Ricostruzione Gaza, Ue pronta a stanziare 450 milioni di euro
Anche gli Stati Uniti in campo per favorire la pace. Mogherini: «Sì a due Stati».
Il Cairo, 12 Ottobre 2014 – Tutti uniti per la ricostruzione di Gaza. Si è aperta il 12 ottobre al Cairo con questo auspicio la conferenza dei donatori per la ricostruzione nella Striscia di Gaza. Israele non è stata invitata all’incontro per non esacerbare gli animi dei paesi arabi e degli stessi palestinesi (e su questo ovviamente nessuno ha avuto nulla da ridire…come se tutto ciò fosse normale!).
FINANZIAMENTI PER GAZA. Stati Uniti e Unione europea hanno promesso il loro sostegno, garantendo rispettivamente un finanziamento di 212 milioni di dollari e di 450 milioni di euro. Soldi – ha spiegato l’uscente alto rappresentante per gli Affari esteri Catherine Ashton (sulla cui posizione chiaramente antisraeliana invitiamo a leggere questo articolo) – che «saranno utilizzati per aiutare le famiglie in maggiore difficoltà».
LA STRADA DELLA DIPLOMAZIA. Alla conferenza ha partecipato anche il ministro degli Esteri italiano Federica Mogherini, decisa a percorrere la strada della diplomazia per «consolidare il cessate il fuoco del 26 agosto, mobilitare nuovi finanziamenti internazionali per la ricostruzione e far sì che l’autorità Palestinese abbia piena responsabilità a Gaza e nella ricostruzione della striscia». L’importante – ha proseguito la Mogherini – è spezzare «la spirale azione-reazione, distruzione-ricostruzione» che impedisce la nascita di due Stati.
ABU MAZEN CONTRO ISRAELE. Più duro è stato l’intervento del presidente dell’Anp Abu Mazen, che ha definito la violenza di Israele «non più tollerabile» e che ha fatt appello per l’apertura di tutti i valichi della Striscia di Gaza.
(Fonte: Lettera43, 12 Ottobre 2014)
Sui finanziamenti forniti in passato da UE ed USA alle varie leadership palestinesi invitiamo a leggere i seguenti articoli:
Finanziamenti ai palestinesi: ecco come vengono utilizzati!
Così l’Europa finanzia il terrorismo contro Israele e gli ebrei
Altro finanziamento dell’Unione Europea ai palestinesi: che fine faranno i soldi questa volta?
L’Unione Europa finanzia ong che di fatto promuovono il conflitto
#1Emanuel Baroz
Dall’Ue 450 milioni di euro per la ricostruzione di Gaza
Il segretario di stato Usa Kerry annuncia quasi 170 milioni di euro dagli Usa
L’Unione europea destinerà alla Striscia di Gaza 450 milioni di euro per il 2015. Lo ha detto il capo della diplomazia europea Catherine Ashton, al Cairo nella conferenza dei donatori per la ricostruzione nella Striscia di Gaza.
“Ho visitato Gaza diverse volte e sono sempre rimasta colpita dalla difficoltà della situazione, ma anche dalla forza della gente. Oltre 1,5 milioni di persone non possono rimanere ostaggio di una questione politica irrisolta”, ha aggiunto Ashton. La gran parte dei 450 milioni europei, ha spiegato “saranno utilizzati per aiutare le famiglie in maggiore difficoltà”.
La Striscia di Gaza ha conosciuto tre guerre, ha patito distruzioni immani e pagato un alto prezzo di sangue. La violenza di Israele “non è più tollerabile”. Lo ha detto il presidente Anp Abu Mazen al Cairo alla conferenza dei donatori per la ricostruzione nella Striscia di Gaza, facendo appello per la fine dell’occupazione della Palestina.
Il segretario di Stato Usa John Kerry ha annunciato un finanziamento americano di 212 milioni di dollari (equivalenti a circa 168 milioni di euro) per la ricostruzione di Gaza. Kerry ha anche fatto appello a israeliani e palestinesi a “fare più passi positivi” per mantenere il cessate il fuoco e instaurare la pace.
E’ “indispensabile che dal Cairo arrivi un impegno reale e comune sugli obbiettivi che si sono posti Egitto e Norvegia nell’organizzare l’incontro: consolidare il cessate il fuoco del 26 agosto, mobilitare nuovi finanziamenti internazionali per la ricostruzione e far sì che l’Autorità Palestinese abbia piena responsabilità a Gaza e nella ricostruzione della Striscia”: lo ha detto il ministro degli Esteri, Federica Mogherini, al Cairo per partecipare alla conferenza sulla Palestina e la ricostruzione di Gaza.
