Da Gaza razzi su Gerusalemme. Ma non era una città santa anche per l’Islam?

 
Emanuel Baroz
20 novembre 2012
12 commenti

Da Gaza razzi su Gerusalemme. Ma non era una città santa anche per l’Islam?

Gerusalemme, 20 Novembre 2012 – Per la seconda volta dall’inizio dell’operazione anti-terrorismo denominata “Amud Anan” (Colonna di nube difensiva) sono risuonate le sirene d’allarme in tutta la zona di Gerusalemme, oggi intorno alle ore 14.15 (ora locale), poco prima dell’arrivo nella città del segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon.

Uno o due missili palestinesi lanciati dalla striscia di Gaza si sono abbattuti su terreni non edificati nella zona di Gush Etzion, fra villaggi israeliani e palestinesi, vicino Betlemme. Non si esclude la possibilità che vi siano vittime nelle aree sotto giurisdizione dell’Autorità Palestinese. La Stella Rossa di Davide ha offerto il proprio aiuto alla Mezzaluna Rossa palestinese. Le Brigate Izz al-Din al-Qassam (Hamas) hanno rivendicato i lanci su Gerusalemme.

Come giustamente hanno fatto notare i nostri amici de Il Borghesino nessuna voce di condanna dal mondo arabo per l’aggressione di quella che è ritenuta la terza città santa al mondo, dopo la Mecca e Medina.

(Fonte: Israele.net, 20 Novembre 2012)

Per ulteriori dettagli sulla notizia cliccare qui e qui

Nella foto in alto: l’allarme oggi al Kotel, il Muro Occidentale di Gerusalemme

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  • #1Daniel

    Non so se qualcuno lo ha già fatto ma riporto qui l’articolo di Rav Pierpaolo Pinhas Punturello, ex Rabbino Capo di Napoli, che attualmente vive a Gerusalemme. L’articolo è stato scritto dopo il lancio del primo razzo contro Gerusalemme, venerdì scorso:

    Quel missile su Gerusalemme che non dimenticheremo

    di Pierpaolo Pinhas Punturello

    Per gli ebrei è la città santa, per Hamas solo un semplice obiettivo da distruggere

    Eravamo alla seconda strofa del canto mistico Yedid Nefesh, il pyut che in alcuni riti accompagna il pubblico verso l’accoglienza dello Shabbat. Stavamo per concluderla, richiamando la gioia eterna che avrebbe avvolto l’anima quando il gelo ha fermato le nostre voci.

    Il gelo della sirena. Il gelo del segno di un inverno nel quale gli abitanti del Sud di Israele si trovano ormai da anni. La mia prima sirena.

    Il primo trauma non solo per me ma per molti abitanti di Gerusalemme colpiti nell’immaginario prima ancora che nelle loro vite da quella che gli analisti hanno sottolineato come una grande novità militare: il coinvolgimento dell’aerea di Gerusalemme nel lancio dei missili di Hamas. Durante il lungo suono della sirena personalmente non ho avuto tempo di analisi storiche o militari. Ho a malapena continuato a respirare, a cantare, a prendere per mano mio figlio Joshua e portarlo, per quanto serenamente, nella sala antimissile della costruzione nella quale ci trovavamo. Nessuno, tra coloro che stavano pregando, ha interrotto il suo canto: testardamente, in lacrime, serenamente, con rabbia, con tristezza, con angoscia, nessuno ha cambiato il proprio tono. Un codice sottile di sguardi però univa tutti nell’ansia del momento e nel pensiero fatale: “Sanno arrivare anche a Gerusalemme!”

    Chi legge questa frase senza una adeguata consapevolezza potrebbe pensare ad un gruppo di abitanti viziati della capitale che hanno sempre considerato la guerra come una cosa da “Sud” di Israele, un problema di Beer Sheva, Ashkelon, Ashdod, Sderot… le cose non stanno in questo modo. Il trauma della sirena a Gerusalemme è indice di molte altre riflessioni, di un vento freddo che improvvisamente ha spalancato in una sola volta, con un solo soffio alcune delle innocenti certezze degli abitanti della capitale.

    Gerusalemme non è una città santa per gli arabi. Non è nei loro pensieri come è nei nostri, non è nelle loro preghiere come nelle nostre, non è nei loro cuori come nei nostri, non è sulla loro lingua come nella nostra. Gerusalemme non ha per loro nessun diritto inalienabile, Gerusalemme per loro è un obiettivo come un altro, come lo fu per l’imperatore Adriano, pagano e romano, che la rase al suolo perché per lui era solo una città nemica, non Gerusalemme.

