Berlusconi e l’inopportunità di una infelice barzelletta

 
Emanuel Baroz
2 ottobre 2010
5 commenti

Berlusconi e l’inopportunità di una infelice barzelletta

di Emanuel Baroz

Con un pò di stupore misto a rabbia abbiamo letto dell’ennesima uscita infelice del Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi con le sue famose (ma sarebbe meglio dire famigerate…) barzellette. Quello che (ancora) sorprende è la leggerezza con cui determinati personaggi che ricoprono cariche pubbliche rilasciano dichiarazioni quantomeno inopportune, per non dire altro.

E’ una questione di sensibilità e di opportunità, caratteristica questa che un politico dovrebbe conoscere bene, e il Premier in primis: le barzellette di per sè non sono pericolose, ma possono essere veicolo di offese, razzismo e pregiudizi. Converrebbe rifletterci prima di dirne una. Sopratutto se si è a capo di un governo.

Nella foto in alto: il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi in una delle sue celebri “esibizioni”

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  • #1Emanuel Baroz

    …barzelletta

    Non bastava il senatore Ciarrapico, ci voleva anche la barzelletta raccontata dal Presidente del Consiglio. Una barzelletta stupida e antisemita. Ma anche le barzellette più stupide, anche quelle antisemite, si reggono su un filo logico. In questa, troviamo un ebreo che durante la persecuzione nasconde in casa sua un “connazionale” (sic!), a peso d’oro naturalmente, e che poi si domanda se sia il caso o no di dirgli, dopo 65 anni, che la guerra è finita.

    Eppure, qualcosa non funziona nella logica interna dell’infelice barzelletta: quale ebreo poteva infatti in quegli anni dare rifugio a un altro ebreo? Tutti gli ebrei, indistintamente, erano in pericolo. E allora? Da dove viene la battuta? E’ evidente che c’è stato un cambiamento, che l’avido salvatore originario non poteva che essere un non ebreo. Quanto all’ignoranza sulla fine della guerra, c’era forse, nella battuta originaria, l’eco di quei soldati giapponesi vissuti per decenni nella foresta, convinti di essere ancora in guerra, ricordate? E allora? Chi ha, mutando poche parole, reso antisemita la barzelletta? Forse qualcuno che pensava che, se uno era avido, non poteva che essere ebreo? E che non sapeva nulla dei meccanismi delle persecuzione nazista. Ma chi? Chissà?

    Anna Foa, storica

    http://moked.it/blog/2010/10/04/barzelletta/

    5 Ott 2010, 10:04 Rispondi|Quota
  • #2Emanuel Baroz

    02.10.2010 Berlusconi e le barzellette

    L’opinione di IC

    Testata: Informazione Corretta
    Data: 02 ottobre 2010
    Pagina: 1
    Autore: La redazione di IC
    Titolo: «Berlusconi e le barzellette»

    Ritorniamo sulle barzellette del Presidente del Consiglio, anche oggi, 02/10/2010, i giornali, tutti, pubblicano intere pagine sull’argomento.
    IC ne ha già scritto nei giorni scorsi affrontando il caso Ciarrapico, ma è bene ritornarci sopra, perchè è inaccettabile che un Premier non si renda conto che la sua carica non si consente comportamenti simili.

    La barzelletta, di per sè, ha gli stessi diritti di una vignetta satirica, guai a invocare la censura, ne andrebbe di mezzo il diritto alla libertà di espressione.

    Ma, come abbiamo scritto più volte su IC, ci sono dei limiti che sarebbe bene tutti conoscessero, in modo particolare chi gode di una immagine pubblica.

    Intanto bisognerebbe andare a leggersi quanto ha scritto Sigmund Freud, nel suo ” Il motto di spirito”, così si chiamavano le barzellette cento anni fa. Poi mai dimenticare che alcune possono offendere, diffamare, umiliare, se non si prendono certe precauzioni. Gli ebrei possono raccontare barzellette antisemite, l’autoironia dovrebbe essere un toccasana per tutti, ma se le raccontano altri la regola non vale più, e non ci vuole molto a capirne il motivo. Lo stesso dicasi quando in ballo ci sono altre categorie, omosessuali, zingari, anche donne, insomma quegli strati sociali che per tradizione non hanno mai fatto parte del cosidetto potere. Con questo non affermiamo che ci siano barzellette “proibite”, ma occorre farle precedere da una presa di distanza, se proprio valgono la pena di essere raccontate. Nel dubbio, meglio astenersi. Si può ridere di tutto, certo, ma la sensibilità dovrebbe portare consiglio.

