Il massacro di Itamar: non facciamo come gli struzzi

 
Emanuel Baroz
15 marzo 2011
4 commenti

Non facciamo come gli struzzi

di Dimitri Buffa

La strage di Itamar, dove sono stati sgozzati cinque coloni tra cui tre bambini, è servita a riportare in prima pagina il terrorismo di stampo palestinese. L’Europa, però, fa finta che il problema non esista. In Israele alcuni giornali hanno pubblicato le terrificanti foto della strage avvenuta lo scorso fine settimana in una città della Samaria che il mondo conosce con il nome di “colonia”, ossia Itamar.

Dare del “colono” a un israeliano è la scorciatoia più facile per giustificare, anzi per legittimare il suo assassinio: se l’è cercata.

Per aprire gli occhi alle anime belle che continuano a vedere il terrorismo islamico di buona parte delle formazioni armate palestinesi come una variabile del conflitto medio orientale, avremmo potuto pubblicare le stesse foto apparse sui giornali israeliani, ma data la loro durezza preferiamo evitare.

Questa strage – tre bambini più il padre e la madre, praticamente tutta la famiglia Fogel, sgozzata nel sonno da un paio di “eroici militanti della jihad”, come sono stati subito definiti a Gaza dai maggiorenti di Hamas, che hanno anche distribuito dolcetti e the alla popolazione per festeggiare il lieto evento, mentre va dato atto che Abu Mazen a l’Anp ieri, solo ieri, hanno condannato timidamente l’episodio – ha una motivazione che se possibile è ancora più ignobile delle stesse modalità usate per compierla: fare ritornare in prima pagina la causa palestinese, del tutto dimenticata e anzi lasciata a sé stessa dal resto del mondo arabo.

Che almeno nella cosiddetta rivoluzione dei gelsomini della Tunisia sembra avere prediletto il metodo non violento, pur con tutte le contraddizioni che si conoscono. Gli eroi palestinesi hanno aspettato che dormissero, poi sono entrati e li hanno sgozzati: Udi e Ruthi Fogel e i loro tre bambini, Hadas di tre mesi, Elad di tre anni e Yoav di undici anni.

Insomma si uccidono tre bambini, una delle quali di tre mesi, e due genitori, per dire “ci siamo anche noi”. E lo si fa con metodi da serial killer che ricordano quelli di Satana Manson nel 1968 a Bel Air nella strage in cui fu uccisa Sharon Tate, la seconda moglie del regista Roman Polanski. Tra parentesi in Italia ci sono giornali come “La Repubblica” che a questa strage hanno dato un rilievo quasi nullo e quindi la voglia di pubblicare quelle foto che sono come un pugno nella bocca dello stomaco era ancora più sentita.

Senonché. ci siamo messi nei panni dei superstiti della famiglia Fogel, che da ebrei ortodossi avrebbero certamente gradito che le immagini macabre della loro stessa morte fossero state risparmiate ai posteri e quindi abbiamo soprasseduto. Rimane lo sdegno per chi, nella dirigenza della lotta armata palestinese, i macellai delle Brigate dei martiri Al Aqsa, ha pianificato un simile e vigliacco gesto pur di tornare in prima pagina.

E anche per i tanti giustificazionisti anti israeliani europei e di casa nostra che mettono sullo stesso piano un delitto deliberato e un raid antiterrorismo su Gaza in cui può morire, ma solo per sbaglio, anche un bambino palestinese. In una terribile ma verissima vignetta di qualche anno fa, ai tempi della infame seconda intifada, era rappresentata perfettamente la differenza tra i bambini che muoiono tra i palestinesi e quelli che muoiono tra gli israeliani: nella prima immagine della striscia si vedeva un guerrigliero con una carrozzina da neonato messa davanti come a scudo di protezione dietro cui ripararsi e sparare, nella seconda immagine un soldato israeliano che invece davanti alla carrozzina con dentro un bambino ci si piazzava lui per proteggerla.

A volte le vignette da sole raccontano tutta la storia di fenomeni così complessi come le infinite guerre arabo israeliane. E d’altronde la mitica Golda Meir solleva dire che il conflitto sarebbe cessato “quando gli arabi impareranno ad amare i loro figli più di quanto non odino noi”.

