Coop e Conad boicottano il “Made in Israel”

 
Emanuel Baroz
24 maggio 2010
16 commenti

Made in Israel “boicottato”. Coop e Conad “no” ai prodotti alimentari

di Edoardo Spera

coop-conad-boicottaggio-focus-on-israelRoma, 24 mag (Il Velino) – Niente più prodotti alimentari che arrivano dagli insediamenti israeliani in Cisgiordania sugli scaffali italiani. I supermercati Coop e Conad (Nordiconad) hanno detto “no” al marchio Agrexco. Principale esportatore di prodotti agricoli israeliani, con il marchio Carmel, Agrexco commercializza il 70 per cento di tutta la frutta e verdura prodotta dai territori occupati ( in realtà come ha spiegato la Agrexco alla Coop, solamente lo 0,4 % dei prodotti esportati in Italia provengono dalla Giudea e Samaria…fermo restando che il boicottaggio proposto dai “soliti” pacifinti resta una VERGOGNA, fossero anche il 100%!!!!).

Dei prodotti Carmel-Agrexco, circa l’80 per cento – secondo il portale internet di “Stop Agrexco”, rete nata in occasione dell’incontro nazionale svoltosi a Pisa il 3 e 4 ottobre 2009 e che ora coinvolge decine di associazioni sotto il grido “boicottiamo i frutti dell’Aparthied israeliano – viene esportato e venduto in Europa. L’iniziativa si inserisce tra gli eventi organizzati in tutto il mondo a sostegno della causa palestinese (come se fosse normale ed accettabile che per sostenere la causa palestinese si boicottassero i prodotti israeliani….mah! La stupidità antisraeliana non conosce veramente confine!)per la ricorrenza del 30 marzo, giornata della terra, quest’anno dedicata alla campagna di boicottaggio disinvestimento e sanzioni contro Israele.

Secondo i promotori del “boicottaggio”, l’Europa, l’Onu e la Comunità Internazionale considerano le colonie israeliane costruite su Territorio Palestinese non solo illegali, ma come un serio impedimento alla pace in Medioriente. I prodotti Carmel – si legge sul sito della società israeliana – possono essere trovati nei supermercati di tutto il mondo. Dall’Europa occidentale e orientale fino all’America Latina e al Nord America. Ma non solo: anche in Giappone, Singapore e Hong Kong.

Da quanto si apprende la Coop ha precisato in una lettera a “Stop Agrexco” che la decisione del “no” ai prodotti israeliani non dipende dalla provenienza dei prodotti, ma “da una modalità di tracciabilità commerciale che non risolve l’esigenza del consumatore che vuole esercitare un legittimo diritto di non acquistare prodotti di determinante provenienze. Dato che l’informazione non è presente in etichetta”.

Motivo per cui è stato deciso di “sospendere gli approvvigionamenti di merci prodotte nei territori occupati e quindi valutare se esistano possibilità di specificare maggiormente l’origine del prodotto, al fine di consentire per il consumatore finale una reale distinzione tra i prodotti made in Israel e quelli eventualmente provenienti dai territori occupati”. Una cosa è certa: per Coop “non si tratta di un boicottaggio verso Agrexco o Israele”, dato che la scelta “spetta al consumatore” (Intanto nel frattempo è nato su Facebook il gruppo “Io non compro nè alla Coop nè alla Conad).

La rete italiana s’inserisce nel movimento mondiale che dal 2005 chiede la fine dell’occupazione israeliana nei Territori occupati palestinesi e fa appello allo strumento del boicottaggio, del ritiro degli investimenti e delle sanzioni nei confronti d’Israele.

(Fonte: Il Velino, 24 Maggio 2010)

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  • #1Emanuel Baroz

    Coop & Conad boicottano i prodotti d’Israele, ecco come reagire

    La cronaca di Dimitri Buffa

    L’OPINIONE pubblicherà domani l’articolo di Dimitri Buffa che qui anticipiamo: La notizia è uscita ieri domenica 23 maggio nella rubrica “Lettere a IC” Dopo i marchi delle due ditte, è possibile telefonare alla casa madre Coop tramite un numero verde. Per la sottomarca Conad purtroppo c’è solo indirizzo e numero di telefono. Si spende un po’ ma vale la pena. Intasiamogli la linea telefonica.