    Gli arabi voltano le spalle a Gerusalemme quando pregano per indirizzarsi verso la Mecca. Hamas è pronta a sparare su Gerusalemme, pronta anche a sparare sulla moschea dalla cupola d’oro, sui fratelli mussulmani che vivono ad Est pur di tentare di ammazzare un nemico non mussulmano di Gerusalemme ovest. Quanta distanza etica tra questo approccio e quello di chi cerca, come Israele, di colpire solo obiettivi militari.

    Gerusalemme non è per il mondo arabo un respiro dell’anima, uno stato del pensiero, un sospiro atavico. Da venerdì scorso i palestinesi di Hamas hanno dimostrato al mondo che Gerusalemme è un obiettivo militare. Come Sderot, come Ashkelon, senza alcuna differenza. Che il mondo segni e ricordi questa data, che il mondo tenga impresso nella mente questo missile quando ai prossimi negoziati di pace verrà risollevata la “questione di Gerusalemme”. Che il mondo cristiano e cattolico in particolare ricordi il silenzio del Pontefice nell’Angelus di questa domenica 18 novembre 2012, perché dopo due giorni, dal missile che ha minacciato il cuore delle nostre tre fedi, dal cuore di Roma non è stata detta una parola per Gerusalemme ed a difendere, questo luogo, le nostre fedi ed il nostro cuore, restano solo gli ebrei e la loro santa testardaggine. Una difesa che non è solo nostra, ma salvaguardia ogni singola libertà della quale godiamo in Occidente, a cominciare da quella di religione. Perché Gerusalemme è capitale indiscussa di Israele, ma è pupilla dell’occhio del mondo, suo cuore, suo respiro eterno.

    http://www.romaebraica.it/missile-gerusalemme/

    20 Nov 2012, 20:37 Rispondi|Quota
  • #2Daniel

    La beffa dei razzi di Hamas: li lanciano contro Israele ma ricadono sulla Striscia

    Oltre cento missili esplosi a Gaza durante lo sparo. La minaccia: “Torneranno i kamikaze”. Obama: i miliziani fermino gli attacchi

    di Fausto Biloslavo

    Oltre cento razzi lanciati dal braccio armato di Hamas contro Israele hanno fatto cilecca e sono precipitati a Gaza per malfunzionamenti o grazie allo zampino degli israeliani. Lo rivela con un Tweet tragicamente sarcastico il portavoce dell’esercito ebraico: «Hamas apre il fuoco dalle aree civili …. e colpisce la propria gente».

    I fondamentalisti palestinesi replicano annunciando di aver lanciato 1.500 missili contro Israele. Però negli ultimi cinque giorni oltre 100 razzi sarebbero esplosi in fase di lancio cadendo a Gaza, invece che colpire le città ebraiche. In molti casi potrebbe trattarsi di malfunzionamenti, soprattutto per gli ordigni più artigianali. Non è escluso che ci sia lo zampino delle forze armate israeliane che sorvegliano Gaza dall’alto palmo a palmo.

    Con i droni, i caccia o gli elicotteri sono in grado di colpire i missili in fase di lancio. Le squadre «ciliegia», di infiltrati a terra che si mescolano ai palestinesi potrebbero aver sabotato alcuni razzi. E magari l’intelligence è riuscita a far arrivare nella striscia razzi farlocchi. O a farli impazzire con qualche sistema di inibizione.

    Per non parlare degli obiettivi distrutti dall’aviazione che ieri ha annunciato di aver centrato 1.350 «siti terroristici». Solo nella notte fra domenica e lunedì sono stati colpiti 80 fra rampe di lancio sotterranee dei missili, tunnel, basi di addestramento e cellule impegnate nel lancio dei razzi. I militari ammettono che dall’inizio dell’offensiva sono piombati su Israele 848 missili e intercettati 302. Ieri l’aviazione ha bombardato lo stadio di Gaza ed il grattacielo dei giornalisti, la famosa torre Shoruq. Secondo le autorità israeliane era un nascondiglio per quattro comandanti delle milizie palestinesi.