Dopo sessanta anni di ammazzamenti questo nodo, che distingue i torti e le ragioni, non è stato ancora sciolto e il massacro di questa inerme famiglia di “coloni”, come li definisce con disprezzo una buona parte della stampa di sinistra italiana ( ma anche di quella cattolica e di quella post fascista), ne è l’ultima tragica testimonianza.

E la cosa peggiore di tutte è che in Europa e in Italia queste notizie si nascondono, queste foto si preferisce non vederle mentre le campagne para naziste di boicottaggio dei beni di consumo israeliani o gli assurdi paragoni tra l’apartheid sudafricano e quello, del tutto inventato, degli israeliani nei confronti dei palestinesi continuano ad attirare sempre più giovani e meno giovani.

Gente che ha smarrito da tempo la bussola tra il bene e il male o che subdolamente se ne frega per non tradire la propria ideologia anti occidentale. D’altronde anche il professor Roberto Vecchioni che ha vinto Sanremo con una canzone vagamente anti berlusconiana è lo stesso che tempo fa aveva dato scandalo con un’altra canzone dedicata a un kamikaze palestinese. Le scorciatoie mediatiche al successo sono sempre le stesse.

L’Opinione.it

In alto,  Golda Meir: “Noi potremo perdonare gli arabi per aver ucciso i nostri figli, ma non potremo mai perdonare loro l’averci costretto ad uccidere i loro figli. Avremo la pace con gli arabi solo quando ameranno i loro figli più di quanto ci odino”

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  • #1Emanuel Baroz

    Come i palestinesi (e un prete cattolico) ci raccontano la strage di Itamar

    La disinformazione su Itamar

    di Dimitri Buffa

    C’è una strana consonanza tra le parole di “esecrazione” della strage di Itamar da parte degli esponenti dell’Autorità nazionale palestinese (Anp) e quelle di alcuni preti cristiani come don Mario Cornioli. E tale consonanza sta nell’ambiguità di quella formula che suona così: “condanniamo sì.
    .. ma non possono essere stati i palestinesi”. Che ha anche una variante che più o meno recita: “condanniamo sì, ma i coloni israeliani se la sono cercata”. Frasi che in Italia conosciamo bene sin dai tempi delle “sedicenti Brigate Rosse”. Passano invece in secondo piano i terroristi che hanno ucciso nel sonno un’intera famiglia a Itamar, quella dei Fogel, tra cui un bambino di tre anni e un neonato di tre mesi.

    La cosa migliore quindi, è fare parlare i protagonisti di tali prese di posizione del “sì… ma…” con le loro stesse parole. Cominciamo dall’agenzia ufficiale palestinese Wafa che il 12 marzo scorso, all’indomani del ritrovamento dei cadaveri commentava così: “Il presidente della Anp, Mahmoud Abbas, ha condannato l’assassinio assieme a tutte le violenze contro i civili”, sottolineando che la violenza porta ad altra violenza e che quello di cui c’è bisogno è una soluzione del conflitto che sia giusta ed onnicomprensiva.

    Il primo ministro della Anp, Salam Fayyad, ha affermato: “Non deve esserci alcun dubbio circa la nostra posizione sulla violenza. Noi vi siamo totalmente opposti… e la condanniamo”. Ha chiarito che stava dicendo questo nel contesto dell’assassinio di Itamar, nello stesso modo in cui, in passato, aveva parlato della violenza contro il suo stesso popolo.

    ..“. Meno diplomatico, nella sua nefandezza, il direttore del giornale della Anp ”Al-Hayat Al-Jadida“, Hafez Al-Barghouti, che ha scritto: ”Io non credo che l’incidente di Itamar sia un atto di resistenza, ma piuttosto un atto eseguito da individui, ed è un atto che denunciamo e che è stato eseguito senza dubbio da palestinesi.

    Accoltellare dei bambini nel sonno non è un’impresa eroica, ma l’atto di una persona senza cuore, come quella, simile, dei soldati e dei coloni dell’occupazione che uccidono dei bambini… I veri assassini di Itamar sono i coloni estremisti e chiunque abbia dato fuoco ad un albero, attaccato il cimitero di Awarta, espulso i residenti di Khirbat Yanoun, confiscato un pezzo della loro terra e saccheggiato un raccolto di olive… L’operazione di Itamar è stato un messaggio all’occupazione ed al mondo… il cui significato è chiaro l’occupante se ne deve andare“.

