Satira e naso adunco nell’Italia del 2012

 
Emanuel Baroz
23 gennaio 2012
21 commenti

Satira e naso adunco nell’Italia del 2012

di Pierluigi Battista

Alcune lezioni per sapere come vanno le cose nell’Italia del 2012, alla vigilia delle solenni celebrazioni della Giornata della Memoria.

Prima lezione: alla vigilia delle celebrazioni della Giornata della Memoria un giudice ha appena condannato un giornalista, Peppino Caldarola, reo di aver satiricamente criticato una vignetta satirica di Vauro Senesi sul Manifesto, in cui si caricaturizzava una donna italiana ebrea, Fiamma Nirenstein, con il naso adunco, secondo una tradizione iconografica antisemita che certamente Vauro ignora (dobbiamo dire così, perché altrimenti se si critica troppo Vauro, si perde in tribunale), e che risale alle copertine della «Difesa della Razza» e prima ancora dei «Protocolli dei Savi Anziani di Sion».

Seconda lezione: se il posto dove critichi ferocemente una vignetta satirica è esso stesso un contenitore satirico intitolato Mambo, come è avvenuto in questo caso con Caldarola, un giudice rovescia la richiesta di assoluzione dello stesso Pubblico ministero, e stabilisce che il satiro politicamente scorretto deve immediatamente risarcire quello politicamente corretto (perché attaccare per principio gli ebrei e Israele è considerato politicamente corretto).

Terza lezione: nei giorni che precedono le solenni celebrazioni della Giornata della Memoria se su una caricatura di una cittadina italiana ed ebrea vengono accostate la stella di David e il fascio littorio, la parte offesa, cioè la cittadina italiana ed ebrea raffigurata nella sua ebraicità attraverso la stella di Davide, deve incassare l’umiliazione in silenzio, chi offende invece può incassare la somma che Caldarola, sceso in soccorso della cittadina italiana ed ebrea offesa, è tenuto a pagare per una sentenza decisa in nome del popolo italiano (non ariano, italiano).

Quarta lezione: alla vigilia delle solenni celebrazioni della Giornata della Memoria, se ti chiami Fiamma Nirenstein, se sei una cittadina italiana ed ebrea e osi addirittura presentarti alle elezioni con il Pdl, allora meriti la vignetta mostrificante con il naso adunco (libertà di satira) e nessuno potrà solidarizzare con te se il tuo nome, come accade, è contemporaneamente indicato come bersaglio da colpire e annientare in un’infinità di siti dichiaratamente antisemiti, costringendoti a muoverti perennemente (come Saviano) sotto scorta armata.

Quinta lezione: alla vigilia delle solenni celebrazioni della Giornata della Memoria, puoi tranquillamente ignorare la differenza tra «ebrea» e «israeliana», raffigurare con la stella di Davide un’«ebrea» non «israeliana» e quindi sottolineare che il bersaglio della tua satira è proprio «ebrea» e quindi da svillaneggiare come «ebrea» e, anziché passare per analfabeta, passi per un campione della libertà d’espressione.

Ultima lezione in forma di domanda (retorica): a che punto è l’antisemitismo nell’Italia alla vigilia delle solenni celebrazioni della Giornata della Memoria?

(Fonte: Corriere della Sera, 23 Gennaio 2012, pag. 29)

Nella foto in alto: il vignettista Vauro Senesi, sul quale dopo lunga riunione con alcuni nostri amici avvocati, evitiamo di esprimere il nostro pensiero….

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  • #1Emanuel Baroz

    Per (chiamiamola così) scelta editoriale nostra non abbiamo riportato la VERGOGNOSA vignetta di Vauro nell’articolo…anche perchè avremmo dovuto aggiungere un nostro commento alla stessa e, viste certe sentenze, non crediamo sia il caso di farlo

    23 Gen 2012, 23:56 Rispondi|Quota
  • #2Emanuel Baroz

    Riportiamo qui di seguito il commento di Fiamma Nirenstein a questa incredibile sentenza:

    Cari amici,
    provo dolore e senso di smarrimento vedendo la sentenza di pochi giorni fa che ribalta la realtà, colpevolizzando una persona come Peppino Caldarola, che ha cercato di difendere la verità, assolvendo invece l’autore di una vignetta antisemita come quella che mi ritraeva con sembianze mostruose e naso adunco tipico dell’iconografia antisemita, abbinando stella di davide e fascio littorio sul mio petto.

    Mi riferisco alla vignetta di Vauro in prima pagina del Manifesto del 13 marzo 2008, durante la campagna elettorale. Peppino Caldarola scrisse in seguito un articolo stigmatizzando quella vignetta e ora è stato condannato a risarcire Vauro con 25000€ per diffamazione.

    Parliamo di una vignetta che numerosi siti antisemiti e negazionisti hanno nel corso degli anni ripubblicato, e ora ricevono in sostanza un’autorizzazione giuridica a indicarmi con quelle sembianze e con quei simboli che ci riportano a tempi oscuri, esponendomi all’odio e alle più severe conseguenze personali.

    Ditemi voi guardando questo link se questa non è una vignetta antisemita:
    http://www.fiammanirenstein.com/articoli.asp?Categoria=6&Id=1927

    Del resto molte personalità e istituzioni, a livello nazionale e internazionale, tra cui anche la Anti-Defamation League, si profusero allora in gesti di solidarietà e di affetto.

    Ma la sentenza adotta un doppio standard e stabilisce che la satira di Vauro è legittima, mentre la satira di Caldarola, che scrisse appunto un commento sarcastico per stigmatizzare quell’episodio, non lo è.

    E’ estremanente preoccupante poichè ciò accada in questi giorni in cui si svolgono molte celebrazioni sull’antisemitsmo in vista del Giorno della Memoria.

    Vi invito a leggere l’articolo di Pigi Battista oggi sul Corriere della Sera su questa vicenda.

    http://www.fiammanirenstein.com/articoli.asp?Categoria=6&Id=2795

    24 Gen 2012, 12:41 Rispondi|Quota
  • #3Emanuel Baroz

    Ho criticato Vauro e un giudice mi ha condannato

    di Peppino Caldarola – 24 gennaio 2012

    Sono stato condannato per aver criticato Vauro. In questa vicenda vi sono più aspetti singolari. Innanzitutto il processo. Vauro è un disegnatore satirico che va giù con la mano pesante e che rivendica il diritto di farlo. È capitato però che di fronte a un articolo satirico a lui in parte dedicato abbia ritenuto opportuno querelare. Ricordo i numerosi casi, ad esempio la querela di D’Alema a Forattini, in cui si sollevò scandalo contro chi intendeva rivalersi in sede giudiziaria di una rappresentazione satirica. Si disse che era la negazione del diritto di satira. Vale in un senso solo.

    Veniamo al fatto. Vauro dedica una vignetta a Fiamma Nirenstein, una giornalista che si batte con passione contro l’antisemitismo e per Israele, disegnandola con il naso adunco e la stella di Davide cucita, proprio cucita come nelle terribili immagini che conosciamo e di cui si parlerà nel giorno della memoria, sul petto. Il titolo è “Fiamma Frankenstein”. La vignetta crea stupore e dolore nel mondo ebraico. Da tutto il mondo vengono proteste. Per una buona ragione. Il naso adunco è la tipica rappresentazione che si dà degli ebrei. Ricordo solo che il primo numero della “Difesa della razza”, il periodico fascista con l’obiettivo indicato nel titolo della testata, si apre, per esaltare le differenze razziali, con una sovrapposizione di tre foto: una persona ariana, un nero e un bianco con il naso adunco. È l’ebreo. La stella di Davide cucita sui vestiti è il simbolo della malvagità nazista.

