Roma: cittadinanza onoraria a Gilad Shalit

 
Emanuel Baroz
26 giugno 2009
3 commenti

M.O.: CAMPIDOGLIO, CITTADINANZA ONORARIA A GILAD SHALIT

gilad-shalit-campidoglioRoma, 25 giu. -(Adnkronos) – Nel corso della seduta di oggi del Consiglio comunale di Roma, in occasione dell’anniversario della sua cattura, l’Aula, con voto definitivo, deliberera’ il conferimento della cittadinanza onoraria di Roma a Gilad Shalit, il caporale israeliano rapito da Hamas tre anni fa e da allora custodito in una localita’ ignota della Striscia di Gaza. Lo fa sapere il Campidoglio in una nota.

“La votazione di oggi è significativa – ha detto il sindaco Gianni Alemanno – questo non è il primo atto di solidarietà da parte del Comune di Roma verso il soldato Shalit, ma questo è il conferimento definitivo della cittadinanza onoraria. Roma ha un cittadino in più, un cittadino prigioniero”.

Termina, quindi, si legge nella nota, l’iter procedimentale avviato lo scorso 2 aprile su iniziativa del sindaco di Roma, Gianni Alemanno, e della maggioranza consiliare.

(Nella foto: l’immagine di Gilad Shalit esposta sul Campidoglio a Roma)

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  • #1Emanuel Baroz

    Anniversari dimenticati

    Da tre anni il soldato Shalit è nella mani di Hamas

    di Luca Meneghel

    25 Giugno 2009

    Sono passati tre anni da quel terribile giorno, il 25 giugno 2006. Il giovane militare Gilad Shalit, classe 1986, viene catturato da un commando palestinese nei pressi di Kerem Shalom, vicino al confine con Gaza. Poi, il silenzio: da quel giorno, genitori e commilitoni di Shalit non hanno più avuto sue notizie. Più di una volta il governo israeliano – presieduto da Ehud Olmert – ha lasciato intendere di essere vicino alla liberazione del militare: puntualmente, però, tutto si è risolto in niente. Speranze vane anche in occasione delle trattative con Hamas in seguito all’operazione Piombo Fuso: la guerra è finita, ma il soldato israeliano è rimasto nella Striscia di Gaza.

    A ricordare e rendere omaggio a Gilad Shalit, sull’esempio della Francia di Sarkozy, interviene oggi la città di Roma. Il Consiglio comunale, con voto definitivo, ha deliberato il conferimento della cittadinanza onoraria al giovane soldato israeliano, mettendo fine ad un iter iniziato lo scorso 2 aprile su iniziativa del sindaco della capitale, Gianni Alemanno. Un’iniziativa carica di valore simbolico, ma non solo: ad essere prigioniero nella Striscia di Gaza, infatti, non è più soltanto un cittadino israeliano, ma anche un cittadino italiano e francese. E i suoi carcerieri, da questo momento in poi, dovranno rendere conto della sorte del prigioniero non soltanto ad Israele, ma anche a Roma e Parigi.

    L’iniziativa capitolina – lodata in particolare dalla Vicepresidente della Commissione Esteri alla Camera, Fiamma Nirenstein – rientra in un insieme di iniziative volte a ricordare il giovane militare e ad esprimere solidarietà ai suoi genitori. Noam Shalit, padre del ragazzo, lotta infatti da tre anni perché il governo del suo Paese metta in campo tutte le risorse di cui dispone per giungere alla liberazione del figlio. Oggi, in occasione del terzo anniversario della cattura di Gilad, il padre Noam invita tutti a tenere gli occhi chiusi per tre minuti: solo tre minuti, per provare a figurarsi l’oscurità e l’isolamento in cui il figlio si trova ormai da tre anni.

    Parallelamente al conferimento della cittadinanza onoraria, l’Italia si è mossa a sostegno di Shalit anche a livello della Commissione diritti umani del Senato. Il presidente Pietro Marcenaro ha scritto infatti una lettera al padre del ragazzo, invitandolo ufficialmente in Italia per prendere parte ad una seduta della commissione. “Il rapimento di Suo figlio costituisce un atto efferato e insopportabile, che ripugna alla coscienza” ha scritto Marcenaro, sottolineando poi l’importanza di rompere il silenzio: “Il silenzio è complice dei peggiori crimini e il nostro dovere, se vogliamo realmente favorire il processo di pace che nonostante tutto deve andare avanti, è far sentire la nostra voce contro ogni atto di violenza e di barbarie”.

