Quei bambini palestinesi sfruttati da Hamas e dai mass media italiani contro Israele

 
Emanuel Baroz
27 luglio 2014
6 commenti

Basta con quei bambini usati contro Israele

di Fabrizio Rondolino

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Smettiamola con i bambini: i bambini in guerra muoiono come chiunque altro, perché la guerra è orrenda. Sono morti e muoiono dappertutto, i bambini: a Belgrado e in Kosovo, in Iraq e in Siria e ovunque si combatta una guerra. Ne sono morti molti anche a Dresda, sotto i bombardamenti alleati che hanno piegato Hitler, e a Hiroshima e Nagasaki, dove le atomiche americane hanno portato la pace nel Pacifico. Dunque il problema non è se muoiono i bambini, ma se è giusta la guerra.

I media italiani sono quasi tutti totalmente subornati alla propaganda di Hamas, che sfrutta cinicamente le vittime civili – molte delle quali sono letteralmente costrette dai terroristi a restare nelle case o a salire sui tetti – per muovere a pietà l’Occidente.

I nostri media ogni giorno si prestano alla pornografia della morte, ogni giorno titolano in prima pagina sui morti innocenti: così l’attenzione non è più sulle ragioni della guerra, sul terrorismo di Hamas, sull’offensiva fondamentalista islamica che da Mosul a Gaza ha come obiettivo i valori e le libertà dell’Occidente, ma sui bambini, decontestualizzati e angelicati nel pantheon delle emozioni mediatiche: e chi non inorridisce di fronte a un bimbo morto ammazzato?

I nostri media non osano scrivere che Israele uccide senza scrupoli, ma probabilmente lo pensano e di sicuro vogliono farcelo credere. Giocano con i sentimenti e ricattano ogni giorno i lettori: da una parte ci sono i bambini morti, e dall’altra c’è – senza dirlo mai esplicitamente, per paura e vigliaccheria – un esercito spietato, un governo spietato, uno Stato e un popolo spietati.

Israele non è spietato. Non è neanche guerrafondaio: non lo è mai stato. Tutte le guerre che Israele ha dovuto combattere dal 15 maggio 1948, cioè dal giorno della sua nascita, sono state e sono guerre di difesa. Ogni volta che Israele è stato costretto a prendere le armi e a versare il sangue dei suoi figli, è perché ha subito un attacco mortale. Questa guerra non è diversa: Hamas, attraverso i tunnel e con i razzi, ha colpito e colpisce Israele, e Israele non ha altra scelta che difendersi.

Di tutto questo ai media italiani importa molto poco. La guerra è uno spettacolo, e più grande è l’orrore più il pubblico accorre. I bambini morti commuovono e lo sdegno assolve la coscienza: e che importa se Hamas ha scritto nel suo statuto che Israele va cancellato dalla carta geografica, o che nascondere i razzi nelle scuole e negli ospedali è un crimine contro l’umanità, o che i tunnel con aria condizionata costruiti per ammazzare i cittadini israeliani potrebbero accogliere i civili palestinesi durante i bombardamenti e ridurre a zero le vittime.

Così monta nell’opinione pubblica un’ondata molto pericolosa, che comincia col distinguere dottamente fra gli ebrei – una specie di idea platonica da commemorare compunti nel Giorno della Memoria – e il governo di Israele, poi s’allarga allo Stato ebraico nel suo insieme, la cui stessa esistenza è considerata un’anomalia, e infine sfocia nell’antisemitismo esplicito, nell’assalto ad una sinagoga a Parigi o nelle botte ai calciatori del Maccabi Haifa in Austria. Di questo l’informazione porta una responsabilità pesante, di cui prima o poi dovrà rendere conto.

Criticare Israele non è antisemitismo: lo fanno molti ebrei e lo fanno molti israeliani (non altrettanto si può dire dell’altra parte). Ma dipingere giorno dopo giorno Israele come un mostro, speculando sui sentimenti più elementari dell’opinione pubblica e rifiutandosi di illustrarne le molte ragioni, produce nel tempo un diffuso e pericoloso sentimento antiebraico, tanto più intollerabile quanto più è evidente che Israele, in questa come in tutte le altre guerre, è la vittima.

