Il pregiudizio e le “colonie”

 
Emanuel Baroz
10 gennaio 2011
5 commenti

Il pregiudizio e le “colonie”

di Ugo Volli

Cari amici,

l’entità sionista, come si sa, continua a costruire nuove colonie e a “divorare” la terra palestinese. Segno del suo irrefrenabile colonialismo/imperialismo e del suo ostinato rifiuto ad accettare la pace che generosamente i palestinesi le offrono. Ma quanta terra “l’entità” “divora” esattamente? E come e quante sono queste maledette colonie, luogo di ogni male al mondo? Questo normalmente non si sa, i giornali non lo dicono. Eppure è importante: per fare efficacemente il bene bisogna conoscere il male, no? Trovate ogni informazione su questa pagina , in cui i terribili colonialisti si confessano; ma per rendervi le cose più comode, vi do qui un riassunto.

Le “colonie” vere e proprie in Giudea e Samaria sono 122. Per lo più sono villaggi: 24 hanno una popolazione fra i 1000 e i 2000 abitanti, pardon “coloni”; 22 fra i 500 e i 1000 abitanti e 49  sotto i 500. Solo 5 contano più di 10 mila persone. Il numero totale dei “coloni” a giugno scorso era 303.900. Dei 122 insediamenti (pardon colonie) 23 non hanno avuto crescita di popolazione nel 2009, 51 sono cresciuti di meno di 50 persone, 21 fra i 50 e i 100; solo 2 sono cresciute di più di 1000 persone. Come divoramento della terra, permettetemi, mi sembra un po’ anoressico. Ma le colonie nuove che crescono come funghi? Ecco i dati: 47 insediamenti sono stati costituiti fra il ’67 e il ’79; altri 70 fra l’80 e l’89, solo 5 fra il ’90 e il ’99.

L’ultima “colonia” autorizzata  dal governo israeliano, Negahot, è del ’99. Dopo d’allora non si sono più avute autorizzazioni a costruire se non nel perimetro degli insediamenti già realizzati. Certo, ci sono stati “avamposti” non autorizzati, spesso baracche, tende o roulottes; molte volte queste costruzioni non autorizzate sono state smantellate dalla polizia, e non sono mai state stabilizzate negli ultimi vent’anni. Le costruzioni di cui si discute sono tutte all’interno degli insediamenti esistenti: stanze in più per famiglie che crescono, villette nuova per i figli che si sposano. Ma quante, chiedete voi? Nel 2009 le costruzioni in tutte le “colonie” sono state di 1920 appartamenti. Dal ’96 al 2009 sono state costruite 33.591, tutte dentro comunità preesistenti: un divoramento molto molto cauto, ammetterete.

Nel frattempo, i territori dell’autorità palestinese conoscono un vero e proprio boom edilizio. C’è per esempio una città vera e propria nuova di zecca costruita 20 chilometri a nord di Gerusalemme, c’è il raddoppiamento delle città esistenti, c’è un “boom edilizio” in città come Ramallah.

I dati complessivi non si riescono a trovare, perché la gestione dell’autorità palestinese è un po’ più – come dire – creativa di quella israeliana sul tema dei permessi edilizi come su tutto il resto, ma una cosa è chiara: i palestinesi non hanno mai smesso di costruire in Giudea e Samaria, anche mentre gli israeliani frenavano prima informalmente e l’anno scorso bloccavano le loro costruzioni. E questo, vedete, è un problema. Perché lo statuto giuridico di Giudea e Samaria non è affatto quello di “territori occupati” come semplicisticamente immagina la stampa euraraba (su opportuno, sacrosanto suggerimento plestinese, è chiaro), ma quella di “territori contesi”.

Infatti dopo il mandato britannico non si realizzò lo stato palestinese previsto dall’Onu, gli arabi fecero una guerra in seguito alla quale Giudea e Samaria furono occupate dalla Giordania, cui nessuna istanza internazionale o trattato le aveva mai attribuite. Dopo altre due guerre degli arabi contro Israele, perdute entrambe, i territori passarono sotto l’amministrazione israeliana. Ora sono rivendicati dai palestinesi, che mai nella storia hanno avuto uno stato e dunque non possono averli posseduti. E’ possibile che un  futuro trattato di pace gli conceda stato e territori, in tutto o in parte. Ma per ora sono semplicemente contesi. E dunque, se c’è un blocco delle costruzioni, esso dovrebbe valere per tutte le parti contendenti, Israele e Palestinesi.

