Nell’ANP continuano le lotte interne per la presa del potere

 
Emanuel Baroz
1 giugno 2014
2 commenti

Frattura nel cuore dell’ANP

La condanna di Dahlan da parte di una corte palestinese nasconde una profonda frattura interna all’ANP.

di Andrea Ranelletti

abu-mazen-fatah-anp-dahlan-intrafada-palestinese-focus-on-israelNella Striscia di Gaza e nel West Bank (Giudea e Samaria) è in corso da lungo tempo una radicale ristrutturazione dei rapporti di forza tra Hamas e al-Fatah: i due movimenti palestinesi sono in preda a una crisi politica e di consensi che li sta spingendo a rivedere le proprie strategie per il futuro. Se Hamas sta soffrendo a causa della caduta della Fratellanza Musulmana in Egitto, suo principale alleato internazionale, e del raffreddamento dell’interesse iraniano nei suoi confronti, anche lo storico rivale al-Fatah sta subendo una crisi interna di particolare gravità.

Una serie di lotte intestine per la successione di Mahmoud Abbas a capo dell’ANP, aperte dalla sua decisione di non partecipare alle prossime elezioni per la presidenza, sta mettendo a soqquadro i fragili equilibri interni al partito. Mohammed Dahlan, ex uomo forte di al-Fatah a Gaza sostenuto da Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti, ha cercato di imporre il proprio nome come principale candidato alla successione, stringendo una rete di relazioni con le varie anime della militanza palestinese dalla sua residenza di Dubai, dove si trova in esilio da quando nel 2010 ha rotto i rapporti con la leadership di al-Fatah. Il fallimento di vari tentativi di riuscire a placare la conflittualità e individuare modalità di convivenza interna al partito con Mahmoud Abbas hanno contribuito a complicare la situazione spingendo i due a scambiarsi dure accuse, tra cui quella di aver assassinato Yasser Arafat. Dahlan ha inoltre a più riprese rinfacciato ad Abbas la sua decisione di aver tenuto aperto una linea di dialogo con Israele e un suo presunto nepotismo.

Per cercare di erodere la leadership di Abbas e costruirsi una rete di alleanze internazionali da spendere nel momento della campagna elettorale, Dahlan ha effettuato nel corso degli ultimi mesi una visita al Cairo, dove è stato a colloquio con l’allora Ministro della Difesa Abdel-Fattah al-Sisi, recentemente eletto Presidente del Paese. Inoltre, a gennaio Dahlan si è recato nella Striscia di Gaza per aprire una linea di dialogo con i vertici di Hamas: l’apertura di un dialogo tra Dahlan ed Egitto potrebbe spingere Hamas a guardare con favore una sua eventuale presa di potere, che potrebbe tornare utile per discutere un’eventuale sospensione del blocco ai confini di Gaza messo in atto dalle autorità egiziane, che sta producendo il dissanguamento economico del movimento islamista e dell’intera Striscia. Dal canto suo, con l’intento di contenere il rischio di una possibile presa del potere da parte di Dahlan, Abbas ha ristrutturato il Comitato Centrale del movimento per emarginare gli uomini vicini al rivale, cercando di ridurre in maniera drastica il loro peso all’interno delle Forze di sicurezza. Tale aperta ingerenza all’interno dell’apparato di sicurezza ha portato forti critiche nei confronti dell’attuale capo dell’Autorità Nazionale.

Una nuova polemica è esplosa nel tardo maggio, quando una sentenza di una corte palestinese, emanata a inizio marzo ma resa pubblica solo due mesi e mezzo più tardi, ha condannato Dahlan a due anni di carcere per aver “insultato le pubbliche istituzioni” della Palestina. Secondo quanto riportato nella sentenza, alcuni ufficiali palestinesi avrebbero accusato Dahlan di aver rivolto ingiurie alle forze dell’ordine della Palestina, accusate di curarsi solo di “proteggere coloni israeliani” e a Mahmoud Abbas, accusato di aver manovrato l’ANP per proteggere i propri interessi personali.

