6 Ottobre 1973: la Guerra del Kippur

 
Emanuel Baroz
6 ottobre 2008
8 commenti

6 ottobre 1973: Israele contro tutti

di Marco Innocenti

guerra-kippur-1973-sharon-dayan-focus-on-israelSabato 6 ottobre 1973 Israele si tuffa nelle feste: è lo Yom Kippur, il giorno dell’espiazione, del grande perdono. L’atmosfera raccolta viene drammaticamente rotta. Alle 13,50 i siriani attaccano sul Golan e gli egiziani attraversano il canale di Suez, sorprendendo gli israeliani “con i pantaloni alle caviglie”. Per la prima volta dal ’67 il tricolore del Cairo torna a sventolare al vento del Sinai. Per Israele comincia il giorno più lungo.

Gli israeliani accusano il colpo
Al calare del sole la linea Bar-Lev, sul Canale, è saltata. In cielo le ali di Israele si sono fracassate contro l’ombrello dei missili terra-aria sovietici Sam: 40 aerei persi in un giorno. Golda Meir parla in tv dimostrando tutta la stanchezza dei suoi anni. I riservisti sono in marcia verso il fronte. L’egiziano Sadat e il siriano Assad tentano lo scacco matto. Israele rischia la pelle.

La controffensiva
Tra il 6 e il 7 lo Stato ebraico perde 500 uomini. Il Paese è sotto choc, ma reagisce. La macchina da guerra con la stella di David è oliata. Il 9 scatta la controffensiva sul Golan: sarà pesante e severa. Parla il portavoce del Governo: “La vittoria non sarà né rapida né elegante“. Il 13 la Siria è battuta. Nella prima settimana di combattimenti, fra morti e feriti, Israele ha perso 2mila uomini, l’Egitto 8mila, la Siria 6mila. Ingenti le perdite in materiali. Da Usa e Urss arrivano i rifornimenti bellici: sono massicci perché la posta in palio è molto alta. La crisi si dilata: Washington deve garantire la sopravvivenza di Israele; Mosca vuole mettere in crisi l’Occidente, giocando sulla sua vulnerabilità energetica, e punta a una “pax sovietica”.

L’embargo petrolifero
Scatta la solidarietà araba: il 17 i produttori di petrolio, riuniti nel Kuwait, aumentano il prezzo del greggio e decidono di ridurre del 5% al mese le forniture agli Usa e ai Paesi occidentali amici di Tel Aviv. L’obiettivo dell’embargo è evidente: costringere l’Occidente a neutralizzare Israele. A sangue e sabbia si aggiunge un terzo elemento: il petrolio, l’arma di dissuasione assoluta. Un brivido percorre le economie occidentali davanti allo spettro di un Natale “al gelo” (che poi in parte, con lo shock petrolifero, diventerà realtà). Ma le partite, in prima battuta, si giocano sul terreno, e l’asso nella manica l’ha ancora Israele.

Il colpo di mano di Sharon
Il 15 i commandos di Ariel Sharon, generale dell’esercito israeliano, attraversano il canale di Suez ed entrano nel ventre molle della difesa egiziana: in 64 ore passano 12mila uomini e 300 carri, che formano un’autentica testa di ponte. Solo il 17 gli egiziani, presi alle spalle, si accorgono della manovra, ma ormai è troppo tardi. Il corso della guerra sta cambiando. Il 19 Israele, che ha distrutto i carri di Sadat nel Sinai, ha in mano il match con l’Egitto.

Braccio di ferro Usa-Urss
La diplomazia si muove per bloccare il conflitto. Il 21 Kissinger e Breznev raggiungono un accordo per il cessate il fuoco. Nixon preme su Golda Meir. S’intrecciano le telefonate “calde”. Israele finge di cedere, poi sfrutta ancora tre giorni di guerra per dare il colpo decisivo agli arabi. Le tensione sale alle stelle. Mosca minaccia di mandare truppe al Cairo. Kissinger risponde duro. Nixon mette in allarme le forze americane nel mondo: è il Defcon 3, due gradi soltanto al di sotto dello stato di guerra. Il Cremlino abbozza e rinuncia a una carta troppo azzardata. Il 25 la tensione cala. Le armi tacciono, il cessate il fuoco è rispettato. Arrivano i caschi blu dell’Onu e il Medio Oriente perde il “privilegio” delle prime pagine.

