Israele: Gunter Grass accusa, ”E’ una minaccia per la pace”
Berlino, 4 Aprile 2012 – (ASCA-AFP) – Lo scrittore tedesco Gunter Grass, vincitore del premio Nobel per la letteratura nel 1999, ha pubblicato una poesia nella quale accusa Israele di complotto per distruggere l’Iran e di minacciare la sicurezza globale.
Nella poesia, intitolata ”Quello che bisogna dire” e comparsa oggi sul quotidiano Sueddeutsche Zeitung, Grass si chiede: ”Perche’ dico solo ora, invecchiato e con il mio ultimo inchiostro: la potenza atomica Israele sta mettendo in pericolo la pace mondiale gia’ fragile?”.
La risposta e’ che finora gli ”incomparabili” crimini commessi dai nazisti contro gli ebrei e la paura di essere accusato di antisemitismo lo hanno inibito dal criticare apertamente Israele. Ma ”domani potrebbe essere gia’ troppo tardi” e la Germania potrebbe rendersi ”complice di un crimine”, in riferimento al contratto siglato il mese scorso grazie al quale Berlino vendera’ a Israele un sottomarino Dolphin che puo’ trasportare testate nucleari. ”Lo ammetto, non restero’ piu’ in silenzio, perche’ sono stanco dell’ipocrisia dell’Occidente”, conclude lo scritto di Grass.
La poesia e’ stata duramente criticata dal vice ambasciatore israeliano a Berlino, Emmanuel Nahshon, il quale ha commentato che ”appartiene alla tradizione europea il fatto di accusare gli ebrei di omicidi rituali prima delle celebrazioni pasquali”, aggiungendo che Israele e’ ”il solo Stato nel mondo il cui diritto a esistere e’ messo in dubbio”.
Grass, autore del celebre romanzo ”Il tamburo di latta”, aveva destato scalpore nel 2006 quando aveva rivelato di aver fatto parte delle Waffen SS durante la Seconda Guerra Mondiale. Il portavoce del cancelliere Angela Merkel, Steffen Seibert, non ha voluto commentare la presa di posizione di Grass. ”In Germania esiste la liberta’ di espressione artistica e fortunatamente anche la liberta’ del governo di non commentare ogni opera d’arte”, ha detto.
Nella foto in alto: l’articolo del Frankfurter Allgemeine Zeitung che riportava lintervista a Gunter Grass nell’Agosto del 2006
#1Emanuel Baroz
Una poesia contro lo Stato d’Israele
Pubblichiamo alcuni brani del proclama in versi firmato da Günter Grass, premio Nobel per la letteratura nel 1999, contro lo Stato d’Israele e i suoi progetti di attacco preventivo per fermare il programma nucleare iraniano. La poesia è stata pubblicata da diverse testate, ma rifiutata dalla rivista «Die Zeit»
Ma perché ho taciuto finora?
Perché credevo che la mia provenienza,
segnata da una macchia che mai si potrà annullare,
vietasse di imputare quale esplicita verità questo fatto
alla terra d’Israele, cui sono
e voglio restare legato.
Perché dico solo adesso,
invecchiato e con l’ultimo inchiostro:
la potenza nucleare d’Israele minaccia
la pace mondiale, di per sé così fragile?
Perché deve essere detto
ciò che domani potrebbe essere ormai troppo tardi;
anche perché noi – in quanto tedeschi già abbastanza gravati da colpe –
diventeremmo latori di un delitto
che si può prevedere, e perciò la nostra correità
da nessuna delle solite scuse
potrebbe essere assolta.
(traduzione di Alessandra Iadicicco)
Günter Grass
http://www.corriere.it/cultura/12_aprile_05/grass-poesia-contro-israele_3b9295d4-7f1f-11e1-a959-e67ffe640cb1.shtml?fr=correlati
#2Emanuel Baroz
Grass, l’indignazione a senso unico
di Pierluigi Battista
Una poesia contro lo Stato d’Israele, accusato di minacciare la pace nel mondo
Günter Grass è sempre stato un magnifico pierre di se stesso. Per decenni ha incarnato nella Germania occidentale la figura ieratica dell’antifascista intransigente e senza macchia, occultando tuttavia la sua giovanile adesione volontaria al corpo speciale delle Waffen SS. E in questi giorni, infiammato d’indignazione anti-israeliana, ha curato sin nei minimi dettagli la pubblicazione di una poesia contro Israele, scegliendo con fredda strategia di marketing le testate da cui lanciare la sua invettiva brechtiana per contrastare una grande Menzogna («Non taccio più»).