    Fiamma Nirenstein, da tre anni in prima linea a sostegno di Shalit, ha ricordato in una nota che “durante questo lunghissimo periodo, né i genitori di Ghilad, né nessun altro ha mai potuto ricevere la minima informazione sulla salute del ragazzo”. Una prassi in palese violazione della Convenzione di Ginevra, se è vero che neppure la Croce Rossa Internazionale ha potuto visitare il soldato per verificare le sue condizioni di salute. Da qui l’appello della Nirenstein alla Croce Rossa perché metta in campo tutte le sue forze, rinnovando “l’invito formulato nello scorso dicembre dal confine con la Striscia di Gaza con una lettera sottoscritta da 24 parlamentari italiani in visita in Israele”.

    Il ricordo e le manifestazioni per Shalit si accompagnano anche alla cronaca. Le notizie, come sempre, sono confuse e contraddittorie: pochi giorni fa, secondo quanto riportato dai giornali egiziani, le trattative per la liberazione di Gilad sembravano ad un punto di svolta. Poi, come sempre accade quando si parla del prigioniero israeliano, la doccia fredda: oggi Hamas, per bocca del suo portavoce Osama al Muzini, ha comunicato che “la folle guerra nella Striscia di Gaza ha spazzato tutto, così noi non sappiamo se Shalit sia ancora vivo o sia morto”. Strategia della tensione? Possibile. Quel che è certo è che familiari e amici di Gilad convivono da tre anni con speranze continuamente gelate dalle dichiarazioni che giungono da Gaza.

    A supporto della causa del giovane militare è intervenuta infine anche Human Rights Watch. L’appello dell’Ong per i diritti umani è di particolare importanza: in prima linea contro le politiche e le campagne militari israeliane, l’organizzazione non può certo essere tacciata in quanto filoisraeliana. Secondo Hrw, “il rifiuto di Hamas di permettere al soldato Shalit di comunicare con l’esterno è crudele, inumano e può essere paragonato a una forma di tortura”. “Le leggi di guerra – prosegue l’ Ong – impongono ad Hamas di permettere a Shalit di comunicare con la sua famiglia”: il comportamento dei carcerieri di Hamas, dunque, “è ingiustificabile”.

    Basteranno questi appelli per avere sue notizie? Forse no. Le iniziative delle organizzazioni internazionali e dei genitori di Shalit, però, contribuirebbero ad evitare che cali il silenzio sulla prigionia di Gilad. Missione compiuta: secondo un sondaggio pubblicato dal principale quotidiano israeliano, “Yedioth Aharonoth”, il 69% degli ebrei israeliani sarebbe favorevole alla liberazione di detenuti palestinesi, anche se responsabili di attentati sanguinosi, in cambio di Shalit; di parere contrario è solo il 28% degli intervistati.

    http://www.loccidentale.it/articolo/da+tre+anni+il+soldato+shalit+%C3%A8+nella+mani+di+hamas.0074008

    28 Giu 2009, 14:30 Rispondi|Quota
  • #2Emanuel Baroz

    Libertà per Ghilad Shalit: per Roma è un impegno

    La gigantografia con l’immagine di Gilad Shalit campeggia al centro del balcone del Campidoglio, affissa subito dopo la votazione del Consiglio comunale della capitale, che ha conferito la cittadinanza onoraria al soldato israeliano, rapito il 25 giugno del 2006 da Hamas e di cui non si hanno notizie certe. Dopo la votazione, il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, alla presenza di alcuni consiglieri comunali e del Presidente della Comunità Ebraica di Roma, Riccardo Pacifici promotore dell’iniziativa e visibilmente commossso, ha dichiarato: “Sono tre anni che questo ragazzo è prigioniero fuori da ogni logica dei trattati internazionali; non c’é stato verso di poterlo riconsegnare. Questa è una condanna forte di tutte le forme di fondamentalismo e intolleranza”. Il primo luglio la famiglia del soldato sarà a Roma e, ha concluso Alemanno, “in quell’occasione saremo onorati di conferire concretamente ed ufficialmente la cittadinanza onoraria consegnando la pergamena”.

    Poco dopo la cerimonia il Presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna e il Presidente della Comunità Ebraica di Roma Riccardo Pacifici hanno incontrato in Campidoglio il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e gli hanno espresso il loro auspicio affinché la famiglia di Shalit sia ricevuta in quell’occasione al Quirinale. Anche Fiamma Nirenstein, giornalista e vicepresidente della Commissione Esteri della Camera, ha ricordato il soldato Gilad Shalit attraverso un comunicato nel quale ha invitato tutti ad aderire al desiderio del padre di Gilad, Noam Shalit, “a tenere gli occhi chiusi per tre minuti, per figurarsi l’oscurità, l’isolamento, la pena in cui si trova suo figlio da tre anni. Tre minuti contro tre anni di oblio totale”.