Alla conferenza partecipano delegazioni di circa 50 paesi e almeno 30 ministri degli Esteri tra i quali Federica Mogherini.
(Fonte: Ansa, 12 Ottobre 2014)
#2Emanuel Baroz
Aiuti alla Palestina: una denuncia alla Commissione Europea per fare chiarezza
4 Settembre 2014
Ieri pomeriggio la nostra organizzazione ha depositato presso la Commissione Europea una denuncia che intende fare un po’ di chiarezza in merito agli aiuti europei alla Palestina, in particolare in momento come questo nel quale l’Europa si accinge a devolvere miliardi di Euro per la ricostruzione di Gaza, denaro che non vorremmo finisse per finanziare il terrorismo o a rimpinguare i conti esteri dei leader palestinesi.
La denuncia è molti circostanziata è si basa su numeri confermati dalla stessa Commissione Europea. In particolare la denuncia affronta 10 punti che a nostro avviso non sono solo oscuri ma sui quali è sceso una cortina di omertà del tutto inaccettabile da parte della Commissione Europea, soprattutto perché si tratta di denaro proveniente dai contribuenti europei che inconsapevolmente si potrebbero ritrovare a finanziare il terrorismo o i lussi dei leader palestinesi mentre la Palestina rimane in una situazione di estrema povertà.
Come detto la denuncia si basa su 10 punti fondamentali che riassunti in breve sono i seguenti:
Quanti sono i fondi elargiti negli ultimi cinque anni dalla Unione Europea alla Autorità Nazionale Palestinese?
Quanti di questi fondi sono finiti (anche indirettamente) nella disponibilità di Hamas per supposti aiuti a Gaza?
Nel 2013 la Corte dei Conti Europea con un dettagliato rapporto ha denunciato la totale mancanza di rendicontazione in merito a 4,5 miliardi di euro donati dall’Unione Europea alla Autorità Nazionale Palestinese a decorrere dal 2007. Che fine ha fatto quella denuncia e, soprattutto, che fine hanno fatto quei soldi? E’ stata avviata una inchiesta e, se si, chi la conduce?
Quanti sono i fondi elargiti dall’Unione Europea a organizzazioni, Ong e Onlus che operano in Palestina per progetti dedicati allo sviluppo dell’area? Questi fondi rientrano in quelli non rendicontati denunciati dalla Corte dei Conti Europea?
Chi controlla l’effettiva destinazione dei fondi ai progetti per i quali sono stati donati?
Ci risulta che negli ultimi sette anni l’Unione Europea ha finanziato per tre volte la costruzione di un desalinatore per l’area della Striscia di Gaza. A quanto ammontano questi finanziamenti e come mai il desalinatore non è mai stato costruito?
Ci risulta altresì che nel contesto del meccanismo PEGASE l’Unione Europea ha elargito negli ultimi due anni la somma di 35 milioni di euro destinati alla costruzione di infrastrutture sanitarie (ospedali) in Cisgiordania. A quanto ne sappiamo a tutt’oggi non solo non è stato costruito alcun ospedale o struttura sanitaria, ma non risulta esserci alcun progetto in merito. Dove sono quei 35 milioni di euro? Chi ne ha la disponibilità effettiva?
Nello stesso contesto PEGASE l’Unione Europea nel 2013 ha stanziato 25 milioni di euro per la costruzione di infrastrutture nella Striscia di Gaza e nella zona C (Cisgiordania) e 8 milioni di euro per Gerusalemme Est. Quali infrastrutture sono state costruite con quel denaro. E’ possibile averne una rendicontazione?
Tra il 2012 e il 2013 l’Unione Europea ha donato alla UNRWA la somma record di 80 milioni di euro, cioè alla stessa agenzia dell’Onu che permette ad Hamas di stoccare i propri missili all’interno delle sue scuole e che permette nei suoi campi scuola l’addestramento militare dei bambini. Esiste una qualche rendicontazione da parte della UNRWA sull’utilizzo di questo denaro?
Nel 2012 (ultimo aggiornamento disponibile perché del 2013 si è pensato bene di non fornire dati) l’Unione Europea ha stanziato 66 milioni di euro (una prima trance di 42 milioni gestiti da ECHO e una seconda trance di 24 milioni gestiti da PEGASE) per “assistenza umanitaria” nella Striscia di Gaza e in Cisgiordania? A chi sono andati questi soldi? Chi ne ha la disponibilità? Quali progetti di assistenza umanitaria sono stati implementati?