    “LA COOP E LA CONAD NON VENDERANNO PIU’ PRODOTTI AGRICOLI ISRAELIANI “

    Chi la fa, l’aspetti
    per inviare i più cordiali saluti…
    COOP NUMERO VERDE, chiamare subito ! 800-80-55-80
    CONAD: Soc. Coop. – Via Michelino, 59 40127 BOLOGNA – tel 051 508 111

    La campagna di odio antiisraeliano di Forum Palestina, unita alla burocrazia del “politically correct” a ogni costo, tipica delle dirigenze della Coop e della Conad, sono riuscite a ottenere un brillante risultato: la fine dell’importazione di prodotti agricoli “made in Israel” . Che poi questi prodotti, distribuiti in Italia dalla Carmel -Agrexco, comprendano anche quelli prodotti in Giudea e Samaria, cioè territori definiti “occupati” (in realtà “contesi”, ndr) dai boicottatori anti israeliani di professione, solo per lo 0,4%, è cosa che poco importa chi promuove oggi le stesse campagne contro i commercianti ebrei che venivano fatte nell’Europa di Hitler.

    Siccome le etichette non sono chiare, dicono i responsabili qualità e prodotto di Coop Italia, ‘abbiamo pensato bene’ di “sospendere del tutto gli approvvigionamenti di merci prodotte nei territori occupati e quindi valutare se esistano possibilità di specificare maggiormente l’origine del prodotto, al fine di consentire per il consumatore finale una reale distinzione tra i prodotti made in Israel e quelli eventualmente provenienti dai territori occupati.” Che poi questo sia un danno in primis ai non pochi arabi israeliani e palestinesi che lavorano i medesimi prodotti agricoli prodotti in Giudea e Samaria, ancorchè pari solo allo 0,4% dell’intero prodotto agricolo esportato verso l’Italia, è cosa che a Forum Palestina non importa.

    Loro dovevano boicottare i prodotti agricoli israeliani e Coop e Conad sono stati d’accordo.

    La lettera della Coop è firmata dal direttore qualità Maurizio Zucchi, un burocrate che, si capisce anche da come scrive, relaziona in realtà decisioni non sue, e da Gianlugi Covili per la Nordiconad, che è il gruppo cooperativo con funzione di centro di acquisto e distribuzione di Conad che opera in nord Italia.

    Incredibile proprio la lettera firmata da Zucchi per i luoghi comuni e le semplificazioni che descrive dettagliatamente in un testo che l’azienda ha spedito al gruppo di boicotattori internazionali dell’agricoltura isareliana che fanno capo alla associazione “Stop Agrexco Italia – Coalizione italiana contro l’Agrexco”, con sede a Casalecchio di Reno e che poi risultano essere una sorta di terminale italiano della “Coalition Contre Agrexco”, locata in Francia.

    Ci si lamenta tanto e giustamente delle scritte antisemite nelle grandi città come Roma. I cui insulti poi si estendono per proprietà transitiva a chi si è dimostrato, o semplicemente si dichiara, “amico di Israele”, persino al sindaco Gianni Alemanno (con quel po’ po’ di passato fascista che si ritrova), ma poi se le grandi aziende cooperative che distribuiscono in Italia i prodotti alimentari si comportano così, che cosa c’è da stupirsi?

    Scrive tra l’altro Zucchi della Coop, rivolgendosi in maniera più che ossequiosa ai gruppi tra cui Forum Palestina che hanno prodotto questa ignobile campagna di boicottaggio: “In risposta alla Vostra lettera del 30 marzo 2010 ed a quanto da Voi manifestatoci nel corso dell’incontro del 6 maggio, siamo a comunicarVi quanto segue.

    Vi ringraziamo della disponibilità al confronto e per le informazioni che ci avete reso disponibili in merito alla grave situazione esistente nei territori occupati, che ci confermano alcune segnalazioni pervenuteci anche dalla nostra base sociale.