Vi sembra un’idea strana? Infatti il blocco delle costruzioni palestinesi non solo non c’è mai stato, neppure se ne parla mai, non si accenna neanche all’ipotesi. Perchè? Non certo per ragioni giuridiche, ma per pregiudizio o schieramento politico, spesso ormai diventato quasi incosciente. Perché quelli, nell’immaginario collettivo, sono diventati “territori palestinesi occupati”, la casa dei palestinesi, cosa che giuridicamente non sono. Tutti pensano che loro abbiano diritto di costruire e i “coloni” no, ma è un “diritto” che deriva solo dal desiderio.

Un po’ come la cartina del Medio Oriente pubblicata dalla prestigiosa London School of Economics su una sua rivista in cui il territorio di Israele è scomparso, magicamente non c’è più. “Non è una scelta, non ce ne siamo proprio accorti”, hanno spiegato gli economisti britannici a chi ha chiesto loro spiegazioni. Io gli credo, come credo che nessuno abbia scelto deliberatamente di non porre il problema del blocco delle costruzioni palestinesi. Semplicemente gli è venuto naturale. Ma, come dice un celebre aforisma di Karl Kraus, “il fatto di non averlo fatto apposta  è solo un’aggravante”. Perché implica la non percezione dell’altro, il suo annullamento. Il pre-giudizio sui diritti dell’altro, così incosciente che non ci si accorge neanche di averlo. Come nella mappa dell’università londinese.

Informazione Corretta

Nella foto in alto: la mappa pubblicata su una rivista dalla London School of Economics in cui non compare Israele

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  • #1Emanuel Baroz

    LE FAMOSE «COLONIE» EBRAICHE IN CISGIORDANIA

    I cinque insediamenti che contano

    Di questi tempi si sente molto parlare di colonie israeliane. Di blocchi delle costruzioni e di costruzioni che poi riprendono. Ma che cosa sono esattamente? Chi ci vive? Qual è la loro realtà economica e sociale? Per fare un po’ di chiarezza Pagine Ebraiche ha stilato una mappa dei nuclei più grandi presenti in Cisgiordania

    di Anna Momigliano

    ARIEL
    Anno di fondazione 1978
    Abitanti: 16.716
    Dei cinque maggiori insediamenti nella Cisgiordania, Ariel è quello più lontano dalla Linea verde, ossia la demarcazione che separa il territorio internazionalmente riconosciuto come israeliano dai territori conquistati durante la Guerra dei Sei Giorni. Si trova a nord di Gerusalemme e a est di Tel Aviv. Si trova dal lato palestinese della barriera difensiva, fattore che espone gli abitanti ad attacchi relativamente frequenti. Ospita il Centro universitario della Samaria, che conta poco meno di 9 mila studenti, arabi inclusi. Inoltre ospita due parchi industriali che danno lavoro tanto a impiegati israeliani quanto a impiegati palestinesi È stato sottoposto al congelamento delle costruzioni varato a novembre dal governo di Benyamin Netanyahu ma non appena la moratoria è scaduta, lo scorso settembre, le costruzioni sono riprese.

    GUSH ETZION
    Anno di fondazione: 1967
    Abitanti: 20.532 (esclusa Betar Illit)
    E’ un blocco di insediamenti in prossimità della città di Betlemme. Comprende una quindicina tra città e cittadine, inclusa Betar Illit che però merita un discorso a parte. Tutti gli insediamenti si trovano al di là della Linea verde, ma alcuni si trovano dal lato israeliano della barriera protettiva (che non ricalca esattamente i confini del 1967) e di conseguenza sono più protetti da possibili attacchi. In realtà un gruppo di ebrei aveva tentato di stabilirsi in quella che oggi è l’area di Gush Etzion già nei lontani anni Venti ma senza successo. Altri tentativi, sempre fallimentari, si erano verificati durante la guerra d’Indipendenza, nel 1948. Quando nel 1967 Israele ha conquistato la Cisgiordania, tuttavia, sono nati i primi insediamenti.

