Il signor D’Alemmah e i suoi amici…..

 
admin
1 dicembre 2007
1 commento

30.11.2007 Il ministro degli Esteri italiano indossa la kefiah
due cronache scorrette

Testata:L’Unità – Il Messaggero
Autore: la redazione
Titolo: «D’Alema indossa la kefiah – D’Alema, la kefia e la causa palestinese I prossimi mesi decisivi per la pace»

Massimo D’Alema partecipa alla “giornata internazionale di solidarietà con i diritti dei palestinesi”, riccorrenza voluta dall’Onu che abitulmente si risolve in un’occasione propagandistica antisraeliana.
Il ministro degli Esteri italiano eraseduto a fianco di Hilarion Capucci, vescovo melchita di Gerusalemme arrestato dagli israeliani mentre trasportava armi e rilasciato su interessamento di Paolo VI, con la promessa, mai rispettata, che non si sarebbe più occupato di politica mediorentale.

Ha indossato una kefia, poi l’ha riposta dichiarando “Sono un vostro storico amico. Ora consentitemi di parlare da ministro degli Esteri”.

Una frase che lascia molte perplessità. Qual’è il vero D’Alema ? Il “ministro degli Esteri” o lo “storico amico” dei palestinesi ? Un caso di “doppiezza” togliattiana ?

Di seguito riportiamo il trafiletto con il quale L’UNITA’ ha dato la notizia.:

ARRIVATO alla giornata internazionale di solidarietà con i diritti dei palestinese, gli viene porta una kefiah e Massimo D’Alema la indossa per qualche momento. D’Alema raggiunge si siede accanto all’arcivescovo di Gerusalemme in esilio, mons. Capucci ed ascolta i primi interventi con la kefiah attorno al collo. Ma poco prima di iniziare a parlare davanti alla platea se la sfila e la piega riponendola con cura al suo fianco.

Hilarion Capucci non è l'”arcivescovo di Gerusalemme in esilio”. Piuttosto, è l'”arcivescovo di Gerusalemme a piede libero”, visto che gli israeliani lo avevano arrestato per la sua complicità con il terrorismo.

Anche la cronaca del MESSAGGERO definisce Capucci arcivescovo di Gerusalemme in esilio. Vi si legge inoltre questa frase su D’Alema:

Amico, va detto, soprattutto del presidente Abu Mazen, che cerca la pace insieme al premier israeliano Olmert, e molto meno dell’ala palestinese stretta a Gaza intorno a Hamas e protetta dall’Iran

Non sappiamo da dove il quotidiano romano abbia tratto le sue informazioni sull’attuale politica estera italiana.
Devono essere informazioni molto speciali, visto che tutti gli altri ricordano i tentativi di D’Alema di leggittimare Hamas come interlocutore della comunità internazionale, idipendentemente dal riconoscimento o dal non riconoscimento di Israele.

Informazione Corretta

Ansa, 29/11/2007

MO: D’ALEMA;DECISIVI PROSSIMI MESI,C’È CHI REMA CONTRO

ISRAELE CONGELI INSEDIAMENTI E PALESTINESI ISOLINO ESTREMISTI

(ANSA) – ROMA, 29 NOV – Dopo «il passo avanti» fondamentale della Conferenza di Annapolis, ora «saranno decisivi i prossimi mesi», perché sia in Israele che nei Territori «ci sono forze che contrastano» il cammino verso la pace. Massimo D’Alema arriva in serata in un centro congressi della Capitale per partecipare alla ‘Giornata internazionale di solidarieta’ con i diritti del popolo palestiinesé e – a due giorni dal summit del Maryland – rivendica il «successo» della Conferenza, ma mette in guardia dagli «scogli» che potrebbero far naufragare il processo.

Accolto da un applauso più che caloroso della sala, a D’Alema viene offerta una Kefiah, che il ministro indossa per qualche istante, per poi sfilarsela e ripiegarla con cura al suo fianco: «Sono un amico storico del popolo palestinese e della sua causa, ma ora – dice rivolgendosi alla platea e all’ambasciatore palestinese Sabri Ateyeh – consentitemi di parlare come ministro degli Esteri dell’Italia».

Con gli Stati Uniti che hanno avuto «il coraggio» di spendersi in prima persona e con la partecipazione alla Conferenza di Paesi arabi determinanti (Siria e Arabia Saudita in testa), è il ragionamento del capo della diplomazia italiana, l’orizzonte in Medio Oriente finalmente si è schiarito. Ma nei prossimi mesi si capirà meglio quante chance ci sono realmente di costruire sulle fondamenta di Annapolis. I prossimi mesi, spiega infatti D’Alema, e non tutto il 2008, perché da qui alla primavera si entrerà nel vivo della campagna elettorale americana, e l’attenzione di Washington comincerà inevitabilmente a diminuire. E poi nei prossimi mesi inizieranno ad alzarsi le voci di quanti hanno interesse a boicottare la pace, da entrambe le parti.

Per questo – è l’auspicio del responsabile della Farnesina, condiviso peraltro anche da Piero Fassino nel suo intervento – ci vogliono segnali chiari: Israele deve rispettare l’impegno «a congelare gli insediamenti», mentre i palestinesi hanno il compito di neutralizzare gli estremisti, seguendo la politica «coraggiosamente» indicata loro da Abu Mazen. Perché al di là dei fondamentalisti, è la convinzione di D’Alema, «la stragrande maggioranza dei palestinesi è pronta a sostenere un accordo di pace giusto, che trasformi finalmente in realtà il sogno di uno Stato palestinese».

Così come la maggioranza dei popoli mediorientali vuole una soluzione per tutte le altre questioni che hanno lacerato la Regione nei decenni, a cominciare da quelle libanese e siro-israeliana. Seguendo un vecchio adagio della diplomazia internazionale, in Medio Oriente ‘tutto si tiene…’.

Da Annapolis sono arrivate finalmente indicazioni chiare su «un negoziato» di pace, ora tocca non solo agli Stati Uniti, ma a tutta la Comunità internazionale infilarsi nello spiraglio che si è aperto e lavorare «con tutte le nostre forze affinché la speranza stavolta non venga tradita».

L’Italia, assicura D’Alema, così come ha lavorato per un’apertura siriana, continuerà ad impegnare ogni sua risorsa per spianare la strada ad un accordo: «Voi – scandisce infatti il vice premier, rievocando il concetto di ‘equivicinanza’ caro a Giulio Andreotti – potrete contare sulla forza di un grande Paese, il nostro, che può giocare un ruolo importante proprio perché si sente amico sia degli israeliani sia dei palestinesi». Perché consapevole, conclude D’Alema citando lo scrittore israeliano Amos Oz, che non ci sia conflitto più delicato da risolvere di un conflitto «tra due ragioni».
(ANSA).

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Commento

  • #1Esperimento

    D’Alema è amico soprattutto di Hamas, Hezbollah e… appunto di Capucci.
    Tutti coloro che ammazzano israeliani e combattono contro una pace vera, che non sia quella dei cimiteri, sono amici del nostro attuale ministro degli esteri.

    2 Dic 2007, 00:50 Rispondi|Quota