    Perché Fiamma si merita questa attenzione particolare? Perché si è presentata in lista alle politiche con il PdL. Cioè con un partito opposto a quello che io voto. In quella lista figurano la Mussolini e Ciarrapico, mi oppone durante il processo l’avvocata di Vauro, come può un ebrea essere in lista con loro. E mi chiede: che cosa dicono le comunità ebraiche di fronte a questo fatto? Spiego che le comunità ebraiche organizzano e difendono, a giudicare da questo processo il loro compito è sempre più difficile, i cittadini di religione ebraica che restano ovviamente liberi di scegliere politicamente dove stare. Un ebreo è innanzitutto un cittadino uguale agli altri che ha di diverso solo una religione e una tradizione culturale. Invece no.

    Mesi dopo la vignetta scrivo un corsivo sul “Riformista” sotto il titolo di questa stessa rubrica di oggi, “Mambo”, in cui ironizzo sulla sinistra radical e metto una frase di critica contro la vignetta di Vauro sostenendo che è come se avesse scritto “sporca ebrea”. Da qui la condanna. Se le cose hanno una logica, in questo caso essa è questa: si può rappresentare legittimamente un cittadina italiana indicandone la religione attraverso la propria trasfigurazione con il naso adunco e la stella di Davide, non si può criticare questa vignetta con un testo ironico che interpreta il giudizio di Vauro. L’ebreo di destra è interpretabile e rappresentabile razzialmente, malgrado non abbia il naso adunco né giri con la Stella di Davide, non si può dire che tutto ciò porta alla mente l’anatema sugli ”sporchi ebrei”.

    Da oggi quindi si può connotare razzialmente un cittadino italiano di razza ebraica se non si condividono le sue opinione politiche ma non si può criticare questa rappresentazione abnorme con una critica che usa lo stesso paradigma della semplificazione polemica. La sentenza investe due diritti, conculcandoli. Il primo riguarda gli ebrei e dice loro: siate politicamente corretti (rispetto a chi e a che cosa?) altrimenti è giusto che vi raffigurino come una razza. Il secondo dice che la satira va bene ma la satira della satira no. L’Italia di oggi è tutta qui. La condanna non mi fermerà nel combattere gli stereotipi contro gli ebrei a destra come a sinistra ( a proposito se l’avesse fatta Casa Pound quella vignetta che cosa avrebbero detto i miei amici e compagni di sinistra). Resta l’amarezza per un paese in cui la satira scrive giustamente quello che gli pare, i politici si insultano con scarsa dignità fra di loro, e vengo condannato io perchè di fronte a un naso aducno e a una stella di Davide ho scritto un frase che Vauro contesta.

    Vorrei solo segnalare di quella vignetta il dato politico culturale che dovrebbe far riflettere. È l’associazione che c’è nella vignetta della stella di Davide con il fascio littorio. Cioè il rovesciarsi dell’ebraismo nel suo contrario. E’ la stessa tesi di quelli che sostengono che Israele sia la negazione delle ragioni per cui è nata in quanto è uno diventato uno Stato oppressore e di tipo nazista. La giurisprudenza sembra dar ragione a questa tesi. Fiamma Nirenstein che vive scortata per le minacce mortali ricevute può essere insultata tranquillamente. Gli ebrei sanno che da oggi hanno tutti loro il naso adunco e quella stella di Davide gli può essere cucita addosso se non si comportano politicamente bene. Contro questa cultura io mi batterò, nella sinistra contro una certa sinistra. Da molti anni, nella mutevolezza delle opinioni, è questa la mia stella polare. Ora io e Polito, all’epoca direttore del “Riformista”, siamo stati condannati. Ad una pena pecuniaria. Preferisco il carcere. E lo chiederò.

    http://www.linkiesta.it/blogs/mambo/ho-criticato-vauro-e-un-giudice-mi-ha-condannato

    24 Gen 2012, 12:49 Rispondi|Quota
  • #4Emanuel Baroz

    Vignetta antisemita, la verità capovolta

    di Giacomo Kahn

    Si condanna Caldarola che aveva ironizzato una vignetta ‘satirica’ pesantemente antisemita di Vauro contro Fiamma Nirenstein

    Ritrarre in una vignetta un personaggio pubblico che sceglie di candidarsi con il centro-destra con sembianze mostruose, mettendone in risalto la sua appartenenza alla fede ebraica – con la solita iconografia del naso adunco e in più con la stella di Davide e il fascio littorio sul petto – è antisemitismo o no?

    Qualsiasi lettore potrà sciogliere il dubbio vedendo la vignetta – pesantemente offensiva e denigratoria – che il vignettista Vauro disegnò contro Fiamma Nirenstein e che venne pubblicata in prima pagina del Manifesto il 13 marzo 2008.

    Ebbene, in un Paese normale, almeno una qualche forma di protesta e di critica nei confronti di Vauro penserete che sia possibile e che si possa stigmatizzare e criticare chi con la penna acida e carica di rancore, fa più danni che con le parole. Così la pensava il giornalista Peppino Caldarola che scrisse un articolo stigmatizzando quella vignetta e ironizzando con altrettanta acidità nei confronti dell’autore.

    Pari e patta, penserete. Sbagliato. Un giudice ha condannato Caldarola a risarcire Vauro con 25.000 euro per diffamazione. E la diffamazione che aveva prodotto Vauro? Nessuno ci pensa e a nessuno gliene importa niente.

    Fiamma Nirenstein ricorda:

    Una vignetta che numerosi siti antisemiti e negazionisti hanno nel corso degli anni ripubblicato, e ora ricevono in sostanza un’autorizzazione giuridica a indicarmi con quelle sembianze e con quei simboli che ci riportano a tempi oscuri, esponendomi all’odio e alle più severe conseguenze personali. Questa sentenza adotta un doppio standard e stabilisce che la satira di Vauro è legittima, mentre la satira di Caldarola, che scrisse appunto un commento sarcastico per stigmatizzare quell’episodio, non lo è”.

    Lo ha scritto con altrettanta chiarezza, sul Corriere della Sera di oggi, Pierluigi Battista:

    Se il posto dove critichi ferocemente una vignetta satirica è esso stesso un contenitore satirico intitolato Mambo, come è avvenuto in questo caso con Caldarola, un giudice rovescia la richiesta di assoluzione dello stesso Pubblico ministero, e stabilisce che il satiro politicamente scorretto deve immediatamente risarcire quello politicamente corretto (perché attaccare per principio gli ebrei e Israele è considerato politicamente corretto)”. Conclude Battista: “Alla vigilia delle solenni celebrazioni della Giornata della Memoria, puoi tranquillamente ignorare la differenza tra «ebrea» e «israeliana», raffigurare con la stella di Davide un’«ebrea» non «israeliana» e quindi sottolineare che il bersaglio della tua satira è proprio «ebrea» e quindi da svillaneggiare come «ebrea» e, anziché passare per analfabeta, passi per un campione della libertà d’espressione”.

