Era a libro paga dell’OLP e giudicava Israele per conto dell’ONU: la curiosa storia di William Schabas

 
Emanuel Baroz
4 febbraio 2015
6 commenti

L’inquisitore di Israele prendeva soldi dall’Olp. Si dimette dall’Onu

di Giulio Meotti

schabas-onu-gaza-inchiesta-focus-on-israel

ROMA – Le commissioni d’inchiesta dell’Onu sulle guerre di Israele non hanno molta fortuna. La prima, sull’operazione “Piombo fuso”, capitanata dal magistrato sudafricano Richard Goldstone, si concluse con la clamorosa abiura da parte del suo stesso autore (“se avessi saputo allora quello che so oggi, il rapporto Goldstone sarebbe stato molto diverso“). La seconda commissione, sulla guerra a Gaza della scorsa estate, ieri ha assistito alle dimissioni del suo capo, il professore canadese William Schabas, a causa di un clamoroso conflitto di interessi.

Gli israeliani, che lo scorso dicembre avevano comunicato che non avrebbero mai collaborato con la commissione fino a quando non sarebbe stata composta da persone veramente imparziali e al di sopra delle parti, nei giorni scorsi avevano depositato al Consiglio del diritti umani di Ginevra una denuncia formale per la cacciata del professor Schabas, citando, tra le altre cose, una sua consulenza del 2012 che Schabas, docente di Diritto internazionale presso la Middlesex University di Londra, aveva svolto per l’Organizzazione per la liberazione della Palestina. Consulenza pagata 1.300 dollari.

Appena nominato, lo scorso agosto, Schabas disse: “La mia ambizione è portare Netanyahu davanti alla Corte penale internazionale” per i crimini commessi da Gerusalemme durante Piombo fuso. Dettaglio: all’epoca dell’operazione Piombo fuso, Netanyahu non era al governo e il primo ministro era Ehud Olmert.

In un articolo per una rivista di legge scritto nel dicembre 2010, il professor Schabas aveva dichiarato che Netanyahu va considerato “il singolo individuo che con più probabilità minaccia la sopravvivenza di Israele“. Schabas aveva anche detto in un’intervista: “Perché stiamo cercando il presidente del Sudan per il Darfur e non il presidente di Israele per Gaza?“. Nel 2011, Schabas ha sponsorizzato un Centro per i diritti umani e la diversità culturale in Iran. Il centro, che accusa Israele di politiche di apartheid, ha forti legami con il regime iraniano, che al momento era guidato da Mahmoud Ahmadinejad. In uno di quei viaggi Schabas dichiarò che “l’Iran ha il diritto di acquisire armi atomiche a scopi difensivi“. L’ambasciatore di Israele alle Nazioni Unite, Ron Prosor, ha detto che far presiedere a Schabas una Commissione di inchiesta “è come invitare l’Is a organizzare all’Onu una settimana sulla tolleranza religiosa“, mentre il ministro degli Esteri del Canada John Baird (connazionale di Schabas) ha dichiarato che “il Consiglio Onu dei diritti umani continua a essere una vergogna in fatto di promozione dei diritti umani“.

Ieri, dopo le dimissioni di Schabas, Netanyahu ha chiesto al Consiglio dei diritti umani di accantonare il rapporto sulla guerra di Gaza. Nel 2014 quel Consiglio dell’Onu ha approvato 57 risoluzioni contro Israele, 14 contro la Siria, sette contro la Corea del nord e quattro contro l’Iran.