L’accordo
L’11 novembre, al chilometro 101 della strada Suez-Il Cairo, Egitto e Israele firmano l’accordo di cessate il fuoco. La guerra va in archivio, comincia la faticosa marcia verso la pace. Israele fa il conto dei suoi morti (più di 2.500) mentre Sadat  si appresta a iniziare il coraggioso cammino che lo porterà alla pace del ’79 e alla morte.

(Fonte: Il Sole 24 Ore, 6 Ottobre 2008)

Nella foto in alto: una delle foto simbolo della Guerra del Kippur che rappresenta il generale Ariel Sharon, con una benda sulla testa, e il ministro della difesa israeliano Moshe Dayan ispezionano il fronte egiziano nell’ottobre del 1973

 

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  • #1Emanuel Baroz

    1973 – 6 OTTOBRE – ore 13.36 – Tel Aviv – Il portavoce dell’esercito israeliano ha annunciato che alle 13, (ora italiana) le forze egiziane e siriane hanno lanciato un attacco contro Israele nella zona del Canale di Suez e sulle alture del Golan. “Le forze israeliane sono in azione contro gli aggressori” ha aggiunto il portavoce.

    ORE 15.42 – Tel Aviv – Per la prima volta nella breve storia dello stato di Israele, il governo si è riunito oggi, solenne giorno della festa del “Kippur” (il giorno del digiuno e dell’espiazione). Notevoli contingenti delle forze di complemento sono stati chiamati alle armi. Inoltre i ministri sono stati autorizzati dal governo a pubblicare ordinanze di emergenza nella misura richiesta dalla situazione.

    ORE 17.23 – Il Cairo – Un comunicato rende noto che reparti egiziani sono riusciti ad attraversare in più punti il canale di Suez e ad occupare posizioni avversarie. Inoltre “la bandiera egiziana è stata issata sulla riva orientale del canale”.

    ORE 18.21 – Tel Aviv – Il portavoce militare israeliano ha confermato che gli egiziani hanno stabilito due teste di ponte sulla riva orientale del Canale di Suez e stanno facendo affluire attraverso di esse uomini e mezzi corazzati. Il portavoce ha aggiunto che aerei e mezzi corazzati israeliani hanno contrattaccato e contengono le forze nemiche. I punti di attraversamento del canale da parte egiziana si trovano nelle zone settentrionale e centrale della via d’acqua.

    ORE 19.20 – Tel Aviv – Il primo ministro, signora Golda Meir, ha rivelato questa sera che già da alcuni giorni il suo governo aveva appreso dell’intenzione dell’Egitto e della Siria di riprendere le ostilità. Israele, ha detto, “si è rivolto subito ai propri amici, affinché si adoperassero per evitare la guerra”. Ma, ha aggiunto il primo ministro, “tutto è stato inutile. Questa mattina, l’attacco congiunto egiziano-siriano ha avuto inizio”. Golda Meir, parlando per radio alla nazione, ha espresso la certezza che nessuno in Israele “si lascerà prendere dallo spavento”. Ha detto ancora: “Abbiamo piena fiducia nello spirito e nella forza dell’esercito israeliano, che saprà vincere ancora una volta il nemico”.

    8 OTTOBRE ore 08.07 – Tel Aviv – Siamo al terzo giorno di guerra – L’aviazione israeliana ha ripreso all’alba ad attaccare i concentramenti di mezzi corazzati egiziani sulla riva orientale del canale e le forze siriane penetrate nella zona delle alture del Golan. Portavoce militari hanno affermato che durante la notte sono affluite importanti riserve sulla linea difensiva già approntata da tempo. Questo afflusso di riserve sembra preludere ad una controffensiva israeliana. L’azione dell’aviazione israeliana – hanno detto portavoce militari – si svolge senza opposizione perché nelle pesanti incursioni di ieri è stato distrutto quasi completamente il dispositivo di missili terra-aria siriano fra il Golan e Damasco. Sul fronte del canale, l’aviazione israeliana ha distrutto o danneggiato nove degli 11 ponti gettati dagli egiziani e sui quali sono passati i mezzi corazzati attestatisi sulla riva orientale.

    ORE 10.31 – Tel Aviv – Secondo fonti militari, circa la metà dei mezzi corazzati impiegati dai siriani nel settore del Golan, vale a dire circa 400, sono stati messi fuori combattimento. La situazione nel canale – riferiscono i corrispondenti militari – è completamente cambiata rispetto a domenica. Ieri erano gli egiziani che premevano, oggi sono le forze israeliane a premere su quelle egiziane.)

    ORE 13.16 – Il Cairo – Un comunicato militare ha annunciato che le forze armate egiziane controllano ora l’intera sponda orientale del canale.