    Uno di questi, Ramez Harab («responsabile per la propaganda della ?Brigata di Gaza? della Jihad islamica») era conosciuto come giornalista. Nel sesto giorno di guerra si sfiorano le cento vittime dall’inizio delle ostilità. Su Twitter le brigate al Qassam hanno postato uno spezzone di un video di una tv israeliana prendendo in giro il sistema difensivo israeliano. «Un missile Iron dome insegue un razzo Grad e ambedue colpiscono il bersaglio (cadendo in una zona abitata ndr). Ottimo colpo» riporta un Tweet dei miliziani palestinesi. Nella guerra dei nervi i seguaci di Hamas hanno pure minacciato il ritorno di kamikaze con un video in ebraico su YouTube. Sembra una pubblicità che comincia in tono ammiccante: «Prossimamente nei caffè più vicini a casa vostra (…) ritorneranno gli attacchi suicidi. Ne avevamo nostalgia».

    Ma la guerra di propaganda si gioca soprattutto sui bambini. Secondo l’Unicef sarebbero 18 le piccole vittime dall’inizio del conflitto. Resta però sempre il dubbio che l’abbondante esibizione di corpi di bambini straziati rientri nella strategia mediatica, come dimostra il caso della foto di un bimbo siriano postata dai palestinesi, come se fosse vittima degli israeliani a Gaza. Gli israeliani comunque avrebbero decimato per sbaglio la famiglia palestinese al Dalu sepolta domenica sotto le macerie della loro casa. In zona era stato segnalato Ihya Abia, il comandante del lancio dei razzi di Hamas.

    Sul piano diplomatico è arrivato ieri al Cairo il segretario generale dell’Onu Ban Ki Moon, che si recherà anche a Gerusalemme e in Cisgiordania. Nel frattempo il nuovo «sultano» turco, il premier Erdogan, ha dichiarato che «Israele sta compiendo atti terroristici a Gaza». L’Europa chiede un immediato cessate il fuoco e per il ministro degli Esteri Terzi «ci sono le premesse perché si arrivi a una tregua nelle prossime ore». In serata la telefonata di Obama a Morsi e Netanyahu: il presidente Usa ha chiesto a Hamas di fermare il lancio di razzi.

    (Fonte: il Giornale, 20 novembre 2012)

    20 Nov 2012, 20:39 Rispondi|Quota
  • #3barbara

    Solo una precisazione tecnica: Punturello quando era a Napoli non era ancora rabbino, e la sua funzione era quella di ministro del culto. Adesso a Gerusalemme è diventato rabbino e, a quanto ho sentito, fra non molto tornerà a Napoli in qualità di rabbino capo, mentre l’attuale rabbino capo di Napoli passerà a Trani, attualmente dipendente da Napoli, che diventerà comunità indipendente (noi del mossad abbiamo occhi e orecchie dappertutto…)

    21 Nov 2012, 00:28 Rispondi|Quota
    • #4Emanuel Baroz

      Buono a sapersi. Grazie Barbara!!! 😉

      21 Nov 2012, 11:18 Rispondi|Quota
    • #5Antonio Di Gesù

      Cara Barbara,
      Vorrei precisare che Rav Punturello ha ricevuto il titolo rabbinico di “maskil” dal Collegio Rabbinico di Milano con le autorevoli firme di Rav Prof. Giuseppe Laras, Rav Luciano Caro, Rav Gili Binyamin e Rav David Sciunnach nel marzo 2005, quando ancora serviva la comunità di Napoli. Proprio essendo maskil è riuscito a entrare in una prestigiosa yeshivah in Israele e a ottenere il titolo superiore di “Chakham Yoreh Yoreh” con l’importante firma di Rav Shlomo Riskin Hakohen, rabbino capo di Efrat e importante educatore internazionale. Solo per i primi anni era “Ministro di Culto.” Qualunque sia stato il passato, adesso è un rabbino e come tale merita di essere chiamato “Rav Punturello”, non solo Punturello.

      Antonio Di Gesù
      Rabbino della Jewish Community of Japan,
      Tokyo

      21 Nov 2012, 11:52 Rispondi|Quota
      • #6Emanuel Baroz

        Caro Antonio,

        sono sicuro che Barbara non aveva alcuna intenzione di offendere in alcuna maniera Rav Punturello

        21 Nov 2012, 13:05 Rispondi|Quota
    • #7barbara

      @Emanuel Baroz: In tutte le pubblicazioni del tempo in cui P.P. Punturello era a Napoli che riportavano i dati delle varie comunità ebraiche italiane, era indicato come “ministro del culto”, a differenza degli altri (Richetti, Laras, Caro, Arbib ecc.), indicati come rabbini. Anche gli amici ebrei di Napoli, quando mi è capitato di dire “il rabbino Punturello, mi hanno corretta, spiegando che non lo era. Forse a questo punto bisognerà provvedere a informare l’UCEI, che evidentemente ignorava di avere un rabbino in casa, e magari anche tutti gli ebrei napoletani… (altro non aggiungo, perché rischierei di cadere nel lashon harà, ma volendo ci sarebbe mooooolto altro da dire).