La denuncia non arriva come un fulmine a ciel sereno. Per molte volte abbiamo chiesto in via informale chiarimenti in merito alla destinazione finale degli aiuti europei alla Palestina. Già in passato abbia denunciato la scomparsa di miliardi di euro e l’uso degli aiuti europei per operazioni di terrorismo. In diverse occasioni abbiamo chiesto alla Commissione Europea di fare chiarezza, purtroppo senza alcuna risposta, anzi, ricevendo in cambio una poderosa levata di scudi e accuse di discriminazione verso i palestinesi. Una totale omertà inaccettabile dato che si parla di denaro del contribuente europeo. Ora, come ci consente di fare il Diritto Comunitario, abbiamo depositato la denuncia per ufficializzare le nostre richieste di chiarimenti. Attendiamo (e pretendiamo) precise e dettagliate risposte.
http://www.rightsreporter.org/aiuti-alla-palestina-una-denuncia-alla-commissione-europea-per-fare-chiarezza/
#3Emanuel Baroz
Aiuti alla Palestina: la Commissione Europea ci risponde ma non spiega
http://www.rightsreporter.org/aiuti-alla-palestina-la-commissione-europea-ci-risponde-ma-non-spiega/
#4Gaetano
La guerra di Gaza è servita ad Hamas e l’OLP per uscire rispettivamente da isolamento diplomatico e crsi finanziaria, per ottenere l’attenzione internazionale, e soprattutto per intascare un cospicuo assegno da 5400 milioni di dollari, con cui sferrare l’ultimo fatale attacco nei confronti di Israele.
I “donatori internazionali” hanno precisato infatti che la metà della somma sarà impiegata per la ricostruzione. Non si sa che impiego sarà fatto della residua metà. Anzi, si sa.
#5Yoram
Oggi alla conferenza dei donatori, è stato promesso ai gazawi un ammontare di 5.4 miliardi di dollari destinati alla ricostruzione della Striscia.
I gazawi ne richiedevano 4 quindi ne avanzano 1.4
Se per fare un tunnel servono 3 milioni di dollari, quanti tunnel si possono fare con i soldi che avanzano?
( sempre che le promesse vengano mantenute )
#6Emanuel Baroz
Londra riconosce la Palestina. E piovono miliardi su Hamas
Israele furente per il voto del Parlamento inglese spinto dai laburisti Così i fondi donati dall’Occidente per ricostruire finanzieranno i violenti.
di Fiamma Nirenstein
I palestinesi sono di ottimo umore in questi giorni: al supermarket della storia hanno comprato alcuni grossi successi in cambio di niente. E «niente» non è una merce che a un tavolo delle trattative possa essere scambiata. Se chiedi 4 miliardi di dollari per riparare i guai che tu hai combinato, senza nemmeno offrire una garanzia di gestione, e invece una cinquantina di Stati al Cairo si affrettano a mettertene in mano 5 e mezzo per la ricostruzione di Gaza, perché mai dovresti cercare di trattare la pace? Puoi avere tutto senza dare niente.
Inoltre, sono giorni davvero dorati: un Paese come l’Inghilterra (preceduto pochi giorni fa dalla Svezia) ha votato in parlamento il riconoscimento di uno Stato palestinese i cui confini e i cui doveri non sono mai stati definiti, uno Stato non democratico che predica la violenza. Dunque perché mai i Palestinesi dovrebbero trattare confini che l’Inghilterra stabilisce per loro ai confini del ?67, perché dovrebbero rinunciare alla violenza e ad Hamas, un’organizzazione terrorista che dichiara senza problemi che distruggerà lo Stato d’Israele? Sono 138 gli Stati che riconoscono la Palestina, ma Svezia e Inghilterra sono le prime in Europa.
Una cosa è certa: è più facile che ne esca una guerra che una pace; di nuovo l’America, e a ruota l’Europa, sbagliano strada, proprio come quando Obama ha ritirato i suoi uomini dall’Iraq: da un gesto pacifista, è uscita fuori l’Isis. Ovviamente, nessuno vuole ammettere che questi miliardi saranno alla fine gestiti dal reale padrone della Striscia, Hamas, l’organizzazione terrorista che ha causato il disastro di Gaza e che, nonostante le distruzioni e i morti, ne tiene le chiavi. Il mondo, e anche noi, desidera la salvaguardia della popolazione, ma non di Hamas: invece, Abu Mazen e Fatah, il guardiano del tesoro che controllerà il passaggio del denaro e dei materiali da costruzione, sono parte di un governo di coalizione con Hamas, travestito da esecutivo tecnico. Intanto, comunque, dei 5 miliardi, 1,5 è dono del Qatar, e questo sarà certo depositato nelle mani di Hamas, finanziata e ospitata da quel Paese, che potrà comprare altri missili e costruirà nuove gallerie.