    Abbiamo ritenuto doveroso chiedere informazioni anche ad Agrexco, che ha accettato di rispondere, pur non essendo un nostro fornitore e non avendo nei nostri confronti nessun legame contrattuale.” Notare le maiuscole con cui si da del “voi”, tipiche delle lettere che si inviano ai fornitori o alle banche.

    Zucchi riporta anche la risposta del distributore “boicottato”, la Agrexco, interpellato all’uopo con prontezza degna di miglior causa, e alla fine trae le proprie singolarissime conseguenze: “L’azienda interpellata ci ha così risposto: il 99,6% della merce esportata da noi, proviene dallo stato di Israele vero e proprio; lo 0,4% restante proviene invece dai coltivatori della Giudea e Samaria. Tali prodotti sono contrassegnati nei documenti che accompagnano la merce, in modo da indicarne l’origine del luogo di provenienza così come richiesto dai regolamenti in vigore presso la Comunità Europea. La documentazione che accompagna la merce proveniente dalla Giudea e dalla Samaria indica il luogo di origine ed i dazi che si debbono pagare..

    Tuttavia questa trasparenza non basta e il pretesto per accodarsi alle richieste di boicottaggio viene dato dalla mancata indicazione tra gli ingredienti dei prodotti della loro origine esatta di coltivazione: “Abbiamo analizzato con attenzione questa comunicazione e se da un lato notiamo la distanza dei numeri in merito all’effettiva produzione nelle zone occupate, dall’altra tuttavia concordiamo con quanto da Voi segnalato, come cioè questa modalità di tracciabilità commerciale non risolva l’esigenza di un consumatore che voglia esercitare un legittimo diritto di non acquistare prodotti di determinate provenienze, in quanto l’informazione -pur seguendo il prodotto dal punto di vista doganale e fiscale- non è tuttavia presente in etichetta.”

    Ergo? “Pertanto, proprio per salvaguardare il consumatore nella sua libertà di scelta rispetto a ciò che acquista”, arriva la decisione di aderire implicitamente alla campagna di boicottaggio.

    Da notare che in tempo di crisi tutto ciò avrà un costo per i lavoratori. Che, sia in Israele, sia nei territori contesi, sia in quelli “occupati”, subiranno una forte ricaduta in termini occupazionali.

    E anche in Italia il contraccolpo di questo stop alle esportazioni alimentari israeliane metterà a rischio molti posti di lavoro, almeno nel medio –lungo periodo.

    http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=21&sez=120&id=34765

    24 Mag 2010, 17:11 Rispondi|Quota
  • #2Emanuel Baroz

    CRISI MEDIORIENTALE IN TAVOLA

    Stop ai prodotti delle colonie israeliane. I supermercati : «Non è boicottaggio»

    Sono agrumi e datteri coltivati nei territori occupati. Le prime catene a farli sparire sono Coop e Conad

    MILANO – Spariscono dagli scaffali di Coop e Nordiconad (parte del Consorzio Nazionale Conad) i prodotti a marchio Agrexco provenienti dalle colonie israeliane in Cisgiordania. Lo annuncia la rete di pressione «stop Agrexco», nata in occasione dell’incontro nazionale svoltosi a Pisa il 3 e 4 ottobre 2009 e che ora coinvolge decine di associazioni, tra cui Attac, Donne in nero, Federazione della Sinistra, Fiom- Cigl, Forum Palestina, Pax Christi Italia, rete Eco (Ebrei Contro l’Occupazione) e Un Ponte Per.

    LA CAMPAGNA DI PRESSIONE – Dal gennaio 2010 la coalizione ha avviato incontri in tutta Italia e iniziato una campagna di pressione nei confronti di Coop e Conad, con lettere, segnalazioni, sit-in nei supermercati e conferenze per interrompere la commercializzazione di prodotti provenienti dalle colonie israeliane nei Territori occupati palestinesi.