      21 Nov 2012, 14:41 Rispondi|Quota
      • #8Emanuel Baroz

        non vorrei che questo diventasse un posto sulla figura di Rav Punturello….:D…..diciamo che Rav o non Rav a suo tempo, ora lo è. E il suo articolo a me è piaciuto. E a voi?

        21 Nov 2012, 17:49 Rispondi|Quota
    • #9Pierpaolo

      @Emanuel Baroz: Lusingato di tanta attenzione da parte della signora Barbara ringrazio e sono felice che si sia fermata prima di compiere maldicenza. Il mio titolo rabbinico italiano, Maskil, risale a cinque o sei anni fa, quindi in alcuni lunari non compare o forse non l’ho mai aggiornato. Poco importa. Purtroppo a Napoli, da rabbino, ho spesso preso posizioni politiche e di difesa per Israele che non mi hanno reso simpatico. Pazienza. Un cordiale Shalom
      Rav Dott. Pierpaolo Pinhas Punturello ( se serve allego CV.!)

      22 Nov 2012, 15:55 Rispondi|Quota
    • #10Robdic

      @Pierpaolo: Il pezzo di Rav Punturello lo avevo già letto su Kolot e mi aveva già impressionato favorevolmente. Sono moltissimi coloro che non ci vogliono bene e che monitorano i nostri siti per sghignazzare sulle nostre diatribe, alcune a mio modo di vedere di lana caprina. Tenere presente che, quando insultano o tentano di colpirci, si rivolgono a tutti noi, senza distinzioni di titolo rabbinico o accademico o di livello di osservanza halachica

      23 Nov 2012, 09:03 Rispondi|Quota
    • #11barbara

      @Pierpaolo: Evidentemente possiedo l’arte di attirare l’attenzione dei rabbini, ormai ne ho un’intera collezione…
      Comunque sì, il pezzo è bellissimo, quanto la lettera a De Magistris.
      Shavua tov e… (anche se un po’ fuori stagione) L’shanah habaa b’Yerushalayim.

      25 Nov 2012, 01:56 Rispondi|Quota
    • #12Giovanni della Madonna

      @Antonio Di Gesù: Ah, allora… Se il titolo gliel’ha dato Riskin, che su sedici sinagoghe a Efrat ne ha a malapena una che segue ciò che dice e lo accetta come Poseq… ha da esse ‘na cosa seria… certo meno di quello di Maskil dato da gente le cui conversioni in Israele non son neppure riconosciute (Laras, Caro…)…
      Riskin è uno che da anni va a braccetto con MISSIONARI intenti alla conversione di Ebrei (vedi: http://jewishisrael.ning.com/profiles/blogs/rabbi-riskin-and-ohr-torah-stone-host-missionary-joel-rosenberg-a ) da un sito con Haskamot Rabbiniche molto importanti… http://jewishisrael.ning.com/page/rabbinic-endorsements. Per non parlare SPECIALMENTE delle parti rispetto allo stravolgimento delle posizioni di Rav Soloveitchik, zt”l e l’incredibile commento a Parashat Vaetchanan in cui mette insieme Shemagn, trinità e buddismo… Date un’occhiata qui: http://jewishisrael.ning.com/
      Quanto a Riskin in profondità, ecco un shiur vero che ne cita la deformazione intenzionale della Torah, attraverso l’uso di testi di Maimonide censurati dalla chiesa perché quelli autentici “non gli piacciono”… vedere questo shiur http://machonshilo.org/en/images/stories/files/censored%20talmud%201D.mp3 dal minuto 42:15 e l’inizio di questo http://machonshilo.org/en/images/stories/files/censored%20talmud%201D.mp3 dove si siega ESPLICITAMENTE che tale individuo – e NON È LASHON HA-R’À perché è materia di PUBBLICO DOMINIO – PREFERISCE USARE TESTI CENSURATI DALLA CHIESA CATTOLICA..
      Quindi, non si porti Riskin a supporto della cascerut di una nomina rabbinica.

      15 Lug 2014, 00:08 Rispondi|Quota
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