I soliti pacifinti: manifestano a favore dei palestinesi e se la prendono…..con gli ebrei!!!!!

 
Emanuel Baroz
1 giugno 2010
6 commenti

Roma, tensione tra manifestanti propalestinesi ed ebrei ghetto: interviene polizia

manifestazione-palestina-focus-on-israelRoma, 31 Maggio 2010 – Scontro verbale in piazza dell’Enciclopedia italiana fra un gruppo di manifestanti propalestinesi che ha gridato “assassini” e “fascisti” all’indirizzo di un altro gruppo di persone che si trova all’interno del ghetto ebraico che hanno risposto al grido “Israele Israele”. I partecipanti al corteo hanno continuato ad urlare: «Assassini, assassini, li avete ammazzati». In corrispondenza della coda del corteo e all’inizio del ghetto ebraico si è schierata la polizia ed il clima è stato teso per diversi minuti. Successivamente il corteo pro Palestina ha ripreso a sfilare e si è allontanato da piazza dell’Enciclopedia italiana, presidiata dalle forze dell’ordine in maniera consistente. Notate bandiere israeliane sventolate da qualcuno nel ghetto.

I manifestanti hanno annunciato iniziative pro Palestina anche per i prossimi giorni fin sotto l’ambasciata d’Israele.

Ricordiamo che alla manifestazione tenutasi in Piazza Venezia a Roma hanno partecipato esponenti dell’Idv nonchè esponenti della sinistra italiana come Cesare Salvi, portavoce della federazione della Sinistra, Giorgio Cremaschi, membro della segreteria nazionale della Fiom e Stefano Galieni, responsabile immigrazione dell’Arci nazionale. Notati anche Luigi Nieri, consigliere regionale di Sinistra ecologia e libertà, Massimiliano Smeriglio assessore provinciale al Lavoro.

Simili manifestazioni di protesta si sono tenute in tutta Italia, da Milano a Roma, da Firenze a L’Aquila, da Genova a Napoli, sindacati, in particolare la Cgil, sigle politiche e movimenti pacifisti e pro Palestina hanno organizzato sit in e proteste davanti alle prefetture e nelle piazze principali, e anche in molti altri paesi nelle ore immediatamente successive all’abbordaggio della Marmara, la nave facente parte della Freedom Flotilla, che ha avuto tragiche conseguenze.

I primi a scendere in piazza erano stati i turchi che a Istanbul, quando era ancora notte, erano in diecimila a gridare ‘Morte a Israele!’, ‘Vendetta!’ ‘Occhio per occhio, dente per dente!’. E a cercare di entrare – respinti – nel consolato israeliano. Nei Paesi arabi la mobilitazione è stata rapida, spontanea e generale. In particolare in Giordania, Egitto e Libano la gente si è riversata nelle strade.

Quasi tutte le capitali europee sono poi state attraversate da manifestanti anti-israeliani: in alcuni casi sono scoppiati disordini. A Londra diverse centinaia di persone hanno bloccato Whitehall, la principale via dei ministeri e Downing Street; a Parigi in 500 hanno risposto all’appello dei collettivi filo-palestinesi e la polizia ha usato i gas lacrimogeni per disperderli; a Ginevra 200 persone hanno assediato la sede dell’Onu invocando «un’inchiesta» sul «bagno di sangue compiuto dagli israeliani»; a Copenaghen centinaia di persone hanno sventolato bandiere palestinesi e turche nelle zone periferiche della capitale danese chiedendo il boicottaggio d’Israele; a Sarajevo il centro storico della città bosniaca è stato attraversato da un corteo.

Violenti scontri si sono verificati davanti all’ambasciata israeliana ad Atene fra i reparti antisommossa della polizia e circa 2mila manifestanti che protestavano per il sanguinoso raid israeliano.

(Fonte: Repubblica.it, Messaggero.it e Corriere.it)

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  • #1Alberto Pi

    Gli ebrei romani: «Abbiamo di nuovo paura»

    In tre giorni tutto è cambiato: scritte sui muri, i bambini portati via di corsa dopo la scuola

    Paolo Conti – Corriere della Sera

    ROMA- La scritta è in spray nero: «Boicotta Israele/ Boicotta l’apartheid». Campeggia sul legno che protegge il restauro del cinquecentesco Palazzo Caetani alle Botteghe Oscure.

