Il «cortocircuito» è la saldatura di anti-israelismo e antisemitismo. Una inequivocabile manifestazione di razzismo

 
Emanuel Baroz
18 gennaio 2009
3 commenti

bandiere-bruciate1In Olanda, durante un corteo – cui partecipavano anche due deputati del Partito socialista, poi denunciati – si è gridato «Hamas, Hamas, gli ebrei nelle camere a gas!». Tornano alla mente le parole di Maximilien Robespierre nel Discorso alla Convenzione nazionale del 3 dicembre 1792 sul processo a Luigi XVI: «Luigi può essere assolto. Cosa dico? E’ supposto innocente fino a che non sia giudicato. Ma se Luigi viene assolto, se Luigi può essere supposto innocente, che ne è della Rivoluzione?».

Una mozione di condanna di Israele, che parla di «azione sproporzionata», è in corso di approvazione dal Parlamento dell’ Aja ma ne è stata approvata un’ altra che chiede un’ indagine internazionale perché, come ha detto il viceministro degli Esteri Timmermans, «non abbiamo elementi a sufficienza per giudicare l’ azione di Israele». Le antiche parole del rivoluzionario Robespierre – che assimilava la morte di Luigi XVI alla vittoria e la sua «innocenza» alla sconfitta della Rivoluzione dell’ 89 – suonano, qui, come una sorta di metafora del contemporaneo «cortocircuito» che ha ispirato i manifestanti olandesi e sembra, ormai, ispirare molte manifestazioni di protesta contro Israele nel resto d’ Europa e purtroppo, anche da noi: «Se gli ebrei meritano di finire nelle camere a gas, perché Israele dovrebbe continuare ad esistere? Che ne sarebbe, allora, di Hamas?».

Il «cortocircuito» è la saldatura di anti-israelismo e antisemitismo. Una inequivocabile manifestazione di razzismo che avvicina le posizioni di certi oppositori di Israele a quelle del nazismo.

A questo punto, però, il «cortocircuito» ha un corollario che riguarda da vicino anche noi. Se Israele ha diritto di esistere, se l’ Occidente liberale e democratico è nel giusto a difendere questo suo diritto, che cosa ne è, allora, del terrorismo islamico?

Esso diventa, nell’ immaginario di chi oggi salda anti-israelismo e antisemitismo, brucia, con la bandiera di Israele, anche quella americana, ciò che alcuni già sostengono apertamente: una forma di resistenza dell’ Islam contro l’ Occidente. Un pericolo, questo, che noi del Corriere denunciamo da tempo, non solo come un oltraggio all’ Olocausto – oltraggio che si condanna da solo – ma anche come una tragica e devastante deriva illiberale e anti-democratica nei nostri stessi Paesi.

In Spagna, a Barcellona, la commemorazione pubblica delle vittime dell’ Olocausto, prevista per la giornata del 27 gennaio, è stata annullata dal Dipartimento degli Interni del governo catalano a seguito dell’ intervento israeliano a Gaza. Qui, siamo a uno di quei paradossi della storia cui la viltà degli uomini ci ha, purtroppo, abituati: il rovesciamento delle ragioni per le quali George Orwell aveva scritto il suo «Omaggio alla Catalogna» che, a metà degli anni Trenta, si batteva contro Francisco Franco e lui stesso contro tutti i totalitarismi. Il cedimento – addirittura delle istituzioni di un Paese democratico quale è la Spagna – al nuovo totalitarismo. Davvero due brutte pagine, quella olandese e quella catalana, nella storia dell’ Europa contemporanea.

Piero Ostellino

(Fonte: Il Corriere della Sera, 16 Gennaio 2009)

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  • #2Emanuel Baroz

    Massimo Cacciari Il sindaco e filosofo: ad Amsterdam slogan criminali, i socialisti in corteo dovevano allontanarsi

    «Attenti a casi pericolosi come in Olanda Hamas va combattuto anche qui»

