Ecco il rituale dei meeting della morte prima dell’omicidio di Mughniyeh

 
admin
28 febbraio 2008
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Ecco il rituale dei meeting della morte prima dell’omicidio di Mughniyeh

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Forse è il caso di insistere — considerata la proliferazione di notizie a volte di terza e quarta mano — su alcuni aspetti delle dinamiche mediorientali, ripercorrendo anche i risvolti dell’attentato al leader militare di Hezbollah, Imad Mughniyeh.

Una premessa: l’Iran sta profondendo ogni sforzo, in primis nel settore del nucleare (permangono, nonostante il rapporto dell’Aiea, elementi di ambiguità sull’arricchimento dell’uranio e sull’uso del polonio 210, destinabile a scopi militari qualora venisse combinato con il berillio), per ricavarsi un ruolo di primo piano nel mondo arabo. Ciò con il duplice obiettivo di influenzarne le scelte e di accrescere il peso contrattuale nei confronti dell’occidente(1). Di qui il suo ergersi, sfruttando la funzione di aggregazione esercitata dai motivi dell’antisemitismo e dell’antisionismo, quale unico baluardo contro lo stato di Israele.

Sarebbe questo l’ambizioso progetto che ne spiega le ricadute destabilizzanti in quell’area di crisi nonché la pervicacia con la quale, usando la Siria come cavallo di Troia, persiste nel disegno di interagire non solo sugli assetti libanesi ma lungo quella sottile linea di demarcazione, di grande valenza strategica per la sicurezza di diversi paesi (Arabia Saudita, Egitto, Giordania e stati del Golfo), che ancora si frappone alle mire espansionistiche di Teheran in medio oriente(2).

Una progettualità politica che avrebbe subito un processo di accelerazione in vista della deadline del 2010, fissata dal Gulf Cooperation Council, quale termine ultimo per inserirsi nel risiko della finanza internazionale attraverso l’introduzione della moneta unica che verrebbe preceduta, con conseguenze imprevedibili sui mercati finanziari, da un rastrellamento dei fondi esteri a opera di tali pesi(3). Una congiuntura alla quale l’Iran vorrebbe presentarsi in una posizione di forza. Cosa che contribuisce a mantenere la delicatezza della questione del nucleare, e la sua possibile deriva verso sbocchi militari, stante il clima da “dròle de guerre” con cui viene affrontata una così pericolosa prospettiva(4).

Prospettiva che s’ incrocia con il destino di Mughniyeh e il suo assassinio avvenuto dopo ciò che può essere definito il rituale dei meeting della morte consumati, nella capitale siriana, sia prima dell’eliminazione del capo militare di Hezbollah sia dell’ex premier libanese Rafiq Hariri.

Sta di fatto che:

a) Mughniyeh, secondo fonti arabe ben informate, sarebbe saltato in aria con la sua auto imbottita di C4 al termine di una riunione alla quale aveva partecipato, unitamente a leader politici siriani, a rappresentanti del Jihad islamico palestinese, di Hamas e Hezbollah, dietro l’invito rivoltogli da Assef Shawkat (cognato del presidente Bashar el Assad e capo dell’intelligence militare). Lo stesso che compare tra i principali sospettati nell’inchiesta condotta dall’Onu sull’uccisione di Hariri. La decisione di eliminare Mughniyeh sarebbe maturata all’interno di una feroce resa dei conti che lo avrebbe fatto percepire, da Teheran e Damasco, come un pericoloso testimone, specialmente in caso di cattura da parte americana o israeliana, sui mandanti dell’omicidio di Hariri e dell’attentato del 1994 a Buenos Aires, mentre gli iraniani tentavano di acquistare tecnologia nucleare dall’Argentina incontrando un netto rifiuto(5)

b) Rafiq Hariri viene assassinato il 14febbraio del 2005, a distanza di qualche mese da una serie di riunioni preparatorie dell’attentato svoltesi a Damasco nelle settimane successive all’approvazione della risoluzione Onu 1.559 sostenuta dall’ex premier libanese.

Al paragrafo 96 della versione “confidential” del Report Of The International Independent Investigation Commission Established Pursuant To Security Council Resolution 1.595, si legge: “Un testimone di origine siriana, ma residente in Libano, che afferma di aver lavorato per i servizi di intelligence siriani in Libano, ha dichiarato che circa due settimane dopo che era stata approvata la risoluzione del Consiglio di sicurezza nr. 1.559, Maher Assad, Assef Shawkat, Hassan Khalil, Bahjat Suleyman and Jamil al Sayyed decisero di assassinare Rafiq Hariri. Ha affermato che un alto funzionario della sicurezza libanese si è recato diverse volte in Siria per programmare l’azione, effettuando incontri una volta all’hotel Meridian a Damasco e diverse volte al palazzo presidenziale e nell’ufficio di un alto funzionario della sicurezza siriana. L’ultimo incontro si era tenuto nell’abitazione dello stesso alto funzionario della sicurezza siriana circa 7—10 giorni prima dell’assassinio alla presenza anche di un altro alto funzionario della sicurezza libanese. Il testimone era in stretto contatto con ufficiali siriani di alto grado di stanza in Libano” (6).

Ricorre, dunque, il rituale dei meeting della morte e la presenza inquietante di convitati avvezzi a replicare, come Shawkat e non solo, il medesimo ruolo determinando un’atmosfera surreale. La stessa che starebbe vivendo il regime di Assad su cui incombono l’ombra lunga iraniana e il Tribunale speciale per il Libano (risoluzione Onu 1.757) istituito per perseguire i responsabili “dell’attentato del 14 febbraio 2005 che ha causato la morte dell’ex premier Hariri” e “di altri attentati avvenuti in Libano tra il primo ottobre 2004 e il 12 dicembre 2005”.

Pio Pompa

(1)http://englishfarsnews.emn/newstext.php?nn= 8612030470;

(2)http://www.asharqalawsat.com/englishJnews.asp?section2&id=11356;

(3)http://www.bilateralsarticleprint.php3?id_article=8052; http://www.arabianbusiness.com/508499-single-currency-delay-officiaI-report?ln=en;

(4)http://www.iran-resist.org/article4248;http://english.farsnews.com/newstext.php?nn=8612030384;

(5) Metimes.com; http://www.washingtoninstitute.org/templateC05.php?CID=2716;

(6)http://globalorder.org/Documents/CDL-UnitedNations/UN-MehlisReport(uncensored).pdf

(7) UnicBeirut.org; UnicBeirut2

(Fonte: Il Foglio, 26 Febbraio 2008)

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