Gaza: sanguinosi scontri tra Hamas e seguaci di Al Qaida

 
Emanuel Baroz
15 agosto 2009
3 commenti

Gaza: sanguinosi scontri tra Hamas e seguaci di Al Qaida

Il bilancio è di una decina di morti e circa 40 feriti su entrambi i fronti

hamas-gaza-al-qaidaGaza, 14 Agosto 2009 (Reuters) – È finita con l’assalto a una moschea da parte delle milizie di Hamas, un bilancio di una decina di morti e una quarantina di feriti e una retata di arresti la sanguinosa battaglia urbana fra radicali e ultraradicali islamici scatenatasi stasera a Rafah, a sud della Striscia di Gaza, dopo la ribellione di un gruppo oltranzista ispirato da Al Qaida.

A innescare lo scontro, sfociato in massacro, è stato l’incendiario sermone pronunciato in occasione della preghiera del venerdì da Abdel-Latif Mussa, medico e leader riconosciuto di Jund Ansar Allah: un sodalizio emergente fedele agli slogan del jihad internazionalista formato da qualche centinaio di sedicenti Guerrieri di Dio che accusa Hamas (movimento integralista anch’esso, ma d’impronta nazionale palestinese) di mollezza nell’applicazione della legge coranica. Al grido di «noi apparteniamo ad Al Qaida, Osama Bin Laden è la nostra guida», Mussa si è lanciato in una filippica contro Hamas, salito al potere a Gaza nel 2007 dopo aver battuto e confinato alla sola Cisgiordania i rivali laico-nazionalisti di Fatah.

Asserragliato con i suoi nella moschea-roccaforte di Rafah, il tribuno di Jund Ansar ha rifacciato a Hamas di cercare contatti «con (Tony) Blair e (Jimmy) Carter invece di attuare la sharia», ma anche di aver confiscato ai «Guerrieri di Dio» un carico di armi. Poi ha tuonato: «Se Hamas seguisse il volere di Dio e il Jihad, noi saremmo i suoi servi. Ma se pensa di entrare nelle nostre moschee gli taglieremo le mani».

Detto fatto. Tempo pochi minuti, la polizia di Hamas è piombata sul posto ed è cominciato l’inferno. Dapprima una sparatoria breve. Quindi l’intervento di rinforzi su entrambi i fronti, l’arrivo al fianco della polizia degli uomini delle Brigate Qassam (il feroce braccio armato di Hamas) e infine lo scontro aperto, con mitra ed esplosivi. Finchè le forze di Hamas non sono riuscite a espugnare il covo dei rivoltosi.

Fra i morti figura Mohammed al-Shimali, capo delle Brigate Qassam a Rafah, ma si contano anche civili, mentre almeno cinque dei feriti sono considerati dai medici in grave pericolo.

Testimoni oculari hanno descritto una scena infernale, seguita da una sorta di coprifuoco. In tarda serata Rafah è stata stretta in una morsa di posti di blocco ed è iniziata la caccia all’uomo.

Oltre ai militanti catturati o colpiti nella moschea, fermi sono in corso nei confronti di tutte le persone vestite alla pachistana, un costume esotico per i palestinesi, ma divenuto comune tra i seguaci di Jund Ansar Allah e di altre sigle affini. Non è chiaro però se fra gli arrestati ci sia Mussa.

L’epilogo della vicenda, se confermato, dimostra che i ‘Guerrieri di Diò – numericamente quantificati in meno di un migliaio, in territorio palestinese – non sembrano per ora in grado di minacciare il potere di Hamas, malgrado la violenza e lo spargimento di sangue di stasera. Il loro attivismo e fanatismo – sottolineano alcuni osservatori – potrebbe tuttavia generare un inedito focolaio di tensione permanente in seno alla stessa trincea integralista.

Intervenendo oggi in un’altra moschea, il premier dell’autoproclamato governo di Hamas a Gaza, Isamil Haniyeh, si era premurato di assicurare che nella Striscia non ci sono ‘mujaheddin’ afghani, iracheni o di qualunque altro Paese venuti a spargere il verbo di Al Qaida. E aveva bollato le voci circolate al riguardo come frutto della «propaganda sionista». Resta in ogni caso la sensazione che Hamas sia costretto forse per la prima volta – dopo due anni di dominio incontrastato, ma anche di distruzioni e impoverimento della popolazione, sull’onda del blocco imposto alla Strsicia da Israele e delle conseguenze dell’offensiva ‘Piombo Fusò – a guardarsi le spalle sul fronte interno.

Tanto più che, dalla Cisgiordania, anche i rivali laici di Fatah, il partito del presidente moderato dell’Autorità nazionale palestinese (Anp), Abu Mazen (Mahmud Abbas), provano a rialzare la testa dopo il congresso di Betlemme e il parziale rinnovamento dei vertici. Come rivela l’emergere nel nuovo Comitato centrale di una maggioranza – di ‘colonnellì cinquantenni e non solo – decisa a cercare la rivincita. O, per dirla con un neoletto di spicco come Ziad Abu Ayin, rappresentante della diaspora palestinese in Libano, a cercare di «liberare il milione e mezzo di palestinesi di Gaza, trasformati da Hamas in ostaggi».