Nel 2012, dopo l’operazione israeliana «Pilastri di Difesa», Gaza ricevette 5 miliardi e 400mila dollari: la quantità di infrastrutture belliche e soprattutto l’infinita rete di gallerie per introdurre terroristi costruiti con quel denaro disegnano il futuro. I soldi che verranno donati, compresi i venti milioni dell’Italia, forse saranno gestite dal Pegase, il meccanismo ad hoc per i Palestinesi: l’agosto scorso ha versato 31 milioni e seicentomila euro, di cui 23 sono andati a Gaza. L’Unrwa, l’organizzazione Onu per i profughi palestinesi, è uno dei grossi destinatari del denaro: nonostante gli scopi educativi, l’Unrwa è un sistema gigantesco di reclutamento e militanza, i suoi lavoratori appartengono a Hamas e a Fatah, i suoi sistemi educativi sono antisraeliani, le sue strutture, rifugi segreti. L’erogazione regolare di enormi somme è stata giudicata da una commissione dell’Unione Europea stessa «corrotta» e «approssimativa».
I milioni versati per gli impiegati di Fatah sono andati incontrollabilmente anche a uomini di Hamas. Molto denaro è usato per versare stipendi mensili di 3000 o 4000 euro a terroristi nelle carceri palestinesi. In più, le Ong che l’Europa finanzia spesso sono basi di incitamento, e invece di aiutare donne e bambini ne fomentano l’odio. Insomma un quadro che promette guerra, e non pace.
Lo stesso per il voto del parlamento inglese, spinto dai Laburisti (con l’astensione del governo) per ammiccare a quella parte dell’opinione pubblica scesa in piazza per Gaza: è triste che la più antica democrazia del mondo tratti così la democrazia più eroica nel mezzo del terremoto mediorentale.
(Fonte: il Giornale, 15 ottobre 2014)
#7Emanuel Baroz
Hamas vuole lo Stato Islamico
di Stefano Magni
Dopo la breve guerra a Gaza contro Israele, Hamas cantava vittoria. Adesso può ben dirsi vincitore. Da un punto di vista diplomatico, ma soprattutto economico, è come se avesse fatto jackpot al Casinò.
La Svezia ha già, di fatto, riconosciuto lo Stato Palestinese. Il neo-eletto premier socialdemocratico Stefan Lofven, nel suo discorso inaugurale, ha subito posto in agenda il riconoscimento ufficiale della Palestina. In Gran Bretagna, Ed Miliband, leader del Partito Laburista, ha promosso e ottenuto una risoluzione analoga, votata a gran maggioranza dal Parlamento a Londra. Gran Bretagna e Svezia, come tutti gli altri Paesi dell’Unione Europea, si erano finora astenuti sulla questione, tutte le volte che era arrivata all’Onu. Ora la musica è cambiata, completamente. L’Europa si schiera dalla parte della Palestina, per ora per fare pressioni su Israele, ma in futuro potrebbe esserci un allineamento dei Paesi Ue a favore del riconoscimento dell’indipendenza palestinese, unilaterale e senza alcun accordo sui confini con lo Stato ebraico.
Da un punto di vista economico, il presidente dell’Autorità Palestinese, Mahmoud Abbas (Abu Mazen) chiedeva 4 miliardi di dollari per la ricostruzione di Gaza dopo il conflitto estivo. Ne ha ottenuti ben 5,4. I maggiori finanziatori sono i Paesi arabi, con il Qatar in testa che si piazza primo nella classifica dei donatori, con ben 1 miliardo di dollari. Ma anche i fondi dall’Ue sono consistenti: 450 milioni di dollari. E gli Stati Uniti, dal canto loro, invieranno 212 milioni, pur essendo i maggiori, ormai praticamente unici, alleati di Israele. Quei 212 milioni di dollari, benché relativamente pochi rispetto alla maxi-donazione del Qatar, sono comunque di più rispetto agli aiuti forniti a Israele per il suo programma di difesa anti-missile.
