Attentato alla sinagoga di rue Copernic (3 Ottobre 1980): arrestato il presunto autore

 
admin
18 novembre 2008
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Attentato alla sinagoga di rue Copernic (3 Ottobre 1980): arrestato il presunto autore

Il CRIF* (CRIF Conseil Représentatif des Istitutions Juives de France – Consiglio dei Rappresentanti delle Istituzioni Ebraiche Francesi) ha accolto con favore l’arresto del presunto attentatore di rue Copernic

Venerdì, 14 novembre 2008

Il CRIF ha accolto con favore l’arresto del presunto attentatore di rue Copernic, attentato avvenuto il 3 ottobre 1980, uccise quattro persone e in Europa occidentale fu la prima volta nel dopoguerra che erano stati colpiti ebrei soltanto perché tali. Il CRIF ringrazia gli investigatori, i giudici e la polizia, che hanno continuato la loro attività di ricerca, malgrado sia trascorso tanto tempo dall’accaduto; si augura che la prova delle accuse e l’estradizione del sospettato, potranno essere rapide e che gli autori degli altri attentati anti ebraici, come quello di rue des Rosiers, nel 1982, saranno arrestati. Il CRIF esprime inoltre la propria solidarietà alle famiglie delle vittime degli attentati.

Attentato di rue Copernic: arrestato il presunto autore

di Jean Chichizola – 14/11/2008

L’attentato di rue Copernic, furono uccise quattro persone e ferte altre trenta. Foto AFP

L’attentato di rue Copernic, furono uccise quattro persone e ferte altre trenta. Foto AFP

Interrogato in Canada Hassan Diab. avrebbe messo la bomba che uccise quattro persone, il 3 ottobre 1980. Dovrà comparire venerdì davanti alla giustizia canadese

Le famiglie delle vittime dell’attentato del 3 ottobre 1980 contro la sinagoga di rue Copernic, a Parigi, sono stati in attesa di questo momento, per quasi tre decenni.

Giovedì, nel tardo pomeriggio, ora francese, Nahim Hassan Diab, 54 anni, l’uomo sospettato di aver messo la bomba che uccise quattro persone e ferite altri trenta, è stato arrestato a Gatineau (Quebec), come rivelato giovedì sera sul sito internet de L’Express.

Hassan Diab, libano-canadese laureato in sociologia alla Syracuse University (USA) e professore presso l’Università di Ottawa, è stato oggetto di una commissione rogatoria internazionale dall’autunno del 2007. Intervistato l’anno scorso da Le Figaro, si è definito “vittima di un’omonimia” pur dichiarandosi favorevole a “rispondere alle domande”, che gli verranno poste.

Un mandato di arresto internazionale è stato emesso alcuni giorni fa dai tribunali francesi contro il sospettato membro del FPLP-Operazioni Speciali (PFLP-OS), gruppo terroristico palestinese attivo negli anni 1970 e 1980. Parigi ora presenterà la richiesta di estradizione per giudicarlo in Francia.

Una procedura delicata a causa delle garanzie adottate dal sistema canadese, garanzie di cui hanno beneficiato in passato, diversi presunti membri di gruppi terroristici palestinesi o vicini ad al-Qaeda.

28 anni dopo l’attentato, le prove, come una scheda d’albergo redatta dal terrorista nel 1980 o le impronte digitali trovate nell’auto presa in affitto, sono molto fragili.

L’estradizione sarebbe in ogni caso un primo successo per una delle più straordinarie indagini condotte dalla polizia francese, inchiesta peraltro lungi dall’essere conclusa. Una lunga caccia all’autore del trauma rappresentato dall’attacco del 3 ottobre 1980. La Francia infatti è stata profondamente turbata da questo attacco antisemita e dalle immagini di guerra, nel cuore della XVI circoscrizione della capitale.

Indignazione accresciuta ancor di più dal fatto che è stato evitato per miracolo un vero e proprio massacro. I terroristi avevano in realtà progettato di far esplodere la loro bomba in un sabato sera all’uscita di una funzione alla quale avevano partecipato più di 300 persone, uomini, donne e bambini.

Sullo sfondo della campagna elettorale per le elezioni presidenziali del 1981, l’opinione pubblica, aveva all’inizio creduto ad un attentato di matrice di estrema destra, nell’ambito di un clima segnato all’epoca da una successione di attacchi contro la comunità ebraica.

Una tesi ampiamente sfruttata dai partiti di sinistra che denunciarono la compiacenza e la collusione del “potere giscardiano” e l’infiltrazione nelle forze di polizia da parte di neonazisti. Da parte loro, gli investigatori hanno rapidamente eliminato la pista neonazista privilegiando l’ipotesi di un’operazione effettuata dai terroristi palestinesi.

Grazie alle informazioni dell’intelligence tedesca e israeliana, il FPLP-OS è stato subito sospettato di essere all’origine dell’attentato. Restava da identificare gli autori. Ciò è stato fatto dopo la caduta del muro di Berlino, cioè quando i servizi segreti tedeschi vennero in possesso dell’archivio del gruppo.