Non ha tardato a fornire la propria versione dei fatti Mohammad Dahlan, che ha definito la propria condanna come un espediente pensato per impedirgli di correre alle prossime elezioni presidenziali e parlamentari. Secondo Dahlan, il tempismo della condanna è pensato per «distruggere ogni suo tentativo di partecipazione alle prossime elezioni», ed Abbas sta utilizzando la corte come “strumento al servizio delle proprie mire” nei suoi confronti.

A inizio aprile, il sito d’informazione ‘Middle East Monitor’ riferì di indiscrezioni secondo le quali le autorità israeliane avrebbero preso in considerazione la possibilità di avvicinarsi a Dahlan per cercare di stabilire un nuovo asse per la pace in Palestina con Emirati Arabi Uniti, Arabia Saudita ed Egitto. La possibile decisione israeliana di mettere da parte Abbas potrebbe essere però osteggiata dagli Stati Uniti, che guardano con preoccupazione l’inimicizia assoluta tra Dahlan e ampia parte delle attuali istituzioni palestinesi. «Gli Stati Uniti non sono pronti a stringere accordi con Dahlan» continua il Middle East Monitor, perché «nel 2007 gli diedero fiducia e gli fornirono enormi quantità di denaro per indebolire il governo di Hamas, ma lui fallì».

Nell’articolo “The Contested Return of Mohammad Dahlan” pubblicato sul quotidiano libanese ‘Daily Star’, i giornalisti Mahmoud Jaraba e Lihi Ben Shitrit fanno il punto sulla situazione, analizzando la complessità della situazione e i rischi legati ai potenziali sviluppi futuri: «L’ultima escalation nella disputa tra Abbas e Dahlan mette in mostra il caos e la complessa disputa sulla successione interna a Fatah, e minaccia di deteriorare ulteriormente l’immagine pubblica del movimento e alienargli l’opinione pubblica palestinese. Ancor peggio, potrebbe condurre a violenze tra supporter di entrambe le parti prima della conferenza generale del movimento che si terrà nell’agosto prossimo».

(Fonte: L’Indro, 31 maggio 2014)

Nella foto in alto: Mohammed Dahlan e Abu Mazen

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  • #1Alberto Pi

    3 giugno 2014 – A proposito del governo di unità palestinese varato lunedì, il Ministro degli esteri israeliano Avigdor Lieberman ha detto a YnetNews che Israele deve seguire gli sviluppi senza che vi sia bisogno di fare dichiarazioni premature o superflue. “Se qualcosa deve essere fatto, sarà fatto – ha detto Lieberman – ma non sono particolarmente agitato per quello che sta succedendo a Ramallah”. Il ministro delle finanze Yair Lapid ha detto che “nelle prossime settimane dovremo saperne di più su questo governo e vedere che direzione prendono le cose. Questo non è il momento di incitare quanto piuttosto di contenere”.

    3 giugno 2014 – Il Dipartimento di Stato americano ha detto lunedì sera che prevede di continuare a erogare aiuti ai palestinesi nonostante il presidente dell’Autorità Palestinese Mahmoud Abbas (Abu Mazen) abbia varato un nuovo governo di unità che incorpora Hamas, organizzazione considerata terroristica anche dagli Usa. La portavoce del Dipartimento di stato portavoce Jen Psaki ha detto che “sulla base di ciò che sappiamo”, l’amministrazione Obama intende continuare a lavorare con il governo di unità palestinese Fatah-Hamas, sottolineando che Abu Mazen “ha promesso di impegnarsi per le condizioni del Quartetto”, e che gli Stati Uniti “valuteranno la composizione e le politiche del nuovo governo palestinese calibrando il proprio approccio di conseguenza.”

    3 giugno 2014 – Il gabinetto di sicurezza israeliano, convocato lunedì dopo la formazione del governo di unità palestinese, ha deciso all’unanimità di ribadire la politica contraria a negoziare con un governo che includa Hamas. Il governo ha inoltre autorizzato il primo ministro Benjamin Netanyahu a disporre contro l’Autorità Palestinese eventuali sanzioni, che per ora non vengono specificate. “Abu Mazen ha detto sì al terrorismo e no alla pace, in diretta continuazione con la sua politica di rifiuto delle offerte di pace – ha detto Netanyahu – Noi rimaniamo impegnati nel processo di pace, mentre Abu Mazen incita contro Israele e si allea con Hamas, che è un’organizzazione terroristica. L’accordo con Hamas – ha aggiunto il primo ministro israeliano – rende Abu Mazen direttamente responsabile per qualsiasi attività terroristica che origini da Gaza, compresi i razzi Qassam”.