Israele ha il diritto di continuare a combattere fino a che l’ultimo tunnel e l’ultimo razzo di Gaza non saranno annientati (o fino a quando Hamas non annuncerà il disarmo unilaterale), perché ha diritto ad esistere. Che altro dovrebbe fare, che altro potrebbe fare Israele per fermare la guerra? L’unica opzione che il terrorismo palestinese gli offre è scomparire. L’unica scelta che ha è difendersi. Chi non comprende a fondo questo punto, chi specula sui morti innocenti e si nasconde, naturalmente in nome della “pace”, dietro un’ammiccante equidistanza, fa la parte dell’utile idiota di Hamas. E una scelta legittima, ma bisogna saperlo e assumersene la responsabilità.

(Fonte: Europa, 26 Luglio 2014)

Nella foto in alto: bambini palestinesi sfruttati da Hamas

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  • #1Emanuel Baroz

    L’UNICEF dichiara guerra ai bambini israeliani

    di Giulio Meotti*

    Tutti i leader di Hamas, da quello politico come Ismail Haniyeh a quello militare come Mohammed Deif, si sono probabilmente nascosti in un bunker sotto l’ospedale di Shifa: la più grande struttura sanitaria di Gaza, come d’altro canto fecero durante l’ultima operazione israeliana del 2012

    Ancora una volta, gli islamici adottano tutto il loro arsenale umanitario contro Israele, impiegando i bambini come scudi umani.

    A Shuja’iya i terroristi musulmani lanciano razzi – i missili iraniani tipo Grad – dalla moschea di Abu Ayn, dall’ospedale Wafa e da un giardino per bambini. Ma l’UNICEF, l’agenzia ONU dedicata ai diritti del fanciullo, non ha mai fatto sentire la sua voce contro la dirigenza palestinese.

    Forse l’UNICEF crede che sia accettabile insegnare ai bambini palestinesi a farsi saltare in aria per uccidere gli ebrei, pagandoli per usare armi, o per lanciare pietre contro i soldati israeliani, mettendo a rischio la loro stessa esistenza?

    La filosofia dietro l’impiego di donne, bambini e civili è stata ben descritta dall’ex ministro di Hamas Fathi Hammad: «È come dire al nemico sionista: “noi desideriamo la morte come voi desiderate la vita”».

    Uno spot televisivo apparso sulla TV di Hamas recita: «Le bombe sono più preziose dei bambini». In altre parole: tu bambino sei un potenziale shahid, un martire, per cui non lasciare la tua casa quando ricevi un avvertimento dagli israeliani, ma proteggi con il corpo il corpo dei mujahedeen. La guerra santa vale più della tua vita.

    Questa strategia risale a quando Israele si è ritirato da Gaza. Il 20 novembre 2006, l’esercito israeliano comandò l’evacuazione della casa del capo terrorista Waal Rajeb a Shaqra. Hamas rispose formando un cordone di donne e bambini attorno all’abitazione.

    Quando ciò occorse, l’UNICEF rimase in silenzio.

    L’agenzia ONU non vede problemi nell’utilizzo da parte di Hamas delle scuole per nascondere le proprie armi e munizioni. Ma negli ultimi giorni l’UNICEF è stata molto impegnata nel denunciare «il massacro israeliano dei bambini palestinesi». I giornali arabi e occidentali, nonché le televisioni stanno driblando le statistiche fornite dall’UNICEF. È un’accusa del sangue contro l’esercito israeliano perché fornisce l’impressione che gli ebrei intendano colpire i bambini arabi.

    Ma nel frattempo nessuno all’UNICEF mostra interesse verso i bambini israeliani, che devono andare ogni giorno a scuola protetti da guardie armate, e che temono per la loro vita quando viaggiano in autobus.

    Dov’era l’UNICEF quando i bambini israeliani furono uccisi fra le braccia delle loro madri?

