Roma come Ramallah? No, grazie

 
Emanuel Baroz
18 settembre 2010
7 commenti

Richiesta urgente per il Sindaco Alemanno

Roma come Ramallah? No, grazie

di Costantino Pistilli

Roma, 18 Settembre 2010 – Roma, quartiere San Lorenzo. Gli studenti dell’Istituto Superiore N. Machiavelli rientrando dalle vacanze estive avranno ancora trovato sulla parete esterna della scuola una targa commemorativa dedicata a Yasser Arafat. Perché dedicare il liceo classico di via dei Sabelli 86, che porta oltretutto il nome di uno degli esponenti più alti del pensiero e della storia d’Italia, alla memoria di uno dei protagonisti del terrorismo internazionale contemporaneo? Non siamo a Ramallah dove le scuole (e i campi di calcio, i nomi delle squadre di calcio, i tornei, le sale computer e i monumenti vengono regolarmente dedicati ad assassini conclamati). Siamo a Roma, non potrebbe dunque intervenire il primo cittadino?

Negli ultimi mesi, il Sindaco Alemanno saetta dichiarazioni politicamente scorrette che fanno storcere il naso ai benpensanti: dai campi rom abusivi (“da troppi anni esistono nella nostra città”) a Tor Bella Monaca (“raderla al suolo”) passando per il Grande Raccordo Anulare (“se mettono il casello lo sfondo con la macchina”). Coraggio, appunto. Ma anche tanta magnanimità: è già stato molto “buono” con la causa palestinese lasciando in comodato d’uso la sede che ne ospita la rappresentanza ufficiale in Italia. Ed allora, visto che si sta dimostrando un Sindaco profitterol – dolce e buono sì, ma con le palle! -, perché non approfittarne per chiedere la rimozione di quel simbolo di morte, travestito da malintesa resistenza e lotta di liberazione nazionale?

Ci vuole coraggio, è vero. Quando si parla di Yasser Arafat si nomina il palestinese più amato dagli italiani, e lo sappiamo. Ma parlare di Arafat significa anche parlare di uno che al mondo ha prosciugato pozzi di vita. Per qualcuno è stato un combattente contro l’oppressione del piccolo e del grande Satana, al pari di Khomeini e come oggi lo può essere Bin Laden. Ma a ben vedere, dismesse le lenti deformanti dell’ideologia, Arafat non è stato altro che un mefistofelico assassino e distruttore di ogni possbilità di pace e stabilità in Medio Oriente. Basterebbe spostarsi nel quartiere ebraico romano per leggere la targa dedicata a Gay Tachè (in realtà Stefano Gay Tachè) , l’innocente bambino ucciso a Roma dalla genia di Arafat, per rendersene conto. O basta ricordare quando Arafat si accordò con Khomeini per addestrare gli uomini che più avanti divennero la struttura portante dei Guardiani della Rivoluzione islamica e degli Hezbollah in Libano. Per non dimenticare l’intervista che il rais rilasciò ad Oriana Fallaci, in cui dichiarava di lavorare e vivere per la distruzione d’Israele: “È lo scopo della nostra lotta, ed essa non ammette né compromessi né mediazioni. No! Non vogliamo la pace. Vogliamo la guerra, la vittoria. La pace per noi significa distruzione di Israele e nient’altro. Ciò che voi chiamate pace, è pace per Israele e gli imperialisti. Per noi è ingiustizia e vergogna”.

Ma, se per qualcuno la Fallaci nello scrivere manteneva troppo la destra (l’intervista, comunque, fu controllata parola per parola dalla segreteria dell’OLP), allora sarà bene introdursi nella strada a senso unico descritta da Ion Mihai Pacepa, capo generale della Securitate e consigliere dell’allora presidente della Romania, il genocida Nicolae Ceauşescu. Tra le quattrocento pagine del libro Red Horizons (ed. Regnery, 1987) il generale Pacepa dedica ampi spazi ad Arafat e mette in luce chi fosse veramente: “Un terrorista addestrato, armato e ingrassato per decenni dall’ Unione Sovietica e dai suoi satelliti. Un borghese egiziano, trasformato in devoto marxista dall’intelligence estera del KGB che lo aveva addestrato nella sua scuola per allievi più promettenti a Balaqshikha, est di Mosca”.