    BETAR ILLIT
    Anno di fondazione: 1985
    Abitanti: 34.829
    Generalmente considerata parte di Gush Etzion, Betar Illit si trova a circa dieci chilometri a Sud di Gerusalemme e a ovest di Betlemme. Si trova a meno di un chilometro oltre ai confini della Linea verde. Ospita una comunità prevalentemente ortodossa, che vanta i più alti tassi di natalità in Cisgiordania. Data la natura religiosa di questa comunità, gran parte della popolazione è dedita agli studi religiosi e, a differenza di molte altre colonie, non ci sono molti pendolari che lavorano nelle città vicine.

    MAALE ADUMIM
    Anno di fondazione: 1975
    Abitanti: 33.821
    Maale Adumim è considerato da molti ormai un quartiere di Gerusalemme Est, anche se si trova a circa mezzo chilometro al di là della Linea verde. Ospita una comunità mista di ebrei laici (hilonim) e religiosi (datim), che in genere lavorano nel centro di Gerusalemme. Si trova interamente dal lato israeliano della barriera difensiva. Visto che il governo israeliano non considera i quartieri di Gerusalemme Est delle vere e proprie colonie, Maale Adumin non ha sofferto il congelamento delle costruzioni ed è considerata una comunità in rapida espansione.

    MODIIN ILLIT
    Anno di fondazione 1996
    AbitantI: 41.869
    Situato esattamente a metà strada tra Tel Aviv e Gerusalemme, da sola Modiin Illit ospita quattro volte il numero di coloni che un tempo, prima dell’evacuazione forzata del 2005, abitavano nella Striscia di Gaza. È di fatto un sobborgo di Modiin, che però si trova dal lato israeliano della Linea verde e non può pertanto essere considerata una colonia. Ospita una comunità prevalentemente ultra-ortodossa e si trova dal lato israeliano della barriera difensiva anche se al di là della Linea verde. Ogni settimana, nel vicino villaggio di Bilin, i palestinesi organizzano una protesta contro la barriera difensiva

    (Fonte: Pagine Ebraiche, novembre 2010)

    10 Gen 2011, 18:11 Rispondi|Quota
  • #2Parvus

    Però, la minimalità dell’espansione la rende ingenuamente stupida.
    Un po’ come uno che blocchi qualcuno per strada, gli strappi il portafoglio mentre tutti attorno gridano “al ladro” per riprendersi due centesimi di resto.

    13 Ago 2011, 16:56 Rispondi|Quota
  • #3Daniel

    Egregio signore/a, sarebbe così gentile da rispondere a qualche domanda? Se lei è così sicuro che la “Palestina” sia stata fondata molti secoli fa, ben prima della presenza degli ebrei e abbia lasciato tracce nella storia, beni culturali da conservare, eredità da difendere, certamente lei sarà in grado di rispondere alle seguenti domande:

    Quando è stata fondata e da chi?
    Quali erano i suoi confini?
    Qual era la sua capitale?
    Quali erano le sue città più importanti?
    Qual era la base della sua economia?
    Qual era la sua forma di governo?
    Può citare almeno un leader palestinese prima di Arafat e di Amin Al Husseini, il muftì di Gerusalemme amico di Hitler?

    La “Palestina” è stata mai riconosciuta da un paese la cui esistenza a quel tempo non lascia spazio a discussioni?
    Qual era la lingua parlata nello stato di Palestina prima degli ebrei?
    Avevano un sistema politico? Il loro sovrano portava un titolo? C’era un parlamento o un consiglio? Hanno combattuto delle battaglie?
    C’è un qualche libro palestinese prima del Novecento? Può nominare uno scrittore palestinese, un pittore, uno scultore, un musicista, un architetto palestinese prima di tale data?

    Esiste un piatto tipico palestinese, che lei sappia? Un costume caratteristico?
    Che religione aveva la Palestina prima di Maometto?
    Qual era il nome della sua moneta? Ne esistono degli esemplari in qualche museo?

    Scelga pure una data nel passato anche recente e ci dica: qual era il tasso di cambio della moneta palestinese nei confronti del dollaro, yen, franco, ecc.?
    Poiché questo paese oggi non esiste, può spiegare la ragione per cui ha cessato di esistere? E può specificarne la data di estinzione?

    Se la sua organizzazione piange per il destino dei poveri palestinesi “occupati”, mi può dire quando questo paese era orgoglioso e indipendente?

