Gruppi terroristici e rete Internet

 
admin
17 novembre 2007
1 commento

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Che i gruppi terroristici abbiano creato ognuno il proprio braccio mediatico e che utilizzano la rete internet per la propria propaganda di istigazione al terrore e per il reclutamento di militanti kamikaze non è più una novità. Inizialmente, i filmati prodotti erano di pessima qualità però abbiamo potuto costatare un’evoluzione costante. Attualmente, è chiaro che ogni “campagna” è il frutto di una strategia ben pianificata che mira a determinati risultati. Ci sono esperti di comunicazione, psicologi, sociologi dietro ad ogni messaggio. Si sono così affinati che hanno persino il proprio portavoce che certifica la veridicità dei comunicati. Pensate che il GSPC algerino ha combattuto una guerra mediatica contro il governo di Alger che “strumentalizzava” , secondo le affermazioni dei suoi capi, gli attacchi contro i civili algerini per discreditare il valore del GSPC.

Prima di diventare “Al Qaeda nel Maghreb”, il GSPC era composto di alcune “divisioni” ripartite in “zone” ed ognuna di loro aveva il proprio portavoce per lanciare i loro famigerati comunicati. Dopo l’assorbimento dei vari gruppi marocchini, tunisini ed algerini nella nuova formazione unica, tutti i comunicati devono essere filtrati da una unica organizzazione mediatica, quella di Al Qaeda nel Maghreb.
Alcuni giorni fa, le forze americane hanno scovato, in Iraq, ben sei centri di produzione per la propaganda di Al Qaeda. Questi “studios” erano nascosti in alcune abitazioni ed erano molto ben attrezzati . molto materiale hardware e software, materiale tecnologico di ultima generazione ed in uno di questi, addirittura, uno studio televisivo in piena regola.
Ultimamente, la polizia austriaca ha scoperto una cellula che gestiva una delle filiali del cosiddetto «Global Islamic Media Front»: la sua attività era di rilanciare i video qaedisti.
Al Qaeda, purtrppo ha capito l’importanza dell’utilizzo dei media ed investono molte risorse finanziarie a questo scopo e non solo: ha pensato bene anche ad un investimento notevole a livello di sicurezza per la protezione delle comunicazioni per contrastare le eventuali infiltrazioni da parte dei governi che cercano di combattere questo network terroristico. Infatti, alcuni stati hanno ricorso ad hackers specializzati per penetrare elettronicamente nel mondo sotterraneo dei siti terroristici; contrariamente a ciò che si potrebbe pensare, non sono i paesi occidentali ad accanirsi maggiormente ma proprio i governi arabi che sono coscienti del rischio dell’allargamento dell’islamismo radicale.

In Europa, invece, siamo più propensi ad un buonismo suicida; l’argomento molto trendy attualmente è la concessione di terreni da parte delle amministrazioni per la costruzione delle moschee, con addirittura dei finanziamenti elargiti da banche europee. Una domanda ci sorge spontanea: a quale altra religione è concessa questa opportunità?

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Commento

  • #1GeertWilders4President

    A me fa rabbia vedere che i 4 musulmani che vivono in occidente (perchè 6% di musulmani, di cui la maggior parte di questi vivono in RUSSIA questo sono) hanno diritti e potere che normalmente avrebbe una minoranza di almeno il 30% della popolazione se non di più.

    In Norvegia per esempio hanno molto potere, eppure quando ci sono stata all’aeroportoi di Oslo non ne ho incontrato NEANCHE UNO – e gli stranieri c’erano eccome, cinesi, indiani, tra questi uno Sikh. E più a nord vi era una sola famiglia: 4 donne adulte(non giovanissime) e due bambini (tromsoe, dove fortunatamente per ora han detto ‘no alla moschea’)

    20 Mag 2014, 20:53 Rispondi|Quota