    3 giugno 2014 – Il “primo ministro” uscente di Hamas, Ismail Haniyeh, ha salutato come “una giornata storica per il bene della causa palestinese” il varo lunedì del governo di unità nazionale, e ha aggiunto: “Oggi c’è un esercito, le Brigate Izz ad-Din al-Qassam (ala militare di Hamas), e la resistenza è in ottima forma”. Dal canto suo, il presidente dell’Autorità Palestinese Mahmoud Abbas (Abu Mazen), aprendo la prima riunione del nuovo governo di unità palestinese, ha detto che il governo è impegnato per la soluzione a due Stati e per la cooperazione con Israele sulle questioni di sicurezza “in modo da preservare gli interessi palestinesi”.

    3 giugno 2014 – “E’ sorprendente come certi governi europei condannino con veemenza l’attentato di Bruxelles e poi parlino in modo ambiguo o persino amichevole di un governo palestinese con Hamas, un gruppo terroristico che organizza e rivendica con orgoglio proprio quel genere di attentati criminali”. Lo ha detto martedì il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu parlando alla Commissione esteri e difesa della Knesset.

    3 giugno 2014 – Alla vigilia della cerimonia di giuramento del governo palestinese Fatah-Hamas, il Segretario di stato Usa John Kerry ha telefonato al presidente dell’Autorità Palestinese Mahmoud Abbas (Abu Mazen) per esprimere “preoccupazione circa il ruolo di Hamas in qualsiasi governo”. Lo ha detto domenica ai giornalisti la portavoce del Dipartimento di stato, Jen Psaki, aggiungendo che Kerry ha ribadito l’importanza dell’accettazione dei principi del Quartetto (Usa, Ue, Russia, Onu).

    3 giugno 2014 – Siria. Razzi sparati lo scorso fine settimana da forze ribelli contro zone controllate dal governo nella città di Aleppo hanno ucciso 50 persone, compresa una decina di bambini. Lo ha detto lunedì l’Osservatorio siriano per i diritti umani, ricordando che i ribelli avevano minacciato di intensificare gli attacchi contro obiettivi statali alla vigilia delle elezioni presidenziali. Altre 13 persone sono invece morte domenica notte quando forze del presidente Bashar Assad hanno lanciato barili esplosivi su quartieri ribelli della città.

    3 giugno 2014 – Il nuovo governo di unità palestinese ha prestato giuramento, lunedì presso la sede dell’Olp a Ramallah, alla presenza del presidente dell’Autorità Palestinese Mahmoud Abbas (Abu Mazen) che ha salutato di “fine della pagina nera della divisione palestinese”. Ricomposta all’ultimo minuto una frattura fra Fatah e Hamas sulla questione del Ministero “dei prigionieri”, incarico provvisoriamente affidato al primo ministro Rami Hamdallah. Il nuovo governo conta 17 ministri definiti “tecnici”, cinque dei quali di Gaza. Il premier Hamdallah terrà anche il portafoglio degli interni. Negli ultimi sette anni erano falliti ripetuti tentativi di riconciliazione fra le due fazioni rivali. Oggi però, secondo gli osservatori, entrambe hanno buone ragioni per ricucire i rapporti: Hamas è in grave crisi finanziaria a causa dell’ostilità dell’Egitto di Abd al-Fattah al-Sisi, mentre Abu Mazen ha bisogno di un risultato politico dopo aver lasciato naufragare i colloqui di pace con Israele a fine aprile.