    LA TRACCIABILITÀ – Maurizio Zucchi, direttore Qualità di Coop Italia, ha indirizzato una lettera di risposta alla rete «stop Agrexco», in cui spiega come sui prodotti dei marchi Agrexco non sia specificata la provenienza precisa (Israele o Territori palestinesi), sottolineando come «questa modalità di tracciabilità commerciale non risolva l’esigenza di un consumatore che voglia esercitare un legittimo diritto di non acquistare prodotti di determinate provenienze, in quanto l’informazione – pur seguendo il prodotto dal punto di vista doganale e fiscale – non è tuttavia presente in etichetta». Conseguentemente, «abbiamo deciso di sospendere gli approvvigionamenti di merci prodotte nei territori occupati e quindi valutare se esistano possibilità di specificare maggiormente l’origine del prodotto, al fine di consentire per il consumatore finale una reale distinzione tra i prodotti made in Israel e quelli eventualmente provenienti dai territori occupati». Zucchi ha precisato che «non si tratta di un boicottaggio verso Agrexco o Israele da parte di Coop, perché questa scelta spetta tutt’al più al consumatore. Coop ha deciso di ritirare i prodotti la cui bolla indica la provenienza dai Territori palestinesi, indicazione non presente però sul prodotto finale».

    DAL 1956 – Agrexco Agricultural Export Company Ltd è una società fondata nel 1956: il governo israeliano possiede il 50% delle quote e, nonostante nel 2008 ne sia stata decisa la privatizzazione, la partecipazione di Israele continua. La società rappresenta il principale esportatore di prodotti agricoli israeliani, con il 60-70% di tutti i prodotti provenienti dalle colonie israeliane. I più importanti marchi Agrexco sono Carmel, Coral e Alesia. Tra essi, spicca per diffusione Carmel, che comprende Ecofresh, Eden e Bio-Top. Tra i prodotti esportati da Agrexco, si trovano inoltre gli agrumi «Jaffa» e i datteri «Jordan Plains» che provengono, oltre che da Israele, anche dalle colonie nella Valle del Giordano. Proprio sulla denuncia della commercializzazione dei prodotti provenienti dalle colonie, illegali per il diritto internazionale, si è concentrata la campagna «stop Agrexco».

    L’ATTRACCO SAVONESE – Oltre ad iniziative nei supermercati di tutta Italia culminate il 30 marzo, Giornata della Terra per i palestinesi, un luogo simbolo delle proteste è stato il porto di Savona, in cui attraccano le navi di Agrexco con i container di prodotti da distribuire nel nostro paese. La coalizione italiana s’inserisce nel movimento mondiale che dal 2005 chiede la fine dell’occupazione israeliana nei Territori occupati palestinesi e fa appello allo strumento del boicottaggio, del ritiro degli investimenti e delle sanzioni nei confronti d’Israele. Nell’ambito del boicottaggio di prodotti o imprese impegnate nelle colonie in Cisgiordania, la più nota campagna a livello internazionale è stata attuata nei confronti di Veolia, società implicata nella costruzione del treno di collegamento tra Gerusalemme Est occupata e le colonie israeliane.

    UNA MOBILITAZIONE INTERNAZIONALE – La mobilitazione internazionale ha portato Comuni in tutto il mondo – dall’Inghilterra all’Australia, passando per la Francia – a ritirare gli accordi e i contratti con Veolia in segno di protesta nei confronti del progetto ferroviario. Tra le iniziative più recenti, inoltre, il senato degli studenti dell’ateneo statunitense di Berkeley ha votato per il ritiro degli investimenti dell’università in compagnie impegnate nell’occupazione militare dei Territori palestinesi. In Italia la sospensione della commercializzazione dei prodotti Agrexco provenienti dagli insediamenti israeliani da parte di Coop e Nordiconad rappresenta il primo risultato concreto ottenuto dal movimento di boicottaggio. (mcr) (www.redattoresociale.it)

    24 maggio 2010

    http://www.corriere.it/cronache/10_maggio_24/supermercato-coop-conad-agexco-cisgiordania_territori%20occupati_13f5d344-6732-11df-a510-00144f02aabe.shtml