(Fonte: Il Foglio, 3 Febbraio 2015)

Nell’immagine in alto: professore canadese William Schabas durante in una intervista alla CNN in cui ha candidamente ammesso di non essere imparziale nel suo giudizio su Israele

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  • #1Emanuel Baroz

    William Schabas si dimette, una piccola vittoria per la diplomazia israeliana

    http://www.progettodreyfus.com/william-schabas-si-dimette-una-piccola-vittoria-per-la-diplomazia-israeliana/

    4 Feb 2015, 19:31 Rispondi|Quota
  • #2Emanuel Baroz

    Schabas si dimette e i palestinesi portano all’Aja la questione insediamenti

    di Giovanni Quer

    William Schabas era stato nominato dal Consiglio dei Diritti Umani dell’ONU come presidente della commissione di inchiesta su Gaza 2014, dopo una campagna di lobbying da parte delle solite ONG impegnate a demonizzare Israele, tra cui le potenti Amnesty International e Human Rights Watch, le israeliane B’Tselem e Adalah, le palestinesi Al-Haq e Badil.

    Sicuri del verdetto di condanna della Commissione, gli stessi attori che avevano sostenuto un’inchiesta contro Israele avevano anche accolto il nome di Schabas con giubilo. Schabas è un professore canadese di diritto internazionale, conosciuto per i suoi sentimenti anti-israeliani, che ha tenuto a smentire una volta nominato.

    Una piccola storia di Schabas fa capire la sua posizione su Israele. Tra le sue maggiori attività vi è il lavoro alla Commissione ONU sulle violazioni dei diritti umani nei Territori Palestinei, diretta fino all’anno scorso dal violento antisionista Richard Falk. Ad aprile, la candidatura di Schabas era stata rifiutata, perché dopo Falk e le sue uscite cospirazioniste e in sostegno di Hamas, l’ONU non aveva bisogno di altri scandali. Ma il curriculum di Schabas è lungo. Nel 2012 si presta alla farsa del Tribunale Russell sulla Palestina, un tribunale popolare che si ritrova ogni anno per demonizzare Israele senza alcuna base giuridica o giudiziale, ma invitando vari “testimoni” a demonizzare Israele. La testimonianza di Shabas alla sessione 2012 aveva a che fare con l’accusa di “sociocidio”, durante la quale ha dichiarato che avrebbe voluto vedere Netanyahu nel banco degli imputati della Corte Penale Internazionale.

    Non è la prima volta che Schabas dichiara la sua ostilità verso i presidenti di Israele, infatti lo stesso aveva detto nel 2009, paragonando Peres a al-Bashir del Sudan! La voglia di vedere Israele sul banco degli imputati è stata espressa in diverse interviste e conferenze, e per questo ha appoggiato il riconoscimento della Palestina come stato e la sua adesione alla Corte Penale Internazionale. Schabas ha puntualmente minimizzato il pericolo di Hamas e dell’Iran, giustificando il terrorismo islamista con la povertà e la disperazione e condonando Ahmadinejad come “provocatore”.

    Ma il suo legame con le ONG palestinesi e in particolare con l’ONG Al-Haq, diretta da Shawan Jabarin, sospetto di legami con l’organizzazione terroristica FPLP, attraverso il Human Rights Institute dell’Università NUI Galway, diretto da un altro attivista anti-israeliano, Michael O’ Flaherty, ha chiarito le intenzioni di Schabas. Nonostante le sue varie dichiarazioni sulla stampa, in cui esplicitava le sue pie intenzioni di ricerca di giustizia, Schabas si è dovuto dimettere per il suo incarico di consulente dell’OLP.

    La diplomazia israeliana ha avuto successo, grazie anche al lavoro dei centri di ricerca NGO Monitor e UN Watch, che hanno esposto il passato di Schabas e il lavorio incessante delle ONG. Prima delle dimissioni, Human Rights Watch, B’Tselem e Phisycians for Human Rights si erano già adoperate a pubblicare “rapporti” su presunte testimonianze e articolare argomentazioni pseudo-giuridiche per condannare Israele.