    ORE 13.17 – Baghdad – Tutte le forze armate irachene sono state poste a “diretta disposizione” del comando congiunto siro-egiziano. Lo ha annunciato un comunicato ufficiale.

    ALL’ONU, IL RIMPALLO DI CHI HA INIZIATO L’ATTACCO PER PRIMO

    ORE 21.00 – New York – L’assemblea generale dell’Onu ha ascoltato oggi gli interventi dei rappresentanti dei tre paesi coinvolti nell’attuale conflitto del Medio Oriente. Il primo a parlare è stato il viceministro degli esteri siriano Zakharia Ismail, il quale ha detto che Israele ha aggredito la Siria alle 14 di sabato lungo tutta la linea di tregua. “Fin dall’inizio, ha detto, l’attacco è stato così massiccio da non lasciare dubbi sul fatto che facesse parte di un piano premeditato”. Il ministro degli esteri egiziano Hassan El Zayyat, che doveva parlare per primo, è entrato più tardi dicendo di essere stato trattenuto da “urgenti consultazioni”. Dopo aver affermato che “la bandiera egiziana sventola sulla terra liberata del Sinai”, ha dichiarato che “l’azione di legittima difesa compiuta da Egitto e Siria non è affatto una follia, come ha detto la signora Meir; follia sarebbe stato aspettarsi che gli arabi continuassero ad accettare in silenzio l’occupazione della loro terra e la violazione dei principi dell’Onu”. Il ministro degli esteri israeliano Abba Eban ha detto dal canto suo che Israele “ha subito una tragica perdita di vite umane”, ma che “l’Egitto E la Siria hanno sofferto molto di più, come conseguenza della loro cinici aggressione”. Respingendo nel modo più categorico l’accusa di aggressione, Eban ha detto che il suo governo ha fatto bene a non ritirarsi da territori occupati, altrimenti a quest’ora sarebbe stato distrutto.

    9 OTTOBRE ore 10.39 – Tel Aviv . Il quarto giorno della “guerra del giudizio” come l’ha chiamata ieri il capo di stato maggiore israeliano, generale Elazar, è cominciato con prospettive di aspre battaglie sui due fronti. La situazione non si presenta facile per Israele.

    10 OTTOBRE ore 19.13 – Tel Aviv – Il quinto giorno della “guerra del Kippur”, così chiamata perché divampata in coincidenza con l’omonima solennità religiosa ebraica, vede gli israeliani piuttosto sconcertati ed amareggiati. Nei 25 anni della sua esistenza, se si eccettuano i primi mesi della guerra del 1948, Israele non aveva mai combattuto in propria difesa. Solo oggi, dopo cinque giorni di aspre e sanguinosa battaglie nel deserto del Sinai e sulle alture del Golan, l’opinione pubblica israeliana ha preso atto, con sorpresa e disappunto, che l’esercito israeliano ha dovuto impostare una tattica difensiva. Alla base della delusione dell’uomo della strada vi sono altri motivi. Egli non ha visto mantenute le reiterate promesse, fatte in passato dai dirigenti militari e politici, secondo le quali Israele non avrebbe mai permesso agli arabi di portare avanti una nuova guerra di usura, ma avrebbe annientato il nemico nel giro di pochi giorni.

    11 OTTOBRE ore 17.47 – Tel Aviv – Il ministro della difesa israeliano Moshé Dayan ha dichiarato che le truppe israeliane sono sulla strada di Damasco. “Non so esattamente fino a che punto siano giunte – ha detto – ma stanno muovendo sulla strada da Kuneitra a Damasco”. Dayan è stato intervistato dalla radio, mentre ispezionava le postazioni militari sulle alture del Golan. Egli ha precisato che aerei e carri armati israeliani sono entrati in Siria, che la forza militare siriana “è praticamente spezzata” e che i soldati siriani “in parte si ritirano e in parte fuggono”.

    16 OTTOBRE ore 05.03 – New York – Stati Uniti ed Unione Sovietica hanno presentato questa notte, in una seduta straordinaria del Consiglio di sicurezza, il loro progetto di risoluzione che chiede di cessare il fuoco entro 12 ore, di applicare la risoluzione n. 242 del 1967 e di aprire negoziati “sotto auspici appropriati” per instaurare la pace nel Medio Oriente. Il delegato americano John Scali ha dichiarato: “Riteniamo che dai tragici avvenimenti degli ultimi giorni debba sorgere una nuova determinazione, un nuovo sforzo per rimuovere le cause fondamentali delle guerre”. Scali ha affermato che gli Stati Uniti e l’Urss offrono i loro buoni uffici “per facilitare il processo di negoziato fra le parti”. Il delegato sovietico Jakov Malik ha auspicato un’approvazione immediata ed unanime della risoluzione per mettere fine allo spargimento di sangue nel Medio Oriente.

