Ucciso a Damasco uno dei più pericolosi terroristi del mondo

 
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17 febbraio 2008
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Ucciso a Damasco uno dei più pericolosi terroristi del mondo

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Imad Mughniyeh, capo delle operazioni terroristiche di Hezbollah, morto martedì sera nell’esplosione dell’auto a Damasco, da almeno venticinque anni era considerato uno dei terroristi più ricercati al mondo, coinvolto in una serie interminabile di attentati contro Israele e gli Stati Uniti, fra cui il sequestro dei due riservisti israeliani nel luglio 2006 e gli attentati esplosivi alle ambasciate americane in Kenya e Tanzania del 1998.

Meno noto di Osama Bin Laden ma considerato altrettanto pericoloso, Mughniyeh era implicato negli attentati del 1983 contro l’ambasciata e la caserma dei marines Usa a Beirut che uccisero più di 350 persone, nell’attentato del 1994 contro l’edificio della Israelite Mutual Association a Buenos Aires che causò la morte di 85 persone, nell’attentato del 1992 contro l’ambasciata d’Israele sempre a Buenos Aires (29 morti). Aveva anche stabilito stretti legami con Al Qaeda e, stando alla testimonianza di Ali Mohammed, un alto esponente operativo di Al Qaeda arrestato per gli attentati contro le ambasciate americane in Africa del 1998, si era incontrato con lo stesso Bin Laden in Sudan nel 1993. Secondo Ali Mohammed, fu Hezbollah che fornì l’addestramento all’uso degli esplosivi ai terroristi di Al Qaeda per quegli attentati. Questo legame, e il fatto che Mughniyeh fosse l’ufficiale di collegamento fra Hezbollah e Al Qaeda, ha portato i servizi di intelligence occidentali a pensare che fosse coinvolto anche negli attentati dell’11 settembre.

Nato nella città libanese di Tiro nel 1962, Mughniyeh non attirò l’attenzione su di sé fino al 1976 quando si arruolò nella Forza 17 palestinese come cecchino, bersagliando libanesi cristiani sulla linea verde che divideva Beirut est da Beirut ovest durante gli anni della guerra civile. Funzionari di Fatah hanno rivelato che era molto vicino al leader Yasser Arafat quando l’Olp faceva base a Beirut. “Il suo soprannome era tha’lab (la volpe) – dice un ufficiale di Fatah che afferma d’aver conosciuto molto bene Mughniyeh negli anni ’70 e ’80 – e oggi era considerato la seconda figura più importante di Hezbollah dopo il segretario generale Hassan Nasrallah. Siamo molto fieri che un palestinese fosse arrivato a ricoprire una posizione così importante dentro Hezbollah”.

Quando le Forze di Difesa israeliane cacciarono le milizie dell’Olp dal Libano nel 1982, Arafat affidò a Mughniyeh il compito di trasferire gli arsenali dell’organizzazione alle milizie libanesi alleate. Mughniyeh, che si rifiutò di lasciare Beirut insieme al resto della leadership palestinese, entrò allora nella milizia sciita Amal guidata da Nabih Berri. Successivamente sia lui che Hassan Nasrallah, anch’esso all’epoca membro di Amal, uscirono dal movimento per formare Hezbollah.

I primi attentati terroristici che lo videro all’opera furono le esplosioni nel 1983 dell’ambasciata americana e delle caserme che ospitavano i marines Usa e i paracadutisti francesi che facevano parte della Forza multinazionale di pace schierata in Libano. Rimasero uccise circa 350 persone.

“Mughniyeh era uno dei terroristi più pericolosi e spietati – dice l’ex capo del Mossad israeliano Danny Yatom – La sua scomparsa costituisce un grande successo della lotta al terrorismo”.

Nel 1985 si ritiene che Mughniyeh sia stato uno dei terroristi che presero in ostaggio un volo TWA in rotta da Atene a Roma. L’aereo venne fatto atterrare a Beirut per poi volare in Algeria e tornare di nuovo a Beirut. In seguito Mughniyeh venne incriminato dagli Stati Uniti per l’uccisione a sangue freddo di uno degli ostaggi, un membro della marina americana.

Il 10 ottobre 2001 Mughniyeh apparve sulla lista FBI dei 22 terroristi più ricercati. Venivano offerti 5 milioni di dollari per informazioni che portassero alla sua cattura.

Mughniyeh è stato anche collegato alla nave cargo Karine A con cui Arafat cercò di far arrivare un grosso quantitativo di armi nella striscia di Gaza nel 2001, e al sequestro da parte di Hezbollah di tre soldati israeliani nell’ottobre 2000 (dopo che Israele si era ritirato sul confine internazionale), oltre a quello nell’estate 2006 di Eldad Regev e Ehud Goldwasser, sempre su suolo israeliano.

Mughniyeh era considerato l’ufficiale di collegamento fra Hezbollah e le Guardie Rivoluzionarie iraniane, e si ritiene che trascorresse molto tempo a Teheran sotto stretta protezione iraniana. Nel gennaio 2006 si ritiene che abbia accompagnato il presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad a Damasco per un incontro con Nasrallah, con il leader di Hamas Khaled Mashal e con il capo della Jihad Islamica palestinese Ramadan Salah.