    Dov’era l’UNICEF quando i bambini della famiglia Fogel furono macellati nei giacigli della loro abitazione?

    Dov’era l’UNICEF quando le loro facce sono state ustionate, le loro mani bruciate, e i loro occhi rovinati per sempre?

    Fra il 2000 e il 2004 sono stati uccisi 128 bambini ebrei, 9 dei quali di meno di un anno di età; 9 donne incinte sono state assassinate, 866 bambini hanno perso un genitore, e 31 li hanno persi entrambi. Persino un bambino di un giorno di vita è stato ucciso. L’UNICEF ha sempre opposto il silenzio. Forse i bambini palestinesi sono più “innocenti” di quelli ebrei?

    I 5000 bambini di Sderot vivono come prigionieri nelle loro stesse case, impossibilitati a giocare all’aperto, ad andare in bicicletta, o a giocare a pallone. Nelle scuole elementari israeliane i bambini ebrei imparano l’aritmetica contando quanti di essi sono ancora vivi al loro posto.

    I bambini ebrei che vivono nel sud di Israele soffrono di problemi intestinali, hanno gli incubi, non escono da soli, piangono quando le mamme vanno a lavorare, non giocano più, hanno diversi problemi di apprendimento. Molti di questi bambini sono nati sotto gli attacchi di Hamas. Non conoscono nulla di differente.

    L’80% dei bambini che abitano nel Negev soffrono di traumi psicologici. Migliaia di bambini hanno anche disabilità fisiche, dopo aver subìto i bombardamenti palestinesi. Ci sono bambini che ormai vivono sui loro letti.

    Dove si trovano le organizzazioni che si occupano dei diritti del fanciullo? anch’esse credono, come Hamas e la Jihad Islamica, che i bambini israeliani sono un obiettivo legittimo?

    Il mondo dovrebbe indignarsi e protestare per questa vergognosa discriminazione. Il silenzio è rivelatore. Il mondo è sempre stato sordo e cieco di fronte al tema delle sofferenze dei bambini ebrei.

    * UNICEF declares war on Israeli children

    http://www.ilborghesino.blogspot.it/2014/07/lunicef-dichiara-guerra-ai-bambini.html

    27 Lug 2014, 13:10 Rispondi|Quota
  • #2Emanuel Baroz

    HAMAS CONFERMA: 160 BAMBINI MORTI PER COSTRUIRE I TUNNEL

    Non bastavano gli scudi umani o l’utilizzo di ambulanze come mezzi di trasporto. A Gaza si pratica anche lo schiavismo (fino alla morte).
    Sostenendo la causa palestinese oggi state sostenendo anche questi mostri.

    FREE GAZA FROM HAMAS

    http://www.tabletmag.com/scroll/180400/hamas-killed-160-palestinian-children-to-build-terror-tunnels?utm_source=Facebook&utm_medium=Post&utm_content=Hamas+killed+160+Palestinian+children+to+build+Gaza+terror+tunnels&utm_campaign=July2014#undefined

    https://it-it.facebook.com/ProgettoDreyfus/posts/667983253278039

    27 Lug 2014, 13:11 Rispondi|Quota
  • #3Emanuel Baroz

    27 Lug 2014, 13:11 Rispondi|Quota
  • #4Emanuel Baroz

    27 Lug 2014, 13:11 Rispondi|Quota
  • #5Emanuel Baroz

    Guerra Gaza: reazione sproporzionata?

    di Noemi Cabitza

    E parliamone di questa reazione sproporzionata che il mondo pacivendolo affibbia a Israele nei confronti di Hamas, parliamo di quale reazione avrebbe dovuto avere Israele per essere giudicata “proporzionata”. No perché davvero forse non si è capito bene la portata di questa frase e quanto essa sia manipolata e usata a sproposito.