Pacepa conosceva molto bene l’OLP, perché l’Organizzazione per la Liberazione della Palestina era stato un prodotto confezionato dal KGB con l’aiuto di Bucarest, dove si producevano propaganda e uniformi per i liberatori della Palestina: “Il generale Aleksandr Sakhrovsky, capo dell’intelligence estera del KGB, ci ordinò di fornire copertura per le operazioni terroristiche di Arafat e parallelamente di edificare la sua immagine internazionale. Nella guerra dei Sei Giorni Israele aveva umiliato due dei più importanti alleati dell’Unione Sovietica nel mondo arabo di quel tempo: l’Egitto e la Siria. Arafat, secondo il Cremlino, poteva rimediare al prestigio perso dall’URSS.

Così, nel 1972, il Cremlino mise Arafat e le sue reti terroristiche in cima a tutte le liste di priorità dei servizi d’intelligence del blocco sovietico per renderlo gradito presso la Casa Bianca. Noi eravamo gli esperti in questo genere di cose nel blocco. Avevamo già conseguito grandi successi nel far credere a Washington – così come pure alla maggior parte degli accademici di sinistra, di moda allora – che Ceausescu fosse, come Josip Broz Tito, un comunista indipendente di tendenza moderata”. Ma di moderato e pacifico, oltre al nome (Yasser significa “tranquillo, senza problemi”) Arafat non aveva granché. È sempre Pacepa a raccontare come Arafat nel 1985, a Heliopolis in Egitto, rese omaggio al nazi-Muftì di Gerusalemme al-Husaynī (tra l’altro suo parente) dichiarandosi “infinitamente orgoglioso” di ricalcarne le orme. Oppure, a rivelare di come lo stesso Arafat si vantasse di aver  inventato i dirottamenti degli aerei passeggeri.

Per il KGB, insomma, l’uomo con la kūfiyya era una cassa di risonanza da cui far uscire anti-semitismo unito ad anti-imperialismo e anti-americanismo. Pacepa ricorda in questo modo cosa effettivamente fosse Arafat per lo stesso conducător Ceauşescu: “Un brillante manager del palcoscenico, e noi dobbiamo farne buon uso”. Mai immagine è stata più azzeccata per descrivere l’illusionista che ha fatto credere al mondo, durante lo spettacolo di Stoccolma, di infilare un kalashnikov nella kūfiyya e farne uscire una colomba. Infatti, due anni dopo il Nobel per la pace e la firma degli Accordi di Oslo, il numero degli israeliani uccisi dai terroristi palestinesi era cresciuto del 73%, senza calcolare il terrore sparso per il mondo dai suoi avatar, come la Banda Baader-Meinhof o le Brigate Rosse.

Se quella targa attaccata alla parete di una scuola ricorda tutto questo anche al caro Sindaco Alemanno, allora, perché non rimuoverla?

L’Occidentale

Nella foto in alto: la VERGOGNOSA targa in onore del terrorista Arafat, posta in Via dei Sabelli a Roma

Per chi avesse ancora dei dubbi sulla figura del terrorista assassino Yasser Arafat consigliamo la lettura dei seguenti articoli:

Arafat ai palestinesi: Terrorizzate il nemico

Quando Arafat finanziava i terroristi

Arafat ordinò personalmente l’assassinio di diplomatici americani in Sudan

I mille misteri dei (tanti) soldi di Arafat

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  • #1Emanuel Baroz

    Il mensile Forbes su Arafat

    Il presidente dell’Autorita’ Palestinese Yasser Arafat compare sulla lista di Forbes degli uomini piu’ ricchi del pianeta, in una nuova categoria riservata a re, regine e dittatori. Con una fortuna personale di almeno 300 milioni di dollari nascosta nelle banche svizzere, Arafat compare nel numero annuale di Forbes dedicato ai primi 500 multimilionari (in dollari) del mondo. Secondo Forbes, Arafat corre il rischio di perdere la disponibilita’ delle sue fortune per opera proprio dell’Autorita’ Palestinese. “Le riforme finanziarie – dice l’articolo – potrebbero ostacolare il flusso di denaro ai terroristi e alla fine causare la caduta dello stesso Arafat”.