    Se le persone che, a torto o a ragione, chiamate palestinesi non sono solo una collezione di immigrati dai paesi arabi e se davvero hanno una identità definita etnica che assicura il diritto di autodeterminazione, mi sa spiegare perché non hanno cercato di essere indipendenti dai paesi arabi prima della devastante sconfitta nella Guerra dei Sei Giorni? Perché datano l’”occupazione” dal ’67, se prima i “territori palestinesi” erano governati da stati “non palestinesi” come l’Egitto e la Giordania?

    Le ho fatto tante domande, mi auguro che potrà rispondere almeno a qualcuna. Finisco solo con una nota: spero che lei non confonda i palestinesi con i Filistei, che erano una popolazione marittima di lingua indeoeuropea (i popoli del mare) che fecero un’invasione in terra d’Israele, come anche in Egitto e nell’attuale Libano verso il nono secolo a.C. Il solo rapporto è l’invenzione romana che dopo la distruzione del Tempio, nel I secolo, ribattezzò quelle terre per spregio con il nome di un antico nemico dei ribelli ebrei. L’etimologia non è storia.

    Come mai non è nato uno Stato palestinese tra il ’48 e il ’67?
    E poi un’altra domanda: come sono stati trattati i profughi palestinesi dai fratelli arabi prima e dopo il ’67, dopo ma anche prima sottolineo?
    Conoscete gli orrori del “Settembre nero” in Giordania? Conoscete il ruolo della Siria nel massacro del campo di Tal el Zatar?
    Ma soprattutto: sapete che se i palestinesi avessero accettato il piano di spartizione dell’Onu, oggi avremmo due popoli e due Stati? Non c’era bisogno di tante guerre e tanto spargimento di sangue se gli arabi e i palestinesi avessero accettato il diritto degli ebrei ad avere uno Stato. Questo pochi lo sanno. Pochi lo vogliono sapere.

    E’ possibile che 20 anni dopo Oslo, miliardi di dollari, miliardi di euro, aiuti da tutto il mondo, compreso Israele, l’Autorità Palestinese non sia stata capace di costruire un solo ospedale moderno, una qualsiasi struttura e continui a piangere miseria? Questa è la domanda che molti si fanno, per “molti” intendo le persone pensanti, non certo i pacifisti filopalestinesi o i sinistri antisraeliani che continuano il boicottaggio contro Israele, accecati dall’odio e dalla loro criminale ideologia. Allora?
    Qualcuno sa dirmi dove sono finiti i miliardi e perché l’ANP (per non parlare di Gaza) pullula di villone con piscina di proprietà dei capi e capetti palestinesi mentre non esiste un ospedale degno di questo nome, non esistono università se non quelle dove si allevano amorevolmente giovani fanatici destinati a diventare possibili terroristi, (es.: Bir Zeit)?
    Qualcuno sa dirmi perché, letteralmente affogati, alla Paperon de’ Paperoni, nei miliardi che il mondo manda da decenni all’ANP, miliardi che avrebbero potuto ricoprire d’oro ogni casa palestinese e rendere ricco ogni singolo abitante, miliardi che avrebbero potuto costruire ospedali e atenei all’avanguardia, la popolazione palestinese vive male e chi ha bisogno di cure serie deve venire in Israele o andare in qualche altro paese disposto ad accoglierli e a curarli gratis?

    Leaders israeliani:
    BENJAMIN NETANYAHU, Nato il 21 ottobre 1949 a Tel Aviv.
    EHUD BARAK, Nato il 12 febbraio 1942 a Mishmar HaSharon, Mandato britannico della Palestina.
    ARIEL SHARON, Nato il 26 febbraio 1928 a Kfar Malal, Mandato britannico della Palestina.
    EHUD OLMERT, Nato il 30 settembre 1945 a Binyamina-Giv’at Ada, Mandato britannico della Palestina.
    ITZHAK RABIN, Nato il 1 March 1922 a Gerusalemme, Mandato britannico della Palestina.
    ITZHAK NAVON, Presidente israeliano nel 1977-1982. Nato il 9 aprile 1921 a Gerusalemme, Mandato britannico della Palestina.
    EZER WEIZMAN, Presidente israeliano nel 1993-2000. Nato il 15 giugno1924 a Tel Aviv, Mandato britannico della Palestina.