    “Durante questo lunghissimo periodo, – ha sottolineato la deputata PDL – né i genitori di Ghilad, né nessun altro ha mai potuto ricevere la minima informazione sulla salute del ragazzo. Neppure la Croce Rossa Internazionale, in contrasto con quanto stabilito dalla Convenzione di Ginevra, ha potuto visitare Ghilad per verificarne le condizioni di salute, fisica e psichica, o semplicemente per potere certificare che sia ancora in vita. Ci rivolgiamo quindi oggi alla Croce Rossa Internazionale – aggiunge Nirenstein – affinché si impegni con ogni mezzo per visitare Ghilad Shalit, rinnovando così l’invito formulato nello scorso dicembre dal confine con la Striscia di Gaza con una lettera sottoscritta da 24 parlamentari italiani in visita in Israele”.

    Nel frattempo il secondo canale della televisione israeliana ha riferito che secondo non meglio precisate fonti diplomatiche europee Ghilad Shalit, sta per essere trasferito in Egitto. Il trasferimento potrebbe essere questioni di giorni, forse di ore. Questa sarebbe la prima fase di un accordo, mediato dall’ Egitto, che si dovrebbe concludere col ritorno a casa di Shalit in cambio della liberazione di centinaia di palestinesi detenuti in Israele. Fonti del ministero della difesa in Israele, citate dalla Tv, hanno accolto con scetticismo la notizia. Nei giorni scorsi informazioni di analogo contenuto erano state diffuso anche dall’agenzia palestinese Maan senza però trovare conferma né da parte israeliana nè da quella palestinese.

    (Fonte: Rassegna stampa UCEI, 26 Giugno 2009)

    28 Giu 2009, 14:32 Rispondi|Quota
  • #3Emanuel Baroz

    Shalit, prigioniero di Hamas e dell’indifferenza del mondo

    di Magdi Cristiano Allam*

    Pubblicato il giorno: 28/06/09

    Alziamo la voce

    È ora di dire basta all’atteggiamento vergognoso dell’Italia, dell’Europa, degli Stati Uniti, della Croce Rossa e delle Nazioni Unite sul caso di Gilad Shalit, il soldato israeliano, che è anche cittadino francese, rapito tre anni fa in territorio israeliano dai terroristi di Hamas quando non aveva ancora vent’anni. A fronte di un gesto efferato ispirato dalla negazione del diritto alla vita del popolo ebraico, assistiamo proprio in queste ore allo svolgimento dei Giochi del Mediterraneo a Pescara con la partecipazione di tutti i paesi arabi ed islamici che predicano l’annientamento di Israele e che pertanto non vogliono averci nulla a che fare. E noi italiani, europei e occidentali, noi patria dei diritti fondamentali dell’uomo che ci facciamo in quattro per accogliere e difendere tutte le vittime vere o presunte delle dittature, delle guerre e della disperazione, che facciamo? Ci prostriamo agli ordini dei terroristi e dei tiranni islamici escludendo la presenza di Israele. Abbiamo confermato per l’ennesima volta questa sudditanza ideologica con la dichiarazione del vertice dei ministri degli Esteri del G8 conclusosi a Trieste il 26 giugno in cui, da un lato, non si è condannato il regime nazi-islamico iraniano per la sanguinosa repressione della rivolta popolare esplosa all’indomani delle elezioni presidenziali e, dall’altro, si è sostenuto la volontà di continuare a dialogare con Ahmadinejad, come se non sapessimo che da anni il nuovo Hitler viola sfacciatamente le risoluzioni dell’Aiea, l’Agenzia Internazione per l’Energia Atomica, mirando alla costruzione della bomba nucleare ed affermando pubblicamente l’intenzione di eliminare Israele dalla carta geografica. Eppure noi più di altri, noi che abbiamo sì partorito la democrazia ma anche prodotto l’Olocausto, dovremmo sapere che a furia di dialogare con chi disconosce i valori non negoziabili che sostanziano l’essenza della nostra umanità e della nostra civiltà, finiamo inesorabilmente per soccombere di fronte all’arbitrio di chi ha una concezione formalistica e strumentale del dialogo e della convivenza, perseguendo l’obiettivo di imporre la propria visione ideologica del mondo e della vita costi quel che costi.

    Gaza evacuata

    È importante ricordare che quando nel 2006 fu rapito Gilad, Gaza era già stata totalmente evacuata sia dall’esercito israeliano sia dai coloni ebraici. Era quindi un territorio palestinese libero, sottomesso per libera scelta dei palestinesi alla dittatura dei terroristi di Hamas che, se avessero avuto veramente a cuore le sorti del proprio popolo, avrebbero potuto e dovuto utilizzare i generosi aiuti internazionali, tra cui primeggiano quelli dell’Unione Europea, per emanciparlo dalla miseria favorendo la costituzione di un sistema economico produttivo che valorizzi la piccola e media impresa e diffonda l’occupazione. Invece i terroristi di Hamas, accecati dall’odio ideologico nei confronti di Israele e degli ebrei, che trae ispirazione dal Corano e dalla lettura distorta della storia recente, si sono preoccupati essenzialmente di dotarsi di migliaia di razzi Kassam con cui hanno bombardato le città israeliane e di costruire dei tunnel sotterranei lungo la frontiera con l’Egitto per contrabbandare le armi e gli esplosivi.