    Il rapporto dice inoltre che Arafat ha il completo controllo sulla maggior parte dei 5,5 miliardi di dollari in aiuti internazionali che sono entrati nelle casse dell’Autorita’ Palestinese dalla sua nascita nel 1994. E’ Arafat che sovrintende praticamente a ogni spesa, dalle paghe di 600-1.500 dollari per ufficiali della sicurezza e miliziani palestinesi in odore di terrorismo, fino ai 10 milioni di dollari sborsati da una compagnia, controllata da suoi sodali, per pagare una fornitura da 50 tonnellate di armi iraniane.

    (Fonte: Israele.net, 5 Marzo 2003)

    19 Set 2010, 13:38 Rispondi|Quota
  • #2Emanuel Baroz

    Terroristi nascosti nell’ufficio di Arafat

    Ali Alian, un importante esponente dell’ala militare di Fatah sospettato di coinvolgimento in una serie di attacchi mortali contro cittadini israeliani, ha rivelato ai servizi di sicurezza israeliani d’essere stato nascosto per quasi 18 mesi nel complesso Muqata, a Ramallah, sotto la protezione del presidente dell’Autorita’ Palestinese Yasser Arafat.

    Alian, arrestato lo scorso maggio in una casa di Ramallah, e’ sospettato d’aver preso parte a varie azioni di cecchini contro automobilisti israeliani nella zona circostante la citta’ palestinese e di aver progettato un attentato suicida a Gerusalemme.

    Alian ha detto d’aver lasciato piu’ volte l’edificio di Arafat, quando i soldati israeliani allentavano il controllo, per poi farvi ritorno dopo aver compiuto i suoi attentati. Il ministero della difesa israeliano aggiunge che all’interno del complesso Muqata si nascondo tuttora diversi palestinesi ricercati per atti di terrorismo.

    (Fonte. Ha’aretz, 10.07.03)

    19 Set 2010, 13:39 Rispondi|Quota
  • #3Emanuel Baroz

    Una strada a Roma per Yasser Arafat. Il sindaco Alemanno fa il “finto tonto”

    ”Se sara’ avanzata la richiesta da parte del consiglio comunale non potremmo non prenderla in considerazione”. Parole del Sindaco di Roma, Gianni Alemanno, in merito alla richiesta di intitolazione di una via all’ex presidente dell’Autorita’ palestinese, Yasser Arafat, avanzata da alcuni gruppi tra i quali il Comitato per la Palestina nel cuore. Il sindaco, parlando a margine della conferenza stampa di presentazione di ‘Roma Capitale mondiale della lotta contro la Fame’, le iniziative organizzate dal Comune di Roma in occasione del prossimo Summit mondiale dell’alimentazione della FAO, ha chiarito che ”abbiamo gia’ fatto un atto molto importante nei confronti dell’Autorita’ Palestinese dando in comodato d’uso una prestigiosa sede per l’ambasciata”.

    Il Sindaco ignora o finge di ignorare che la richiesta di intitolare una strada o un parco di Roma a Yasser Arafat, presidente palestinese e Premio Nobel per la pace, è già sul tavolo del Comune da ben quattro anni e che ha avuto tutti i necessari via libera dalla toponamastica, manca dunque solo l’assenso del sindaco. Veltroni ha fatto l’indiano sulla richiesta avanzata quattro anni fa ma anche Alemanno ciurla decisamente nel manico. L’anno scorso la giunta Alemanno ha risposto alla ennesina sollecitazione del Comitato “Palestina nel cuore” e del Forum Palestina affermando che le strade di Roma vengono dedicate solo a personaggi “deceduti da almeno dieci anni”.

    Ma la recente toponamastica del Comune di Roma sembrerebbe smentire questo parametro

    (Fonte: Forum Palestina)

    19 Set 2010, 13:44 Rispondi|Quota
  • #4Alberto Pi

    Kahlun: nessuno intitoli una targa ad Arafat

    “La targa dedicata all’arcinoto terrorista Yasser Arafat all’istituto Machiavelli di via dei Sabelli a Roma è una grave offesa a tutti i morti per atti di terrorismo. Se quella di Adro è stata un’inaccettabile provocazione politica questa è una bestemmia sulle tombe di tutte le vittime del terrorismo sia che si tratti dei nostri caduti a Nassirya, che del piccolo Stefano Gay Tachè ucciso a Roma da un comando palestinese, che delle ragazze e dei ragazzi saltati in aria mentre ballavano in discoteca a Tel Aviv”.