    Leader arabi “palestinesi”:
    YASSER ARAFAT, Nato il 24 agosto 1929 al Cairo, Egitto.
    SAEB EREKAT, Nato il 28 Aprile 1955, in Giordania. Ha la cittadinanza giordana.
    FAISAL ABDEL QADER AL-HUSSEINI, Nato il 1948 a Bagdad, Iraq.
    SARI NUSSEIBEH, Nato il 1949 a Damasco, Siria.
    MAHMOUD AL-ZAHAR, Nato il 1945 al Cairo, Egitto.

    Quindi i leader israeliani, che sono nati in Palestina, sono colonizzatori o invasori.
    Mentre i leader arabi palestinesi che sono nati in Egitto, Siria, Iraq e Tunisia sono nativi palestinesi????

    3 Lug 2014, 00:46 Rispondi|Quota
  • #4Parvus

    Purtroppo, dobbiamo combattere contro un fortissimo potere finanziario, dato dalle stratosferiche ricchezze accumulate dagli sceicchi, che vendono a oltre cento dollari il barile il petrolio che ha un costo di estrazione e raffinazione di pochi dollari.
    Però con l’intelligenza si può battere il nazismo antisionista; non occorrono migliaia di parole che confondono, basta ripetere all’ossessione che i palestinesi avranno il loro stato quando l’Olp, Hamas e Lega araba avranno riconosciuto il diritto degli ebrei di avere Israele.

    3 Lug 2014, 17:00 Rispondi|Quota
  • #5Emanuel Baroz

    Sono ‘coloni’ questi?

    di Ugo Volli

    Cari amici,

    più della metà degli attentati degli ultimi due mesi è avvenuta nello spazio di una dozzina di chilometri, il territorio intorno a Hebron fino al Gush Etzion (http://www.terrorism-info.org.il/Data/articles/Art_20917/E_199_15f_229144501.pdf). E’ da quelle parti, oltre che nella città vecchia di Gerusalemme, e all’incrocio di Tapu’ah vicino alla città di Ariel che si è consumata la grande maggioranza dei tentativi di assassini antisemiti col coltello o con le pistole, con i sassi o con le bombe molotov che il mondo complice chiama sollevazione, rivolta o “intifada”. La ragione della “rivolta” e della sua legittimità starebbe nel fatto che essa colpirebbe innanzitutto dei “coloni”, sarebbe dunque una “lotta” per di più “anticoloniale” o di “liberazione nazionale”.

    Per capire l’infondatezza di questa pretesa, vale la pena di dare un minimo di informazione sui luoghi. Hebron (in ebraico Hevron) è un luogo importante nella Bibbia. Da quelle parti (presso le querce di Mamre) viveva Abramo, che vi ricevette la visita dei “tre uomini” che gli annunciarono che avrebbe avuto un erede da Sara; nello stesso luogo Abramo comprò il luogo della tomba per sua moglie Sara, dove poi fu sepolto lui, con gli altri patriarchi Isacco e Giacobbe: la comprò e rifiutò di averla in regalo dal proprietario ittita di quella campagna, come dice il testo; e lo fece, chiariscono i commenti ebraici antichi, perché nessuno potesse contestarne il possesso alla sua famiglia. Vi sono testimonianze da tempi remotissimi di un interrotto millenario flusso di pellegrini per onorare la memoria del padre del popolo ebraico. Gli insediamenti ebraici in quel luogo risalgono ad almeno dodici secoli prima della nostra era. Da quelle parti proveniva infatti Ruth e parte della famiglia di Davide, che poi si spostò a Betlemme; ma quella rimase per un certo periodo la sua capitale. Hebron fu ininterrottamente abitata da ebrei anche quando questi furono espulsi da Gerusalemme, fino al 1929, quando in una delle prime stragi organizzata dagli arabi locali (con l’incitamento del Muftì di Gerusalmme che sarebbe diventato amico di Hitler), la comunità fu orribilmente massacrata ( https://it.wikipedia.org/wiki/Massacro_di_Hebron_del_1929) e gli inglesi ne imposero l’abbandono. Liberata nel 1967, riabitata da un piccolo nuclo ebraico che andò a ripopolare le vecchie case della comunità, Hebron fu teatro di numerose violenze e atti di microterrorismo da parte araba e di una terribile sparatoria nel 1994 nel monumento con le tombe dei patriarchi, un gesto folle e isolato opera di un ebreo di nome Baruch Goldstein, che portò a un accordo di divisione della città.