    L’operazione

    Fu così che il 25 giugno 2006 Gilad, che compirà 23 anni il prossimo 28 agosto, venne rapito a Kerem Shalom, in territorio israeliano, da terroristi di Hamas che partendo da Gaza, fecero irruzione sbucando da un tunnel sotterraneo, uccidendo due soldati israeliani e ferendone altri quattro. Diciasette giorni dopo dal Libano meridionale, anche in questo caso territorio libero e sovrano interamente evacuato dall’esercito israeliano, un commando di terroristi libanesi sciiti dell’Hezbollah si spinsero in territorio israeliano e rapirono i soldati Eldad Reghev e Ehud Goldwasser. I loro corpi sono stati restituiti il 16 luglio 2008 in cambio di terroristi detenuti nelle carceri israeliane.

    Nelle tanto deprecate carceri israeliane la Croce Rossa internazionale accede regolarmente e stila dei rapporti infuocati che hanno convinto l’Unione Europea che Israele sarebbe lo Stato che più di altri al mondo violerebbe i diritti fondamentali dell’uomo, affiancato – guarda caso – dallo Stato del Vaticano! Eppure l’Unione Europea tace sul fatto che da tre anni i terroristi di Hamas non abbiano consentito alla Croce Rossa internazionale di visitare Gilad. E tace anche la Croce Rossa assumendo un comportamento quantomeno sbilanciato, in cui ciò che si richiede e si ottiene da Israele non vale per i suoi nemici. Una disparità di trattamento che accredita il presupposto che da una nazione civile si può pretendere tutto e si può al tempo stesso denunciarla anche se infondatamente dei peggiori crimini contro l’umanità, mentre da gente incivile che disconosce aprioristicamente la sacralità della vita, la dignità della persona e la libertà di scelta, ci si deve limitare ad assecondarla. Siamo arrivati al punto in cui collochiamo Israele sul banco degli imputati accusandolo delle peggiori nefandezze mentre siamo dialoganti e disponibili con i terroristi e i tiranni islamici.

    Osserviamo con disincanto il fatto che Israele accetta e favorisce lo scambio dei corpi senza vita dei propri connazionali assassinati dai terroristi, pur di garantire loro una degna sepoltura e consentire ai propri cari di ricongiungersi seppur in un abbraccio spirituale, con la scarcerazione di migliaia terroristi che hanno le mani sporche del sangue di innocenti. È accaduto ripetutamente in passato e sembra che anche per il rilascio di Gilad si stia trattando in questa direzione con la mediazione dell’Egitto. Mi domando come facciamo noi, che coltiviamo il valore dell’inalienabilità del bene della vita come il pilastro della nostra umanità e della nostra civiltà, a non identificarci totalmente nella posizione di Israele e a schierarci dalla parte di chi oltraggia la sacralità della vita? Che orrore leggere ieri sulle pagine di Libero che nei siti dei terroristi islamici si è legittimato il cannibalismo se si tratta di mangiare la carne dei soldati americani catturati, a condizione che prima vengano sgozzati e dissanguati come si fa con l’animale da macello, ispirandosi a quanto disse il condottiero islamico Khalid bin Al Walid durante la battaglia di Yarmuk: «Siamo un popolo che beve sangue e sappiamo che non c’è sangue più prezioso di quello bizantino».
    Mostri disumani

    Basta! Diciamo basta alla connivenza con questi mostri di disumanità! Affranchiamoci dalla schiavitù ideologica che ci ha fin qui portato a consegnarci in pasto alla ferocia di persone trasformate in robot della morte. Plaudo all’iniziativa del sindaco di Roma Gianni Alemanno che mercoledì prossimo in Campidoglio conferirà la cittadinanza onoraria a Gilad, sostenendo «Roma ha un cittadino in più, un cittadino prigioniero». Gilad è un cittadino prigioniero di tutte le nostre città, la sua causa ci appartiene profondamente. Lancio un appello al Parlamento Europeo affinché consideri Gilad, che ha il passaporto francese, cittadino onorario dell’Europa, affinché adotti la sua causa come emblema del diritto inalienabile alla vita e alla libertà. Salviamo il soldato Gilad per salvare noi stessi dal baratro del nichilismo in cui siamo sprofondati, facciamo dell’impegno a salvare la vita a Gilad l’occasione per recuperare il valore della sacralità della vita, salvando la nostra umanità e la nostra civiltà.

    http://www.libero-news.it/articles/view/554624

    29 Giu 2009, 10:35 Rispondi|Quota
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