    24 Mag 2010, 17:30 Rispondi|Quota
  • #3Emanuel Baroz

    Boicottare le Coop che boicottano Israele

    di Paolo della Sala

    Sono per uno stato palestinese indipendente (e antiterrorista). Tuttavia questa scelta delle Coop è l’equivalente delle Leggi razziali di Mussolini nell’era dell’Ipocritamente Corretto. Vedo che da anni nei supermercati Coop si trovano pompelmi di altre nazioni, mentre è difficile trovare quelli di Jaffa, che non è una “colonia” in territorio palestinese. Quindi il discorso sulle colonie nasconde una deriva pericolosa e pericolosamente vicina agli incubi peggiori dell’Europa… Inoltre, è l’ora di smetterla con l’ipocrisia: le coop fanno politica, e sono un gigantesco conflitto di interessi ignorato dai media, con 100 miliardi di euro di fatturato annuo. Naturalmente hanno ottenuto licenze e appalti grazie agli appoggi politici, penalizzando i concorrenti e (quindi) i clienti, col risultato che sono tra i supermercati più cari. Io non compro più Coop nella mia zona, dove ci sono -in un raggio di 12 km. -una Ipercoop, due coop, una Super Coop, e diversi supermercati cugini come Conad e Dico. Le coop (bianche e rosse, non importa) hanno la facoltà di licenziare i dipendenti, alla faccia degli Statuti dei lavoratori, e sottopagano i dipendenti, peggio dei “capitalisti”. Sono una “colonia affaristica” all’interno del territorio italiano. Sono contrario a ogni forma di boicottaggio, ma mi sento obbligato a dire che il “sistema politico” Coop è antidemocratico e contrario agli interessi dei consumatori e dei democratici liberali.

    http://lapulcedivoltaire.blogosfere.it/2010/05/boicottare-le-coop-che-boicottano-israele.html

    24 Mag 2010, 18:10 Rispondi|Quota
  • #4zona UE e extraUE

    E’ ben noto che questi “signori” producono frutta e verdura nei cosiddetti territori occupati (extra UE a tutti gli effetti), trasportano la merce a haifa o tel aviv (non servono bolle ne’ documenti, non c’e’ dogana, e nessuno ha nulla da ridire) dove la merce viene impacchettata con tale origine (quindi zona UE), imbarcata, e spedita in UE eludendo il dazio (come lasciano intuire le percentuali bulgare citate nell’articolo…. credo che anche senza essere imprenditori, ci si rende conto che gestire un impianto che produce lo 0.4% del totale e’ antieconomico e questo viene chiuso o ceduto). Se i territori occupati sono parte della zona UE, i produttori devono essere soggetti alle norme sull’iva e le altre tasse come tutti gli altri; se non sono parte della zona UE, all’atto dell’ingresso in zona UE si deve applicare dazio e iva come per ogni altra importazione. Molto semplice no? Mi pare che la Tora’ dica che non va bene usare due pesi e due misure, una per vendere e una diversa per comprare.

    24 Mag 2010, 19:17 Rispondi|Quota
    • #5Emanuel Baroz

      ah, quindi secondo lei sarebbe solamente un problema di natura fiscale?! Beata ingenuità…

      24 Mag 2010, 19:33 Rispondi|Quota
  • #6Alberto Pi

    Made in Israel, Agrexco: Tutto ok. Ma Coop sospende ciò che non ha

    Roma, 24 mag (Il Velino) – La rete “Stop Agrexco” nata in occasione dell’incontro nazionale di Pisa del 3 e del 4 ottobre 2009 e che coinvolge decine di associazioni sotto il grido “boicottiamo i frutti dell’Apartheid israeliano” è riuscita ad ottenere la “sospensione” della vendita dei prodotti provenienti dagli insediamenti israeliani in Cisgiordania nei supermercati Coop. Ma la lettera inviata alla rete di “boicottatori” dal direttore qualità di Coop, Maurizio Zucchi riporta la risposta della società esportatrice dei prodotti provenienti da Israele, Agrexco. Che appare chiara: “Il 99,6 per cento della merce esportata da noi- spiega la società israeliana – proviene dallo stato di Israele vero e proprio; lo 0,4 per cento restante proviene invece dai coltivatori della Giudea e Samaria. Tali prodotti sono contrassegnati nei documenti che accompagnano la merce, in modo da indicarne l’origine del luogo di provenienza così come richiesto dai regolamenti in vigore presso la Comunità Europea. La documentazione che accompagna la merce proveniente dalla Giudea e dalla Samaria indica il luogo di origine ed i dazi che si debbono pagare”. Dichiarazione che sembra “sfatare” l’eventualità che i prodotti firmati Agrexco ed esportati in tutto il mondo provengano dalle aree sanzionate dall’Onu come “illegali”.