    3 giugno 2014 – Siria. Esponenti dell’opposizione hanno accusato il regime di nascondere armi chimiche in regioni remote alawite nel nord-ovest del paese, violando l’impegno preso con la comunità internazionale per l’eliminazione di tutto l’arsenale chimico siriano entro la fine di giugno. Un esponente anti-Assad ancora in contatto con elementi della sicurezza del regime ha parlato a Times of Israel di veicoli giunti nella notte del 16 aprile a Jourin, 100 km a nord-ovest di Hama, carichi di sostanze chimiche poi immagazzinate sottoterra. La fonte sostiene che il regime sta anche trasferendo sostanze tossiche e missili con testate chimiche da un centro di ricerca della città di Marzaf, 20 km a nord-ovest di Hama, in un campo a nord-est di Masyaf, 50 km a ovest di Hama. Times of Israel non ha trovato conferma indipendente dell’informazione, mentre l’Organizzazione internazionale per la proibizione delle armi chimiche, incaricata dello smaltimento delle scorte siriane, non ha risposto a una richiesta di commento.

    3 giugno 2014 – Colpi di mortaio sparati dal territorio siriano sono caduti lunedì mattina vicino a una postazione delle Forze di Difesa israeliane nella regione del Monte Hermon. Il portavoce militare ha detto che le forze israeliane hanno reagito con fuoco d’artiglieria diretto verso l’origine dell’attacco.

    3 giugno 2014 – L’aviazione israeliana ha reagito lunedì mattina ai lanci di razzi palestinesi del giorno prima colpendo due obiettivi terroristici nel nord e nel centro della Striscia di Gaza.

    3 giugno 2014 – Amnesty International ha pubblicato un rapporto sulle violazioni della libertà accademica in Iran nel quale esorta il presidente iraniano Hassan Rouhani a fare di più per ripristinare la libertà accademica nel paese e permettere alla popolazione di condividere liberamente conoscenze ed esperienze. Il rapporto sottolinea che durante il regime dell’ex presidente Mahmoud Ahmadinejad le autorità si sono adoperate per mettere a tacere le opinioni critiche, concentrandosi in particolare sulle università del paese.

    3 giugno 2014 – Annullata domenica a Pittsburgh (Usa) una mostra d’arte che avrebbe dovuto esporre opere di artisti israeliani, palestinesi e americani. L’iniziativa, intitolata “Luoghi di passaggio: confini, muri e cittadinanze”, era stata attaccata da parte palestinese per i concetti di “dialogo” e “collaborazione” che comparivano nella presentazione. A quel punto gli artisti israeliani si erano ritirati per permettere la partecipazione dei colleghi palestinesi al riparo da rischi e minacce, ha spiegato al Jewish Chronicle Tavia La Follette, curatrice della mostra. Ma a due giorni dall’apertura, prevista per l’1 giugno, gli artisti palestinesi si sono a loro volta ritirati dicendo: “E’ ormai chiaro che quella che avevamo considerato una vittoria, cioè l’esclusione degli israeliani dalla mostra, verrà utilizzata dai mass-media contro la parte palestinese. Per questo abbiamo chiesto con forza alla gestione di cancellare tutta la mostra, ribadendo che siamo disposti a future collaborazioni purché senza alcuna partecipazione di Israele”.

    3 giugno 2014 – Il capo di Hezbollah Hassan Nasrallah si è incontrato più volte a lungo, la scorsa settimana, con esponenti di spicco di Hamas. Lo ha scritto sabato Al-Akhbar, giornale libanese vicino a Hezbollah. Gli incontri mirano a favorire un riavvicinamento tra il gruppo sciita libanese Hezbollah e i suoi protettori iraniani, da una parte, e il gruppo palestinese sunnita Hamas, dall’altra. I rapporti Hezbollah-Hamas si sono raffreddati a causa del conflitto tra sunniti e sciiti in tutta la regione, che ha visto Hezbollah e Iran schierati con il presidente siriano Bashar Assad (alawita), mentre Hamas nel 2012 ha lasciato il suo quartier generale a Damasco. La caduta del presidente islamista Mohamed Morsi in Egitto nel 2013 ha tuttavia costretto Hamas a cercare di riallacciare i rapporti con gli ex alleati islamisti sciiti.