    In conclusione sono “coloni” degli ebrei che vivono in una città dove i loro antenati sono sempre stati per 3000 anni (salvo i 40 in cui furono vittime di una criminale pulizia etnica). E’ un colono chi vive in case che da sempre sono proprietà della sua famiglia? Certo, ci sono dei militari di guardia al piccolo quartiere ebraico ci sono di provvedimenti di sicurezza per tutelarlo, delle strade che non possono essere percorse dagli arabi. Ma questo accadrebbe se non ci fossero stati infiniti tentativi di omicidio, che oggi si ripetono ancora con maggior intensità? Basterebbe che i 160 mila arabi di Hebron lasciassero vivere in pace i 1000 ebrei che vi abitano, come dappertutto le minoranze sono accettate o se volete anche sopportate – e non ci sarebbe bisogno di esercito, posti di blocco e strade chiuse. Ma proprio questo è insopportabile per gli arabi di Hebron, proprio contro questo si ribellano: che vivano fra loro degli ebrei. Vogliono ammazzarli fino all’ultimo. E non potendo farlo in città, vanno a cercarli anche fuori.

    Altra storia è Gush Etzion (ch vuol dire, più o meno “blocco dell’albero”): una ventina di paesi, kibbutz e moshav a metà strada fra Hebron e Betlemme. Gli ebrei comprarono legalmente queste terre quasi un secolo fa, quando erano un deserto sassoso, senza villaggi, quando lo Stato di Israele era di là dal venire e il territorio era governato dagli inglesi. Nel 1927 fu fondato il primo villaggio, Migdal Ester, che fu distrutto nel 1929 dalla stessa ondata antisemita che distrusse la comunità di Hevron. Nel 1935 ne fu fondato un altro, Kfar Etzion, che fu eliminato anch’esso in due anni dalla violenza araba. Nel ’43 gli abitanti ritornarono a Kfar Etzion, che fu accompagnato da altri due kibbutzim. Nel ’48, prima ancora dello scoppio della guerra di indipendenza, tutti gli abitanti del blocco che non erano riusciti a fuggire furono sterminati col contributo determinante della Legione Araba comandata dagli inglesi, dopo un’eroica resistenza che fu essenziale per impedire la presa totale di Gerusalemme da parte dei giordani. E’ la “strage di Gush Etzion” (https://it.wikipedia.org/wiki/Massacro_di_Kfar_Etzion), ricordata in un piccolo e commovente museo, che un viaggio di IC ha visitato tre anni fa. Tale fu la devastazione che non si sa bene se i morti furono un centinaio o due, sicuramente solo tre fra le persone rimaste sul posto sopravvissero per pura fortuna. Dei vecchi villaggi per vent’anni rimase in piedi solo una secolare quercia solitaria che ancora oggi è un punto di riferimento per il Gush Etzion. Nel ’67, i figli degli eroi del Gush, che erano stati evacuati a Gerusalemme ritornarono a casa e ricostruirono i villaggi, che oggi sono molto belli, circondati di floridi campi. Ma l’odio degli arabi non è finito: è all’ingresso del Gush Etzion che furono rapiti (da arabi che venivano da Hebron) i tre studenti poi subito uccisi un anno e mezzo fa. E’ qui che gli attentati si succedono su una scala decisamente sproporzionata rispetto al numero degli abitanti.

    Ma, di nuovo, bisogna chiedere: sono “coloni” coloro che hanno comprato la terra legalmente quasi cent’anni fa? Sono “coloni” i sopravvissuti a tre o quattro tentativi di genocidio, i loro eredi, chi li ha raggiunti? Che diritto hanno gli arabi di ammazzare della gente che vive pacifica a casa sua, che ha pagato un così grande prezzo di sangue? Da quale orribile perversione dell’animo umano, da quale demoniaca cultura emerge un odio di questo genere? Come non paragonare gli assassini e chi li manda e chi li appoggia in Europa ai peggiori nazisti?

    http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=115&sez=120&id=60591

    2 Dic 2015, 18:38 Rispondi|Quota