Scontro tra Arabia Saudita e Qatar

 
Emanuel Baroz
6 giugno 2017
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Arabia contro Qatar. Scontro fra canaglie

Riad accusa l’emirato di pagare gli jihadisti (da che pulpito …). Imbarazzo in Italia dove Doha controlla hotel e case di moda.

di Carlo Panella

La decisione di Arabia Saudita, Egitto, Emirati Arabi Uniti, Bahrein e Yemen di rompere le relazioni diplomatiche con il Qatar accusato da questi Stati, esplicitamente, di «appoggiare organizzazioni terroristiche» mette in grave imbarazzo non solo l’Ucoii, una delle organizzazioni islamiche italiane, ma anche il ministero dell’Interno e soprattutto il ministero della Giustizia. L’anno scorso una Charity del Qatar infatti, ha versato ben 25 milioni di euro all’Ucoii per finanziarne le attività e per costruire moschee in Italia. Finanziamento ammesso da Ezzedir Ezzine, il presidente dell’Ucoii, che si trova ora nella scomoda posizione di essere finanziato da un Qatar, accusato di «finanziare i terroristi».

Accusa peraltro assolutamente veritiera e fondata perché è noto e di dominio universale che il Qatar fornisce un appoggio finanziario e politico pieno sia ad Hamas che ad Hezbollah libanese. Ezzedir Ezzine sostiene la risibile tesi che i 25 milioni ricevuti dall’Ucoii non sono da attribuire allo Stato del Qatar ma a una Charity, una struttura privata. Ma anche i sassi sanno che in Qatar, Paese non democratico, non si muove foglia, anche nelle Charity islamiche, se non sotto diretto controllo e disposizioni dello Stato e della famiglia regnante degli al Thani. L’imbarazzo per il Viminale e via Arenula per queste accuse di finanziare il terrorismo rivolte al Qatar da 5 Paesi arabi stretti alleati dell’Italia deriva dal fatto che questi ministeri considerano, per ragioni poco chiare e probabilmente per una ben strana non conoscenza dei fatti, l’Ucoii finanziata del Qatar, un interlocutore assolutamente privilegiato nelle relazioni con l’islam in Italia.

Il ministero della Giustizia ha addirittura firmato con l’Ucoii un protocollo di intesa per l’assistenza spirituale nelle prigioni italiane. Decisione sbagliata e avventurosa, tanto che Libero ha saputo da una fonte indiscutibile che i Servizi Segreti italiani sono dovuti intervenire in extremis per depennare dalla lista degli Imam dell’Ucoii che avranno libero accesso nelle carceri italiane, alcuni nominativi, gravati da pesanti sospetti di estremismo religioso se non di fiancheggiamento morale del jihadismo. Al Viminale invece, il Comitato per l’islam in Italia è egemonizzato da alcuni professori, a partire dal presidente Paolo Naso, che apertamente appoggiano la sciagurata scelta di privilegiare l’Ucoii filo qatariota nel percorso per stipulare una Intesa con la Repubblica italiana, a scapito di altre organizzazioni musulmane, come la Confederazione Islamica, non solo rappresentative otto volte tanto delle moschee italiane, ma soprattutto di piena affidabilità sotto tutti i profili (finanziamenti inclusi).

È ora auspicabile che le ragioni gravissime della rottura totale tra i Paesi del Golfo e il Qatar, inducano sia il ministero della Giustizia guidato da Marco Minniti, che quello della giustizia guidato da Andrea Orlando a rivedere le aperture di credito all’Ucoii.

Tornando al contesto arabo, la gravità delle misure prese (espulsione entro 15 giorni dei cittadini qatarioti, blocco delle frontiere, embargo sui voli aerei ecc … ) fa pensare a una manovra dai toni drammatici per imporre al Qatar o una rapida svolta nei suoi rapporti con Hamas ed Hezbollah – ma soprattutto nella sua semi alleanza con l’Iran – o addirittura un cambio nella guida del Paese. La solidità economica del Qatar e le sue partecipazioni azionarie in mezzo mondo, Italia inclusa, rendono difficile che le pressioni economiche abbiano successo. Ma nel contesto attuale, la gravissima accusa di finanziare il terrorismo crea un grave problema al Qatar nelle sue relazioni internazionali. Non è sicuramente un caso che queste accuse – che vengono da un Paese, l’Arabia Saudita, che di sostegno a gruppi armati ne sa qualcosa – siano state elevate a pochi giorni dalla visita di Trump in Arabia.

(Fonte: Libero, 6 giugno 2017)

Nella foto in alto: lo sceicco Hamad bin Khalifa al-Thani, emiro del Qatar e Ismail Haniyeh, “primo ministro” di Hamas a Gaza

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