    Visto il fiasco di Schabas, i palestinesi si sono ritirati. Alla Corte Penale Internazionale, dove si aspetta una memoria dello Stato di Israele sulla guerra a Gaza 2014, la Palestina non è più interessata a perseguire Israele per crimini di guerra. La malaparata è dovuta di certo alla paura di dover affrontare altre accuse di crimini di guerra e contro l’umanità – come più volte ha detto Gerald Steinberg, fondatore e direttore del centro di ricerca israeliano NGO Monitor, “ogni missile di Hamas è un crimine di guerra”. La strategia è ora “andare sul sicuro”, e continuare a perseguire Israele alla Corte Penale Internazionale per gli insediamenti.

    Per quanto ridicolo possa sembrare, la mancanza di volontà politica dei palestinesi di negoziare sui confini, l’unica cosa che manca per avere i due famosi stati, si è trasformata in posizione d’attacco contro Israele. Se vent’anni fa si parlava di negoziati e si discuteva della politica israeliana sugli insediamenti, ora si parla di crimini contro l’umanità. Nel giro di dieci anni, gli insediamenti sono diventati l’elemento centrale delle politiche dell’Unione Europea e degli Stati europei su Israele. Persino la Romania ha dichiarato che non manderà più i propri connazionali a lavorare in Israele se dovessero prestare la loro manodopera oltre la “Linea Verde”.

    Negli ultimi sei anni gli insediamenti sono diventati la scusa per organizzare campagne di boicottaggio contro Israele, chiedere a banche e industrie di disinvestire da compagnie israeliane, impedire concerti, conferenze e spettacoli di israeliani. E ora gli insediamenti rischiano di arrivare all’Aja.

    Non è da chiedersi perché non ci si concentri su altri “territori occupati” – Israele è il bersaglio favorito. C’è da chiedersi come si sia arrivati a tutto questo. E la responsabilità principale è delle potenti organizzazioni sedicenti umanitarie e dei diritti umani che premono per isolare Israele. L’organizzazione palestinese NGO Development Center, che funge da bacino di raccolta di fondi europei da ridistribuire a altre ONG, ha pubblicato nel 2008 il codice di condotta per le ONG palestinesi, in cui si delineano due modi di azione: promozione del boicottaggio e non-collaborazione con istituzioni israeliane, cioè la politica di anti-normalizzazione. Non occorre essere né pro-palestinesi, né pro-israeliani per farsi una semplice domanda: vogliamo veramente continuare a pagare per tutto questo?

    http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=115&sez=120&id=57071

    4 Feb 2015, 19:32 Rispondi|Quota
  • #3Emanuel Baroz

    Indagava su Israele per l’Onu ma era sul libro paga dell’Olp

    Scandalo a Palazzo di Vetro. Si dimette il presidente della Commissione d’Inchiesta sugli attacchi del 2014 a Gaza. Netanyahu: “Nominare Schabas a capo dell’inchiesta Onu è stato come chiedere a Caino di scoprire chi ha ucciso Abele.”

