Hamas: l’Egitto ci ha dichiarato guerra

 
Emanuel Baroz
11 gennaio 2010
3 commenti

Hamas: l’Egitto ci ha dichiarato guerra

di Khaled Abu Toameh

La tensione fra Hamas e il Cairo ha raggiunto un nuovo picco in questi giorni, a causa degli scontri seguiti alle manifestazioni di protesta lungo il confine tra Gaza e l’Egitto, e a seguito dei lavori di costruzione del muro d’acciaio sotterraneo che le autorità egiziane stanno portando avanti lungo il confine per soffocare il commercio che passa attraverso i tunnel

egitto gaza focus on israelIl Cairo, 11 Gennaio 2010 – Le relazioni tra l’Egitto e Hamas hanno toccato il punto più basso di sempre, dopo che entrambi si sono scambiati accuse durante il weekend a proposito delle violente proteste della scorsa settimana lungo il confine tra il Sinai e la Striscia di Gaza. Un soldato egiziano è stato ucciso e decine di palestinesi sono stati feriti, alcuni gravemente, quando centinaia di sostenitori di Hamas hanno manifestato contro la costruzione di un muro d’acciaio lungo il confine.Essi protestavano anche contro le restrizioni imposte dagli egiziani ai membri del convoglio umanitario “Viva Palestina”, guidato dal parlamentare britannico George Galloway, che aveva cercato di entrare nella Striscia di Gaza dal Sinai.

Gli egiziani hanno detto che un soldato che era di stanza all’interno di una torre di guardia è stato ucciso da un proiettile sparato da un cecchino dal lato del confine controllato da Hamas. Il Cairo ha chiesto le pubbliche scuse di Hamas per l’incidente.

Gli egiziani sono rimasti sorpresi e si sono infuriati quando hanno invece ascoltato il portavoce di Hamas, Sami Abu Zuhri, annunciare durante il fine settimana che il soldato è stato ucciso da un proiettile vagante sparato da un altro soldato egiziano durante le proteste. “Tutte le prove e le informazioni disponibili riguardo agli eventi di mercoledì scorso dimostrano che il soldato è stato ucciso per errore quando le truppe egiziane hanno aperto il fuoco sui giovani palestinesi che protestavano contro le misure repressive adottate in Egitto nei confronti dei membri del convoglio di aiuti a El-Arish,” ha detto Abu Zuhri. “Non un singolo proiettile è stato sparato da parte palestinese.”

Abu Zuhri ha accusato gli egiziani di “aver esagerato”, con l’obiettivo di far passare sotto silenzio il fatto che 35 palestinesi sono stati feriti negli scontri lungo il confine. Due dei feriti sono in condizioni critiche, ha detto. Il portavoce di Hamas ha anche accusato gli egiziani di cercare di distogliere l’attenzione dai lavori in corso per la costruzione del muro d’acciaio sotterraneo sul confine. Un parlamentare di Hamas nella Striscia di Gaza ha affermato che l’Egitto sta ormai “attivamente e palesemente partecipando alla guerra contro i palestinesi nella Striscia di Gaza”. La costruzione del nuovo muro e la chiusura continuata del valico di Rafah equivale a una dichiarazione di guerra ad Hamas, ha detto.

Issam Abu Shawar, uno scrittore strettamente legato ad Hamas, ha detto che molti arabi e musulmani sono rimasti disgustati dal vedere soldati egiziani lanciare sassi contro i membri del convoglio di aiuti internazionali e contro i manifestanti palestinesi, la scorsa settimana. “Ciò che ha fatto l’Egitto è stato davvero vergognoso”, ha detto. “Hanno attaccato a colpi di pietre centinaia di messaggeri dell’umanità che sono venuti da lontano per fornire medicine e latte al nostro popolo nella Striscia di Gaza”.

In risposta, funzionari del governo egiziano, editorialisti e direttori di giornali in Egitto hanno lanciato un attacco senza precedenti nei confronti di Hamas. Hamas è stato condannato anche da predicatori stipendiati dal governo durante la preghiera del Venerdì in decine di migliaia di moschee in tutto l’Egitto.

L’Autorità Palestinese in Cisgiordania si è unita a questa campagna, lanciando aspre critiche nei confronti di Hamas e accusandolo di minacciare la sicurezza nazionale dell’Egitto. L’ANP ha strenuamente difeso il diritto del Cairo di costruire un muro di separazione lungo il confine con la Striscia di Gaza.