    A Berlusconi sembra mancare, ed è curioso che capiti ad un uomo così esperto di comunicazione.

    Può riparare ? Pensiamo si, è sufficiente che rimandi ai suoi affari privati il Ciarrapico, una figura indegna di sedere in un parlamento. E poi lasci perdere le barzellette, si limiti a cantare negli intervalli della politica. Anche perchè il ‘tacon’ è sempre peggiore del ‘buso’.

    http://www.informazionecorretta.it/main.php?sez=90

    5 Ott 2010, 10:06 Rispondi|Quota
  • #3Emanuel Baroz

    Spiegazioni senza valore. Il premier eviti i fascisti

    Caro direttore, vorrei, attraverso le colonne del suo giornale, esprimere il mio pensiero circa le vicende di questa settimana. E difficile raccontare quanto abbiano lasciato la nostra Comunità disorientata, incredula e soprattutto tradita dalle incaute quanto prevedibili esternazioni di Ciarrapico fino alle «imprudenti» barzellette del premier.

    A nulla valgono le scuse di Ciarrapico. Proviamo allora a ragionare non solo sull’onda dell’emotività e della rabbia e lo faccio visto la mia notorietà dell’ebreo sempre pronto a «bacchettare» il D’Alema di turno. Credo sia giunto il momento di fermarci un attimo. Tutti. E provare a ragionare insieme, non tanto per il bene degli ebrei, quanto per il bene del nostro Paese: l’Italia, che amiamo e a cui i nostri avi hanno dato la vita per costruire 150 anni fa una nazione unita. L’esternazione del «Ciarra» non è originale e usare l’icona dei simboli ebraici, in questo caso la Kippà, per denigrare l’avversario fa parte purtroppo della nostra storia in epoca zarista, fascista, nazista, stalinista, comunista e oggi del fondamentalismo islamico in cui i simboli ebraici sono stati e vengono utilizzati nelle campagne antisemite.

    Dare dell’ebreo all’avversario, non è solo un fenomeno da studio, quando si vuole offendere la squadra avversaria o l’arbitro, ma è lo strumento che ancora oggi viene usato nelle campagne elettorali di molte nazioni che si definiscono «democratiche». Per questo concordo con la lucida analisi di Antonio Macaluso che ieri sulle pagine del Corriere ha invitato Ciarrapico a fare un passo indietro inequivocabile.

    Ricordo ancora l’incontro a Palazzo Chigi con l’allora ministro Carlo Giovanardi insieme all’allora presidente dell’Ucei Amos Luzzatto in merito alla nostra vibrata protesta a seguito della legge Bossi-Fini con la presunta richiesta di impronte digitali ad alcune categorie di cittadini. In quella cornice incontrammo Gianfranco Fini e da quel primo incontro, non programmato, si posero le basi dello storico viaggio in Israele con cui si sono consolidati rapporti di una vera, leale, sincera amicizia e stima. Sostenere, nonostante tutto, che nessun governo italiano è stato così vicino alle ragioni d’Israele e alla sua democrazia come quelli di Berlusconi, sin dal 1994, verità e non rìconoscerlo, sarebbe un «tradimento» imperdonabile. Ma come è possibile coniugare amicizia e gratitudine a Berlusconi ed esternargli contestualmente la nostra rabbia?

    Gli ebrei, che sono gli inventori dell’humour sulla Shoàh e la Memoria non fanno sconti a nessuno. Abbiamo sei milioni di motivi. Ora il vero problema è l’inspiegabile, progressivo e lento scivolamento dell’attuale esecutivo con alleanze con singoli e/o formazioni politiche, seppur minoritarie, che fanno proprie le tesi dell’estrema destra italiana le quali apertamente rivendicano sentimenti nostalgici del fascismo che inquietano più che gli ebrei, le cancellerie dimezzo mondo. Vogliamo pensare che l’animo antifascista del premier saprà prevalere.

