la proposta che, secondo il quodidiano Haaretz, la presidenza svedese di turno dell’unione Europea farà ai ministri degli esteri il 7 e l’8 dicembre a Bruxelles

    I ministri degli Esteri della Ue potrebbero chiedere ufficialmente la settimana prossima la divisione di Gerusalemme, perche’ diventi capitale sia degli israeliani che dei palestinesi. Lo afferma l’edizione online del quotidiano israeliano Haaretz, citando una bozza di documento messo a punto dalla presidenza svedese di turno dell’Unione Europea, che verra’ sottoposto ai capi delle diplomazie dei Ventisette durante un summit di due giorni a Bruxelles il 7 e l’8 dicembre. Secondo il giornale, il documento implica un riconoscimento europeo ad una futura proclamazione unilaterale dello Stato palestinese. Israele sta conducendo una campagna diplomatica per impedire l’adozione della bozza, ma diplomatici ben informati sulle deliberazioni Ue ritengono che cio’ sia “virtualmente inevitabile”, scrive Haaretz. Il documento esorta all’immediata ripresa dei negoziati di pace fra israeliani e palestinesi con l’obiettivo di arrivare “ad uno stato palestinese indipendente, democratico, autosufficiente, con un territorio contiguo, che comprenda Gaza e la Cisgiordania, con capitale a Gerusalemme est”. La bozza ricorda che l’Unione Europea “non ha mai riconosciuto l’annessione di Gerusalemme est” e afferma che per giungere ad una vera pace bisogna trovare una strada per giungere ad una Gerusaleme capitale di due Stati.

    Quanto al recente annuncio israeliano di un congelamento per dieci mesi delle costruzioni negli insediamenti in Cisgiordania, il testo si limita a esprimere l’auspicio che “diventi un passo verso la ripresa di significativi negoziati”. Sui futuri confini, la bozza dichiara che non verra’ riconosciuto nessun cambiamento rispetto ai confini del 1967 a meno che non abbiano l’approvazione palestinese. L’Unione Europea, precisa la bozza, accoglie la proposta del primo ministro palestinese Salam Fayyad per una dichiarazione unilaterale d’indipendenza e “sara’ in grado, al momento appropriato, di riconoscere uno stato palestinese”. L’iniziativa svedese e’ stata seguita da vicino dall’ambasciatore israeliano presso la Ue, Ran Kuriel, secondo il quale Gran Bretagna e Francia sostengono Stoccolma, con Germania, Spagna e Italia sono restii a porsi a fianco d’Israele. Secondo il ministero degli Esteri israeliano, la Svezia porta avanti un’esplicita “linea antiisraeliana” che rendera’ “irrilevante” la posizione europea nel processo di pace.

    Diplomatici europei citati da Haaretz sostengono che malgrado siano stati fatti cambiamenti a favore d’Israele nel testo, non vi e’ praticamente possibilita’ di impedire la richiesta della divisione di Gerusalemme. Gli europei ritengono infatti che la dichiarazione europea potrebbe aiutare i palestinesi a tornare al tavolo del negoziato, offrendo garanzie su Gerusalemme anche se Israele non ha accettato di congelarvi le costruzioni.

    (Vita.it, 1 dicembre 2009)

    3 Dic 2009, 11:51 Rispondi|Quota
  • #3Emanuel Baroz

    Frattini: No a una proclamazione unilaterale dello stato palestinese

    ROMA, 1 dic – ”Tutto cio’ che e’ unilaterale va nella direzione sbagliata”. Cosi’ il ministro degli Esteri Franco Frattini, nel corso di una conferenza sulla politica estera italiana, ha ribadito la necessita’ di riprendere il processo di pace in Medio Oriente senza una proclamazione ”unilaterale dello Stato palestinese” che precluderebbe ”i negoziati” con Israele.

    Riguardo all’iniziativa della presidenza svedese dell’Ue che ha proposto la proclamazione di Gerusalemme Est capitale sia di Israele che della Palestina, Frattini ha detto: ”Non sono decisioni dell’Europa. Non sono nemmeno stati affrontati questi argomenti se non in negativo, ovvero affermando che la proclamazione unilaterale precluderebbe il negoziato”.
    Frattini ha inoltre annunciato che a breve si rechera’ a Tel Aviv: ”Questa visita sara’ l’occasione per sostenere con forza la ripresa del processo di pace”. Secondo il titolare della Farnesina, pero’, e’ ”essenziale il congelamento degli insediamenti israeliani” in Cisgiordania.