    E’ lo sgomento di Vito Kahlun responsabile delle politiche giovanili del Partito Repubblicano Italiano, che solleva la questione concreta della celebrazione di Araf. “Non accetterò questa provocazione degli amministratori di un quartiere – prosegue Kahlun – che invece di dedicare targhe a vanvera dovrebbe occuparsi dello spaccio di droga. Qualora non si provveda entro 7 giorni alla rimozione della targa mi recherò personalmente al Machiavelli per censurare questo inqualificabile gesto”.

    http://porticodottavia.blogspot.com/2010/09/kahlun-nessuno-intitoli-una-targa-ad.html

    22 Set 2010, 14:15 Rispondi|Quota
  • #5Alberto Pi

    Levi quella targa, Sindaco Alemanno

    Gentile Sindaco Alemanno,

    Ho appena letto che una scuola del quartiere San lorenzo di Roma ha esposto un targa commemorativa per Yasser Arafat. Sono rimasta scandalizzata ma non stupita conoscendo la venerazione che molti itaiani hanno ancora per il peggior terrorista del 1900, che ha liberato il mondo della sua presenza nel 2004.

    Ricordo che molti anni fa andai a parlare in un liceo di Trento e il preside mi accolse con questa frase “Non si permetta di criticare Arafat che per me e’ un eroe”.

    Arafat. un miserabile assassino, un fanatico, un furbo che aveva capito subito quale era il tallone d’achille degli italiani e degli europei: l’odio per gli ebrei e lui conquisto’l’Europa intera, il mondo occidentale intero (perche’ gli altri arabi lo hanno sempre odiato) piagnucolando, mistificando la storia, negando il diritto degli ebrei sulla loro Terra, negando persino l’esistenza del grande Tempio degli ebrei a Gerusalemme.

    Piagnucolava in inglese la parola Pace e in arabo ordinava la morte.

    Arafat, signor Sindaco, grazie al Lodo Moro ebbe facolta’ di far scorazzare per l’italia i suoi scagnozzi armati di missili, Arafat da quel falso criminale che era si guardo’ bene di mantenere le promesse fatte a Moro, mal ripago’ l’indulgenza dell’Italia nei suoi confronti e la sconvolse col terrorismo.

    Signor Sindaco Alemanno, Il 27 dicembre del 1985 un gravissimo attentato a Fiumicino fece 16 morti, italiani signor Sindaco.

    Nello stesso giorno, stessa ora ecco un altro attentato a Vienna, due morti.

    Nel 1985 Arafat, l’uomo cui viene dedicata una targa, ordino piu’ di 600 attentati e navi cariche di armi tentarono di arrivare sulle coste israeliane per ammazzare ebrei.

    Arafat, il santo, il premio nobel della vergogna, fece catturare e ammazzare, le mani legate dietro la schiena quattro turisti israeliani a Cipro: un colpo alla nuca e via. Gli esecutori? La “Forza 17” dell’OLP al cui comando negli anni 2000 fu quell’altro santo tanto amato dagli italiani, Marwan Barghouti, in galera in Israele per i suoi delitti , chiamato Nelson Mandela dai suoi ammiratori che lo vogliono libero e presidente della Palestina.

    Un criminale, un assassino, un barbaro.

    Barghouti ordino’ a Forza 17 la fucilazione di due ragazzi di Tel Aviv, fermatisi in una trattoria per un piatto di humus, li trascinarono fuori, contro il muro , un colpo in fronte e via. Cosi’ e anche molto peggio hanno agito i palestinesi di Arafat, signor sindaco.

    E una scuola italiana gli dedica una targa?

    Non divaghiamo, vediamo gli altri attentati di quel sant’uomo in Europa, i maggiori e piu’ crudeli perche’ elencarli tutti e’ impossibile.

    Vorrei ricordarle l’Achille Lauro, signor sindaco: passeggeri sequestrati, un ebreo paralitico ammazzato a freddo e a bruciapelo e scaraventato in mare sulla sedia a rotelle. I terroristi furono arrestati ma l’aereo che li trasportava atterro’ a Sigonella e a quel punto le Autorita’ italiane rifiutarno di consegnare agli americani i terroristi che partirono indenni per essere naturalmente accolti come eroi dai palestinesi e acclamati dagli italiani.