    Ma dalla Coop arriva comunque il “veto”: “Abbiamo analizzato con attenzione questa comunicazione e se da un lato notiamo la distanza dei numeri in merito all’effettiva produzione nelle zone occupate, dall’altra tuttavia concordiamo come questa modalità di tracciabilità commerciale non risolva l’esigenza di un consumatore che voglia esercitare un legittimo diritto di non acquistare prodotti di determinate provenienze, in quanto l’informazione –pur seguendo il prodotto dal punto di vista doganale e fiscale- non è tuttavia presente in etichetta”, scrive Zucchi. Pertanto, “per salvaguardare il consumatore nella sua libertà di scelta rispetto a ciò che acquista”, la Coop informa di aver deciso di “sospendere gli approvvigionamenti di merci prodotte nei territori occupati e quindi valutare se esistano possibilità di specificare maggiormente l’origine del prodotto, al fine di consentire per il consumatore finale una reale distinzione tra i prodotti made in Israel e quelli eventualmente provenienti dai territori occupati”. E non solo: La Coop scrive di essere intenzionata a “dare informazioni in merito alla vicenda in questione, in particolare individuando uno spazio su un prossimo numero delle riviste dei soci Coop”. Quello che risulta poco chiaro è la vendita di cosa la Coop abbia deciso di sospendere effettivamente. Visto che – come dichiarato nella stessa lettera del direttore Qualità Zucchi – Agrexco “non è fornitore Coop e non ha nei nostri confronti alcun legame contrattuale”. Un “no” quello di Coop ai prodotti israeliani di Agrexco che sembra avere costi zero.

    http://www.ilvelino.it/articolo.php?Id=1129880&t=Made_in_Israel_Agrexco_Tutto_ok_Ma_Coop_sospende_ci%F2_che_non_ha

    25 Mag 2010, 09:46 Rispondi|Quota
  • #7Alberto Pi

    Made in Israel, Conad: Su provenienza prodotti aspettiamo Agrexco

    Roma, 24 mag (Il Velino) – Tutto fermo in casa Conad: si aspetta per decidere se vendere i prodotti provenienti da Israele e “firmati” Agrexco oppure no. La rete “Stop Agrexco” nata in occasione dell’incontro nazionale svoltosi a Pisa il 3 e 4 ottobre 2009 e che coinvolge decine di associazioni sotto il grido “boicottiamo i frutti dell’Apartheid israeliano” è riuscita ad ottenere la sospensione dei prodotti provenienti dagli insediamenti israeliani in Cisgiordania ma è ancora tutto da vedere se si tratta delle zone sanzionate dall’Onu come “illegali” oppure no.“Abbiamo ricevuto la segnalazione e abbiamo subito contattato il fornitore – vale a dire Agrexco Ltd – per verificare la provenienza dei prodotti e quindi in quali aree di Israele sono stati prodotti”, spiegano al VELINO dall’ufficio stampa Conad. “Il fornitore deve ancora indicarci tutte le provenienze dei prodotti. Sulla base di queste informazioni – proseguono ancora da Conad – affronteremo gli eventuali problemi con il fornitore. Ovviamente – concludono da Conad – nel caso in cui i prodotti (tra i quali figura anche la rinomata spremuta d’arancia Jaffa Queens ndr) dovessero provenire da quelle aree, prenderemo dei provvedimenti”.