    di Carlo Panella

    Nuova meschina figura dell’Onu: William Schabas è stato costretto a dare le dimissioni da presidente della Commissione di Inchiesta sulla violazione dei diritti umani commessi da Israele durante l’ultima occupazione di Gaza. Un incidente che squalifica ulteriormente – se ce ne fosse bisogno – quella Commissione dei Diritti Umani della Nazioni Unite che a suo tempo assegnò la presidenza persino alla Libia di Gheddafi. Soprattutto, dimostrazione che gli alti responsabili dell’Onu, oltre a essere scandalosamente schierati con i palestinesi, hanno anche un quoziente d’intelligenza e una prassi politica demenziali. Schabas, infatti, è stato costretto a lasciare l’incarico dopo avere rilasciato dichiarazioni di questo tenore: «Il primo ministro d’Israele, Benjamin Netanyahu, e il ministro degli Esteri, Avigdor Lieberman, sono maestri di dichiarazioni ridicole e stravaganti e credo continueranno a rilasciarle». Un giudizio equilibrato ed equidistante, come si vede. Non solo, Jerusalem Post di martedì ha rivelato con prove inoppugnabili che lo stesso Schabas, che è un accademico canadese, ha lavorato come consulente, e quindi è stato a libro paga, della Olp. Esempio preclaro di imparzialità e di professionalità politica made in Onu. Secco il commento di Netanyahu: «Nominare Schabas a capo dell’inchiesta Onu è stato come chiedere a Caino di scoprire chi ha ucciso Abele». Naturalmente, il premier israeliano ha colto l’occasione di queste dimissioni dalle motivazioni scandalose per chiedere che l’Onu archivi del tutto l’inchiesta e che non pubblichi quindi il primo Rapporto previsto il 3 marzo prossimo. Netanyhau ha anche attaccato, e nel suo complesso, la Commissione per i Diritti Umani dell’Onu (Unhrc), accusandola di essere «un organismo anti israeliano» che nel 2014 ha approvato più risoluzioni contro Israele che l’Iran, la Siria e la Corea del nord messi assieme». Questo dato è tanto inequivocabile e scandaloso e dipende dalla composizione “paritaria” di questo, come di tutti gli organismi dell’Onu, che fa sì che i diritti umani vengano monitorati dai Paesi che più li violano al mondo, uniti solo e unicamente dall’odio verso Israele (che molti dei suoi paesi membri si rifiutano peraltro di riconoscere).

    Questo episodio, apparentemente marginale, è invece di importanza cruciale alla luce della avventurista manovra avviata dal leader dell’Olp Abu Mazen. Questi, incapace persino di mantenere un accordo di governo unitario con Hamas – in un clima di guerra civile palestinese a bassa tensione – ha infatti deciso di scaricare la sua debolezza interna sul fronte palestinese, aggredendo Israele sul piano diplomatico. Passaggio cruciale di questa strategia avventurista è stata la domanda di iscrizione della sua Autorità Nazionale Palestinese al Tribunale Penale Internazionale, davanti al quale si prepara a denunciare Israele per «crimini contro l’umanità». Durissima è stata la reazione di Israele, come di Obama nei confronti di una mossa, finalizzata con tutta evidenza non a concludere una trattativa positiva con Israele per la nascita di uno Stato Palestinese, ma solo a rinfocolare l’odio antisionista e antiebraico e a dare armi alla propaganda araba più oltranzista. È dunque evidente che il rapporto Onu sull’ultima guerra di Gaza, scritto sotto la direzione dell’anti israeliano Schabas, costituirà un atto d’accusa determinante davanti a questo tribunale. A questo proposito è bene ricordare che l’ultimo Rapporto dell’Onu sulla precedente operazione di Israele a Gaza “Piombo fuso” del 2008, è stato clamorosamente smentito dallo stesso presidente di allora di questa stessa Commissione. Dopo tre anni dalla sua pubblicazione infatti, il sud africano Richard Goldstone ha ammesso che le sue accuse di crimini di guerra a Israele erano inattendibili per la ovvia ragione che Hamas – che aveva iniziato le ostilità, nascondendo le sue batterie di missili tra i civili, come sempre – non aveva risposto alla sua Commissione e quindi le sue responsabilità primarie erano semplicemente state ignorate: «Oggi sappiamo molto di più su quanto avvenne nella guerra di Gaza del 2008-2009 rispetto al periodo nel quale condussi l’inchiesta; se avessi saputo allora ciò che sappiamo oggi, il Rapporto Goldstone sarebbe stato differente. Israele infatti ha dedicato risorse significative per indagare su oltre 400 accuse riguardo alle proprie operazioni militari, mentre Hamas non ha svolto alcuna indagine sul lancio di missili e mortai contro Israele».