    ROMA – «Dobbiamo potenziare gli anticorpi rispetto a fenomeni come quello di Amsterdam», dice al Corriere Massimo Cacciari, sindaco di Venezia, filosofo con un passato di non allineato dentro la sinistra e un presente da non allineato nel centrosinistra. Lo sostiene dopo che in una manifestazione in Olanda è stato gridato lo slogan «Hamas, Hamas, tutti gli ebrei nelle camere a gas». «E’ nostro interesse fare di più per capire la portata del conflitto mediorientale», aggiunge Cacciari. E suggerisce di parlare della pace necessaria tra israeliani e palestinesi durante il Giorno della memoria, previsto ogni anno il 27 gennaio in ricordo delle vittime dello sterminio nazista. Ma non per avallare assurdi paragoni tra due momenti della storia diversi. Per sviluppare la maturazione di una tolleranza, di un rigetto dell’ «intolleranza banale» laddove questa attitudine non è arrivata. Quale reazioni le induce il corteo di Amsterdam, con uno slogan del genere? «Dobbiamo capire che quel mondo i cui stanno crescendo odio e frustrazione è qui. E’ in noi. Sta a Londra, ad Amsterdam, a Parigi. Da noi. Sarebbe saggio capire dove mettere, nella nostra agenda politica, il conflitto mediorientale». E questo che cosa comporterebbe? «Combattere posizioni come quelle di Hamas. Anche qui da noi, non solo a Gaza. A volte non si comprende che quel conflitto è esplosivo. Mi pare lo si capisca sempre meno. Mentre…». Mentre? «Mentre occorrerebbe arrivare a una tregua per riprendere il processo di pace. Ricordando che un premier israeliano che cercava la pace è stato ucciso da una mano non palestinese (Yitzhak Rabin, ndr). C’ erano due deputati socialisti nel corteo in Olanda. Come li giudica? «Che due deputati socialisti vi abbiano partecipato, senza allontanarsi e senza condannare è inammissibile. Quello slogan è criminale». A Barcellona, in coincidenza con i bombardamenti di Israele su Gaza, sono state ridimensionate le celebrazioni del Giorno della memoria. Niente manifestazione in piazza, rimasto il dibattito sul genocidio dei gitani. «Due casi non comparabili, Amsterdam e Barcellona. Per la seconda, bisognerebbe giudicare dall’ interno. A Venezia dedicheremo la giornata al problema dei sinti e dei rom». Che cosa farete a Venezia? «Verrà Moni Ovadia. Sono convinto che il Giorno della memoria non debba essere una messa cantata, ma assumere anche un carattere legato ai problemi del momento. Non serve solo a ricordare la “soluzione finale”. Anche a prevenire quanto preparò quel fatto inaudito: la Shoah fu preceduta da una degenerazione prima politica, poi culturale. Bisogna prevenire l’ intolleranza banale, l’ insofferenza banale. E per me è giusto che nella giornata si tratti anche di ciò che succede a Gaza». Mettendo sullo stesso piano lo sterminio di ebrei compiuto dai nazisti e l’ azione militare israeliana in corso? Può chiarire? «No, neppure per idea. No. La Shoah io non la metto neanche sullo stesso piano degli altri genocidi. E’ stata inaudita. Non lo dico per motivi sentimentali. Per analisi storica». E come tratterebbe di Gaza il 27 gennaio? «Cercando di coinvolgere il più possibile israeliani e palestinesi, dando forza agli uomini di pace. A Venezia in uno stage riuscimmo a far parlare per giorni due studentesse, una israeliana e una palestinese, che avevano avuto parenti uccisi. Quest’ anno non ne abbiamo trovate. Sa, sarà una giornata molto delicata». Come se la aspetta? «Una giornata molto tesa. Ovunque. Spero non ci siano degli scemi che bruciano bandiere. Speriamo che quel giorno i cretini restino a casa. Che permettano di parlare con il necessario, legittimo riconoscimento». Maurizio Caprara

    Caprara Maurizio

    Pagina 3
    (17 gennaio 2009) – Corriere della Sera

    http://archiviostorico.corriere.it/2009/gennaio/17/Attenti_casi_pericolosi_come_Olanda_co_9_090117043.shtml

    18 Gen 2009, 11:09 Rispondi|Quota
  • #3Emanuel Baroz

    Russo Spena «Ma ogni critica a Israele non è antisemita»

    «Slogan aberrante e controproducente»

    Bandiere – Se a un corteo bruciano una bandiera israeliana, io tento d’ impedirlo. Ma non posso essere incriminato se tra 10mila manifestanti, ci sono 10 imbecilli

    ROMA – «E’ uno slogan indubbiamente aberrante», commenta senza se e senza ma Giovanni Russo Spena, pacifista a oltranza, responsabile Giustizia di Rifondazione comunista ed ex capogruppo al Senato, quando viene a sapere del macabro e ributtante ritornello gridato in una manifestazione olandese: «Hamas, Hamas, tutti gli ebrei nelle camere a gas». Come reagisce di fronte a notizie del genere? «Penso che noi dobbiamo stare molto attenti, mentre condanniamo l’ occupazione militare israeliana dei Territori palestinesi e la drammatica azione militare su Gaza. Dobbiamo tenere ferma, sempre, la parola d’ ordine “Due popoli, due Stati”». E quindi che dovete fare? «Affermare nello stesso tempo l’ esistenza e la sicurezza dello Stato d’ Israele e la necessità di costruire uno Stato palestinese, dotato di continuità territoriale e che non sia un Bantustan da apartheid sudafricano». Rispetto allo slogan sentito in Olanda, che cosa significa? «Significa condannare come razzista e antisemita uno slogan che, tra l’ altro, è controproducente per la causa palestinese. Tende a isolare tutte le manifestazioni, a farle passare come antisemite. In Italia…». In Italia? «In Italia, dove la destra è molto antisemita, come si vede dalle scritte sui muri, va tenuta alta la guardia. Però, sia chiaro, non è che chiunque critichi il governo di Israele è antisemita» I due deputati olandesi che erano in corteo con chi invocava le camere a gas, due socialisti, sono stati denunciati da compagni di partito perché avrebbero tollerato lo slogan. Lei in una manifestazione del genere che avrebbe fatto? «Se sono a un corteo e tentano di bruciare una bandiera israeliana – e io lo ritengo odioso, perché significa negare una nazione – da non violento tento di impedirlo. Ma se non ci riesco non posso essere incriminato perché, tra diecimila manifestanti, ci sono dieci imbecilli che compiono atti controproducenti». Imbecilli e basta? Perché dovrebbero essere per forza degli ingenui? «No, sono imbecilli, antisemiti e portatori di una cultura aberrante. Quando si dice “Distruggiamo Israele” la mia condanna è ferocissima». M. Ca.

    Caprara Maurizio

    Pagina 9
    (16 gennaio 2009) – Corriere della Sera

    http://archiviostorico.corriere.it/2009/gennaio/16/Slogan_aberrante_controproducente__co_9_090116002.shtml

    18 Gen 2009, 11:10 Rispondi|Quota