    Da Coop Italia, invece, Maurizio Zucchi, direttore Qualità, ha indirizzato una lettera alla rete “stop Agrexco”, in cui spiega come “questa modalità di tracciabilità commerciale non risolva l’esigenza di un consumatore che voglia esercitare un legittimo diritto di non acquistare prodotti di determinate provenienze, in quanto l’informazione – pur seguendo il prodotto dal punto di vista doganale e fiscale – non è tuttavia presente in etichetta”. Motivo per cui Coop ha deciso di sospendere gli approvvigionamenti di merci prodotte nei territori occupati e valutare se esistano possibilità di specificare maggiormente l’origine del prodotto, “al fine di consentire per il consumatore finale una reale distinzione tra i prodotti made in Israel e quelli eventualmente provenienti dai territori occupati”. Ma una cosa è certa: per Zucchi “non si tratta di un boicottaggio verso Agrexco o Israele da parte di Coop, perché questa scelta spetta tutt’al più al consumatore. Coop ha deciso di ritirare i prodotti la cui bolla indica la provenienza dai Territori palestinesi, indicazione non presente però sul prodotto finale”.

    http://www.ilvelino.it/articolo.php?Id=1129787&t=Made_in_Israel_Conad_Su_provenienza_prodotti_aspettiamo_Agrexco

    25 Mag 2010, 09:47 Rispondi|Quota
  • #8Ufficio stampa Conad

    NOTA STAMPA

    Bologna, 25 maggio 2010 – In merito alle notizie apparse sulla stampa circa la denuncia da parte di alcune organizzazioni umanitarie relativa alla commercializzazione di prodotti che sarebbero stati coltivati nei Territori Occupati della Palestina, Conad puntualizza quanto segue:

    – non è in atto alcuna attività di boicottaggio da parte di Conad; a lanciare campagne di boicottaggio sono le associazioni delle diverse parti in causa che vorrebbero coinvolgere e condizionare Conad, come ben si evince dalle oltre 600 pagine web;

    – come già precisato nella nota diffusa ieri alle agenzie, Nordiconad non intrapreso alcuna azione di boicottaggio, ma ha solo richiesto informazioni al fornitore;

    – quanto sia strumentale questa vicenda lo testimonia il fatto che il prodotto in questione – il pompelmo proveniente da Israele – ha una sua stagionalità che, come ben sanno gli operatori, si è conclusa ad aprile; quando le produzioni di pompelmo saranno nuovamente disponibili, le forniture proseguiranno regolarmente;

    – Conad, contrariamente a quanto riportato da alcuni organi di informazione, non ha mai sospeso forniture di prodotti – ortofrutta o altro – da Israele.

    Diffidiamo pertanto ogni soggetto dal lanciare o riportare notizie imprecise, non veritiere e già destituite da ogni fondamento.

    Conad si riserva infine di tutelare il proprio nome e gli interessi della catena in ogni sede competente.

    Ufficio stampa Conad
    HOMINAPDC Comunicazione Relazioni Pubbliche
    Via Del Monte, 10 – 40126 Bologna
    Tel. +39.051.264744 / Fax. + 39.051.222190

    25 Mag 2010, 14:27 Rispondi|Quota
  • #9mosè

    forse il signore che ha scritto di Ue e Extra-Ue ha le idee un pò confuse:
    Israele non fa parte della UE, neppure i Territori Palestinesi.
    Le merci importate in Italia, a seconda della categoria merceologica sono regolarmente assoggettate ai dazi, ove previsti, ed all’Iva.
    Non solo la Torà, ma anche il Vangelo ed il Corano predicano l’equità, non meramente nel commercio, ma in tutte le fasi della vita, quando si tratta di rapporti con il prossimo:mi sembra un pò più esteso rispetto al concetto
    estrapolato a cui faceva riferimento il signore in questione.
    solo per puntualizzare, naturalmente.

    25 Mag 2010, 16:46 Rispondi|Quota
    • #10Emanuel Baroz

      grazie della testimonianza Mosè!