    http://www.romaebraica.it/vignetta-antisemita-vauro-nirenstein/

    24 Gen 2012, 15:40 Rispondi|Quota
  • #5HaDaR

    Ma c’è forse da stupirsi per tale sententza?
    L’Italia: il paese in cui, nel 1945, il Guardasigilli Togliatti amnistiò i fascisti e scelse come suo braccio destro nel dopoguerra il fascista antisemita Gaetano Azzariti, già Presidente del Tribunale della Razza, preposto all’applicazione delle leggi razziste anti ebraiche; il SOLO paese al mondo che decise a nome dei “propri” Ebrei di rinuciare alle riparazioni tedesche; il SOLO paese in cui non v’è stata NESSUNA restituzione di proprietà rubate agli Ebrei in seguito alle leggi razziste, con tanto di sentenza di cassazione a giustificare tale mostruosità legale sulla base del mostruoso principio Romano “anche se costretto, hai accettato”; il paese che passò le leggi razziste del 1938, di gran lunga peggiori di quelle di Norimberga, e in cui non vi fu NESSUNA PROTESTA contro le mostruosità compiute sotto la copertura di tali leggi, anzi, tantissimi ne godettero materialmente a cominciare da avvocati (e quindi giudici), professori, insegnanti, funzionari, eccetera (la SCUSA della dittatura per l’assenza di proteste non regge, visto che addirittura A BERLINO nel 1943, in piena guerra, vi fu una manifestazione di piazza davanti alla sede della Gestapo con migliaia di persone che protestavano contro le deportazioni dei coniugi Ebrei degli “ariani”).
    L’Italia è il paese che poi fece dello stesso Azzariti Presidente della Corte Costituzionale e lo insegnì, come tanti altri delinquenti, del titolo di Cavaliere del Lavoro.
    L’Italia ha sempre onorato e premiato gli antisemiti, dal calendario, dove sono rappresentati in abbondanza (basti ricordare S.Ambrogio che scriveva alla sorella che “non vale la penna di bruciare le sinagoghe senza gli Ebrei dentro”), al governo (Amintore Fanfani fu uno degli ideologi fascisti firmatari del Manifesto della Razza, Aldo Moro era stato dirigente dei Gruppi Universitari Fascisti; et ceteri…), alla cultura (basti pensare all’antisemita Dario Fo, nonché a Giorgio Bocca e Guareschi, anche gli ultimi due firmatari del Manifesto della Razza).
    Perché stupirsi se la magistratura che coprì e premiò i criminali antisemiti fascisti copre gli antisemiti comunisti?

    24 Gen 2012, 23:55 Rispondi|Quota
  • #6Fede

    Solidarietà a Fiamma Nirenstein.
    Ma per i nostri esponenti del Parlamento, a destra e sinistra, questo atto non è da stigmatizzare?
    Va tutto bene? Vedo soltanto io ( da cattolico) un riemergere feroce di antisemitismo, da destra e sinistra? Che fanno i politici?
    Vauro viene pagato con i soldi pubblici, anche miei, e io debbo sopportare i suoi dileggi?
    Domande scomode che nessuno ha voglia di rispondere….

    25 Gen 2012, 14:57 Rispondi|Quota
  • #7io

    e chi era il Pubblico Ministero che ha chiesto l’ssoluzione per Caldarola ? Giuseppe Corasaniti

    25 Gen 2012, 23:18 Rispondi|Quota
    • #8Emanuel Baroz

      e tutto torna quindi no? Non so perchè ma credo che dietro questo fantomatico “io” ci sia qualche nostra vecchia conoscenza….certo si divertono proprio con poco! Poveracci…

      26 Gen 2012, 13:17 Rispondi|Quota
  • #9Emanuel Baroz

    Antisemitismo – Fiano: “Liberta’ di satira ma anche di critica a essa”

    di Emanuele Fiano

    A suo tempo espressi a Fiamma Nirenstein la mia solidarietà per l’orribile vignetta di Vauro. Oggi mi auguro che Peppino Caldarola, giornalista galantuomo, vinca il ricorso in appello contro la condanna subita per aver criticato, come è giusto che fosse, la vignetta che Vauro dedicò a Fiamma Nirenstein raffigurandola con il naso adunco, la stella di David e il fascio littorio, e questo perché Fiamma Nirenstein aveva scelto di candidarsi con il Pdl. Si possono non condividere le scelte di chiunque, ma usare la più orribile iconografia fascista e nazista degli anni ’30 per attaccarlo non può essere accettato.

    Se il diritto di satira non va limitato, questo non significa che la cultura espressa dalla satira, i suoi paragoni, le sue metafore non possano essere anche duramente criticati, e nessun vignettista dovrebbe rivolgersi ai giudici per attaccare chi li critica. A Peppino Caldarola va dunque tutta la mia solidarietà.

    In questi stessi giorni alla Camera dei Deputati dovremmo discutere una proposta di legge fatta per limitare e censurare la libertà di espressione sul web. Penso che questo progetto di legge sia da respingere, ma trovo inaccettabile che chi pretende libertà di espressione come Vauro sempre e comunque, voglia vedere condannato chi come Caldarola ha ravvisato i tratti della discriminazione nella sua vignetta.

    (Fonte: Partito Democratico, 24 gennaio 2012)

    26 Gen 2012, 13:22 Rispondi|Quota
  • #10Emanuel Baroz

    Gli ebrei italiani raccolgono fondi per Peppino Caldarola

    La notizia è di poco fa. Renzo Gattegna, presidente della Comunità Ebraica Italiana, ha annunciato una raccolta fondi, interna alla Comunità a sostegno di Peppino Caldarola, editorialista e blogger de Linkiesta, condannato da un Tribunale a risarcire il vignettista Vauro, che aveva accusato di Antisemitismo

    Roma, 27 Gennaio 2012 – È iniziata nella Comunità ebraica una raccolta di fondi a sostegno di Peppino Caldarola. Lo ha annunciato oggi, nel pomeriggio della Giornata della Memoria, il presidente dell’Ucei Renzo Gattegna. Caldarola, nostro editorialista alcuni anni fa aveva criticato duramente una vignetta di Vauro, accusandola di essere antisemita.

    «Gli ebrei italiani – ha affermato Renzo Gattegna – ritengono che lo spirito delle parole dell’on. Caldarola non fosse quello di offendere il signor Vauro Senesi, ma di difendere il loro onore e il loro prestigio violati da una vignetta del febbraio 2008 raffigurante l’onorevole Fiamma Nirenstein con lineamenti deformati, stereotipati e minacciosi, e con appuntati sul petto la stella di David e il fascio littorio».

    Leggi il resto: http://www.linkiesta.it/Peppino-Caldarola-comunità-ebraiche#ixzz1kqd0BRfb

    29 Gen 2012, 13:04 Rispondi|Quota
  • #11Emanuel Baroz

    Certa sinistra ama gli ebrei purché siano morti

    di Giuseppe Baiocchi

    Arriva nel freddo dell’inverno la “Giornata della memoria”. Per chi in gioventù ha visitato Mauthausen e Dachau e poi Auschwitz (dove è voluto andare insieme ai suoi figli) aumenta in quel giorno il bisogno del silenzio interiore, il rispetto reverente di fronte all’orrore indicibile, la “pietas” commossa per le vittime innocenti. E insieme, ma è solo questione di personale sensibilità, un lieve fastidio per il rischio della retorica sempre in agguato.

    L’istituzione in Italia della giornata speciale si deve senza alcun dubbio principalmente alla sinistra (cosa che le fa onore), alla sua cultura, all’esigenza intellettuale e popolare di “non dimenticare”. E tuttavia negli ultimi anni si è creata all’interno della medesima sinistra (o almeno nella sua parte più comunicativa e chiassosa) una bizzarra linea politica e ideologica, per cui è giusto e sacrosanto amare moltissimo gli ebrei, ma soltanto quelli morti.