    Del resto Craxi era innamorato di Arafat che paragonava a Garibaldi o a Mazzini a seconda dei casi.

    E Andreotti? Andreotti era solito paragonare i paletinesi ammazzati in scontri a fuoco con gli israeliani alle vittime delle Fosse Ardeatine.

    Con simili governanti cosa potevamo aspettarci, signor sindaco?

    Potevamo aspettarci quello che e’ avvenuto: Arafat divenne padrone dell’Italia, entrava e usciva dagli uffici dei governanti, tra inchini e sorrisi striscianti, sempre armato di pistola. Aveva il suo pistolone alla cintura persino quando e’ entrato in Vaticano per essere ricevuto dal Papa, lo stesso Papa che ancora non voleva riconoscere Israele , che addirittura si guardava bene dal nominare la parola Israele…ma Arafat, si sa, era una specie di santo, assassino ma santo per gli italiani, persino per la Chiesa.

    Ma oggi no, oggi non si puo’ piu’ venerare quel demonio. Oggi no.

    E’ difficile ricordare tutti i morti fatti da quel mostro ma voglio che lei sappia, signor sindaco a chi e’ stata dedicata quella targa vergognosa:

    Nel 1986, 6 settmbre, strage in una sinagoga di Istambul , 23 morti fra i fedeli.

    Nel marzo del 1989 un autobus venne fatto precipitare in un burrone vicino a Gerusalemme, 14 morti carbonizzati.

    Signor Sindaco, potrei anche raccontarle quello che Arafat e i suoi feddaiyn hanno fatto in Libano, si parla di 40.000 morti, forse 50.000 secondo il “Journal de Geneve”.

    Alla fine Arafat, il vigliacco, fu costretto a scappare protetto dalle Marine Militari francese e britannica e si rifugio’ a Tunisi da dove, da bravo padrino mafioso, continuo’ a organizzare mattanze e stragi in giro per il mondo.

    Parigi; sinagoga, 4 morti 12 feriti.

    Vienna, sinagoga, 2 morti 19 feriti

    Anversa, sinagoga. 3 morti 80 feriti

    Parigi, ristorante kasher, 6 morti 21 feriti

    Vorrei concludere questa mia lettera, Signor Sindaco, ricordando l’attentato piu’ doloroso per noi ebrei italiani .

    Era il 9 ottobre 1982, nella sinagoga di Roma c’era una festa, la benedizione dei bambini, secondo la tradizione.

    I fedeli uscirono dal Tempio, le famiglie con i bambini per mano e furono accolti da una scarica di mitra e lanci di bombe a mano.

    Stefano Gay Tache’ , un bambino di 2 anni, mori’ crivellato dai colpi, i feriti 35 di cui ancora oggi molti con le schegge conficcate nel corpo.

    L’olp di Arafat vendeva armi alle Brigate Rosse e ad altri gruppi eversivi italiani ed europei, ricordo la famigerata Baader Meinhof che commetteva i suoi crimini a braccetto cogli assassini dell’OLP di Arafat.

    Signor Sindaco Alemanno, da molto anni il mondo sta andando alla rovescia e si osannano gli assassini. Ricordo con sofferenza le ovazioni ad Arafat portato in trionfo ad Assisi tra i sorridenti e commossi Occhetto e Lama.

    E’ di ieri la notizia che David Irving, il piu’ famoso negazionista della Shoa’, fara’ la guida ad Auschwitz per convincere i gruppi che lo sterminio degli ebrei non c’e’ mai stato.

    Il mondo va cosi’, peggio non potrebbe, il Male vince sul bene.

    La supplico, Sindaco Alemanno, non sia complice delle persone senza coscienza che hanno messo quella targa abominevole in onore del peggior terrorista della storia moderna.

    Non lo faccia, Sindaco Alemanno, onori invece la memoria del piccolo Stefano Tache’, vittima innocente, facendo togliere quella vergogna da una scuola di Roma Capitale.

    grazie

    Deborah fait
    http://www.informazionecorretta.com

    http://deborahfait.ilcannocchiale.it/2010/09/21/levi_quella_targa_sindaco_alem.html

    22 Set 2010, 14:27 Rispondi|Quota
  • #7Alberto Pi

    4 Nov 2010, 14:56 Rispondi|Quota