    ORE 05.28 – Tel Aviv – Israele accetta la risoluzione Usa-Urss per la cessazione del fuoco, ma non intende onorare la 242 (sgombro dei territori occupati nel 1967).

    ORE 05.28 – New York . Il Consiglio di sicurezza ha approvato la risoluzione Usa-Urss con 14 voti favorevoli e l’astensione della Cina.

    ORE 13.42 – Tel Aviv – Il Comando militare israeliano ha affermato che nel momento in cui è stata approvata la risoluzione del Consiglio di sicurezza le forze israeliane controllavano circa 775 chilometri quadrati del territorio siriano e 1.130 chilometri quadrati del territorio egiziano sulla riva occidentale del Canale di Suez. Secondo la televisione israeliana, dei circa 1.000 mezzi corazzati che gli egiziani hanno inviato oltre il canale, ne rimanevano ieri soltanto da 300 a 400.

    ORE 15.58 – Beirut – Radio Cairo ha precisato che le forze egiziane hanno avuto l’ordine di cessare il fuoco all’ora fissata dal Consiglio di sicurezza, purché le truppe israeliane facciano lo stesso.

    ORE 18.37 – Amman- Anche la Giordania ha annunciato ufficialmente l’accettazione della tregua.

    11 NOVEMBRE 1973 ore 16.10 – Tel Aviv – L’accordo tra israeliani ed egiziani è stato firmato.

    Lo storico accordo è stato firmato, da parte israeliana, dal generale Ahron Yariv, ex capo dei servizi segreti e attuale consigliere speciale del primo ministro Golda Meir, e, per l’Egitto, dal generale Abdul Gani Jamasi, capo delle operazioni militari. Alla cerimonia ha presenziato il generale Ensio Siilasvuo, capo delle forze dell’Onu in Medio Oriente. L’accordo firmato oggi costituisce un documento storico: esso è infatti il primo firmato da Israele ed Egitto dall’armistizio di Rodi del 1949, che pose fine alla prima delle quattro guerre arabo-israeliane. (16.29)

    ANNO 1974 ore 10.48 – Ginevra – La delegazione siriana ha firmato a Ginevra l’accordo per il disimpegno delle forze sul Golan.

    ORE 20.52 – Tel Aviv – Il cannone ha cessato di tuonare oggi pomeriggio sulle alture del Golan e sul monte Hermon, dopo 81 giorni di guerra. Quando alle truppe israeliane è stato annunciato che la tregua era ormai una realtà, i soldati hanno inscenato manifestazioni di giubilo, inneggiando alla pace e al prossimo “tutti a casa”.

    http://cronologia.leonardo.it/storia/mondiale/israe010.htm

    6 Ott 2015, 22:00 Rispondi|Quota
  • #2Emanuel Baroz

    6 Ott 2015, 22:01 Rispondi|Quota
  • #3Emanuel Baroz

    6 Ott 2015, 22:01 Rispondi|Quota
  • #4Emanuel Baroz

    La necessaria vittoria nella guerra dello Yom Kippur

    Da allora è chiaro che nessuna coalizione di eserciti arabi può sconfiggere Israele, ed è questo che pose fine alla serie di attacchi frontali da parte dei paesi arabi

    di Moshe Arens

    Si poteva evitare la guerra dello Yom Kippur? I 2.700 soldati israeliani caduti per difendere Israele dall’attacco combinato di Egitto e Siria nell’ottobre del 1973 persero la vita invano? In occasione del 40esimo anniversario di quella guerra, una caterva di libri, articoli e documentari firmati da storici professionisti e dilettanti vorrebbe farci credere che se solo Golda Meir fosse stata un po’ più ricettiva alle aperture di Anwar Sadat, questi e il dittatore siriano Hafez Assad avrebbero lasciato perdere i loro piani di attacco contro Israele.

