L’internazionale dei giornalisti caccia Israele

 
Emanuel Baroz
12 luglio 2009
13 commenti

L’internazionale dei giornalisti caccia Israele

Voto unanime, con italiani

di Giulio Meotti

paolo-serventi-longhi-antisemitismoLa Federazione internazionale dei giornalisti, il più grande e antico sindacato della stampa con sede a Bruxelles, ha espulso la branca israeliana affiliata all’organizzazione. Fra i membri del sindacato c’è anche Paolo Serventi Longhi, il segretario generale della Federazione nazionale della stampa italiana.

L’espulsione è il culmine di una campagna di discriminazione a cui la Federazione si è votata da anni contro lo Stato d’Israele. Due anni fa il National Union of Journalists, il sindacato della stampa britannica nonché l’ala più consistente della Federazione internazionale di cui esprime anche il presidente, Jim Boumelha, votò per boicottare Israele e tutti i prodotti dello stato ebraico. Sempre tre anni fa, durante la guerra fra Hezbollah e lo Stato ebraico a seguito del rapimento di due soldati israeliani (poi uccisi dai terroristi islamici), il segretario generale della Federazione internazionale, Aiden White, condannò il bombardamento israeliano della tv di Hezbollah al Manar, finanziata da iraniani e siriani, in quanto chiara dimostrazione di come Israele utilizzi la politica della violenza per mettere a tacere i media dissidenti.

Manar non è un organo di stampa dissidente, diffonde propaganda antisemita e islamista e nei suoi programmi accusa gli ebrei, tra l’altro, di omicidi rituali con il sangue dei bambini arabi, del bombardamento di Hiroshima e Nagasaki e di aver tramato con i nazisti organizzando essi stessi la propria persecuzione per accelerare la nascita di Israele.

E’ la stessa Manar, durante la guerra a Gaza, a trasmettere il discorso di Himam Sa’id, guida suprema della Fratellanza islamica in Giordania: “Voi, gente di Hebron, voi state combattendo una guerra contro gli ebrei, e lo sapete fare bene. Abbiamo visto come, in un giorno del 1929, avete trucidato gli ebrei di Hebron. Oggi, trucidateli sulla terra di Hebron, uccideteli in Palestina”.

Il veterano della stampa israeliana Chaim Shibi, già corrispondente da Washington per il principale quotidiano israeliano, Yedioth Ahronoth, ha così commentato l’espulsione dalla Federazione: “Siamo orgogliosi del giornalismo in Israele, non dipendiamo dal governo. Siamo i più liberi fra i media e gli stessi che la Federazione decide di espellere?”.

La Federazione venne fondata nel 1926 e oggi rappresenta oltre 600mila professionisti dell’informazione in tutto il mondo. Il voto di espulsione d’Israele, scrive il New York Jewish Forward, è stato unanime. Ha quindi votato contro Israele anche la rappresentanza italiana. La direzione della Federazione aveva già spiegato a Shibi che la presenza israeliana era irrilevante perché il sindacato era ben rappresentato dai giornalisti arabi che hanno sede a Gaza e in Cisgiordania. Lo scorso gennaio, al termine dell’offensiva israeliana contro le infrastruttre terroristiche palestinesi, Paolo Serventi Longhi, Aiden White e Jim Boumelha avevano guidato persino una delegazione del sindacato a Gaza.

A consultare il sito internet della Federazione si scopre che Israele non compare neppure fra i paesi membri. Ci sono Iran, Iraq, Algeria, Giordania, Kuwait, Libia, Yemen, Marocco, Oman, Thnisia, Emirati Arabi Uniti e Palestina , ma non lo Stato ebraico. Il segretario White dice che l’espulsione è stata decisa dopo che Israele si è rifiutato di pagare la quota di iscrizione.