    Non svenderemo la difesa delle ragioni d’Israele a scapito della Memoria della Shoàh. Non svenderemo la Memoria della Shoàh per le ragioni d’Israele. Mi permetto, in conclusione, di portare un contributo di etica ebraica che traiamo da due versi del Pirkè Avot (Massime dei Padri) che usiamo far leggere ai nostri bambini nelle Sinagoghe nel periodo fra Pesach (Pasqua ebraica) e Shavuot (la festa della Legge), in cui è scritto «siate cauti con le autorità perché non vi si avvicinino quando hanno bisogno di voi» e «prega per la pace dello Stato, perché se non vi fosse il timore di esso, gli uomini si inghiottirebbero vivi a vicenda».

    Riccardo Pacifici, Presidente Comunità ebraica di Roma

    (Fonte: Corriere della Sera, 5 Ottobre 2010)

    5 Ott 2010, 10:09 Rispondi|Quota
  • #4Alberto Pi

    Senatore Ciarrapico, testina fascista: Il plurale di Kippàh (femminile singolare) fa Kippòt. Presidente Berlusconi: La scuola dirimpettaia non era Israeliana, era Israelitica. In inglese si dice: “Worst possible scenario”. In ciociaro: “Peggio de così se more”.

    Sergio Della Pergola,Università Ebraica di Gerusalemme

    5 Ott 2010, 19:35 Rispondi|Quota
  • #5Emanuel Baroz

    La barzelletta di Berlusconi fa arrabbiare anche gli ebrei americani: è un maleducato

    di Elysa Fazzino

    Non la passa liscia sulla stampa Usa l’ultima barzelletta sugli ebrei di Silvio Berlusconi. I siti internet dei grandi quotidiani americani mantengono l’attenzione: hanno dato spazio alla condanna del Vaticano e ora registrano quella del capo della comunità ebraica di Roma. I lanci dell’agenzia Associated Press rimbalzano dal Chicago Tribune al Los Angeles Times al San Francisco Chronicle: “Premier italiano di nuovo sotto tiro per battuta su Olocausto”, “Gli ebrei si uniscono al Vaticano nel condannare la battuta di Berlusconi su ebrei, soldi e Olocausto”.

    “La barzelletta sugli ebrei di Berlusconi fa fiasco”, ha titolato lunedì sul New York Times il blog di Robert Mackey “The Lede”. Il blog ricorda che una versione della stessa barzelletta era inclusa in una raccolta delle più grandi gaffe di Berlusconi pubblicata da “Stampa alternativa” nel 2008.

    La barzelletta e altre frasi “controverse” facevano parte della chiacchierata di Berlusconi con i suoi “fan”, fuori dalla sua residenza di Villa Grazioli, il giorno del suo 74.mo compleanno. Catturata su video e pubblicata sul sito della Republica, la battuta ha provocato subito la reazione sdegnata del giornale dell’Osservatore Romano.

    “Berlusconi – scrive l’Ap – si è in un certo qual modo scusato dicendo che quello che aveva detto non era un peccato o un’offesa, ma solo una battuta e che il cattivo gusto era di chi l’aveva pubblicata”.

    In una lettera aperta al Corriere della Sera, il presidente della Comunità ebraica di Roma, Riccardo Pacifici, ha deplorato le “imprudenti barzellette” del premier e gli ha chiesto di troncare i legami con politici che mostrano “sentimenti nostalgici del fascismo” (la lettera si riferisce in particolare alle esternazioni di Ciarrapico).

    L’Associated Press osserva: “Berlusconi è noto per il suo gettare al vento la ‘political correctness’ (che consiste nell’evitare un linguaggio discriminatorio, ndr)”, come quando ha sollevato critiche a Washington per avere descritto Barack Obama come “giovane, bello e anche abbronzato”.

    Di recente – ricorda l’Ap – il premier italiano è stato criticato per un’altra barzelletta sul ritorno di Hitler al potere.

    Per Elan Steinberg, vicepresidente dell’unione americana dei sopravvissuti all’Olocausto e dei loro discendenti, Berlusconi non è antisemita ma semplicemente maleducato: “Il problema di Berlusconi – scrive in una e-mail all’Ap – non è quello dell’antisemitismo ma delle sue cattive maniere. Dice barzellette rozze sugli ebrei, le donne, i politici e su molti altri argomenti che gli vengono in mente. Dovrebbe comportarsi in un modo adeguato a un primo ministro, scusarsi e passare ad altro”.

    http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2010-10-06/barzelletta-berlusconi-arrabbiare-anche-172126.shtml?uuid=AY518NXC

    7 Ott 2010, 09:42 Rispondi|Quota