    Questo genere di speculazioni, a 40 anni dalla guerra, sono probabilmente destinate a non placarsi mai. Né si placheranno le discussioni sui tanti errori commessi dagli israeliani durante quello scontro. E tuttavia non si deve perdere di vista il quadro finale: la grande vittoria israeliana nella guerra dello Yom Kippur. Dopo 18 giorni l’esercito israeliano si trovava a 101 chilometri dal Cairo (sulla sponda ovest del Canale di Suez), l’intera Terza Armata egiziana era circondata nel Sinai, e sul Golan le forze israeliane avevano contrattaccato al punto da avere Damasco sotto il tiro della propria artiglieria. Ma ancora più importante è il quadro generale: vale a dire, l’inequivocabile dimostrazione che nessuna coalizione di eserciti arabi , pur nelle condizioni a loro più favorevoli, è in grado di sconfiggere l’esercito israeliano. Fu questo che stabilì la deterrenza di Israele contro ogni ulteriore attacco arabo in campo aperto, una deterrenza che è efficace ancora oggi a 40 anni dalla conclusione di quella guerra, e che è probabile destinata a rimanere efficace per molti anni ancora.

    Errori ne vengono fatti in tutte le guerre, anche da parte dei vincitori. Israele ha commesso parecchi errori durante la guerra dello Yom Kippur e i documentari della televisione israeliana, soffermandosi su questi errori, versano sale sulle ferite. Ma è il risultato finale quello che conta.

    Nella seconda guerra mondiale, anche le forze armate americane commisero numerosi errori, ma il risultato finale fu la vittoria. Si potrebbe sostenere che l’America avrebbe potuto evitare di prendere parte a quella guerra, una guerra in cui persero la vita oltre 400.000 soldati americani. In effetti, agli inizi della seconda guerra mondiale era forte l’opinione negli Stati Uniti che l’America, protetta da due grandi oceani, dovesse tenersi fuori dalla guerra. […]

    Ma nessuno oggi in America vede la partecipazione degli Stati Uniti nella seconda guerra mondiale come una guerra evitabile, né sostiene che i 400.000 soldati americani caduti in quella guerra siano morti invano. E la ragione è chiara: non solo l’America è uscita vittoriosa, ma tutti gli storici, sia professionisti che dilettanti, riconoscono che è il quadro generale quello che conta: la vittoria degli Alleati nella seconda guerra mondiale pose fine ai piani espansionistici della Germania nazista e del Giappone e mise fine al ciclo di guerre che aveva sconvolto l’Europa e l’Estremo Oriente per decenni.

    Allo stesso modo, la vittoria israeliana nella guerra dello Yom Kippur ha posto fine al ciclo di guerre su vasta scala che erano state lanciate contro Israele da varie coalizioni di eserciti arabi sin dal 15 maggio 1948. Senza la vittoria nella guerra dello Yom Kippur, quel ciclo di guerre sarebbe continuato, indipendentemente da quella che avrebbe potuto essere la risposta di Golda Meir alle vaghe aperture di Sadat. Se Golda Meir avesse accettato la richiesta che Israele tornasse alle linee armistiziali del ‘49 (come aveva già fatto, invano, nel 1957), abbandonando il Sinai, le alture del Golan, la Giudea-Samaria (Cisgiordania) e la striscia di Gaza, ciò avrebbe spronato ulteriori attacchi arabi contro Israele. Perché Israele potesse sopravvivere, la guerra del Kippur doveva essere combattuta e vinta. Quella guerra non poteva essere evitata.

    (Fonte: Ha’aretz, 23 Ottobre 2013)

    http://www.israele.net/la-necessaria-vittoria-nella-guerra-dello-yom-kippur

    6 Ott 2015, 22:02 Rispondi|Quota
  • #5Emanuel Baroz

    6 Ott 2015, 22:03 Rispondi|Quota
  • #6Micol

    Onore a quei caduti che con il loro sacrificio hanno permesso allo Stato di Israele di sopravvivere!

    7 Ott 2015, 09:15 Rispondi|Quota
  • #7Parvus

    Una grandiosa vittoria di Israele sul campo.
    Una vittoria del ricatto petrolifero, che ha costretto l’Europa ad aprire agli immigrati e a ordinare ai media di fare propaganda panarabista.

    7 Ott 2016, 00:19 Rispondi|Quota
  • #8Emanuel Baroz

    11 ottobre 2016 – Parlamentari egiziani hanno chiesto l’apertura di un’inchiesta a carico di una prestigiosa scuola americana gestita al Cairo dall’ambasciata Usa, dopo aver appreso che nel programma di storia viene insegnato che Israele ha militarmente vinto la guerra del Kippur dell’ottobre 1973. In Egitto, a differenza del resto del mondo, si insegna che la guerra del Kippur è stata vinta dalle forze armate del Cairo.

    (Fonte:Israele.net)

    13 Ott 2016, 17:29 Rispondi|Quota