“Sapeva di essere sulla lista dell’FBI da molti anni – dice Eitan Azani, già capo del desk libanese dell’intelligence militare israeliana – e si comportava di conseguenza. A differenza di Bin Laden, era un operativo e non aveva un ruolo politico dentro Hezbollah. Era profondamente implicato nell’organizzazione delle operazioni, come una sorta di capo di stato maggiore”.

La morte di Mughniyeh martedì a Damasco ha suscitato furibonde reazioni nel mondo arabo e islamico. Hezbollah ha accusato subito Israele: “Con pieno orgoglio noi dichiariamo che un grande condottiero jihadista della resistenza islamica in Libano è diventato un martire per mano dei sionisti”, recita un comunicato su Al-Manar.

Anche il parlamentare siriano Mohammad Habash ha immediatamente incolpato Israele: “Di tutti i possibili sospetti, Israele è quello che ha più da guadagnarci”, ha dichiarato alla BBC in arabo.

Il primo ministro libanese Fuad Saniora ha espresso le sue condoglianze alla famiglia di Mughniyeh e alla dirigenza di Hezbollah. Anche il figlio di Hariri, Saeb, ha condannato l’uccisione.

Il ministro degli interni siriano, Basam Abd al-Majid, ha definito l’uccisione di Mughniyeh, “un vile atto terrorista”.

Il Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina ha minacciato una reazione terroristica contro i leader politici israeliani: “Non resteremo a braccia conserte”, hanno dichiarato esponenti del FPLP.Anche Hamas ha duramente condannato l’uccisione di Imad Mughniyeh. In un comunicato, l’organizzazione terroristica palestinese incita i musulmani nel mondo e i paesi arabi ad agire contro “il nemico sionista” che “minaccia la sicurezza del popolo arabo”.

Il portavoce del ministero degli esteri iraniano Mohammad Ali Hosseini ha espresso la “forte condanna” di Teheran per l’uccisione del numero due di Hezbollah, attribuendola al “regime sionista” e alle sue “violazioni del diritto internazionale”. Hosseini ha elogiato Mughniyeh (responsabile delle morte di centinaia di americani, israeliani ed ebrei in Libano e in altri paesi) definendolo “un pagina d’oro nella storia della lotta del genere umano contro l’aggressione sionista”.

“Il mondo sarà migliore senza quest’uomo – ha dichiarato invece Sean McCormack, portavoce del dipartimento di stato Usa – Mughniyeh era un killer, un assassino e un terrorista responsabile della morte di centinaia di innocenti”.
Gerusalemme in un primo momento ha evitato di commentare. Successivamente, mercoledì, l’ufficio del primo ministro ha diffuso un comunicato in cui si smentisce qualunque coinvolgimento di Israele nella vicenda.

Secondo l’ex membro della CIA Bruce Riedel, tutto indica che il Mossad è riuscito a infiltrare Hezbollah e che anche il leader Hassan Nasrallah sa di essere nel mirino. “I servizi israeliani – dice Riedel – hanno già dimostrato in passato la capacità di colpire a Damasco. Questa è un’operazione di grande significato, che gli israeliani abbiano intenzione o meno di ammetterlo pubblicamente.

Mugniyah era ai vertici delle liste dei peggiori ricercati da almeno un quarto di secolo”. Secondo Riedel, il capo di Hezbollah Nasrallah ha buoni motivi per preoccuparsi. “In queste ore – spiega – si sta chiedendo chi può aver rivelato dove si trovava Mugniyah, perché quella stessa persone potrebbe rivelare dove si trova lui”.

Questa una lista parziale dei principali attentati attribuiti con certezza alla “pagina d’oro del genere umani” Imad Mughniyeh

– Aprile 1983: un attentatore suicida alla guida di un furgone-bomba si scaglia contro l’ambasciata Usa a Beirut: 63 morti (di cui 17 americani).

– Ottobre 1983: attentati suicidi quasi simultanei con camion-bomba contro le caserme francese e americana della Forza multinazionale di pace a Beirut: morti 241 americani e 58 francesi.

– Marzo 1984: Sequestro e uccisione di William F. Buckley, capo stazione CIA a Beirut: è l’inizio di una serie di sequestri di cittadini stranieri in Libano ad opera di Hezbollah.

– Marzo 1985. Sequestro di Terry Anderson, capo corrispondente in Medio Oriente della Associated Press: verrà tenuto in ostaggio per i successivi sei anni.

– Giugno 1985: terroristi sciiti libanesi dirottano il volo TWA 847 da Atene a Roma e volano avanti e indietro tra Beirut e Algeri. Nell’aeroporto di Beirut sparano a freddo a un passeggero, il sommozzatore della marina Usa Robert Stetham, e ne gettano il corpo sulla pista. Gli ultimi ostaggi vengono liberati solo dopo due settimane. Gli Stati Uniti incriminano formalmente Mughniyeh per il suo ruolo nel dirottamento e lo iscrivono nella lista FBI dei terroristi più ricercati.

– Marzo 1992: furgone-bomba contro l’ambasciata israeliana a Buenos Aires, in Argentina: 29 morti.

– Luglio 1994: furgone-bomba contro l’edificio di un centro culturale ebraico a Buenos Aires, in Argentina: 95 morti. Nel 1999 l’Argentina emette mandato di cattura internazionale a carico di Mughniyeh.

(Da: Jerusalem Post, 13.02.08)

Nella foto in alto: L’attentato del 1994 contro il centro comunitario ebraico a Buenos Aires (95 morti)

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Israele.net

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