    (ASCA, 1 dicembre 2009)

    3 Dic 2009, 11:52 Rispondi|Quota
  • #4Emanuel Baroz

    La solita Svezia antisemita vuole scatenare la terza intifada

    Scritto da Watch International

    Mercoledì 02 Dicembre 2009 08:50

    Quando si sostiene che la Svezia è una nazione antisemita non lo si fa perché “ogni contestatore di Israele è considerato un antisemita”. Non è vero, ci sono contestatori della politica israeliana tutt’altro che antisemiti. Lo si sostiene semplicemente perché è vero.

    Qualche mese fa un giornale svedese, appoggiato e coperto dal Governo, scrisse un articolo falso e altamente diffamante dove si sosteneva che i militari israeliani uccidevano i palestinesi per prendergli gli organi. Naturalmente era una storia inventata di sana pianta per gettare discredito sull’esercito israeliano e per far apparire gli ebrei come una sorta di vampiri. Una tecnica tipica di quei paesi arabi palesemente antisemiti.

    Questo era solo l’ultimo episodio di una lunga serie che aveva visto la Svezia in prima fila tra i paesi chiaramente antisemiti, un termine ben lontano dall’essere contrari alla politica israeliana o addirittura dall’essere anti-israeliano. Ieri l’ennesima prova dell’antisemitismo svedese. Su proposta della Svezia, in qualità di presidente di turno dell’Unione Europea, si sta cercando di far passare un documento nel quale l’Europa riconosca Gerusalemme come capitale dello stato palestinese. In pratica la Svezia sostiene la linea dei paesi arabi apertamente antisemiti secondo i quali Gerusalemme non è la capitale di Israele ma deve essere la capitale dello stato palestinese e gli israeliani devono andarsene.

    A parte che gli svedesi ci dovrebbero spiegare a quale stato palestinese si riferiscono. Quello guidato da Hamas oppure quello guidato dalla ANP? La differenza non è roba da poco. Attualmente la Palestina è divisa in due e non è stata divisa dagli israeliani ma dagli stessi palestinesi. C’è lo stato palestinese di Gaza e c’è lo stato palestinese della Cisgiordania. Due governi differenti, due legislazioni differenti, persino due religioni diverse (fondamentalista a Gaza, meno fondamentalista in Cisgiordania). Ma, ammettendo per assurdo (ma proprio per assurdo) che ci fosse un solo stato palestinese, Gerusalemme è l’attuale capitale di Israele, lo è dalla sua nascita sebbene allora la parte occidentale fosse stata lasciata agli arabi. Solo dal 1967 Israele occupa anche la parte occidentale a seguito della guerra con la quale gli arabi volevano spazzare via la piccola democrazia ebraica. Gli arabi hanno attaccato Israele, le hanno prese e hanno perso Gerusalemme. E allora? Adesso Israele dovrebbe cedere l’incedibile capitale a non si sa bene quale stato palestinese? Ma per favore. Non ci credono nemmeno gli svedesi. Eppure la proposta l’hanno fatta ben sapendo che è inattuabile ma che avrebbe accentuato gli attriti in un momento molto delicato. Lo hanno fatto apposta? Lo hanno fatto per scatenare una terza intifada? Probabilmente si. La Svezia ha fatto questa proposta solo per scatenare una nuova rivolta palestinese. Non vediamo nessun altro motivo.

    L’Italia, per bocca del suo Ministro degli Esteri, Franco Frattini, ha già detto che non ci sta. Vediamo adesso cosa faranno gli altri Paesi ma è prevedibile che avranno l’intelligenza politica per bocciare la proposta antisemita svedese. Di certo qualche misura contro l’antisemitismo svedese dovrà essere presa. Intanto, Europa o non Europa, Svezia o non Svezia, Gerusalemme è la capitale di Israele e lo rimarrà fino alla fine dei tempi.

    http://www.watchinternational.org/index.php?option=com_content&view=article&id=145:2009-12-02-08-52-11&catid=1:medio-oriente&Itemid=16

    8 Dic 2009, 12:58 Rispondi|Quota
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