    Già, perchè ci sono anche gli ebrei vivi, magari discendenti dai pochi scampati all’Olocausto. E con quelli vivi non nascondo di provare una sincera curiosità e una certa ammirazione. In particolare per un popolo che ha conosciuto la diaspora e millenni di persecuzione salvaguardando tra molti sacrifici e con secolare testardaggine la propria identità di comunità e di fede. Certo, anche tra loro ci sono quelli cordialmente antipatici, i furbetti e gli affaristi e qualche imbroglioncello; Ma nella realtà abituale dell’unica razza esistente, la “razza umana” con i suoi splendori e le sue miserie.

    E alla pari di tutti gli altri cittadini, hanno la piena libertà di avere differenti idee politiche, di frequentare diverse culture, di schierarsi dove e come vogliono. E anche di parteggiare umanamente per lo Stato d’Israele. Che, unica democrazia del Medio Oriente, è certamente criticabile anche con durezza, è condannabile ma non è, se si permette, “riannentabile”. Annientare gli ebrei una seconda volta (o solo tifare per la loro distruzione) sarebbe un’ignominia che l’intero mondo e la stessa civiltà umana non possono assolutamente neppure pensare.

    E’ in questo scenario che si fa istruttivo e suscita interrogativi anche inquietanti il rovente dibattito che si è scatenato su queste colonne intorno alla limitata vicenda della condanna giudiziaria di Caldarola su querela di Vauro. Il collega Caldarola sa difendersi benissimo da solo e non ha certo bisogno delle mie modeste parole e della sincera stretta di mano che gli trasmetto.

    Ma tutta la storia. per minima che sia, lascia l’amaro in bocca su un vero e proprio paradosso dai contorni kafkiani. Ci insegna infatti che in questo Paese esiste una categoria di “intoccabili”, una confraternita di bramini dell’informazione e della satira poltica, che rivendicano piena e assoluta libertà di espressione solo per sè e per la propria parte, una libertà totale che può essere greve e offensiva ma non criticabile.

    Loro, che dello stile scanzonato, goliardico e irriverente hanno fatto una divisa, adesso (e non è il solo caso) sono poi prontissimi, quando messi in discussione, a ricorrere frignando a mamma magistratura perchè qualcuno gli ha “fatto la bua” della critica. Senza accorgersi così di esser diventati reazionari, codini e benpensanti almeno quanto, se non di più, dell’establishment che hanno sempre contestato.

    Sono gli scherzi del “politicamente corretto” e della sua intolleranza per chi la pensa diversamente e si permette di esprimerlo. Il tutto con i timbri e i bolli delle sentenze. Mamma magistratura oggi ci dice che sulle vignette di Vauro (anche le stronzate più inguardabili) il consenso e la risata sono ormai obbligatorie…

    (Fonte: Linkiesta, 25 gennaio 2012)

    29 Gen 2012, 16:01 Rispondi|Quota
  • #12alfonso margani

    Ragazzi, Vauro è una nullità, qualunque tacco di scarpa lo può schiacciare senza che il mondo se ne accorga. io ho appena messo sulla mia bacheca la copai di una lettera che inviai a Corrado Augias nel 2009, a proposito del vecchio sceneggiato “Olocausto”,mandato in onda nel lontano 1979. Roba mediocre,ma che abbe almeno la capacità di far parire gli occhi agli americani. Risposta? assordante silenzio. Vi domanderete che connessione vi sia tra questo e il “caso Vauro”. Semplice: una certa sinistra ama gli ebrei solo quando sono morti,come un generale americano che diceva che l’unico indiano buono è quello morto…Domenica sera sono stato a una manifestazione del Circolo Affratellamento, a Firenze, dedicata allo sterminio dei Rom. Immediatamente è salito sul palco un signore in barba, con maglione rosso, e sapete cosa ha detto? ha paragonato lo sterminio dei Rom e degli Ebrei con..l’eccidio di Dayr Yassim, attribuendogli peraltro un numero di morti ridicolarmente alto. poi una signora ha cantato alcune canzoni yiddish, romani e una in ebraico, e poi si è domandata in tono accorato “cosa pensa oggi un rabbino di israele dvanti al tentativo di privare il popolo palestinese della sua identità”. Facit: che vi aspettate da gente così? io voto PD ma ho smesso definitivamente di farmi illusioni in proposito.

    31 Gen 2012, 10:51 Rispondi|Quota
  • #13Fede

    Se fosse spam potete anche togliere il link:
    http://www.cristoria.it/home/item/118-solidariet%C3%A0-a-fiamma-nirenstein
    Nel mio blog cattolico porto la solidarietà all’ On. Nirenstein. Ecco un modo efficace per contrastare l’antisemitismo e il razzismo in generale: parlarne, parlarne, parlarne.
    Poi, a prescindere dal voto personale, si potrà capire in Parlamento chi ha voglia di fermare questo sfregio e chi invece si gira dall’altra parte ignorando il problema.
    Sicuramente, a mio avviso, ci stiamo addentrando in un epoca “buia”, bisogna stare con occhi aperti e guardia alzata.

    31 Gen 2012, 16:55 Rispondi|Quota
  • #14Samuel

    Vauro diffama Fiamma Nirenstein: Moni Ovadia e Gad Lerner lo difendono

    http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=999920&sez=120&id=43236

    4 Feb 2012, 23:36 Rispondi|Quota
  • #15Fede

    Molto sbagliata questa presa di posizione, a mio avviso. Mi viene da pensare che Ovadia e Lerner stiano a caccia di riflettori. Giustificare Vauro in nome della libertà di espressione, è come giustificare i neonazi di stormfront, che si appellano anch’essi alla libertà di espressione.
    Qui non è in gioco nessuna libertà, ma semplicemente rispettare la dignità di una persona (On. Nirenstein) e un sentimento internazionale comune (riflessioni che scaturiscono dalla Giornata dalla Memoria).
    Se non si difendono queste cose, altro che riflettori, tutto è perduto.

    6 Feb 2012, 14:56 Rispondi|Quota
  • #16Emanuel Baroz

    C’è nasone e nasone

    di Pierluigi Battista

    Se si applicasse il principio un po’ barbaro del «non poteva non sapere», Moni Ovadia sarebbe condannato con una pena molto severa. Moni Ovadia che non sa che la raffigurazione mostrificante del naso adunco fa parte di una lunga e spregevole tradizione iconografica antisemita? Ma andiamo, è impossibile. Perciò se Moni Ovadia ha deciso di congratularsi con il vignettista di nome Vauro che aveva dileggiato con il naso adunco e una stella di Davi de come segno identificatore un’ebrea italiana, Fiamma Nirenstein, «colpevole» solo di pensarla diversamente da Vauro e di aver scelto uno schieramento politico opposto a quello del vignettista, allora ne dobbiamo dedurre che Moni Ovadia si è distratto. O che è vittima di un oscuramento momentaneo della sua vigile coscienza. Oppure, ma davvero non vorremmo pensarlo, che ha scelto di transigere su una brutta storia di antisemitismo camuffato, di non vedere, accecato da una faziosità politica furente a sensibilità doppia: severo, severissimo con i nemici, indulgente, accomodante, per così dire omertoso con i suoi compagni di avventura politica.