      25 Mag 2010, 20:00 Rispondi|Quota
  • #11Emanuel Baroz

    Per quanto riguarda la precisazione della Conad: a parte che quei territori sono contesi e non occupati….la semplice richiesta da parte della Conad ad una società che non è tra i suoi fornitori (ma che immagino potrebbe esserlo…) della provenienza dei suoi prodotti è ridicola, così come è ridicola la scusa che per i pompelmi Jaffa sia passato il periodo di raccolta e quindi di vendita….la domanda qui è un’altra: COME MAI LA CONAD HA RITENUTO NECESSARIO FARE QUESTA RICHIESTA ALLA AGREXCO DOPO AVER RICEVUTO PRESSIONI DA PARTE DEI SOLITI PACIFINTI? E INOLTRE: QUESTO TIPO DI RICHIESTA VIENE EFFETTUATA NORMALMENTE PER TUTTI I PRODOTTI PROVENIENTI DALL’ESTERO O E’ STATA FATTA UNA “ECCEZIONE” SOLAMENTE PER QUESTO CASO?

    25 Mag 2010, 20:13 Rispondi|Quota
  • #12Emanuel Baroz

    ALIMENTI: VERNETTI (API), BOICOTTARE PRODOTTI ISRAELE E’ ATTO RAZZISTA E INTOLLERANTE

    Roma, 25 mag. – (Adnkronos) – “Penso che la scelta di Coop e di Conad di boicottare i prodotti agricoli di Israele sia un fatto di una estrema gravita’, che denota una cultura razzista e intollerante che ritenevo estranea al movimento cooperativistico”. Lo ha sottolineato in una nota Gianni Vernetti, deputato di Alleanza per l’Italia e gia’ sottosegretario agli Affari esteri. “La motivazione della non tracciabilita’ dei prodotti – ha proseguito Vernetti – e’ grottesca e il risultato che si ottiene non e’ altro che alimentare una pericolosa cultura del disprezzo nei confronti dello stato democratico di Israele”.

    “Voglio ricordare ai dirigenti di Coop e Conad che Israele e’ un paese con una democrazia matura (l’unica purtroppo in Medio Oriente), con stampa libera, multipartitismo, diritti umani e diritti sindacali pienamente rispettati. I lavoratori israeliani e palestinesi delle fabbriche e delle aziende agricole di Israele – ha proseguito Vernetti – godono degli stessi diritti ed hanno eguale rappresentanza sindacale”.

    E la stessa liberta’ politica e sindacale non c’e’ purtroppo in molti paesi asiatici ed africani i cui prodotti abbondano negli scaffali degli Ipermercati di Coop e Conad. Da un’azienda come la Coop – ha concluso Vernetti- che tanti vantaggi ha avuto dal collateralismo con la politica, ci si aspetterebbe maggiore sobrieta’ e pacatezza”.

    25 Mag 2010, 21:16 Rispondi|Quota
  • #13Letizia Puicher

    E’ veramente ora di fare qualcosa. Sono accaduti fatti gravissimi e non credo sia un’azione sufficiente quella politica che stanno attuando. Come può un governo di un popolo che ha subito quel che ha subito, uccidere civili, sequestrare un popolo, ridurlo praticamente in soggezione totale. La Palestina deve riavere le sue terre ed il suo orgoglio di popolo.

    31 Mag 2010, 17:13 Rispondi|Quota
  • #14ahmad

    l’invasore non avra mai vita facile!!!!!

    13 Giu 2011, 19:46 Rispondi|Quota
  • #16Letizia Puicher

    senza essere razzisti, ed io non lo sono, penso che in qualche modo si debba aiutare la Palestina. Gli abusi e lo strapotere israeliano vanno avanti dal 1967 senza che nessuno si opponga concretamente grazie al potere economico internazionale di Israele. Un freno, un passo indietro e si può avviare un processo di pace. Non ci sarebbero ‘terroristi’ se non ci fossero non solo abusi ma anche ‘atti’ ignobili amche verso donne e bambini. Cosa faremmo noi se qualcuno decidesse di prendersi i nostri territori, le nostre case, le nostre persone? No razzismo, ma obiettività. E poi dovremmo tenere conto di tante altre cose: di chi sono le banche americane che ci hanno portato a questa crisi internazionale? Se la Coop ha preso questa decisione ebbenbe, andrò a fare la spesa alla Coop.

    14 Giu 2011, 11:36 Rispondi|Quota
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