    Dietro quell’immensa mole c’è l’antico Ghetto. La città ebraica nel cuore della città di Roma. là, almeno dal XII secolo, vive la comunità degli ebrei romani. la più antica della Diaspora nel Mediterraneo, duemila anni di radicamento tra Cesari e Papi. II Ghetto fu abolito, solo nel 1870, ultimo in Europa Occidentale, dopo l’unità.

    Lo spray; invece, ha poche ore. Risale a lunedì pomeriggio, al corteo pro Palestina. Da lì hanno gridato «assassini, fascisti» al centinaio di ebrei romani corsi con la bandiera israeliana in piazza dell’Enciclopedia Italiana, il varco accanto a Palazzo Caetani, per evitare pericolose «invasioni» del Ghetto. Alberto Mayer, a anni, è un commerciante ma è anche uno studioso di ebraismo: «Cantavano “Bella ciao” verso di noi. lo ho dei partigiani, tra i miei familiari. E proprio non vedo similitudine tra la Resistenza e ciò che è avvenuto in queste ore…». I manifestanti non sono entrati ma hanno lasciato un scritta. Che a molti ebrei pare un segnale.

    L’antico Ghetto vive ore dure. Polizia e carabinieri hanno triplicate controlli e presenza L’angoscia stona coi cartelli che invitano all’allegro pranzo di Shabbat «T’empio lo stomaco», organizzato per sabato, 5 al prezzo di 10 euro per i giovani romani dai 18 al 35 anni, cibo kosher assicurato. Più in là, convocazione per il 4 giugno alle 9 al Tempio, 66° anniversario della sua riapertura dopo il fascismo. Prove concrete di dialogo, di confronto, di apertura. Adesso, c’è la paura che le ultime vicende riportino indietro molti, troppi orologi

    Perché tutto è cambiato in tre giorni. Per esempio l’uscita dei bambini della scuola primaria «Vittorio Polacco» in via del Tempio, angolo piazza Giudìa, come qualsiasi ebreo da secoli chiama lo slargone pedonalizzato tra l’attuale via del Portico d’Ottavia e le Cinque Scole. Fino a tre giorni fa i bambini, a scuola finita, giocavano in piazza, si rincorrevano, si perdevano d’occhio, ma non c’era paura. Adesso arrivano genitori, nonni, spalancano le macchine («’ahò, salite qui, sbrigàteve!»). O si va via subito a piedi. Lo stesso succede ai ragazzi della secondaria «Angelo Sacerdoti». Più fluida l’uscita del liceo «Renzo Levi».

    L’incubo degli ebrei romani ha una data: 9 ottobre 1982, attacco al Tempio, un attentato di estremisti palestinesi. Stefano Gaj Taché, di due anni appena, e ferisce 24 persone. Andrea Limentani, 35 aiuti, avvocato, ricorda bene quelle ore: «Lunedì hanno gridato “assassini” a noi ebrei romani. Poco prima dell’attentato del 1982, durante un corteo dei sindacati unitari qualcuno depositò una bara davanti al Tempio, sotto la lapide che commemora la deportazione degli ebrei romani del 16 ottobre 1943. Oggi, stesso clima. Un’atmosfera ostile trasversale, da destra come da sinistra, che spesso diventa antisemitismo. Sull’eccidio non può che esserci rammarico e dispiacere per il dramma dei morti civili. Ma prima di giudicare sarebbe bene capire. Perché tutto è successo su quella sola nave tra le tante altre?»

    Ancora Alberto Mayer: «Tuttora non c’è una percezione esatta di cosa significhi essere ebrei italiani, romani ed essere israeliani. Noi siamo cittadini romani ebrei Amiamo Israele. Ma possiamo nutrire un senso critico verso le sue scelte come qualsiasi altro cittadino europeo. Viviamo a Roma e, di fronte a certe manifestazioni, ci sentiamo impotenti» Il 1982? «Lo ricordo come fosse adesso, avevo 15 anni. Purtroppo le analogie sono tante. Sicuramente è diverso il clima politico».