    Il concetto di reazione proporzionata è abbastanza semplice, dice che ad una azione ostile corrisponde una eguale reazione, su questo credo che si sia tutti d’accordo. Bene, dando per buono un numero X di missili lanciati da Hamas contro obbiettivi civili israeliani negli ultimi mesi, diciamo 3.000 (tremila), sarebbe stata una reazione proporzionata se Israele avrebbe fatto altrettanto? Cioè, sarebbe stato proporzionato se Israele avesse lanciato lo stesso numero X di missili (sempre 3.000) contro obbiettivi civili di Gaza? Il concetto di reazione proporzionata sarebbe stato perfettamente rispettato, sarebbe stata una reazione che corrisponde esattamente ad una azione ostile. Quanti civili di Gaza sarebbero morti se Israele avesse lanciato in maniera indiscriminata su abitazioni civili lo stesso numero di missili che Hamas ha lanciato indiscriminatamente su Israele? Possiamo azzardare qualche migliaio? Forse, molti di più.

    Ora, se quindi Israele avesse risposto in maniera proporzionata agli attacchi di Hamas, quanti civili di Gaza sarebbero morti? Cosa sarebbe successo? Il mondo non si sarebbe forse indignato e avrebbe parlato di immani stragi di civili? Capiamolo bene questo concetto perché ci aiuta a capire meglio come la reazione di Israele non sia affatto sproporzionata ma sia invece diretta a colpire solo Hamas e non la popolazione civile.

    Israele non effettua bombardamenti indiscriminati. Nei 18 giorni di guerra l’IDF ha colpito 3.540 obbiettivi (fonte IDF), obbiettivi che sono sistematicamente e volontariamente posizionati da Hamas in mezzo ad abitazioni civili, dentro scuole e ospedali, il tutto per massimizzare le perdite civili e avere una potente arma mediatica. Su questo credo che nessuno con un minimo di onestà possa discutere. Se avesse colpito in maniera indiscriminata quei 3.540 obbiettivi si sarebbero trasformati in un eccidio. Migliaia e migliaia di morti. Invece cosa fa Israele? Prima di colpire un obbiettivo avvisa la popolazione civile di allontanarsi dall’obbiettivo che vuol colpire. A volte i civili ci riescono e l’obbiettivo viene colpito senza perdite che non siano i terroristi, altre volte invece Hamas li costringe a rimanere nelle case e la morte di civili è immancabile. Questa è la dinamica, questo è quello che veramente succede a Gaza.

    Ieri ha destato indignazione la scuola della UNRWA colpita da un colpo di cannone. E’ giusto indignarsi per questo. Ma come mai nessuno si indigna quando i terroristi di Hamas mettono i loro missili all’interno delle stesse scuole della UNRWA? Ma soprattutto, cosa ci facevano ancora li i civili quando da diverse ore l’esercito israeliano li aveva avvisati di lasciare l’area? Secondo fonti del IDF sarebbero stati i terroristi di Hamas a non farli evacuare, a tenerli li a difesa delle proprie armi. Questo episodio ha scatenato di nuovo i pacivendoli che parlano nuovamente di risposta sproporzionata quando invece bisognerebbe parlare di difesa illegale da parte di Hamas, una difesa che si fa scudo dei civili per proteggere arsenali e miliziani. Come mai nessuno si indigna quando Hamas bombarda un ospedale da campo allestito da Israele per soccorrere la popolazione civile palestinese o quando lo stesso Hamas impedisce ai civili palestinesi di farsi curare in quell’ospedale da campo?

    Ora, chi è che reagisce in maniera sproporzionata? Israele o i tanti sostenitori dei terroristi di Hamas?

    http://www.rightsreporter.org/guerra-gaza-reazione-sproporzionata/

    27 Lug 2014, 13:26 Rispondi|Quota
  • #6Ariel Paggi

    Ricordiamo che Hamas è nipote di Arafat cugino del Califfo di Gerusalemme, entrambi egiziani; il califfo amico di Hitler creò legione araba filo tedesca e soggiornò fino alla fine della guerra in casa del dittatore Ariel Paggi

    26 Giu 2016, 13:17 Rispondi|Quota