Grass ha così deciso di consegnare in contemporanea alla «Süddeutsche Zeitung» («Die Zeit» l’aveva rifiutato), a «El País», a «Repubblica» e a «Politiken» in Danimarca il suo furente j’accuse contro lo Stato ebraico, indicato come la principale minaccia mondiale per la pace a causa delle sue bombe atomiche, e contro la Germania in procinto di fornire di sottomarini lo Stato d’Israele. Sotto accusa è «l’affermato diritto al decisivo attacco preventivo che potrebbe cancellare il popolo iraniano», giacché «si presume», declama Grass, che Teheran stia per portare a termine la «costruzione di un’atomica». «Si presume»: vuol dire che la «presunzione» potrebbe non essere vera? Vuol dire che non è vero che l’Iran di Ahmadinejad stia costruendo l’atomica per annientare «l’entità sionista», come è stato più volte e sempre più minacciosamente proclamato?
Per Grass l’Iran non è una «minaccia», lo è solo Israele. A capo di Teheran c’è, scrive, «un fanfarone». E i «fanfaroni» sparano assurde stupidaggini, non atomiche sullo Stato degli ebrei da annientare. L’indignazione di Grass si ferma qui. Non s’indigna per chi raffigura gli ebrei come «maiali da sgozzare». Non s’indigna se alla corte di Ahmadinejad si riunisce con meticolosa puntualità l’internazionale dei negazionisti, che considerano Auschwitz un’invenzione dei sionisti per legittimare il loro Stato. Queste per lui sono mere «fanfaronate», non pericolose come la fornitura di armi della Germania a Israele.
Grass è molto scaltro e nei suoi versi ha l’accortezza di formulare, per prevenirle, le accuse che certo gli verranno rivolte. C’è il rischio che gli dicano che un tedesco, dopo l’enormità della Shoah, deve maneggiare con molta cura parole e argomenti sul sionismo e su Israele? Ecco allora Grass: «Poiché dal mio Paese, di volta in volta toccato da crimini esclusivi…». Gli potranno dire che non sta bene che un volontario delle Waffen SS possa pronunciare simili accuse contro lo Stato ebraico? Ed ecco ancora Grass: «Pensavo che la mia origine, gravata da una macchia incancellabile…». C’è forse la percezione che la veemenza polemica nei confronti dello Stato d’Israele e l’indulgenza minimizzatrice per l’antiebraismo violento di Ahmadinejad possano alimentare il sospetto di una vena antisemita camuffata da oltranzismo antisionista? Ecco ancora una volta Grass: «Il verdetto “antisemitismo” è d’uso corrente».
Il guaio è che le accuse che Grass si premura di smontare in anticipo sono tutte tremendamente fondate. Chi ha aderito alle Waffen SS dovrebbe essere più prudente nei suoi giudizi. Nel 2006 lo stesso Grass pronunciò su un quotidiano israeliano parole che sembravano dettate da un tormento autentico. «Io so quali ferite il simbolo delle SS, il termine SS, riapra nella memoria di molti degli abitanti d’Israele e devo accettare che la doppia S sarà per me il marchio di Caino fino alla fine dei miei giorni». Per Grass «il marchio di Caino» dev’essere diventato un segno sbiadito. Possibile che le minacce iraniane e il reiterato proposito di costruire la bomba atomica per annichilire lo Stato d’Israele non inducano Grass a ricordare l’odio antiebraico che dominava quella doppia S?