In un articolo intitolato “L’Egitto e la gang di Gaza”, il direttore del quotidiano egiziano Al-Gomhuria, Muhammad Ibrahim, ha scritto che Hamas, con l’aiuto degli iraniani, starebbe cercando di “estendere il suo controllo all’Egitto, la Giordania, la Siria ed il  Libano, in aggiunta alla Palestina”.

Egli ha affermato che i leader di Hamas vivono in tutta comodità a Damasco, mentre i palestinesi nella Striscia di Gaza sono rimasti senza casa ed esposti ai missili israeliani.

“Per la millesima volta diciamo alla banda di Gaza, che pretende di essere eroica quando i suoi membri dormono nei palazzi di Damasco e mangiano tutto quello che desiderano, mentre il loro popolo è affamato, e che indossano giacconi foderati mentre il loro popolo soffre il freddo, che il giorno del giudizio è arrivato “, ha affermato Ibrahim, che è molto vicino al presidente Hosni Mubarak.

“Mai nella storia una banda è riuscita ad imporre la propria volontà a uno Stato”, ha scritto. In un altro articolo, Ibrahim ha detto che Hamas è stato una minaccia per l’Egitto più di Israele.

“Israele sta uccidendo i nostri soldati per errore”, ha detto. “Ma Hamas li sta uccidendo con tiratori scelti. Non dimentichiamo che Hamas ha fatto saltare in aria 17 basi lungo il confine a partire dal gennaio 2008, e che più di 700.000 palestinesi si erano riversati nel Sinai. Molti di loro erano armati. Nessun egiziano d’ora in poi consentirà agli agenti dell’Iran di spargere il sangue dei nostri figli “.

Gli egiziani sono furiosi con Hamas perché quest’ultimo ha accusato il Cairo di “prendere parte al blocco israeliano della Striscia di Gaza”, con la costruzione del muro d’acciaio. Il Cairo si trova ad affrontare crescenti critiche nel mondo arabo-islamico a causa della costruzione di questo muro. Manifestazioni di protesta contro il progetto vengono organizzate quasi quotidianamente nelle capitali arabe e islamiche.

“L’obiettivo principale che l’Egitto si prefigge con la costruzione [del muro] è quello di difendere i propri confini dalle minacce provenienti dalla Striscia di Gaza”, ha spiegato l’analista politico egiziano Abdel Munem Saeed. “Le nuove fortificazioni lungo i nostri confini sono difensive, non offensive”.

Saeed ha affermato che la decisione di costruire il muro è stata presa in seguito ai tentativi da parte di Hamas e Hezbollah di minare la stabilità e la sovranità dell’Egitto.

Original Version: Hamas: Egypt has declared war on us

Khaled Abu Toameh è un giornalista e documentarista arabo israeliano; è corrispondente dalla Cisgiordania e da Gaza per il Jerusalem Post; i suoi articoli sono apparsi anche su giornali come The Sunday Times, Daily Express, e New Republic

Medarabnews

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  • #1Emanuel Baroz

    A quando una spedizione di Galloway in Somalia?

    Da un editoriale del Jerusalem Post

    Esiste un eloquente paragone tra l’“assedio” della striscia di Gaza e ciò che sta accadendo in Somalia, dove la scorsa settimana il World Food Program si è trovato costretto ad abbandonare un milione di persone martoriate a causa dei miliziani islamisti che rendono impossibile il lavoro del suo personale. I jihadisti somali al-Shabab accusano i cooperanti del World Food Program di essere spie al servizio degli infedeli, e per questo hanno ne hanno assassinato un certo numero (42 solo negli anni 2008-09). In realtà sono furibondi perché il World Food Program non paga il pizzo per la loro “protezione”. Complessivamente sono tre milioni i somali che dipendono dagli aiuti del World Food Program, ma ciò che è particolare è straziante sono le sofferenze di 285.000 bambini gravemente malnutriti.

    Naturalmente il World Food Program opera anche nei “Territori Occupati Palestinesi”, vale a dire nelle aree dove i palestinesi si rifiutano di creare lo stato indipendente e smilitarizzato che è stato loro offerto da tutti, Israele compreso. Il World Food Program, sebbene non per sua colpa, fa parte di tutta una rete di enti internazionali che di fatto promuovono fra i palestinesi un’eterna dipendenza, anziché cercare di superarla. Da più di sessant’anni le agenzie dell’Onu avallano la caparbietà con cui il mondo arabo vuole che i fratelli palestinesi rimangano nella condizione di profughi perpetui.