    Se fosse vera l’ultima ipotesi, ma tremiamo alla sola idea che un raffinato intellettuale come Moni Ovadia possa cadere in un’ipocrisia così miserabile, dovremmo concludere che la battaglia contro la tentazione antisemita vada a corrente alternata. Inoltre Moni Ovadia sembra prigioniero di una forma acuta di paranoia politica. Dice che Vauro sarebbe vittima di un’occulta manovra di una Destra tentacolare e insidiosa. Ma omette di dire che il giornalista condannato da un tribunale italiano solo per aver rudemente criticato la vignetta dell’ebrea con il naso adunco, Peppino Caldarola, è un giornalista di sinistra, con un passato e un presente tutto interno alla tradizione della sinistra, e in particolare della sinistra cresciuta nel Partito comunista italiano. Ma l’accecamento politico è proprio questo: sorvola sul naso adunco e sul dileggio della stella di Davide quando è frutto di una vignetta disegnata da chi è politicamente vicino e si inventa, come i paranoici, un gigantesco complotto della Destra mondiale per colpire un povero disegnatore.

    No, non può essere malafede: sarebbe una delusione troppo grande per chi ha nutrito stima per Moni Ovadia. Diciamo che il doppio standard gli viene naturale. O patologico, come un tic che non si riesce a controllare. E poi si può sempre legittimamente cambiare idea. Come Gad Lerner, che scherza con quel discolaccio di Vauro per via del «nasone». Ma scherza solo ora, perché quando un topo da Radio Padania berciò sconcezze sul «nasone» di Lerner, quest’ultimo giustamente non scherzò e querelò chi aveva associato un ebreo a un «nasone». Certo, il «nasone» del leghista è antropologicamente inferiore al «nasone» del vignettista politicamente corretto. E quindi si capisce che Lerner applichi due pesi a due misure diverse. Mica i «nasoni» hanno tutti lo stesso peso.

    (Fonte: Corriere della Sera, 6 Febbraio 2012)

    http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=2&sez=120&id=43285

    7 Feb 2012, 00:40 Rispondi|Quota
  • #17Emanuel Baroz

    Caro Ovadia su Vauro ti sbagli

    di Giuseppe Caldarola

    Vorrei provare a discutere con Moni Ovadia e, se è possibile, addirittura con Vauro. Sono abituato a non perdere mai di vista il filo del dialogo anche, come in questo caso, nella contrapposizione più netta. Vauro ha fatto una vignetta che secondo Moni Ovadia appartiene al suo stile «giustamente feroce». Io ho replicato con un pezzo, di chiaro sapore satirico, altrettanto «giustamente feroce».
    Non ho scritto che Vauro è un antisemita, ho interpretato l’effetto che la sua vignetta ha fatto su di me, e sulle comunità ebraiche del mondo, dicendo che mi faceva venire alla mente l’insulto sulla «sporca ebrea».

    Vauro ha querelato, il pubblico ministero mi voleva assolvere, il giudice mi ha condannato imponendo una provvisionale che si applica solitamente ai delitti di sangue, agli omicidi ad esempio, e agli stupri. Vedo tre diritti violati dalla sentenza. Il primo è il mio diritto di criticare satiricamente Vauro. Se lui può essere «giustamente feroce» perché io no? Poi c’è un altro diritto che appartiene a una sensibilità che sicuramente Ovadia ha. Ho difeso Fiamma Nirenstein dallo stereotipo che la raffigurava, nella vignetta, con la stella di David cucita sull’abito e il naso adunco. Ovadia sa chi l’ha usato e perché. Dice Ovadia che Fiamma sta con la destra. E che c’entra? Per la prima volta si sancisce che un cittadino italiano possa essere caratterizzato antropologicamente per le sue opinioni politiche. I cittadini italiani di religione ebraica o di famiglia ebraica votano per chi vogliono. Io se li vedo offesi, reagisco indipendentemente dal consenso o no sul loro credo politico.

    Fiamma è stata ritratta con una mostrificazione sgradevole sia per le sue connotazioni, diciamo così etniche, sia per l’immagine sfigurata del suo essere donna. È giusto farlo? Se sì, è giusto criticare riassumendo, con una frase «giustamente feroce», quel che quelle immagini provocano in chi legge e guarda? La faccenda è tutta qui.

    Personalmente non credo di dover chiedere a un cittadino italiano di religione o di famiglia ebraica per chi vota. Non credo che a un cittadino italiano, diciamo ariano, verrebbe affibbiata una connotazione etnica se si schiera in un campo opposto alla sinistra. Perché invece con Fiamma, donna e ebrea, si può fare? In questi mesi si è molto detto e combattuto contro il bavaglio alla stampa. Per questa ragione, Ovadia dovrebbe ricordarlo, Fiamma non ha querelato Vauro pur essendone stata offesa. Perché un sostenitore dell’anti-bavaglio e il suo mondo di riferimento, invece, pretendono che sia io a mettermi il bavaglio?

    Le comunità ebraiche di tutta Italia hanno deciso di raccogliere il denaro necessario a pagare la provvisionale a Vauro. Io ho detto, e ripeto, che preferisco il carcere. Sto ponendo una questione di principio, anzi più d’una. Compreso il diritto di stare con Fiamma e con tanti altri dalla parte di Israele. Il giudice di Roma ha invece sancito che chi ha un diverbio politico con un cittadino ebreo ha il diritto di raffigurarlo secondo stereotipi razziali e che chi critica possa essere querelato e condannato. Credevo che queste cose si potessero fare nell’Ungheria di oggi non in Italia nel 2012. È su queste cose che vorrei invitare Moni Ovadia a ragionare.

    (Fonte: L’Unità, 4 Febbraio 2012, Prima pagina)

    http://edicoladigitale.unita.it/unita/books/120204unita/#/1/

    8 Feb 2012, 11:50 Rispondi|Quota
  • #18Emanuel Baroz

    Con la vignetta anti-Nirenstein, Moni, Gad e Vauro fanno Bingo!

    di Giancarlo Loquenzi

    5 Febbraio 2012

    Hanno ragione Moni Ovadia e Gad Lerner: l’accusa di antisemitismo non deve essere banalizzata, non può essere sparsa a manciate per il solo gusto polemico, altrimenti il termine perde di senso e profondità.

    Ma certo non può essere la scricchiolante tribuna morale della sinistra sui cui i due sono costantemente impancati a poter decidere quando e a chi quell’accusa si attagli. Se Vauro e la sua vignetta contro Fiamma Nirenstein non rientrano sotto la categoria dell’antisemitismo è per il semplice fatto che Vauro è uno di loro, uno che sta dalla parte giusta, è un “mirabile disegnatore” come dice Ovadia e la sua vignetta è solo “giustamente feroce” e non certo anitsemita: certificato e garantito dagli ebrei “buoni” e di sinistra.

    Per questo ritrarre Fiamma Nirenstein come un Frankestein dal naso adunco, con cuciti adosso gli stemmi della stella di David (come nei campi di concentramento) assieme al fascio littorio e al simbolo elettorale del Pdl, non equivale a dire “sporca ebrea”, come aveva suggerito Peppino Caldarola beccandosi una provvisionale da 25.000 euro. No, è una mirabile e giustificata accusa alla Nirenstein, la cui colpa è quella di “fare dell’ebraismo o delle simpatie filosemite un’ideologia politica che mira ad accreditare le destre berlusconiane e post-fasciste come i veri amici degli ebrei”. Non solo, Fiamma non sarebbe affatto un’amica di Israele, ma solo del governo “pararazzista” di Nethanyahu. Agli occhi di Vauro, Gad, e Moni quella vignetta deve essere parsa fin troppo gentile. Tanto che , ci racconta Gad: “Vauro è costernato” e si lamenta del fatto che dargli dell’antisemita “è l’accusa più schifosa che si possa fare a uno come me”. Povero Vauro! Invece a una come Fiamma basta appena.

