Dal 23 novembre il PAESE è senza presidente
Bomba a Beirut, ucciso alto ufficiale
Almeno 4 morti, decine di feriti. Tra le vittime il generale al-Hajj, candidato alla guida delle forze armate
François al-Hajj (reuters)
BEIRUT – Una bomba è esplosa nelle prime ore della mattinata alla periferia di Beirut, provocando almeno quattro morti e decine di feriti. Tra le vittime anche il comandante delle operazioni dell’esercito libanese, generale François al-Hajj, considerato uno dei più probabili candidati alla guida delle forze armate con l’elezione a capo dello Stato dell’attuale titolare, il generale Michel Suleiman. Un sospetto sarebbe stato fermato dalla polizia. L’esplosione è avvenuta nel sobborgo cristiano di Baabda, a sud-est di Beirut, non lontano dal palazzo presidenziale. L’area in cui si è verificato ospita numerose ambasciate straniere, di Paesi sia arabi sia occidentali.
BATTAGLIA NEL CAMPO PROFUGHI – Il generale al-Hajj si era distinto in particolare fra la primavera e l’estate scorsa, quando diresse le operazioni militari contro i guerriglieri del gruppo ultra-radicale Fatah al-Islam, asserragliati nel campo profughi palestinese di Nahr el-Bared alle porte di Tiro, nel nord del Libano: la sanguinosa battaglia si protrasse per quindici settimane, prima che la resistenza dei ribelli fosse stroncata e che i soldati governativi riuscissero a riassumere il controllo della baraccopoli, ormai abbandonata in massa dagli abitanti.
SENZA GUIDA – Dal 23 novembre, quando si concluse il mandato del filo-siriano Emile Lahoud, il Libano è senza un presidente della Repubblica. Vani finora tutti i tentativi di trovare un compromesso su una figura accettabile per i diversi partiti e comunità etnico-religiose. Martedì il Parlamento si sarebbe dovuto riunire per l’elezione di Suleiman, cristiano maronita come vuole il tradizionale sistema di contrappesi che regola le istituzioni libanesi, e candidato in apparenza non sgradito neppure a gran parte dell’opposizione: il giorno prima però la seduta era stata rinviata al 17 dicembre.
ACCUSE RECIPROCHE – Condanna unanime in tutto il mondo per l’attentato, che però ha innescato una serie di accuse non solo in Libano, ma anche in campo internazionale. La Siria ha accusato Israele e «i suoi agenti» in Libano. Ha però risposto il presidente francese Nicolas Sarkozy, che ritiene «necessario» parlare con il presidente siriano Bashar el-Assad per «convincerlo a lasciare il Libano tranquillo» e, a certe condizioni, è «pronto» a recarsi a Damasco. «Stanno tentando di terrorizzare l’esercito e mettere in difficoltà il Paese», ha commentato il leader libanese druso Walid Jumblat. Il leader cristiano d’opposizione Michel Aoun ha accusato il governo del premier sunnita Fuad Siniora: «Questi crimini non sono lontani dal governo libanese». Il ministro delle Telecomunicazioni, Marwan Hamadeh, esponente druso dalla maggioranza parlamentare antisiriana, ha ribattuto che l’uccisione di al-Hajj «è un messaggio da parte della Siria, dell’Iran e dei loro alleati in Libano».
12 dicembre 2007