    La vita del Ghetto non si ferma. I turisti affollano i ristoranti kosher («Giggetto al Portico d’Ottavia», «Ba’Ghetto», «Kosher Bistrot Caffè»). Trionfi di carciofi alla giudia, odore di fritti e di spezie, di dolci caramellati del mitico forno di piazza, tutto si mischia e si lega alla cucina romanesca e del Medio Oriente. Avverte Leo Terracina, 47 anni, commerciante: «Se lunedì pomeriggio non fossimo stati pronti a difendere il nostro territorio, il casino sarebbe stato inevitabile. La paura è che la prossima volta non vengano a manifestare spinti dall’antisionismo ma direttamente dall’antisemitismo. I morti? Arabi o israeliani che siano, quando ci sono, significa che tutti hanno perso».

    Angelo Sermoneta, detto «Baffone», motore dell’associazione «I ragazzi del ’48» in via della Reginella «Ma cosa c’entriamo noi ebrei romani con gli israeliani? Perché devo andare a pregare al Tempio tra camionette di polizia e carabinieri? Forse abbiamo rubato? E poi, per giudicare gli avvenimenti, aspettiamo l’inchiesta, no?». C’è la fila al forno dei dolci. Risate: «C’è la crostata?» Sembra un giorno qualsiasi. Ma no, non lo è.

    2 Giu 2010, 09:29 Rispondi|Quota
  • #2Alberto Pi

    La vergogna di manifestare contro gli ebrei di Roma

    «Il ghetto di Roma è luogo sacro: i nazisti deportarono 1.022 innocenti: tornarono in 17, e nessuno dei 200 bambini»

    L’assedio al ghetto, con i manifestanti che gridano agli ebrei romani «fascisti» e «assassini», è un episodio molto grave.

    Un episodio che non può passare sotto silenzio. Perché il ghetto di Roma è luogo sacro non solo della storia ebraica— la comunità com’è noto precede la diaspora ed è la più antica al mondo— ma anche della storia nazionale. È il luogo del 16 ottobre 1943, quando i nazisti deportarono 1.022 innocenti: tornarono in diciassette, e nessuno dei duecento bambini. Ed è il luogo dove, il 9 ottobre 1982, i terroristi palestinesi di Abu Nidal gettarono granate e spararono sui fedeli che uscivano dalla sinagoga dopo la preghiera del sabato, uccidendo un bambino di tre anni, Stefano Taché. Erano i giorni terribili della guerra del Libano, di Sabra e Chatila. Poco prima, un corteo politico-sindacale aveva posato nel ghetto una bara, come un macabro presagio, se non una minaccia. L’idea di colpire simboli ebraici come rappresaglia per azioni di Israele non è quindi nuova, ed è pericolosa.

    Purtroppo il ghetto di Roma è molto esposto, e non solo perché forse non abbastanza protetto (in tanti violano le regole e vi passano indisturbati in moto o in auto), ma proprio per il suo forte significato simbolico. Oltretutto la sua identità ebraica è stata resa ancora più evidente dall’apertura di numerosi locali kosher, amati dai romani e dai turisti, a cominciare dagli ebrei americani. Il quartiere insomma andrebbe preservato dalle tensioni. Invece diventa l’obiettivo dei manifestanti, come fosse l’ambasciata di un Paese nemico.

    Non sono in discussione la gravità della strage al largo di Gaza né le responsabilità della marina israeliana, , nelle dimensioni che saranno accertate dall’inchiesta internazionale. Ma addossare l’accaduto alla comunità ebraica romana, e rimproverarle come una colpa l’attaccamento emotivo e anche politico a Israele, è inaccettabile. E il pensiero stesso che si possa, nel cuore della capitale, gridare «fascisti» agli ebrei romani, portatori nella memoria e talora nella carne dei segni della barbarie nazifascista, è una vergogna che non può in alcun modo essere giustificata, né tollerata.

