Achille Lauro, libero il terrorista. Le figlie di Klinghoffer sdegnate

 
Emanuel Baroz
2 maggio 2009
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Achille Lauro, libero il terrorista. Le figlie di Klinghoffer sdegnate

Protesta la famiglia dell’ebreo americano ucciso nell’85

di Guido Olimpio

omicidio-klinghofferWASHINGTON – «Siamo indignate». E’ stato questo il primo commento delle figlie di Leo Klinghoffer, il passeggero assassinato sulla Achille Lauro, alla liberazione del palestinese Al Youssef Al Molqi. «E’ il terrorista responsabile della morte di nostro padre. Un’azione a sangue freddo. Eravamo furiose all’epoca per la breve pena detentiva alla quale era stato condannato e oggi siamo indignate nell’apprendere che ha lasciato il carcere per buona condotta », sono state le parole affidate ad un comunicato da Lisa e Ilsa Klinghoffer.

«Non dovrebbe esserci una norma di buona condotta per un terrorista assassino », hanno aggiunto rafforzando il sentimento di rabbia davanti a quello che considerano uno sconto di pena ingiusto. La liberazione di Al Molqi – ma è pura coincidenza – è avvenuta lo stesso giorno della pubblicazione del rapporto del Dipartimento di Stato sul terrorismo internazionale.

Nel dossier il governo statunitense esprime il suo apprezzamento per l’approccio italiano alla lotta all’eversione. Nelle tre pagine dedicate al nostro paese, gli americani rilevano che l’Italia conduce «indagini e inchieste in modo aggressivo», smantellando cellule legate al terrore islamista e mantenendo una stretta collaborazione con i partner alleati. Una valutazione positiva che deriva dall’attenta strategia seguita da magistrature e forze di polizia nel contrastare la minaccia dei gruppi qaedisti.

Il rilascio anticipato di Al Molqi non cambierà questo giudizio ma riaccenderà, probabilmente, delle polemiche. In ambienti statunitensi, in passato, si è guardato con una diffidenza alla linea assunta da diversi paesi europei, ritenuti troppo deboli o permissivi nei confronti di esponenti legati al terrorismo. Una crisi di fiducia nata proprio con la vicenda Lauro e poi alimentata da altri casi. L’Italia, la Francia, la Grecia, la Germania – tanto per citare alcuni paesi – all’epoca degli attacchi delle fazioni palestinesi in Occidente sono state accusate di non agire con la dovuta determinazione. Oppure di aver stabilito dei «patti con il diavolo». Ossia lasciavano fare e in cambio ottenevano di non essere colpiti.

Il quadro è però mutato dopo l’11 settembre. In seguito alla minaccia rappresentata dai seguaci di Bin Laden, la collaborazione tra Europa e Stati Uniti è cresciuta, si è agito per diverso tempo mantenendosi sulla stessa lunghezza d’onda. Un’unità di intenti che ha permesso agli americani di usare il territorio alleato per missioni segrete anti-terrore. A cominciare dalle controverse renditions, ossia il trasferimento di presunti estremisti verso paesi terzi a bordo di jet della Cia che hanno fatto scalo in molti stati dell’Europa occidentale. E in questo quadro non sono mancati casi clamorosi, come quello dell’imam egiziano Abu Omar sequestrato a Milano da un commando della Cia. Un intrigo che ha creato tensioni tra Italia e Stati Uniti.

(Corriere della Sera, 1 maggio 2009)

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