Unione Europea e Stati Uniti sono convinti che l’aiuto economico e l’apertura diplomatica servano a calmare le acque. Ragionando da occidentali, pensano infatti che combattendo la povertà della Striscia di Gaza, ricostruendo le case e le infrastrutture distrutte durante la guerra e magari riconoscendo anche l’indipendenza a cui aspira Abbas (ufficialmente) si aiutino le correnti più moderate all’interno dell’Autorità Palestinese. Hamas, però, ancora prima di ottenere la promessa dei miliardi arabi e occidentali, aveva già dichiarato quali fossero le sue intenzioni. Durante la cerimonia di commemorazione dei poliziotti palestinesi uccisi nell’ultima guerra, uno dei leader di Hamas, Mahmoud al Zahar lo ha spiegato in modo inequivocabile: “Alcuni dicono che Hamas voglia creare un emirato islamico a Gaza. Non vogliamo questo: noi vogliamo creare uno Stato Islamico in Palestina, in tutta la Palestina”. Per “Palestina”, è bene ricordarlo, non si intende l’insieme dei territori di Cisgordania e Gaza, su cui Abu Mazen accampa le sue pretese di indipendenza, ma tutto il territorio dal Giordano al Mediterraneo, compreso lo Stato di Israele. La cui distruzione è preliminare, nel progetto di Hamas. “Noi sappiamo esattamente come liberare la terra di Palestina – continua al Zahar – e sappiamo come colpire ogni singolo centimetro di essa, con le nostre mani, le nostre menti e i nostri soldi”. Che gli forniamo noi, contribuenti europei, americani, occidentali.
Abu Mazen c’entra, in tutto questo progetto sanguinario che ricorda (anche nei termini) quello dell’Isis in Iraq e Siria? C’entra eccome, perché prima e durante la guerra il presidente palestinese e il suo partito Fatah avevano formato un governo di unità nazionale con Hamas. Tuttora il patto non è stato violato. E alle operazioni contro Israele hanno partecipato anche i miliziani del braccio armato di Fatah, oltre a quelli di Hamas.
Riassumendo: Hamas, con il pieno appoggio di Fatah, ha deliberatamente provocato il conflitto con Israele, rapendo e assassinando tre ragazzini ebrei (che non centravano nulla con la guerra) e poi lanciando razzi contro i civili israeliani. La guerra ha causato gravi distruzioni a Gaza e più di 2000 morti. E così facendo, la Palestina si è accaparrata 5,4 miliardi di dollari “per la ricostruzione” e il riconoscimento preliminare di Svezia e Gran Bretagna. Il tutto dichiarando esplicitamente, per bocca di un leader di Hamas, di voler proseguire nella sua aggressione ad Israele. Con i nostri soldi.
(Fonte: L’Opinione, 15 ottobre 2014)
#8Emanuel Baroz
Leader di Hamas: “Costruiremo lo stato islamico in tutta la Palestina”
Secondo Al-Zahar, se Hamas trasferisse in Cisgiordania una parte dei mezzi di cui dispone a Gaza distruggerebbe rapidamente Israele
Se Hamas riuscisse a stabilire una testa di ponte militare in Cisgiordania potrebbe distruggere Israele e stabilire uno stato islamico al suo posto. Lo afferma l’alto esponente di Hamas Mahmoud al-Zahar, membro del politburo dell’organizzazione islamista palestinese, citato lo scorso primo ottobre dal quotidiano palestinese Al-Ayyam, edito a Ramallah.
L’articolo, tradotto in inglese da Palestinian Media Watch, attesta l’intenzione di Hamas, finora celata, di prendere il potere in Cisgiordania come già fece nel 2007 nella striscia di Gaza. “Hanno detto che Hamas vuole creare un emirato islamico a Gaza – spiega Mahmoud al-Zahar – Noi non lo faremo. Noi costruiremo piuttosto uno Stato islamico in tutta la Palestina”.
Secondo al-Zahar, se Hamas trasferisse in Cisgiordania i mezzi di cui dispone a Gaza, o anche solo una piccola parte di essi, allora potrebbe risolvere “la battaglia della promessa finale con una rapidità che nessuno può immaginare”. Il riferimento è alla Sura 17:7 del Corano che parla di distruggere “i nemici” nel Tempio e “ciò che si erano presi con la distruzione”.
Lo scorso agosto si è appreso che i servizi di sicurezza israeliani avevano scoperto e sventato un piano di Hamas volto a rovesciare in Cisgiordania l’Autorità Palestinese del presidente Mahmoud Abbas (Abu Mazen).
(Fonte: Israel ha Yom, 7 Ottobre 2014)
http://www.israele.net/leader-di-hamas-costruiremo-lo-stato-islamico-in-tutta-la-palestina