    A differenza dei somali, i palestinesi hanno avuto la fortuna di avere come nemici i sionisti: altrimenti come potrebbero attirare celebrità della politica come, da ultimo, il parlamentare britannico George Galloway, e superstar delle campagne di solidarietà anti-israeliana come Hedy Epstein, dell’International Solidarity Movement: una signora di 85 anni che fa lo sciopero della fame dopo essere “sopravvissuta” alla Shoà… a Londra (dove era arrivata nel 1939 con il famoso kindertransport)?

    La processione “Viva Palestina” di Galloway è partita da Londra il 6 dicembre ed è arrivata la scorsa settimana ad El-Arish, dove il parlamentare ha subito litigato con gli egiziani su quanti veicoli potessero entrare a Gaza dal Sinai. Poliziotti e attivisti si sono tirati la sabbia addosso a vicenda e si sono presi a bastonate. Lo show di “Viva Palestina” era coordinato con Hamas (versione palestinese degli al-Shabab), che aveva bisogno di un pretesto per orchestrare una mini “intifada” contro la barriera anti-contrabbando che il Cairo ha tardivamente iniziato a installare sotto il Corridoio Philadelphia (al confine fra Sinai e striscia di Gaza). Sul versante di Gaza del confine i palestinesi hanno sparato e ucciso un agente egiziano, mentre altri agenti aprivano il fuoco sugli agitatori palestinesi ferendone almeno cinque in modo grave.

    Mercoledì sera l’Egitto ha permesso a Galloway e a 55 suoi compagni di viaggio di entrare a Gaza “fasciati, sanguinati e coperti di lividi perché cercavano di portare medicinali al popolo di Gaza sotto assedio”, come ha dichiarato l’intrepido parlamentare britannico.

    Peccato che Galloway ed Epstein, insieme con la copertura minuto per minuto della tv Al-Jazeera che hanno generato, non abbiano indirizzato il loro convoglio di 150 camion e 500 attivisti internazionali – per lo più europei molto compiaciuti di sé, ma anche 17 parlamentari turchi – dritto dritto in Somalia, a sopraffare gli al-Shabab.

    La differenza fra Somalia e Gaza è che la popolazione della Somalia non solo si ritrova dimenticata in mezzo alle macerie: la loro disperazione semplicemente non interessa a nessuno. È gente che non dispone di nessuna possibilità di scelta. I responsabili delle loro sofferenze sono islamisti, non sionisti né occidentali – anche se naturalmente per certi euro-pacifisti anche quelle sono in qualche modo colpa degli americani.

    In stridente contrasto, la popolazione di Gaza dispone di varie opzioni che porrebbero termine alle loro miserie. Potrebbero smetterla di sostenere Hamas, che arruola le loro istituzioni politiche al servizio della causa contro la coesistenza con Israele. Potrebbero fare la pace fra di loro e permettere alla dirigenza relativamente più moderata della Cisgiordania – riconosciuta dalla comunità internazionale – di tornare nella striscia di Gaza. Potrebbero lasciar andare il soldato israeliano Gilad Shalit che tengono in ostaggio dal 2006. Potrebbero smetterla di lanciare obici e razzi contro la popolazione civile israeliana, come invece hanno fatto a più riprese anche la scorsa settimana. Potrebbero optare per la soluzione a due Stati e accettare che anche gli ebrei abbiano diritto al loro stato nazionale in Medio Oriente. Potrebbe far finire il loro “assedio”. Potrebbero costruire, anziché crogiolarsi nelle macerie e nel vittimismo.

    (Da: Jerusalem Post, 7.1.10)

    http://www.israele.net/articolo,2716.htm

    13 Gen 2010, 17:36 Rispondi|Quota
  • #2grazia maria laura

    una bella notizia,finalmente,fine dei tunnel,..

    14 Gen 2010, 11:13 Rispondi|Quota
  • #3Stella Rubin

    evviva essere profughi eterni!!! galloway non andra` in somalia ; non avrebbe la fama, la copertura di al jazeera ne` tutti i grandi perpetratori di terrore contro Israele, che gioiscono a vedere questa “onorevole” rappresentanza.
    Galloway e quell’attrice di 85 ani, e il suo convoglio,
    sono solo nemici di Israele, non certo cercatore di pace o di bene.

    14 Gen 2010, 14:40 Rispondi|Quota
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