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  • #1Emanuel Baroz

    Gaza: 22 morti in scontri tra Hamas e integralisti filo-al Qaeda

    È finita con l’assalto a una moschea da parte delle milizie di Hamas, con un bilancio di almeno 22 morti, oltre 120 feriti, tra cui Abdel-Latif Mussa, leader del gruppo salafita islamico ispirato da al Qaeda, la sanguinosa battaglia urbana fra radicali e ultraradicali islamici scatenatasi ieri sera a Rafah, a sud della Striscia di Gaza.

    Il servizio di Virginia Volpe:

    A innescare lo scontro, sfociato in massacro, è stato l’incendiario sermone pronunciato in occasione della preghiera del venerdì da Abdel-Latif Mussa, medico e leader riconosciuto di un gruppo emergente fedele agli slogan del jihad internazionalista che accusa Hamas di mollezza nell’applicazione della legge coranica. Al grido di “noi apparteniamo ad al Qaeda, Osama Bin Laden è la nostra guida”, Mussa si è lanciato in una filippica contro Hamas, salito al potere a Gaza nel 2007 dopo aver battuto e confinato alla sola Cisgiordania i rivali laico-nazionalisti di Fatah. Asserragliato con i suoi nella moschea-roccaforte di Rafah, Mussa ha rinfacciato a Hamas di cercare contatti “con i leader occidentali invece di attuare la Sharia”, ma anche di aver “confiscato ai “Guerrieri di Dio” un carico di armi. Dopo pochi minuti, la polizia di Hamas è piombata sul posto ed è cominciato l’inferno. Dapprima una sparatoria breve.

    Quindi l’intervento di rinforzi su entrambi i fronti, e infine lo scontro aperto, con armi automatiche, razzi ed esplosivi. Finchè le forze di Hamas non sono riuscite a espugnare il covo dei rivoltosi. Intervenendo in un’altra moschea, il premier dell’autoproclamato governo di Hamas a Gaza, Isamil Hanyeh, si era premurato di assicurare che nella Striscia non ci sono “’mujaheddin” afghani, iracheni o di qualunque altro Paese venuti a spargere il verbo di al Qaeda. E aveva bollato le voci circolate al riguardo come frutto della “propaganda sionista”.

    http://www.oecumene.radiovaticana.org/it1/Articolo.asp?c=309753

    16 Ago 2009, 11:02 Rispondi|Quota
  • #2Emanuel Baroz

    Ucciso leader Al Qaida dalla polizia di Hamas

    Il bilancio: almeno 20 morti e oltre 120 feriti

    Gerusalemme – E’ stato ucciso dalla polizia di Hamas Abdelatif Mussa. Era il capo del gruppo islamico salafita Jund Ansar Allah che ieri ha dato vita ad un violento scontro a fuoco nella striscia di Gaza. A darne notizia la radio israeliana. Il bilancio dei sanguinosi scontri e’ di almeno 20 morti e oltre 120 feriti, secondo fonti dei servizi di pronto soccorso palestinesi a Gaza.

    Asserragliatosi con i suoi in una moschea di Rafah tramutata in fortino, il leader ha tuonato: “Se Hamas seguisse il volere di Dio e il Jihad, noi saremmo i suoi servi. Ma se pensa di entrare nelle nostre moschee gli taglieremo le mani”. Pochi minuti dopo, la polizia di Hamas è piombata sul posto ed è cominciato l’inferno.

    Fra i morti figura Mohammed al-Shimali, capo delle Brigate Qassam a Rafah, ma si contano anche civili, mentre alcuni feriti sono considerati dai medici in gravi condizioni.

    15/8/2009

    16 Ago 2009, 11:13 Rispondi|Quota
  • #3Emanuel Baroz

    GAZA: GRUPPO CONTRO HAMAS PROCLAMA EMIRATO ISLAMICO

    (AGI) – Gaza, 14 ago. – Un piccolo gruppo islamista ultraradicale chiamato Jund Ansar Allah ha sfidato Hamas con la prolcmazione di un “emirato islamico” sunnita nella Striscia di Gaza. La provocazione sarebbe gia’ sfociata in alcuni scontri armati con le milizie del movimento al potere a Gaza, secondo alcune notizie trapelate. Il gruppo e’ composto da alcune centinaia di persone che si definiscono “Guerrieri di Dio” e che avrebbero costruito un bastione in a Rafah, al confine con l’Egitto. Il loro leader e’ un medico, Abdel-Latif Mussa, che accusa Hamas di non voler attuare con rigore la Sharia. Alcuni residenti hanno riferito che gli scontri sono avvenuti intorno alla moschea in cui il medico il venerdi’ infiamma la folla con i suoi accesi sermoni. “Dichiariamo la nascita dell’Emirato islamico”, ha detto Mussa, protetto da uomini mascherati armati con fucili d’assalto.

    16 Ago 2009, 11:16 Rispondi|Quota