    (Fonte: Libero, 4 Febbraio 2015)

    4 Feb 2015, 19:33 Rispondi|Quota
  • #4Emanuel Baroz

    Guerra Gaza: si dimette responsabile inchiesta ONU. E’ antisemita

    Ennesima dimostrazione che la Commissione per i Diritti Umani delle Nazioni Unite altro non è che un tribunale speciale e illegale contro Israele e che dei Diritti Umani se ne infischiano altamente.

    di Sharon Levi

    Si è dimesso ieri William Schabas, posto a capo della indagine voluta dalla Commissione dei Diritti Umani della Nazioni Unite sulla guerra della scorsa estate a Gaza. Il motivo è semplicissimo: non poteva essere imparziale in quanto in passato aveva attivamente collaborato con la OLP (Organizzazione per la Liberazione della Palestina) e manifestato pubblicamente opinioni fortemente antisemite.

    Che la Commissione dei Diritti Umani dell’Onu si fosse ormai trasformata in un tribunale illegale contro Israele è noto da tempo a chi segue anche minimamente l’operato di questa fantomatica organizzazione con sede a Ginevra, ma con la nomina di William Schabas, un accademico canadese notoriamente antisemita, a capo della commissione di indagine sulla guerra di Gaza l’Onu aveva superato se stesso. Non si era mai arrivati a una cosi smaccata posizione palesemente anti-israeliana.

    Per questo motivo Israele aveva da subito comunicato che non avrebbe mai collaborato con la commissione fino a quando essa non sarebbe stata composta da persone veramente imparziali e al di sopra delle parti.

    Solo pochi mesi fa lo stesso William Schabas aveva dichiarato che gli sarebbe piaciuto vedere il Premier israeliano, Benjamin Netanyahu, in una cella del Tribunale Penale Internazionale. Prima ancora si era detto stupito del fatto che il Tribunale Penale Internazionale avesse emesso un mandato di cattura per Omar Al-Bashir, il dittatore sudanese responsabile del genocidio in Darfur, e non per il Presidente israeliano Simon Peres. Nel 2011 William Schabas aveva sponsorizzato una conferenza in Iran denominata “Centro per i Diritti Umani e le diversità culturali” che ben presto si trasformò in un esempio di antisemitismo e negazionismo.

    Sono servite a poco le correzioni di tiro di William Schabas che negli ultimi tempi aveva rettificato le sue dichiarazione e affermato di essere stato frainteso, Israele è stato irremovibile nel chiede le sue dimissioni per collaborare con la Commissione dei Diritti Umani delle Nazioni Unite.

    Per intenderci, è una vittoria di Pirro per Israele perché il resto della Commissione rimane formata da personaggi notoriamente vicini alle posizioni palestinesi anche se non smaccatamente antisemiti come era William Schabas. In ogni caso ci chiediamo seriamente come si possa ancora dare credito alla Commissione dei Diritti Umani dell’Onu quando da anni il suo lavoro è quasi esclusivamente quello di attaccare Israele mentre si disinteressa completamente di tragedie come quella in Siria, dell’ISIS, di grandi conflitti africani come quello in RD Congo, in Sud Sudan, in Nigeria dove opera Boko Haram, in Mali e in Repubblica Centrafricana. Per non parlare poi dei Diritti nei Paesi musulmani di cui la famigerata Commissione dell’Onu si disinteressa completamente.

    http://www.rightsreporter.org/guerra-gaza-si-dimette-responsabile-inchiesta-onu-e-antisemita/

    4 Feb 2015, 19:36 Rispondi|Quota
  • #5Emanuel Baroz

    Perché le ONG europee e la Croce Rossa sono i reali nemici in Israele

    di Tuvia Tenenbom

    http://codaleone.blogspot.co.il/2015/01/perche-le-ong-europee-e-la-croce-rossa.html

    4 Feb 2015, 19:57 Rispondi|Quota
  • #6Parvus

    Fosse l’unico… Si farebbe prima a elencare quelli che non sono a libro paga.

    5 Feb 2015, 20:34 Rispondi|Quota