    Aldo Cazzullo
    02 giugno 2010

    http://www.corriere.it/editoriali/10_giugno_02/cazzullo_vergogna_3b37ac2c-6e1f-11df-b855-00144f02aabe.shtml

    2 Giu 2010, 10:16 Rispondi|Quota
  • #3Alberto Pi

    Daniele nella fossa dei leoni: ecco come si comporta un vero Likudnik!!!!

    Volete vedere come è fatto un eroe? Guardate qui:

    http://www.youtube.com/watch?v=ABjE_7uwA0I&feature=player_embedded

    Uno studente ebreo del liceo affronta da solo una folla di arabi a a Los Angeles:

    Una folla forte e rabbiosa di dimostranti pro-araba al di fuori del consolato israeliano a Los Angeles è divenuta ancora più rabbiosa quando un solitario studente ebreo di scuola superiore con una Kippà e una grande bandiera israeliana ha marciato di fronte a loro senza paura.

    Il giovane sembrava essere indifferente alle maledizioni che gli ha sccagliato contro la folla americano-araba. Anche se protetto da una fila di poliziotti, sembrava che potesse essere attaccato in qualsiasi momento.

    I giornalisti gli ha chiesto poi sulla sua insolita presenza, e lui ha spiegato: “Sono uscito perché voglio difendere Israele … Essi [i soldati tentano di deviare le navi della flottiglia ] Sono stati attaccati, e avevano il diritto di difendersi [se stessi ]. Queste persone sulle barche non erano filantropi: a borcdo della loro nave vi erano coltelli, bastoni e ogni genere di cose per attaccare gli israeliani C’è un blocco navale di Gaza, e loro [i] soldati stavano solo facendo il loro lavoro per far rispettare il blocco . Hamas è un’organizzazione terroristica che cerca di uccidere gli israeliani “.

    Alla domanda se è affiliato ad alcun gruppo, ha detto, “Solo ebraismo e Israele, ed è abbastanza”.

    http://ilblogdibarbara.ilcannocchiale.it/

    2 Giu 2010, 23:36 Rispondi|Quota
  • #4Emanuel Baroz

    Vergognoso l’assedio al Ghetto di Roma

    Il vergognoso assedio al Ghetto di Roma da parte di gentaglia che al grido di “assassini” e “fascisti” ne ha terrorizzato gli abitanti, ha almeno un aspetto positivo: non si potrà più dire che una cosa è essere antisemiti, altra è essere contro Israele. Infatti a nessuno può sfuggire che il venditore di casalinghi o il negoziante di alimentari o il ristoratore del ghetto nulla hanno a che vedere con Israele e con i fatti del 31 maggio al largo di Gaza. Se non il fatto di appartenere alla stessa razza dei soldati che hanno compiuto l’assalto alle navi dei sedicenti pacifisti. Dunque di odio razziale si tratta. Di nient’altro.
    Qui non si vuole discutere quei fatti – anche se chi scrive la pensa in questo stesso identico modo -, qui si vuole solo dimostrare che l’antisionismo che si dichiara fermamente antirazzista è in realtà un antisemitismo (che forse prima si poteva chiamare “strisciante”, ma dopo quest’assalto al Ghetto non più).

    E’ un antisemitismo fatto di facili ironie e accondiscendenza nei confronti di espressioni di odio per gli ebrei, ma anche di vere e proprie forme di istigazione come le manifestazioni di piazza dove si bruciano bandiere israeliane o si espongono simboli e uniformi naziste. O dove si dà dell’assassino a innocenti romani che hanno il solo torto di andare a pregare in una sinagoga invece che in una chiesa cattolica.

    (Fonte: The Front Page, 3 giugno 2010)

    4 Giu 2010, 11:13 Rispondi|Quota
  • #5Ufficio Stampa Arci

    Vi prego di rettificare l’inesattezza contenuta nell’articolo: Stefano Galieni non è il responsabile immigrazione Arci.
    Il responsabile immigrazione Arci è Filippo Miraglia, che non era presente alla manifestazione in oggetto.

    10 Giu 2010, 13:41 Rispondi|Quota
    • #6Emanuel Baroz

      prendiamo atto della Vs rettifica e Vi ringraziamo per la segnalazione

      10 Giu 2010, 17:24 Rispondi|Quota
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