    E una come Fiamma io la conosco dagli inizi degli anni 80, e già da anni si batteva come un leone per Israele e contro l’antisemitismo, quando Berlusconi era ancora alle prese con il Mudialito, Moni Ovadia era un illustre sconosciuto e Gad passava da Lotta Continua, al Manifesto e all’Espresso, dove deve essersi forgiato il suo strano e declamato amore per Israele. In quegli anni il “pararazzista” Nethanyahu era solo l’ambasciatore di Israele all’Onu.

    Fiamma era per Israele quando l’ho conosciuta, lo era con tutto il cuore e con tutte le sue energie e lo è stata sempre attraverso i 10 governi israeliani che si sono avvicendati nei quasi trent’anni successivi, che fossero del Likud, del Labour o di Kadima. Fiamma era ed è stata con Israele come giornalista, come corrispondente, come scrittrice, come direttore dell’Istituto di Cultura italiano a Tel Aviv, come opinionista, poi solo negli ultimi anni come parlamentare, vice-presidente della Commssione Esteri della Camera: scelta di cui, se si fosse muniti di un minimo di onestà intellettuale, bisognerebbe dare atto a Berlusconi non ritorcela contro Fiamma. Perchè tutti ricordano la nomina a commissario europeo di Emma Bonino (i radicali si presentarono con Forza Italia nel ’94) come uno dei momenti più illuminati di Berlusconi, mentre l’aver scelto Fiamma Nirenstein come perno della politica estera del partito di governo ricade su di lei come un’infamia?

    La verità è che i Lerner, gli Ovadia e i molti come loro odiano Berlusconi molto più di quanto non amino israele e hanno fondato le loro carriere e il loro caratteri pubblici molto più sull’antiberlusconismo che sulla lotta all’antisemitismo. Il loro è un ebraismo tiepido e imbarazzato che cede volentieri il passo ai più alti dettami della correttezza politica de sinistra. Come si può essere con Israele, se questa dichiara l’Italia di Berlusconi il suo miglior alleato in Europa? E allora al diavolo Israele giù botte a Berlusconi e a chi lo sostiene. Se poi è una giornalista ebrea allora eccola come un Frankestein col naso adunco e un po’ fascista.

    Vauro, Ovadia, Lerner, accusano Fiamma di usare l’ebraismo a fini politici di parte e non si accorgono di fare molto peggio e da sempre: sacrificano l’ebraismo, mettono il condizionale all’amore e alla difesa di israele, usano metodi antisemiti in nome di un misero e salottiero antiberlusconismo di maniera, persino in tempi post-berlusconiani. Lo spettacolo che hanno offerto nei loro articoli e nei loro interventi è miserando: si danno di gomito, ammiccano tra di loro, Vauro si lamenta con Lerner, Gad lo consola, Moni si dice “grato per la folgorante sintesi” di Vauro, i tre insieme cincischiano con Caldarola e sono convinti che se Vauro rinunciasse ai 25.000 euro tutto sarebbe felicemente risolto. Lo dice Lerner senza vergogna: “Se poi quest’ultimo, il Vauro, si accontentasse della sentenza che ne riconferma l’onorabilità indiscussa, e rinunciasse ai soldi di Caldarola, avremmo fatto bingo”. Capito? Loro avrebbero fatto bingo, avrebbero vinto alla lotteria, tutti insieme: tre palle un soldo contro una donna, ebrea, giornalista.

    Dalla festosa ricomposizione resta infatti fuori Fiamma, vittima di una violenta character assassination il cui autore è stato premiato da un tribunale italiano, esposta all’odio di chiunque possa sentirsi incoraggiato da una vignetta “giustamente feroce”, vittima dell’ormai accertata conclusione che essere antisemiti nei confronti di un ebreo berlusconiano o di destra è infondo accettabile. Specie se lo dicono Moni, Gad e Vauro…e fanno Bingo.

    http://www.loccidentale.it/node/113376

    8 Feb 2012, 12:22 Rispondi|Quota
  • #19Emanuel Baroz

    Suicidarsi “come ebrei”

    Cartoline da Eurabia, di Ugo Volli

    Cari amici,
    qualche volta faccio fatica a capire.

    Non capisco come ci sia della gente nel mondo ebraico che si schiera “come ebreo” dalla parte di chi non attende altro che di tagliar loro la gola. Li conosciamo tutti. Volete qualche esempio? Leggete qui: «Come ebreo mi vergogno di Sharon»( http://www.spazioforum.net/forum/topic/1809-come-ebreo-mi-vergogno-di-sharon/), un testo datato 2002, quando le bombe straziavano autobus ristoranti e mercati in tutta Israele. O qui (come ebreo mi vergogno – un deputato americano attacca Netanyahu, http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2010/06/03/arabi-umiliati-come-ebreo-mi-vergogno-un.html). O qui: “Harry Shannon : come ebreo provo vergogna e disgusto per quanto accade a Gaza” (http://frammentivocalimo.blogspot.com/2008/08/harry-shannon-come-ebreo-provo-vergogna.html). O qui (Un ebreo scrive a Israele: non vedo differenze tra voi e i dirigenti della Germania nazista – http://www.radiocittaperta.it/index.php?option=com_content&task=view&id=180&Itemid=9) . O qui: Una donna ebrea scrive a una giornalista ebrea: vergogna sparare sui pacifisti, via Israele da Gaza – http://domani.arcoiris.tv/una-donna-ebrea-scrive-a-una-giornalista-ebrea-vergogna-sparare-sui-pacifisti-via-israele-da-gaza/). O, per stare più vicini a noi, leggete le difese di due persone di origini ebraiche, come Gad Lerner e Moni Ovadia alla vignetta che dipinge Fiamma Nirenstein secondo uno stile che non sarebbe dispiaciuto ai nazisti (http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=999920&sez=120&id=43236).

    O meglio, forse questi ultimi li capisco, accecati come sono da uno spirito di parte feroce e intollerante, per cui chiunque la pensi in maniera diversa da loro è colpevole moralmente e merita tutto il male del mondo. Parlano da comunisti o “democratici”, anche se magari si vantano delle loro origini ebraiche al momento buono o ne fanno spettacolo. Ma non capisco quelli di J-call, i pacifisti fra i quali vi è anche qualche persona perbene, che dopo mille prove e dichiarazioni di parte palestinese di non voler la pace, al massimo una tregua per prepararsi meglio; di non volere le trattative, al massimo una resa alle loro condizioni, in modo da fare implodere Israele sotto le difficoltà; di voler distruggere lo stato ebraico passo passo se non tutto insieme, di considerare gli ebrei “un corpo estraneo al Medio Oriente” se non proprio un popolo che i Musulmani hanno il dovere di uccidere “quando si nasconderanno dietro ai sassi e agli alberi”, come continuano a predicare i religiosi islamici. Tutto questo è noto, documentato, mille documenti sono stati pubblicati, anche la collezione delle cartoline è piena di prove, di filmati, di rimandi a siti islamici e arabi. Ma imperterriti e “come ebrei”, sentendosi altamente morali, alcune persone anche stimabili continuano a tendere il collo alla lama del macellaio e non solo il loro collo, quello di tutto Israele. Bisogna avere fiducia, dicono, accettare le condizioni, “restituire” Giudea e Samaria ai “Palestinesi” (anche se sanno benissimo che non sono mai state loro, sono solo state occupate e pulite etnicamente dai giordani fra il ’48 e il ’67), guardarsi dall’attaccare l’Iran che prepara l’atomica e descrive apertamente la sua volontà di “cancellare Israele dalla carta geografica”, togliere il blocco a Gaza, rendendo comoda l’importazione di missili e armi pesanti che già usano contro Israele nella misura del possibile. Insomma, con aria compunta indicano il suicidio ebraico come soluzione elegante e costruttiva dei problemi della regione.