    2 giugno 2014 – Una volta formato il governo di unità nazionale annunciato per lunedì, Hamas non intende accettare il proseguimento della cooperazione sulla sicurezza fra Autorità Palestinese e Israele. Lo ha detto sabato il vice capo di Hamas a Gaza Moussa Abu Marzouk, citato da Israel Radio. Sempre sabato, un altro esponente di primo piano di Hamas, Muhammad Nazal, aveva dichiarato all’organo ufficiale dell’organizzazione che Hamas non intende abbandonare la lotta armata contro Israele. Nazal ha detto che Hamas resterà impegnata nella resistenza “in tutte le sue forme” fino alla completa liberazione della Palestina. Mercoledì scorso, ricevendo a Ramallah un gruppo di 200 attivisti pacifisti israeliani, il presidente dell’Autorità Palestinese Mahmoud Abbas (Abu Mazen) aveva invece dichiarato che la cooperazione sulla sicurezza con Israele è “sacra” e che sarebbe continuata anche dopo la formazione di un governo di unità con Hamas. Abu Mazen aveva aggiunto che Fatah non è obbligata a scegliere tra riconciliazione con Hamas e negoziati con Israele, spiegando: “Nell’islam si possono sposare quattro mogli. Noi ne abbiamo sposate due”.

    2 giugno 2014 – Allarme razzi palestinesi, domenica sera, nella regione di Sha’ar HaNegev (presso la striscia di Gaza).

    2 giugno 2014 – Il ministro israeliano delle finanze Yair Lapid domenica ha ufficialmente dichiarato il 2014 anno di siccità. L’annuncio prevede indennizzi per gli agricoltori delle zone più colpite dalla mancanza di precipitazioni durante lo scorso inverno, per un importo totale stimato a quasi 10 milioni di shekel (più di 2 milioni di euro): una cifra relativamente bassa rispetto alle siccità precedenti. Negli ultimi 9 anni Israele ha sviluppato 4 grandi impianti di desalinizzazione che lo mettono relativamente al riparo dagli effetti degli anni di siccità.

    2 giugno 2014 – A proposito dell’annunciata formazione di un governo di unità palestinese Fatah-Hamas, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha aperto domenica la seduta settimanale del governo esortando “tutti i soggetti responsabili della comunità internazionale a non precipitarsi a riconoscere un governo palestinese che si basa su Hamas”. Hamas è considerata organizzazione terroristica dai governi occidentali.

    2 giugno 2014 – Mohamed bin Hammam, dirigente del calcio del Qatar, avrebbe pagato più di 5 milioni di dollari a funzionari calcistici di alto livello internazionale per ottenere che si tenga in Qatar la Coppa del Mondo 2022. Lo ha scritto domenica il Sunday Times, secondo il quale vi sono documenti che svelano i pagamenti segreti fatti a membri chiave del comitato dirigente della FIFA in cambio dei loro voti. Dopo la notizia, vari funzionari del calcio, politici ed esperti anti-corruzione hanno chiesto di rimettere in discussione la decisione. Secca smentita delle autorità calcistiche del Qatar. Mohamed bin Hammam era già stato squalificato a vita dalla FIFA nel 2011 dopo che era stato colto nel tentativo di corrompere i funzionari perché lo eleggessero presidente della FIFA. Il bando è stato revocato un anno più tardi, dopo un suo appello in questo senso.

    2 giugno 2014 – L’agenzia di stampa ufficiale iraniana IRNA ha confermato domenica l’avvenuta esecuzione di Gholamreza Khosravi, un membro dell’opposizione condannato a morte nel 2010 con l’accusa d’aver fornito foto di strutture militari e aiuto finanziario ai Mujahedeen-e-Khalq (MEK). Il MEK contribuì nel 1979 a rovesciare lo Scià, ma poi ruppe coi religiosi musulmani sciiti che avevano preso il potere e da allora è considerato da Teheran un gruppo terroristico.

    2 giugno 2014 – Le Autorità libanesi hanno comunicato a più di un milione di profughi siriani che perderanno lo status di rifugiati se attraverseranno il confine per recarsi a votare alle elezioni presidenziali di martedì in Siria. Decine di migliaia di siriani hanno già votato presso la loro ambasciata a Beirut la settimana scorsa e i libanesi anti-Assad appaiono irritati per quello che sembra essere un vasto sostegno al presidente siriano fra i profughi giunti nel paese.