    Adli Sadeq, un alto funzionario del ministero degli affari esteri palestinese, e giornalista del quotidiano della Anp ”Al-Hayat Al-Jadida“ il 13 marzo 2011 ha denunciato anche lui l’assassinio di bambini israeliani sia per motivi morali sia per avere danneggiato i palestinesi nella loro lotta contro l’occupazione.

    Poi però ha affermato che, ”dal momento che gli israeliani avevano condotto l’assassinio organizzato di bambini palestinesi, era il governo israeliano ad essere in ultima analisi il responsabile per l’attacco di Itamar“. Vediamo adesso le incredibili parole del blog di don Mario Cornioli, ”Abuna“ (cioè ”nostro padre“ in arabo, ndr) Mario, uno di quei preti cristiani sempre in prima linea contro ”l’occupazione“ israeliana.

    Il post già dal titolo è tutto un programma: ”Cosa è Itamar?“ Risposta? ”Che domanda difficile…la ripeto : cosa è Itamar prima di tutto? Ve lo dico io : è un insediamento illegale costruito su terra rubata ai Palestinesi.“ Poi il ”ragionamento“ giustificatorio: ”E’ importante usare una cartina per capire quello che è successo stanotte.

    Condanniamo l’uccisione della famiglia ma nello stesso tempo non possiamo non condannare le case bruciate, gli ulivi tagliati, i negozi distrutti e i feriti degli attacchi iniziati il 28 febbraio e proseguiti fino a questi giorni sempre nella zona di Nablus, ad opera dei coloni… Non possiamo non condannare anche l’Occupazione che prosegue senza sosta da anni e anni e la costruzione di nuovi insediamenti…“.

    Infine le supposizioni all’insegna del ”se lo sono fatti da soli l’attentato“. ”Come mi faceva notare un caro confratello che è nato in quelle zone vicino a Nablus – si legge nel blog – la colonia di Itamar è sicuramente ben fortificata e ben protetta essendo costruita in mezzo ai Territori Occupati, in un posto molto rischioso per chi decide di andarci a vivere, dato che sei proprio dentro la casa dei palestinesi… ed allora nasce spontanea qualche domanda: come è potuto passare/entrare colui che ha trucidato questa povera famiglia? Come ha potuto coincidere il malfunzionamento del sistema di allarme proprio con il momento in cui è passato l’assassino?“ Per essere un prete cristiano don Mario qui dimostra meno pietà persino dei dirigenti dell’Anp verso quelle vite spezzate.

    (Fonte: L’Opinione.it, 7 Aprile 2011)

    7 Apr 2011, 12:24 Rispondi|Quota
  • #2Gianp

    Mio Dio ho visto le foto sul sito http://www.jewishjournal.com/rob_eshman/article/a_responsibility_to_look_at_the_fogel_family_crimescene_photos_20110315/
    e ho letto l’articolo. Non ho parole. Vergogna per la stampa europea che eclissa o non da abbastanza importanza al crimine.
    E dovrebbero vergognarsi tutti quelli che fanno gli struzzi. Orribile crimine.

    3 Giu 2011, 10:15 Rispondi|Quota
  • #3Giacomo Morpurgo

    Gianp ha detto:

    Mio Dio ho visto le foto sul sito http://www.jewishjournal.com/rob_eshman/article/a_responsibility_to_look_at_the_fogel_family_crimescene_photos_20110315/
    e ho letto l’articolo. Non ho parole. Vergogna per la stampa europea che eclissa o non da abbastanza importanza al crimine.
    E dovrebbero vergognarsi tutti quelli che fanno gli struzzi. Orribile crimine.

    13 Mar 2017, 08:35 Rispondi|Quota
  • #4Giacomo Morpurgo

    Non sapevo di questa mostruosità.Mi associo completamente a quanto scritto da Giamp e da Buffa.Ma finché l’Europa intera non prenderà una posizione decisa anche con azioni precise questi criminali continueranno così.
    Quello che mi lascia perplesso è proprio l’atteggiamento dell’Europa sia nel suo insieme , sia dei singoli paesi che la compongono
    Giacomo Morpurgo

    13 Mar 2017, 08:43 Rispondi|Quota
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