    Non capisco, vi dicevo. Ma poi mi viene in menta una storia. Quella di Hermann Cohen, uno dei massimi filosofi della Germania guglielmina, fondatore della scuola neokantiana di Meburg, maestro di Cassirer, persona ammodo, grande intellettuale europeo. Cohen pubblicò nel 1919 un libro famosissimo e tradotto in molte lingue (Religione della ragione dalle fonti dell’ebraismo (Die Religion der Vernunft aus den Quellen des Judentums), in cui spiegava che la religione ebraica era un’ottima anticamera al kantismo (e in definitiva al luteranesimo). Che Kant fosse stato spesso e volentieri antisemita, come del resto tutta la tradizione luterana, non lo preoccupava molto: quello era il modello della modernità e l’ebraismo rispettabile doveva abbandonare le sue ubbie teologiche per affermarsi “nei limiti della ragione”). Fece di più: nel 1915, in piena guerra mondiale, fece uscire ” Deutschtum und Judentum” (Ebraismo e Germanicità), un libro in cui in sostanza spiegava che la Germania era la nuova terra promessa dell’ebraismo, che il modo migliore di essere ebrei nel suo tempo era farsi integralmente tedeschi. E coerentemente un anno dopo scrisse un appello agli ebrei americani perché evitassero di combattere con il loro paese contro la Germania, perché avrebbero commesso in questa maniera un fratricidio. Dopo pochi anni Hitler prese il potere in Germania, Cohen morì prima ma la sua famiglia fu sterminata nei campi. Non fu una sorpresa, il movimento antisemita era dilagante in Germania da decenni, ma Cohen “come ebreo” scelse di non vedere. Anzi volle fortissimamente credere che ebraismo e germanicità fossero la stessa cosa.

    Vi è un’illusione sotto l’atteggiamento di Cohen come quello delle persone perbene dentro JCall e il pacifismo ebraico: che se gli ebrei si comporteranno bene, anzi diventeranno un modello di etica, se assumeranno la morale dei loro nemici, se baderanno con cura a non tutelare la loro incolumità, a rifiutare la loro specifica identità, saranno apprezzati o quanto meno lasciati in pace. Si tratta di una difesa psicologica dalle persecuzioni. Se immagino buoni i miei persecutori, se mi attribuisco la colpa dell’odio altrui (o magari la scarico agli “altri” ebrei, ai “coloni”, ai “nazionalisti”, agli “ultraortodossi”, agli ebrei orientali immigrati in Germania, ai “tifosi da curva sud”, al governo “di estrema destra”), allora posso sperare che correggendomi (o sconfiggendo gli “estremisti” o magari distinguendomi da loro) posso essere lasciato in pace. Essere buoni, in quest’ottica è rifiutare “come ebrei” le “colpe” dell’ebraismo, denunciare il “peccato originale” della nascita di Israele, rifiutare le “superstizioni” della religione ebraica in favore della “pura ragione”, aborrire i “nazionalisti” che pretendono di difendersi con le armi invece di porgere l’altra guancia, mostrarsi il più “universali” possibile, così universali da non avere più assolutamente nessun colore, nessuna identità, nessuna definizione. Mimetizzarsi, definirsi solo come esseri morali, sparire, maigare suicidarsi per non essere uccisi.

    http://www.informazionecorretta.it/main.php?sez=90

    8 Feb 2012, 12:29 Rispondi|Quota
  • #20Emanuel Baroz

    Interventi & Repliche

    Quella vignetta di Vauro

    Mi piacerebbe avviare un’aspra polemica con il dottor Pierluigi Battista, dopo le indignate e sardoniche espressioni nei miei confronti sul suo corsivo dello scorso 6 febbraio a proposito della famigerata vignetta di Vauro su Fiamma Nirenstein. Lo farei se fosse vero il presupposto della querelle, ovvero che Vauro nella sua vignetta abbia mostrificato il naso della giornalista ebrea con l’intento di farne una caricatura antisemita. Siccome a mio parere questa affermazione è totalmente falsa ed è vero invece che Vauro abbia voluto solo stigmatizzare l’imbarazzante disinvoltura con cui la Nirenstein riesce a far convivere la stella di Davide con simboli neofascisti e neonazisti pur di sostenere le ragioni del governo israeliano in carica, cosa questa sì raccapricciante per chiunque sappia cosa sia stata la persecuzione antisemita. A parte questo, tutto il resto è solo colore.
    Moni Ovadia

    Capisco l’imbarazzo per aver giustificato una vignetta in cui un’ebrea italiana è stata derisa con il naso adunco della tradizione antisemita, ma è molto puerile negare la realtà in modo così grossolano. E non ricordare nemmeno, per pura cecità ideologica, che un giornalista di sinistra, Peppino Caldarola, è stato condannato da un tribunale italiano solo per aver rudemente criticato una vignetta in cui veniva messa alla berlina la stella di David.
    Pierluigi Battista

    (Fonte: Corriere della Sera, 8 Febbraio 2012)

    8 Feb 2012, 13:42 Rispondi|Quota
  • #21Emanuel Baroz

    Cartoline da Eurabia, di Ugo Volli

    Come i giornalisti italiani si comportano “correttamente” coi regimi arabi e coi loro omicidi

    Cari amici,

    Informazione Corretta nasce innanzitutto per documentare le inesattezze, i pregiudizi, lo schieramento della stampa italiana a favore delle dittature arabe e islamiste. Chiunque ci segua un po’ si è trovato sommerso dal materiale che dimostra questo orientamento anti israeliano e filoarabo “a prescindere”, questa indifferenza ai diritti umani e alla democrazia che è caratteristico del terzomondismo. Non so a voi, ma a me è spesso capitato di chiedermi: ma ci fanno o ci sono? La trasformazione del giornalismo in propaganda che vale sistematicamente per le cronache dal Medio Oriente (non solo per queste, naturalmente) e coinvolge massicciamente i “grandi giornali” come “New York Times”, “Le Monde”, “El Pais”, “The Guardian”, e nel nostro piccolo anche buona parte della stampa italiana a partire da “Repubblica”, è solo frutto di ideologia “progressista” e terzomondista, inquinata nel profondo da contaminazioni antisemite, o è anche frutto di accordi, complicità consapevole con i regimi arabi? Naturalmente è difficile trovare una risposta, perché di solito queste tracce sono nascoste. Sappiamo che molte università che alimentano l’odio per Israele sono finanziate da regimi arabi (per esempio la London School of Economics, un tempo prestigiosa, largamente foraggiata da Arabia saudita e dalla Libia di Gheddafi).

    Ma per i giornalisti è un’altra cosa. Oggi però abbiamo ricevuto in regalo quello che gli autori di gialli chiamano “la pistola fumante”, cioè la prova diretta di questa vicinanza esplicita e consapevole.
    Sono le email scambiare fra Alix Van Buren, giornalista di “Repubblica” e l’addetta stampa del dittatore macellaio di Siria, Assad, rivelate da quel gruppo di hacker che si definiscono collettivamente Anonimous. I lettori del “Giornale” ne hanno avuto un’anteprima ieri (http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=9&sez=120&id=43400). Ma vale la pena di leggerli con molta attenzione e per questo vi consiglio il blog di Christian Rocca del Sole 24 ore (http://www.camilloblog.it/archivio/2012/02/12/limbarazzante-caso-di-repubblica-giornale-pro-siria/). Per informazioni su casi analoghi di media internazionali, guardate qui: http://www.weeklystandard.com/articles/assadaxisofevilcom_626642.html?nopager=1

    Prendete per esempio la lettera del 30 maggio 2010, immediatamente successiva a un’intervista ad Assad che in molti apparve allora sdraiata a tappetino.

