Romania: fossa comune di ebrei scoperta in una foresta

 
Emanuel Baroz
7 novembre 2010
2 commenti

Romania: fossa comune di ebrei scoperta in una foresta

Bucarest – Una fossa comune con i resti di ebrei uccisi dall’esercito rumeno durante la Seconda Guerra Mondiale è stata scoperta in una foresta del nord-est della Romania. Lo ha annunciato oggi l’Istituto nazionale Elie Wiesel a Bucarest.”Finora abbiamo trovato sedici corpi, ma si tratta di una cifra provvisoria perchè questa fossa è molto profonda e finora abbiamo scavato in superficie”, ha dichiarato Adrian Cioflanca, il ricercatore che ha fatto la scoperta.

Secondo l’Istituto, la fossa comune situata nella foresta di Vulturi potrebbe contenere fino a un centinaio di corpi di ebrei uccisi durante l’Olocausto.
“In base alle testimonianze raccolte sul posto e alle prime analisi – ha spiegato il direttore dell’Istituto Wiesel, Alexandru Florian – possiamo concludere che si tratta di civili ebrei uccisi” durante i massacri del 1941. Uno dei resti riesumati sarebbero di un bambino. Sono stati trovati anche tacchi di scarpe femminili. Più di 8.000 ebrei sono stati uccisi nel 1941 durante i pogrom nella città di Iasi (nord-est) e nei suoi dintorni. Molti sono sepolti in tombe comuni soprattutto a Targu Frumos.

(Fonte: Swisscom, 5 novembre 2010)

Nella foto in alto: una fossa comune rinvenuta da militari americani dopo la liberazione dei campi di sterminio nazista

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  • #1Emanuel Baroz

    RISCHIA CHIUSURA MUSEO LIBERAZIONE, EX CARCERE ROMANO SS

    NELLA STRUTTURA DI VIA TASSO TRA I VERTICI C’ERA HERBERT KAPPLER

    (ANSA) – ROMA, 7 NOV – Rischia la chiusura il Museo storico della Liberazione, l’ex carcere romano delle Ss di via Tasso, tristemente noto per le sevizie inflitte dai nazisti in particolare agli ebrei della capitale. Lo ha annunciato il presidente della struttura, Antonio Parisella. Ricevendo il premio “Sasso per la Pace” oggi a Cervara (Roma), Parisella ha detto che “dal 2 gennaio la chiusura è quasi certa, per motivi di bilancio”. A dispetto del numero di visitatori raddoppiato (oggi è di circa 12 mila persone), di una ripresa dell’attività del museo e dello stesso riconoscimento ricevuto oggi, dal 2 gennaio il museo potrebbe non riaprire e venire commissariato. “Il Ministero per i beni e le attività culturali non ha operato, forse, il previsto taglio del 15% del contributo annuale di 50 mila euro” ma “ci ha finora assegnato per il 2010 solo un terzo di quanto dovuto”, ha spiegato il presidente né si sa la cifra che dovrà ancora essere accreditata né quali saranno le entrate per il 2011.

    Nessun aiuto neppure dalle amministrazioni locali (Regione, Comune Roma, Provincia Roma e Camera di Commercio Roma). L’annuncio è giunto in un momento di ripresa dell’attività: alto numero di prenotazioni di visite per i prossimi mesi, richieste di spazi per rappresentazioni cinematografiche o teatrali e di tante nuove iniziative anche innovative, ad esempio con il CNR. Il Museo Storico della Liberazione è allestito nei locali dell’edificio che, nei mesi dell’occupazione nazista di Roma (11 settembre 1943 – 4 giugno 1944), venne utilizzato come carcere dal Comando della Polizia di sicurezza (SD Polizei). L’ufficio di collegamento tra la polizia politica tedesca e quella italiana, che aveva sede nell’edificio, era affidato al maggiore delle SS Herbert Kappler.

    8 Nov 2010, 12:38 Rispondi|Quota
  • #2Emanuel Baroz

    Quando l’Olocausto fece tappa in Romania

    Scoperta una fossa comune a Iaşi: secondo i ricercatori e i testimoni sono ebrei uccisi durante la Seconda Guerra mondiale

    di Sergio Dalla Ca’ di Dio

    Archeologi dell’Istituto di Storia A.D. Xenopol di Iaşi, nel nord della Romania, al confine con la Repubblica Moldava, hanno realizzato il mese scorso un’importante scoperta: in una foresta a dieci chilometri dalla città la squadra di ricercatori coordinati da Adrian Cioflâncă ha identificato diverse fosse comuni contenenti resti umani.