E anche l’accusa di antisemitismo «d’uso corrente». D’uso corrente, purtroppo, non è l’accusa, ma proprio l’antisemitismo. Nella propaganda antisionista dei Paesi musulmani moderati ed estremisti, che negano il diritto stesso dello Stato d’Israele ad esistere, la distinzione tra «ebreo» e «israeliano» è semplicemente scomparsa. L’obiettivo sono gli ebrei, nei Paesi islamici in cui le tv trasmettono sceneggiati ricavati dai Protocolli dei savi anziani di Sion . Possibile che tutta l’indignazione di Grass sia indirizzata sugli armamenti dello Stato d’Israele, mai sull’antisemitismo, «d’uso corrente», che in Europa inneggia alla strage di bambini ebrei a Tolosa? E infine sui «crimini esclusivi» della Germania. Certo, quel passato non può passare facilmente e Grass non si può permettere di fare ironie su un tema incandescente come l’appoggio che il popolo tedesco diede alla politica di annientamento degli ebrei in Europa. Non basta una poesia per nascondere tanta insensibilità.
http://www.corriere.it/cultura/12_aprile_05/battista-grass-indignazione-senso-unico_d0f75b50-7f1f-11e1-a959-e67ffe640cb1.shtml?fr=correlati
#3Parvus
Più che tondo, è nato scemo e scemo morirà.
#4david
E’ uno dei tanti che cerca visibilità ci riesce bene e questo dimostra quanto è furbo e quanto inutili siano i premi nobel
#5Fede
La verità di questi tempi, purtroppo, deve essere sempre rimarcata ed evidenziata. Tutto sembra inquinato da uno strisciante relativismo.
Grazie come sempre, per il lavoro di informazione che fate.
#6barbara
E qualcuno, nel frattempo…
http://irlanda.ilcannocchiale.it/2012/04/08/io_sto_con_günter_grass.html
#7Irlanda
Nel frattempo cosa?
Ho detto la mia opinione, con civiltà. Come sempre.
A differenza tua “cara ” Barbara
#8Emanuel Baroz
L’arte dell’antisemitismo
di Daniel Funaro
Sembra che ormai esprimendosi in versi o in una forma ritenuta artistica si possa dire di tutto. Così uno scrittore tedesco, con un passato da SS, può scrivere che Israele rappresenta una minaccia all’umanità, che qualsiasi tentativo di difendere il diritto di un popolo a esistere avvenga tramite la scomunica dell’antisemitismo o che le colpe della Germania della Shoah, impongano la vendita di sommergibili a Israele che provocheranno crimini incancellabili. Il problema, ancora una volta, non è tanto nella gravità delle affermazioni, quanto nel triste tentativo di difesa che rasenta il ridicolo. Qualcuno dovrebbe spiegarci perché l’espressione artistica comprenda degli spazi che, più che alla semplice libertà, assomigliano tanto ad un privilegio. Non esiste nessuna patente da poeta, da vignettista o da cantante che possa giustificare affermazioni intrise d’odio che altrimenti non sarebbero comunemente accettate. Il rischio che corriamo è che mentre nel passato le fiabe, le poesie o l’arte servivano come allegorie per esprimere la voglia di libertà, oggi, al contrario, queste possano divenire il mezzo per propagandare quell’odio che altrimenti non verrebbe manifestato.
(Fonte: Notiziario Ucei, 12 aprile 2012)
#9dina
@Emanuel Baroz: provate a dire le stesse cose a quelli di Chalie Ebdo e vediamo cosa ne pensano.
#10Emanuel Baroz
@dina: una cosa è la satira un’altra è la diffusione d’odio…non trova?
#11patrizia
Questa una poesia? hahahaha…..chi la definisce poesia questa “cosa” non conosce il significato della “poesia” e la sua caratteristica è uguale in tutte le culture e cioè musica,prosa .gestualità,non sempre con un significato certo ma emozionale,alcune eccezioni e rime basta così o vado oltre?
#12patrizia
Questa “poesia” somiglia al ” Il sindaco ordina” oppure “chiamata alle armi della classe 19…. se questa è una poesia io sono la mamma di Arrigon
#13patrizia
I tedeschi fra le loro disgrazie c’è quelle di essere tedeschi
#14Irlanda
patrizia: non potresti essere la mamma di Arrigoni, sai perché? Perché ti manca coraggio, coerenza, civiltà e intelligenza. Solo una persona sprovvista di cerebro può generalizzare come fai te sul popolo tedesco. Ma cosa mi stupisco? Se leggo l’accozzaglia di banalità scritte qui dentro. Grass é un premio nobel, un grande scrittore che ha detto una gran de verità, piaccia o no.
#15Loredana
x irlanda
“Tutti i gusti sò gusti”diceva er gatto mentre se leccava er culo,Contenta te ……..
#16Micol
E hanno avuto il coraggio di chiamarlo intellettuale…incredibile!