    Dal blog di Christian Rocca

    Scrive la Van Buren alla responsabile della propaganda stampa del dittatore: «Mia adorata Boutheina, quanto mi manchi!!!! Grazie mille per tutto, compresi i bellissimi regali (il profumo di Valentino è buonissimo, odora di rose di Damasco, e il porta gioielli è meraviglioso). Grazie ancora per averci consentito di produrre una delle migliori interviste (che squadra, tu e io!). Hai notato che Charlie Rose ha copiato da capo a piedi la nostra intervista, compresa la domanda su Hariri! Non male vista la sua reputazione di essere uno dei migliori intervistatori americani… In ogni caso la nostra intervista era molto più chiara nel trasmettere i pensieri del presidente, almeno questo è il messaggio che ricevo dai commentatori politici di molte parti del mondo. Vedi? Tu e io ce l’abbiamo fatta ancora una volta […]Ti voglio tanto tanto bene, anzi di più. Ci vediamo preso, Inshallah e grazie ancora. Alix».

    Essere una “grande squadra” con l’ufficio stampa e scambiare regali con lei è la posizione giusta per una giornalista? Non c’è un conflitto di interesse evidente? Sarebbe interessante che la direzione di “Repubblica”, il suo garante dei lettori, se esiste ancora e l’Ordine dei Giornalisti rispondessero a questa domanda.

    Ancora più interessante è la terza lettera, di cui riporto testualmente il riassunto di Rocca:

    “A scrivere è Alix Van Buren, sempre dall’account di posta elettronica di Repubblica. Il giorno è il 23 luglio 2010.
    Stesse amorevoli forme di saluto amichevole («my lovely friend»). La giornalista di Repubblica sottolinea che molte delle «notizie provenienti dalla Siria sono meravigliose, grazie a Dio» e loda i successi propagandistici del regime («ma come ci riesci?», «un grande successo»), poi chiede alla portavoce del dittatore se verrà in Italia perché avrebbe da sottoporgli una questione delicata. ”

    La questione delicata è Gad Lerner, definito come «uno dei più rispettati giornalisti italiani ed europei», titolare di una «trasmissione politico-intellettuale sul canale 7, un canale privato». La descrizione di Lerner continua: «La trasmissione si chiama L’Infedele, un modo per sottolineare la sua indipendenza. Collabora anche con il nostro giornale, La Repubblica, dove spesso bastona i pregiudizi e le leggi contro le minoranze. Difende spesso le comunità musulmane in Italia e il loro diritto di avere le moschee».

    Per spiegare meglio Lerner al regime, Van Buren non omette ovviamente che sia «ebreo», ma specifica che è un ebreo «indipendente (cioè non appartiene a nessuna lobby)».

    Escluse le affiliazioni a eventuali lobby ebraiche, la giornalista di Repubblica spiega all’interlocutrice del regime che Lerner è anche uno dei firmatari dell’appello scritto da un gruppo di ebrei europei contrario alle politiche del governo israeliano presieduto da Benjamin Netanyahu (Van Buren allega link al blog di Lerner e a al Jordan Times con il testo della petizione in italiano e in inglese). [per chi non lo sapesse è l’appello “diversamente sionista” intitolato J-Call, che ha provocato infuocate polemiche nelle comunità ebraiche europee, UV] «Naturalmente – aggiunge la giornalista di Repubblica – il fatto che il suo nome compaia accanto a quello di Bernard Henri-Lévy non significa che i due condividano le stesse posizioni su altre questioni». Non sia mai. BHL evidentemente è il male, Assad invece no.

    La descrizione di Lerner continua attraverso un meticoloso racconto delle battaglie anti razziste di Lerner, condotte anche attraverso il blog che non a caso si intitola “il bastardo”, e della sua origine mediorientale. Il punto è che Lerner non è mai stato in Siria, scrive la giornalista, malgrado la sua famiglia sia originaria di Aleppo. I suoi nonni, aggiunge la giornalista, erano membri della comunità ebraica siriana, ma negli anni 50 hanno lasciato il paese per trasferirsi a Beirut. «Lerner – scrive Van Buren – ad agosto vorrebbe andare in Siria, a Damasco e poi ad Aleppo, per scrivere una specie di diario di viaggio alla ricerca delle radici familiari». Non c’è bisogno di spiegare l’importanza di un viaggio del genere, aggiunge la giornalista alla portavoce del regime, perché se la visita fosse condotta ad alto livello il risultato sarebbe eccezionale. «La questione è delicata, mi chiami per favore? MISSING YOU IMMENSELY!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! all my love and thanks, Alix».”

    Per la cronaca, la risposta è negativa, dato che Lerner è ebreo e “bisogna andarci cauti con queste cose”, “anche se la firma alla petizione è benvenuta” (una considerazione che va registrata: firmare per J-Call è gradito al governo siriano).

    La domanda qui riguarda non più solo Van Buren, ma anche Lerner. Non è credibile che la collega di “Repubblica” intercedesse a nome suo senza che Lerner ne fosse consapevole. E non è credibile che gli elementi proposti per piacere al regime, compresa la firma dell’appello, fossero tutti noti alla Van Buren senza che Lerner glieli avesse passati.
    Non abbiamo naturalmente prove e non possiamo accusare il conduttore televisivo, lo stesso che qualche giorno fa si è speso per difendere Vauro Senesi autore di una vignetta contro Fiamma Nirenstein dai tratti grafici che quasi tutti, salvo lui e Moni Ovadia, hanno considerati antisemiti.

    Ma non è insensato supporre che Lerner abbia provato a farsi raccomandare da una giornalista gradita al regime più sanguinoso del Medio Oriente, vantando la sua opposizione al governo Netanyahu e la sua adesione al movimento “diversamente sionista” J-Call.

    Che cosa questo lasci pensare della obiettività dei suoi interventi giornalisti e sulla spontaneità delle sue mosse politiche, lascio ai lettori di pensarlo. Certo che sarebbe interessante se Lerner spiegasse come sia nata questa mail un po’ grottesca della Van Buren e che anche i rappresentanti di J-Call, per esempio il suo responsabile Giorgio Gomel, spiegassero perché sono così graditi ad Assad. Avremo queste risposte? Ne dubito. E magari potremo trarre qualche indizio anche dal fatto che di questa storia nel giornalismo italiano di questa storia non abbia parlato nessuno, in particolare non “Repubblica”, a parte Rocca e il “Giornale”. Ma certamente leggendo queste lettere capiamo un po’ meglio la logica degli schieramenti giornalistici in Medio Oriente.

    E magari ci viene in mente quell’altra lettera del corrispondente della Rai da Israele, Riccardo Cristiano, in cui chiedeva scusa ad Arafat e compagni del fatto che un’altra troupe televisiva italiana avesse documentato il linciaggio di due riservisti israeliani finiti per caso a Ramallah e uccisi selvaggiamente in un posto della “polizia palestinese”. Cristiano spiegava che lui non avrebbe mai dato una notizia del genere e rivendicava di “essersi sempre comportato correttamente” con l’Autorità Palestinese”.

    Ecco, sembrerebbe che siano tanti i giornalisti italiani che con perfetta consapevolezza si “comportano correttamente” con i regimi arabi.

    http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=115&sez=120&id=43414

    22 Feb 2012, 21:03 Rispondi|Quota
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