Un pretesto, fin troppo ridicolo, come spiega Shibi: “Dovremmo pagare per le campagne contro Israele?”. Nessuno Stato o comunità scientifica ha mai subito un simile fuoco cultural-ideologico come Israele. L’espulsione si inserisce in un forsennato progetto di boicottaggio di Israele che dura da sette anni. Hanno boicottato Israele sia la più grande organizzazione inglese di insegnanti sia quella di dipendenti pubblici; i medici britannici vogliono espellere gli israeliani dalla World Medical Association, ci sono poi gli architetti e la chiesa anglicana, mentre professori di Harvard e del Massachusetts institute of technology hanno firmato appelli per disinvestire dalle compagnie israeliane.

I paesi europei hanno perseguito i discorsi che inneggiano all’odio giudicandoli alla stregua di crimini di guerra durante il Processo di Norimberga e nei processi della Corte internazionale in Tanzania ne] 2003, quando tre giornalisti ruandesi vennero condannati per aver gestito una radio e pubblicato un giornale che inneggiavano allo sterminio sistematico della minoranza tutsi. Eppure, quando una corte francese decise di impedire ad al Manar di usare il satellite per la sua programmazione antisemita, la Federazione internazionale dei giornalisti condannò la sentenza come censura politica del peggior tipo.

Un’emittente, al Manar, i cui picchi di share si basano su serial tv come La Diaspora. Si vede un Rothschild che sul letto di morte dice ai figli: “Dio ha onorato gli ebrei con una missione: dominare il mondo”. Ci sono anche due ebrei che sgozzano un bambino arabo per raccoglierne il sangue da utilizzare per la preparazione del pane azzimo. Infine, una prostituta malata in un bordello gestito da una tenutaria ebrea confida il suo desiderio di contagiare i non ebrei.

La stessa Federazione protestò quando l’esercito israeliano colpì gli studi dalla tv di Hamas, al Aqsa. Ma non ha mai denunciato la terrificante propaganda antigiudaica propugnata dall’emittente, che inneggia allo sterminio degli ebrei e incita i kamikaze, che chiama ratto marcio Israele, che mostra bambini cinturati di esplosivo da terroristi suicidi e himam che promuovono il jihad persino in Italia.

L’espulsione di Israele dal sindacato dei giornalisti è paragonabile alla decisione di Cornelio Sommaruga, il presidente del Comitato internazionale della Croce Rossa che rifiutò l’ingresso nell’organizzazione della Magen David Adom, equivalente israeliano della Red Cross, con la seguente motivazione: “Se accettassi il simbolo della Stella di David, perché non dovrei fare altrettanto con la Svastica?”

(Fonte: Il Foglio, 11 luglio 2009)

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  • #1Muriel

    Per quanto mi riguarda, meglio soli che male accompagnati…
    In ogni evidenza, l’internazionale dei giornalisti non ha più grande valore nelle attuali condizioni, e non solo nel medio oriente.

    Rispetto invece al diffondersi dell’antisemitismo in Europa e nel mondo, devo ammettere che sta diventando preoccupante…

    13 Lug 2009, 13:18 Rispondi|Quota
  • #2Marino

    Piena solidarietà ai giornalisti israeliani.Tenete duro!!

    13 Lug 2009, 14:14 Rispondi|Quota
  • #3johannes von Andechs

    Solidarieta massima a chi ha ragione …cioè gli israeliani ….sarebbe ora di finirla con l’antisemitismo viscerale, subdolo e strisciante ….

    13 Lug 2009, 14:50 Rispondi|Quota
  • #4Alberto Pi

    Before you boycott Israel Watch this!!!!

    http://www.youtube.com/watch?v=saeky9I5T9c&NR=1

    13 Lug 2009, 20:04 Rispondi|Quota
  • #5Parvus

    Se non spiegate che sono pagati dagli sceicchi del petrolio; è un po’ come raccontare che i prati sono diventati bianchi, anziché dire che nevica.