    2 giugno 2014 – La polizia francese ha arrestato un uomo sospettato d’essere coinvolto nel recente attentato al Museo Ebraico di Bruxelles (4 morti). Lo hanno confermato domenica fonti ufficiali in Belgio e in Francia. Secondo l’agenzia AFP, che cita fonti vicine alle indagini, si tratterebbe di Mehdi Nemmouche, 29enne francese arrestato venerdì nella città meridionale di Marsiglia in possesso di kalashnikov e pistola. Mehdi Nemmouche, originario della città settentrionale di Roubaix, era già stato in carcere nel 2012 ed è sospettato d’aver soggiornato nel 2013 in Siria con gruppi jihadisti.

    2 giugno 2014 – Un razzo palestinese lanciato dalla striscia di Gaza contro Israele si è abbattuto nelle prime ore di domenica mattina in un campo aperto, nella zona di Eshkol.

    1 giugno 2014 – Il presidente dell’Autorità Palestinese Mahmoud Abbas (Abu Mazen) ha detto sabato a un gruppo di attivisti francesi filo-palestinesi che lunedì annuncerà la formazione di un governo di unità nazionale Fatah-Hamas. Il gruppo militante islamista Hamas è considerato un’organizzazione terroristica da Israele e dalle democrazie occidentali. Israele ha denunciato l’ingresso del gruppo terrorista Hamas nel governo palestinese come un colpo alle speranze di pace, specificando che non intende negoziare con un governo sostenuto da Hamas che è votata alla distruzione dello stato ebraico.

    1 giugno 2014 – Le autorità israeliane nei Territori hanno respinto sabato la richiesta di tre palestinesi dalla striscia di Gaza di recarsi in Cisgiordania. I tre sarebbero stati nominati ministri del nuovo governo di unità nazionale palestinese Fatah-Hamas. Dal 2007, il gruppo terroristico Hamas esercita potere assoluto sulla striscia di Gaza.

    1 giugno 2014 – Sventato attentato suicida palestinese. Le guardie di frontiera israeliane in servizio al posto di blocco di Tapuach (Cisgiordania) hanno individuato in tempo, fermato e disarmato un palestinese che aveva addosso barre di ferro collegate a un ordigno esplosivo. L’anno scorso, allo stesso posto di blocco i soldati israeliani avevano ucciso un terrorista palestinese che aveva aperto il fuoco verso le persone in attesa a una vicina fermata d’autobus.

    1 giugno 2014 – Siria. Almeno 40 soldati sono rimasti uccisi sabato per un attentato esplosivo dei ribelli sotto una base militare nella città di Aleppo. Lo ha annunciato il Fronte Islamico, un’organizzazione ombrello dei ribelli anti-Assad.

    1 giugno 2014 – Gli organi di Zohar Ergaz, un bambino israeliano di 11 mesi morto la scorsa settimana per un incidente domestico, hanno salvato la vita di Muhammad Mujahed, sette mesi di vita, palestinese di Gerusalemme est. Il Centro medico pediatrico Schneider di Petach Tikva ha dichiarato che il trapianto di fegato è avvenuto con successo e che le condizioni di Mujahed sono buone e stabili. I genitori di Mujahed hanno voluto esprimere condoglianze e gratitudine alla famiglia Ergaz.

    1 giugno 2014 – Il Ministro israeliano per gli affari strategici Yuval Steinitz ha smentito sabato il reportage del settimanale americano Newsweek (basata su “fonti anonime” citate in un libro di prossima uscita) secondo cui nel 1999 Israele avrebbe intercettato le conversazioni tra l’allora presidente Usa Bill Clinton e l’allora presidente siriano Hafez Assad. “Abbiamo preso la decisione strategica di non effettuare intercettazioni di questo genere”, ha affermato Steinitz.

    (Fonte: Israele.net)

    3 Giu 2014, 13:52 Rispondi|Quota
  • #2Parvus

    Nell’Anp è necessario un cambio di generazione. Persone nate in Israele ben difficilmente firmerebbero un compromesso in base al quale rinuncerebbero a Israele in cambio della nascita della palestina.

    8 Giu 2014, 17:32 Rispondi|Quota