Furto-profanazione ad Auschwitz: rubata l’insegna “Arbeit macht frei”

 
Emanuel Baroz
18 dicembre 2009
2 commenti

Divelta la scritta in ferro battuto. I ladri sono entrati recidendo il filo spinato

L’iscrizione era stata realizzata dagli stessi prigionieri e installata nel 1940

Furto-profanazione ad Auschwitz: rubata l’insegna “Arbeit macht frei”

Nel campo furono uccise oltre un milione di persone

Il presidente israeliano Peres “profondamente scioccato”

auschwitz focus on israelVARSAVIA – Svitata da un lato e strappata dall’altro. Così è stato rubata l’insegna in ferro battuto, tragicamente celebre, che reca la scritta “Arbeit macht frei” (“Il lavoro rende liberi”), che campeggiava al di sopra del cancello di ingresso del campo di sterminio nazista di Auschwitz-Birkenau, nel sud della Polonia.

Ladri professionisti. Il furto, compiuto – come riferisce la polizia polacca – fra le tre e le cinque della scorsa notte, non sembra essere una semplice bravata: i ladri hanno infatti reciso il filo spinato che costeggia la rete che delimita il campo, un’operazione quindi complessa che solo dei “professionisti” avrebbero potuto compiere. I ladri sembravano essere a conoscenza anche della posizione delle telecamere di sorveglianza.

L’iscrizione. “Si tratta del primo caso così grave di furto in questo luogo – spiega un portavoce del museo di Auschwitz, Jeroslaw Mensfeld – è una profanazione vergognosa nel luogo in cui oltre un milione di persone sono state assassinate”. L’iscrizione in ferro battuto, costruita dagli stessi prigionieri e installata nel 1940, non era difficile da staccare, ha precisato Mensfeld, “ma bisognava saperlo”. Di notte, il campo è chiuso e sorvegliato da vigilantes. Ora all’esame degli inquirenti ci sono anche videoriprese della notte, intorno e dentro il sito.

Il campo. Tra il 1940 e il 1945, nel campo di Auschwitz-Birchenau i nazisti sterminarono oltre un milione di persone, di cui un milione di ebrei. Fra le altre vittime, soprattutto polacchi non ebrei, rom e prigionieri di guerra sovietici. Le autorità del museo hanno già provveduto a installare all’ingresso del campo una copia della scritta, realizzata in occasione di un periodo di restauro dell’originale, divenuto in tutto il mondo il triste simbolo dell’Olocausto.

Peres “profondamente scioccato”. Il presidente di Israele, Shimon Peres, si è detto “profondamente scioccato” per il furto. “L’iscrizione ha un profondo significato per gli ebrei come per i non ebrei come simbolo dell’oltre milione di vite perite a Auschwitz”, ha dichiarato nel corso di un incontro speciale con il primo ministro polacco, Donald Tusk, a margine del summit sul clima a Ccopenaghen. “Lo stato di Israele e la comunità ebraica internazionale vi chiedono di fare tutto il possibile per trovare i criminali e rimettere l’iscrizione al suo posto”.

La donazione. Proprio ieri il governo tedesco aveva annunciato di essere pronto a una donazione di 60 milioni di euro per la manutenzione dell’ex lager. Una cifra che rappresenta la metà del denaro necessario a preservare quel che resta delle baracche e delle camere a gas del più noto dei campi di concentramento nazista. Alla fine della guerra, oltre 200 ettari del campo furono trasformati in museo, visitato ogni anno da centinaia di migliaia di persone. Ma i proventi dei biglietti non sono sufficienti a mantenere il grande sito, con i suoi 155 edifici, le 300 strutture in rovina e centinaia di migliaia di reperti, in gran parte effetti personali dei prigionieri. Non mancano iniziative di sostegno che coinvolgono i visitatori, come la richiesta di un’offerta spontanea dal titolo “Compra un mattone”.

L’appello. Quanto alla donazione della Germania, Mensfelt l’ha definita “enorme”, ed ha auspicato che anche altri paesi possano seguire l’esempio con altri contributi in risposta all’appello lanciato dal governo polacco. Il ministro degli Esteri tedesco, Guido Westerwelle, ha detto che la donazione di Berlino rispecchia la “responsabilità storica” dei tedeschi. Per il momento, anche la Gran Bretagna ha dato la sua disponibilità.

Repubblica.it

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  • #1Maurizio Moretti

    Succede a Roma… con l’animo verso il natale.

    Parcheggio il mio scooter di fronte alla Sinagoga o Tempio maggiore per sbrigare una pratica all’ospedaletto israelitico nell’Isola Tiberina. Al ritorno decido di fare una camminata fino al Portico d’Ottavia e l’adiacente piazza Giudìa, centro di vita e d’incontro degli ebrei romani.

    Nonostante il freddo pungente la piazza è animata di persone e di bambini che escono dalla scuola elementare dopo aver fatto il tempo pieno, sono infatti già le 16,30. Qualche breve saluto con alcuni conoscenti della comunità e poi, deciso entro da “Boccione” antico forno famoso per i dolciumi di tradizione ebraica e mi gratifico di due porzioni di pizza Berid, un rettangolo di pasta bruciato all’esterno ma con un’anima di pasta frolla, canditi, zibibbo e mandorle… ho bisogno di dolcezza. Uscendo dalla piazza, come sempre (sentendo il vociare festoso dei bambini) non posso fare a meno di pensare che in quel luogo, il 16 ottobre del 1943 ci fu la grande razzia degli ebrei.