    13 Lug 2009, 20:43 Rispondi|Quota
    • #6Emanuel Baroz

      Non sta a noi spiegarlo….almeno fino a quando non avremo articoli che ne parleranno in maniera più o meno esplicita

      14 Lug 2009, 09:31 Rispondi|Quota
  • #7Ruben DR

    GIORNALISTI: IFJ, NESSUN BOICOTTAGGIO FEDERAZIONE ISRAELE

    (ANSA) – BRUXELLES, 13 LUG – Nessun boicottaggio nei confronti di Israele: così la Federazione internazionale dei giornalisti (Ifj) risponde con un comunicato stampa alle critiche avanzate dal Foglio, «giornale di cui è proprietario il premier italiano e magnate dei media Silvio Berlusconi», si legge nella nota. Le critiche erano riferite all’espulsione dalla Ifj della Federazione nazionale dei giornalisti israeliani (Nfij) avvenuta – precisa la stessa Ifj – «per il mancato pagamento delle quote dovute per quattro anni».

    L’espulsione, sottolinea la Federazione internazionale nella nota, è «diventata inevitabile», dopo che l’associazione israeliana «ha rifiutato un’offerta di condonare tre anni di debito e pagare normalmente la quota del 2009». «È assurdo», a proposito di questa azione – prosegue la Federazione internazionale dei giornalisti – «parlare di boicottaggio di Israele o di antisemitismo, o di ragioni politiche». «È un non senso». La Federazione, si legge ancora, «sostiene in maniera forte la lotta dei giornalisti nella regione, compreso in Israele, per mantenere la loro indipendenza dalle pressioni politiche». (ANSA). PUC-CU 13-LUG-09 16:38 NNN

    14 Lug 2009, 09:24 Rispondi|Quota
  • #8Emanuel Baroz

    Giornalisti: Siddi, impegno per superare incomprensioni con israeliani

    ROMA, 13 lug – ”Siamo addolorati per la misura polemica assunta dalla presa d’atto della mancata adesione della Federazione nazionale dei giornalisti israeliani (Nfij) da parte della Federazione internazionale dei giornalisti (IFJ)”. Lo afferma, in una nota, il segretario generale della Federazione Nazionale della Stampa Italiana, Franco Siddi, che spiega: ”La Fnsi, che fa parte da tempo della Federazione internazionale, e’ impegnata a creare le condizioni per la revoca di questo provvedimento, per il superamento delle incomprensioni e per affermare le ragioni del dialogo e della piena partecipazione della rappresentanza israeliana. In questo senso ha comunicato alla Ifj la disponibilita’ a svolgere la propria opera di relazione e rilancio della partecipazione insieme con i Sindacati dei giornalisti statunitensi e olandesi. Faremo davvero il possibile perche’ vengano meno le incomprensioni. Tra di noi non ci sono ragioni antiisraeliane e nessun sentimento di questo tipo puo’ essere imputato a dirigenti passati e presenti della Fnsi. Ci sono gia’ abbastanza ragioni di ostilita’ tra israeliani e parti importanti del resto del mondo, cui non pensiamo affatto di dover concorrere. Come ha sottolineato anche il Papa, nella sua recente visita in Israele, va alleggerita la tensione e a cio’, professionalmente e sindacalmente, ci sentiamo impegnati nell’adesione all’autonomia della nostra condizione di operatori che vogliono poter agire in una situazione di informazione libera e pluralista ovunque, che non deve per forza costruirsi nemici.