Soprannomi e pseudonimi hanno consentito di individuare Hassan Diab. Nato a Beirut nel 1953, questo insegnante al di sopra di ogni sospetto, aveva lasciato il Libano per gli Stati Uniti nel 1980. Un decennio più tardi, si trasferisce a Winnipeg (Canada occidentale) ottenendo la cittadinanza canadese. Dopo un soggiorno come insegnante presso l’American University di Beirut, è tornato nel suo paese d’adozione per riprendere una vita senza storia. Fino a quando la polizia della Royal Canadian ha bussato giovedì alla sua porta.

Le Figaro

(Traduzione in italiano a cura di M.acca)

M.acca

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Commento

  • #1Alberto P.

    Anche l’Italia ha dato un contributo agli accertamenti degli investigatori

    «Il prof di Sociologia? Faceva il terrorista»

    I sospetti dell’Interpol su un docente di origine palestinese: «Nel 1980 partecipò all’attentato di rue Copernic»

    WASHINGTON – Per i suoi studenti all’ateneo di Ottawa il libanese Hassan D. è uno stimato docente di sociologia. Cinquantaquattro anni ben portati, sposato e padre di un figlio, il professore «cattura» l’aula. Per l’Interpol, Hassan è un possibile sospetto. Il professore, se sono vere le accuse, nasconde un segreto: il 3 ottobre del 1980 ha messo una bomba vicino alla sinagoga di Rue Copernic a Parigi. Quattro i morti, venti i feriti. Un’azione attribuita al Fronte popolare per la liberazione della Palestina-Operazioni speciali. La stessa mano che avrebbe agito un anno dopo ad Anversa vicino alla Borsa dei diamanti.

    TRENT’ANNI DI INDAGINI – Ad Hassan, la polizia è arrivata dopo una incredibile inchiesta che ha riportato alla memoria i terribli anni ’80, quando l’Europa era insanguinata dagli attentati. Tra questi l’esplosione in Rue Copernic, causata da una bomba nascosta dietro il sellino di una moto. Ed è dai quei rottami che i poliziotti sono partiti. Durante le indagini hanno accertato che un uomo, presentatosi come Alexander Panadriyu, «cittadino cipriota», aveva acquistato la motocicletta. L’identikit del soggetto somigliava a quello di un altro «cipriota», Joseph Matthias, che aveva affittato una vettura. Due testimoni – una prostituta e un vigile – aggiungono qualche tratto. Frammenti che compongono il vago profilo del ricercato: sulla trentina, aspetto mediorientale, baffi, qualche volta porta degli occhiali. Dati che non bastano certo per arrivare ad un nome. Che invece arriva oltre vent’anni dopo dalla Germania. Gli 007 tedeschi sono entrati in possesso dell’archivio del Fronte Popolare per la liberazione della Palestina-Operazioni speciali e scovano nei files le identità degli attentatori di Rue Copernic. Informazioni preziose, subito trasmesse a Parigi.

    PASSAGGIO IN ITALIA – Poi è la polizia italiana a offrire un altro tassello. E’ la fotocopia del passaporto del misterioso «cipriota», traccia lasciata durante un transito nel nostro Paese. La foto combacia con l’identikit e dai visti sul documento risulta evidente che il sospetto si trovava in Francia all’epoca dell’attentato. A questo punto i francesi possono rilanciare la caccia avendo in mano tre assi: l’identikit, la foto e un’identità precisa. E così gli investigatori concentrano la loro attenzione su Hassan D., uno dei pochi del commando ancora in vita e sopratutto residente in un paese che ha rapporti con Parigi.

    ROGATORIA INTERNAZIONALE – Viene ricostruita, in modo meticolosa, la sua esistenza. Il presunto ex feddayn ha insegnato prima in Libano, quindi all’università di Syracuse, negli Stati Uniti, ed infine si è stabilito dal 1990 in Canada, dove ha acquisito la cittadinanza. Hassan vive in modo trasparante, non sembra avere nulla da temere, tranne qualche controllo di troppo quando prende l’aereo. Chi lo ha visto di recente sostiene che il suo aspetto – anche se sono passati tanti anni – ricorda quello dell’identikit. L’impegno politico sembra lontano quanto il Libano e le tensioni che lo divorano. Quando gli hanno chiesto se avesse partecipato all lotta armata palestinese, Hassan ha risposto sostenendo di essere stato membro di «un Fronte Popolare e qualche cosa…». Parole che hanno i contorni incerti di un ricordo sbiadito. Un particolare inifluente per Hassan ma non per la legge. Sarà una rogatoria ad accertare se il professore è la vittima di un clamoroso errore o il carnefice di quattro vite innocenti.

    Guido Olimpio
    27 maggio 2008

    http://www.corriere.it/esteri/08_maggio_27/interpol_riapre_caso_rue_copernic_c8d5f706-2bbd-11dd-9d26-00144f02aabc.shtml

    24 Nov 2008, 01:58 Rispondi|Quota