    Millenovantuno ne portarono via sui vagoni piombati verso i lager. Ad aggiungersi agli altri seimila nel resto d’Italia. Fra questi duecento bambini. Nessuno di loro fece ritorno. Soltanto 12 ragazzi tornarono, i più forti, braccia preziose per faticare nelle fabbriche tedesche.

    Arrivo così, assorto nei miei pensieri davanti al Portico d’Ottavia e noto che la luce del giorno comincia ad affievolire sui ruderi del Teatro Marcello. Solo il marmo bianco dei capitelli corinzi e dei tratti di colonne adagiate sul terreno, emerge fra il grigiore circostante. Su Lungotevere già il paesaggio assume i toni della sera con i sanguinari colori di un emozionante tramonto dietro le sagome nere degli antichi edifici e dei pini marittimi sulla sommità del Gianicolo. Questa romantico dipinto è movimentato da migliaia di storni che solcano il cielo rosso disegnando futuristiche geometrie prima di gettarsi a picco sui platani spogli di Lungotevere degli Anguillara.

    Sono incantato. La mia vita si muove in questa città fantastica che non guardo più con l’autonomia di sempre. Ma con occhi riflessi… con occhi di interposta persona. Con un sorriso che non è il mio sorriso. Come a voler trasmettere ad altri le mie emozioni accendendo nei miei pensieri e nel mio sguardo altri occhi.

    Riprendo la strada in mezzo al traffico del rientro serale, faticosamente, turbato da tanta bellezza.

    Su ponte Fabricio, isola pedonale per chi è diretto all’isola Tiberina mi fermo ad ammirare gli acquerelli di un pittore ecuadoregno. Mi gratifico l’anima comprandone uno, un balcone fiorito, per sette euro.

    Poi mi dirigo verso casa in una Roma ormai immersa nella sera…

    mm

    Un Augurio Sincero Per Un Sereno Natale!

    23 Dic 2009, 22:15 Rispondi|Quota
  • #2Emanuel Baroz

    Ritrovato il cartello rubato ad Auschwitz: tagliato in tre pezzi, era in una casa

    La polizia polacca ha annunciato questa notte di avere ritrovato l’iscrizione in tedesco “Arbeit macht frei”, (il lavoro rende liberi), rubata venerdì sul luogo dell’ex campo di concentramento nazista di Auschwitz-Birkenau, nel sud della Polonia: cinque uomini sono stati arrestati.

    «Abbiamo fermato cinque uomini nel nord della Polonia, hanno dai 20 ai 39 anni. L’iscrizione trovata è stata tagliata in tre pezzi», ha dichiarato il portavoce della polizia di Cracovia, Dariusz Nowak. «Sono stati arrestati poco prima della mezzanotte e la scritta è stata trovata in una casa», ha aggiunto.

    I ladri sono dei pregiudicati, ma non dei neonazisti. «Possiamo dichiarare che nessuno dei cinque è membro di gruppi neonazisti…Il loro intento era senza dubbio solo di compiere un furto. Saremo in grado in seguito di stabilire se il reato sia stato commissionato oppure se (i ladri) abbiano agito di loro iniziativa», ha dichiarato in una conferenza stampa Andrzej Rokita, capo del distretto di polizia di Cracovia.

    L’iscrizione in metallo, che misura 5 metri di lunghezza, era posta sopra la porta d’ingresso del campo di concentramento di Auschwitz. La sua scomparsa aveva causato grande emozione e mobilitazione, in particolare in Israele. «E’ un sollievo enorme. Siamo estremamente riconoscenti alla polizia che ha fatto un lavoro fantastico», ha dichiarato Pawel Sawicki, un portavoce del museo di Auschwitz. «Hanno trovato l’iscrizione in così poco tempo», ha sottolineato. «Questo simbolo, certamente uno dei più importanti del secolo scorso, potrà ritornare al suo posto», ha dichiarato.

    «Siamo molto impazienti di vedere in quale stato è l’iscrizione. Secondo le informazioni in nostro possesso, è stata tagliata in pezzi. I nostri esperti cercheranno di sistemarla perché possa tornare il più rapidamente possibile al suo posto», ha commentato ancora Sawicki.

    Il museo di Auschwitz si prepara a celebrare il 65esimo anniversario della liberazione dal campo di concentramento nazista, il 27 gennaio prossimo. Il museo e altre istituzioni avevano offerto una ricompensa di circa 30.000 euro per ogni informazione che avrebbe potuto permettere di trovare l’iscrizione e i responsabili del furto.

    Da Israele si era levato un coro di indignazione. «E’ un atto abominevole che è assimilabile alla profanazione», aveva dichiarato il vice Primo ministro e ministro dello Sviluppo regionale, Sylvan Shalom. «Questo gesto testimonia ancora una volta dell’odio e della violenza contro gli ebrei», aveva aggiunto Shalom. E il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu aveva rivolto un appello al governo polacco affinché facesse il possibile per ritrovare l’iscrizione in ferro battuto. La polizia polacca aveva chiamato in aiuto anche l’Interpol e l’Europol.

    La Germania nazista sterminò dal 1940 al 1945 ad Auschwitz-Birkenau circa un milione e centomila persone, di cui un milione di ebrei. Le altre vittime del campo furono soprattutto polacchi, rom e prigionieri sovietici.

    (Fonte: Il Sole 24 Ore, 21 dicembre 2009)

    23 Dic 2009, 22:20 Rispondi|Quota
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