    ”Legittimamente – prosegue Siddi -, i dirigenti del Sindacato dei giornalisti israeliani Nfij hanno ritenuto di contestare prese di posizione della Ifj, trasformando questi atti nel ritiro dell’adesione. Legittimamente la Ifj, dopo tre anni di mancata sottoscrizione delle iscrizioni, applicando le sue disposizioni statutarie, ha preso atto di un’auto cancellazione di fatto. La Federazione internazionale dei giornalisti, presente in 123 Paesi nel mondo attraverso Associazioni nazionali di categoria rappresentative di piu’ di seicentomila giornalisti, e’ chiamata a tenere insieme, anche organizzativamente, molte voci diverse. Linee guida: la liberta’, la democrazia e il pluralismo dell’informazione all’insegna del motto ”Non c’e’ stampa libera se i giornalisti vivono in condizioni di corruzione, di poverta’, di paura”. Le campagne per la liberta’ e il pluralismo dell’informazione prescindono dai Governi di qualsiasi Paese, sono contro i regimi e come dimostra in questi giorni l’iniziativa internazionale per liberta’ di stampa in Iran, cui la Fnsi ha attivamente partecipato anche con manifestazioni tutt’altro che simboliche tenute nella sua sede di Roma. Ecco perche’ la Fnsi continua a stare nella Federazione internazionale dei giornalisti con una sua linea di sostegno all’impegno dei giornalisti liberi, all’affermazione di legislazioni nazionali rispettose della libera stampa (condizione sempre riconosciuta in Israele), alla lotta contro le sopraffazioni e contro le violenze nei confronti del giornalismo. La democrazia di Israele – conclude il segretario generale della Fnsi -, la liberta’ del popolo palestinese e i suoi diritti nazionali sono beni grandi e delicati, per i quali ci sono ancora troppe sofferenze e non vogliamo alimentarne altre per nessuna ragione. Il nostro lavoro sui terreni della comprensione, del dialogo, dell’amicizia e’ e resta permanente”.

    (ASCA, 13 luglio 2009)

    14 Lug 2009, 12:55 Rispondi|Quota
  • #9gieffeemme

    Fateci caso, ogni volta che l’europa si unisce per gli ebrei arrivano le persecuzioni.
    Più l’unione sarà saldamente militare e politica più si rafforzerà il rapporto con il mondo arabo, la storia già vista. In concorrenza c’é solo Obama (manifesto ideologico dei nuovi USA della crisi), vediamo chi arriva prima.

    15 Lug 2009, 19:07 Rispondi|Quota
  • #10sergio Caporaletti

    sono francamente sbalordito dalle affermazioni di chi (vedi FNSI) difende la presa di posizione della federazione intarnazionale; qualsiasi “pretesto” non giustifica un atto che appare essenzialmente politico; affermare il contrario è un insulto all’intelligenza.

    25 Lug 2009, 10:57 Rispondi|Quota
  • #11Pasquale Russo

    Spero che gli Israeliani riabbiano il diritto di informare le persone;

    L’informazione è una cosa importante e bandire l’Israele dall’informazione internazionale significa alimentare quel fuoco antisemita che è stato acceso anche nei nostri centri sociali Italiani che ogni anno ospitano migliaia di arabi.
    L’operazione di antigiornalismo forse è pilotata dall’OLP e forse fà parte dell’intifada..
    L’Intifada è un’operazione creata dalla lega degli arabi dell’OLP e bisogna sapere che questa è stata una delle più spietate e violente organizzazione terroristiche.
    Punta a creare delle rivolte civili e delle vere e proprie aggressioni militari contro Israele.
    L’intifada ha come obiettivo quello di fare il lavaggio del cervello alle persone e mira ad usare la forza violenta contro l’Israele e gli Ebrei.I Palestinesi che appoggiano l’intifada vogliono cacciare gli Ebrei dall’Israele perché secondo loro il territorio d’Israele è della Palestina.
    I Palestinesi vogliono anche Gerusalemme e con l’intifada continuano a ribadire di non fare entrare gli Ebrei nel mondo arabo.
    Una decisione inammissibile anche perché la scirttura e la religione degli Ebrei sono una delle cose più arabe,più pure e più sacre del mondo.
    Perciò,l’intifada nasce dagli arabi che non riconoscono l’Israele e non è una cosa che è appoggiata dagli Ebrei.
    Questo fenomeno,da molti esperti storici,è stato visto come il continuo della persecuzione degli Ebrei della seconda guerra mondiale e sicuramente la sua politica evolutiva e militare punta anche ad isolare Israele per un attacco a sorpresa con il lancio dei missili. .

    25 Lug 2009, 23:26 Rispondi|Quota
  • #12Enrico

    Saluti a tutti. Creare nuove federazioni con più intelletto

    23 Feb 2010, 14:13 Rispondi|Quota
  • #13Enrico

    creae nuove federazioni giornalisti con piu intelletto

    23 Feb 2010, 14:15 Rispondi|Quota
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