    Secondo gli studi effettuati si è stabilito che si tratta delle vittime del massacro commesso dall’Armata Rumena nel 1941, quando nelle foreste a nord di Iaşi furono uccisi circa cento ebrei, tra cui donne e bambini. “Gli ebrei furono costretti a scavarsi da soli la tomba, poi furono svestiti, fucilati e gettati dentro la fossa. In seguito si è chiuso tutto buttando calce”, spiega Elisabeth Ungureanu, assistente capo del progetto.

    Nel periodo della Seconda Guerra mondiale la comunità ebraica di Iaşi era numerosa, raggiungendo circa i quaranta mila abitanti, quasi il quaranta per cento della popolazione della città. “Si viveva bene allora, eravamo in buoni rapporti con tutti. Poi è arrivata la guerra e ha rotto gli equilibri: da allora in città sono rimasti al massimo trecento ebrei”, dichiara Pincu Keiserman, presidente onorario della comunità ebraica locale.

    Il professor Cioflâncă sostiene che “nel margine ovest della fossa sono stati identificati frammenti ossei umani. Uno di loro ha una ferita alla zona della tempia dovuta probabilmente al calcio di un fucile”. Oltre a sedici crani, sono stati trovati scheletri, una mandibola e una serie di oggetti che evidenziano come le vittime fossero civili e non militari. Tra questi bottoni di abiti, una fibbia di cintura e la suola di una ciabatta numero 35, probabilmente da donna. Inoltre scavando si sono raccolte pallottole calibro 7,92 utilizzate dall’esercito rumeno in tempo di guerra.

    Documenti di archivio dimostrano che, nell’estate del 1941, in zona agiva il 6o Reggimento Cacciatori della 14a Divisione, condannato per crimini di guerra nel 1948: è quindi probabile che i ritrovamenti di questi giorni siano da mettere in legame con l’azione svolta dal gruppo di militari.

    Abitanti del luogo parlano con un po’ di fatica dei fatti dell’epoca, il passato pesa ancora in modo consistente nel ricordo dei sopravissuti al conflitto. Nel 1941 convogli di ebrei di Iaşi venivano trasportati nelle foreste della zona. I fatti raccontati dai sopravvissuti al tempo si assomigliano tutti, tremendamente uguali a quelli più famosi di altre zone europee del conflitto: donne, uomini, bambini. Giovani soldati a eseguire gli ordini. Raffiche di mitra. Una scena ripetuta giornalmente. I testimoni di allora, per la maggior parte adolescenti, hanno aiutato i ricercatori a scavare esattamente dove era necessario, in un bosco in cui alberi e sentieri sembrano tutti uguali.

    “Sono arrivati tutti nel giro di due mesi. Erano gruppi di cinquanta-cento persone. Li portavano nel bosco, si sentiva la raffica, le urla…Io pascolavo le mie mucche e vedevo tutto”, sostiene il signor Bosînceanu, che all’epoca era solo un ragazzino. I sedici teschi scoperti potrebbero aumentare presto: la fossa scoperta potrebbe ospitare decine, se non centinaia, di ebrei uccisi. Secondo Cioflâncă potrebbero addirittura esistere altre fosse nei dintorni: “L’archeologia sarà essenziale per fare chiarezza definitivamente”.
    Di certo per il momento si sa che nella zona di Iaşi sono state uccise numerose persone in seguito alla decisione presa dal Maresciallo Ion Antonescu, allora capo del regime in Romania, di “mettere fine al problema degli ebrei”.

    E’ la prima volta che si ha la prova di un massacro di questo genere compiuto dalle truppe rumene: da anni si parla di questo genere di azioni effettuate nel nord-est della Moldavia, in Bucovina e in Bassarabia, ma non si erano mai trovate prove inconfutabili prima di adesso.

    Dopo quasi sette decenni si riscrive la storia: le vittime della deportazione iniziano ad esistere ufficialmente anche in Romania, che entra a tutti gli effetti nella triste mappa dell’Olocausto.

    (Fonte: PeaceReporter, 15 novembre 2010)

    15 Nov 2010, 11:02 Rispondi|Quota