Università di Oxford: “Io non parlo con gli israeliani”

 
Emanuel Baroz
25 febbraio 2013
6 commenti

Polemica Oxford su mozione anti-Israele

Studenti dibattono mozione, deputato contro giovane ebreo

Londra, 24 Febbraio 2013 – Non c’è sicuramente un clima di serenità all’università  di Oxford. Nelle ultime ore, un movimento filopalestinese (Bds) ha avanzato una mozione al sindacato studenti (Ousu) con cui si chiede all’ateneo di osteggiare qualsiasi prodotto nonchè le istituzioni stesse di Israele.

La mozione verra’ votata mercoledi’ in un clima surriscaldato dalle polemiche, che sono state ulteriormente inasprite dal comportamento del deputato britannico George Galloway che, invitato ad un dibattito nell’ateneo sulla questione israelo-palestinese, ha abbandonato la sala una volta resosi conto che uno dei suoi interlocutori era israeliano.

Galloway, membro del parlamento eletto nella circoscrizione di Bradford West nelle fila del “Partito del Rispetto” (sic!), era stato chiamato ad intervenire in un dibattito organizzato dal “Christ Church college” di Oxford dal tema: “Israele dovrebbe abbandonare immediatamente la Cisgiordania”. Dopo tre minuti di dialogo con il suo interlocutore, Eylon Aslan-Levy, Galloway si è fermato ed ha chiesto: “Ha detto “noi”. Scusi. Lei è israeliano?”. Alla risposta affermativa del suo interlocutore il parlamentare britannico ha risposto così: “io non parlo con gli israeliani. Sono stato tratto in inganno. Chiedo scusa”. Ed ha lasciato la sala. Il ragazzo, a bocce ferme, ha reagito con queste parole: “sono sconvolto dall’atteggiamento del deputato che se n’è andato solo per via della mia nazionalità. Questo è un gesto razzista ed inaccettabile, specie se viene da un parlamentare”.

L’incidente ha ovviamente scatenato una serie di attacchi veementi su Twitter, con persone che hanno chiesto conto a Galloway della cosa e con il politico che ha risposto a molti di loro. Questa la versione ufficiale del deputato: “Nessun riconoscimento d’Israele, nessuna normalizzazione. Il college non mi ha informato del fatto che il dibattito si sarebbe svolto con un israeliano presente. Semplice“. Sulla pagina Facebook di Galloway invece è comparso un altro messaggio: “Ho rifiutato di parlare questa sera all’Università di Oxford con un isreaeliano supporter dello stato che applica l’apartheid come Israele“, aggiungendo successivamente: “Nessun riconoscimento, nessuna normalizzazione. Solo boicottaggio, sanzioni e nessun investimento, almeno fino a che non venga risolta la questione dell’apartheid. Io non parlo con gli israeliani e non cerco i loro media. Se vogliono parlare di Palestina, allora esiste l’Olp“.

(Fonte: Ansa, Giornalettismo, 24 e 25 Febbraio 2013)

Thanks to Progetto Dreyfus

Nella foto in alto: il deputato britannico George Galloway

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  • #1Daniel

    25/02/2013 Israele ha trasmesso all’Autorità Palestinese un messaggio, attraverso il collaboratore del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, Yitzhak Molcho, in cui chiese di prendere le misure necessarie per riportare alla calma la situazione in Cisgiordania, dove si susseguono da sabato violenti disordini fra palestinesi e forze di sicurezza israeliane, con incendi e lanci di molotov e diversi feriti da entrambe le parti.

    24/02/2013 Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha dato disposizione al Tesoro di sbloccare i fondi fiscali di gennaio riscossi da Israele per conto dell’Autorità Palestinese.

    25 Feb 2013, 14:54 Rispondi|Quota
  • #2Daniel

    25/02/2013 Yasser Abed Rabbo, stretto collaboratore di Mahmoud Abbas (Abu Mazen), non ha dato alcuna indicazione che l’Autorità Palestinese intenda emettere alcun invito alla calma, attribuendo a Israele tutta la responsabilità del deteriorarsi della situazione in Cisgiordania.

    25 Feb 2013, 14:55 Rispondi|Quota
  • #3Daniel

    25/02/2013 Non risultano segni di violenza o tortura dall’autopsia del detenuto palestinese Arafat Jaradat, morto sabato in un carcere israeliano. Ne ha dato notizia la tv Canale 10. Il ministro dell’Autorità Palestinese per i detenuti, Issa Qaraqe, ha invece dichiarato domenica che Arafat Jaradat è stato torturato a morte. Jibril Rajoub, membro del Comitato Centrale dell’Olp, ha dichiarato di ritenere Israele responsabile della morte di Jaradat.

    24/02/2013 Le autorità israeliane hanno invitato l’Autorità Palestinese a partecipare all’autopsia di Arafat Jaradat, palestinese detenuto per reati contro la sicurezza, deceduto sabato nel carcere di Megiddo per arresto cardiaco. Non era in sciopero della fame.

    25 Feb 2013, 14:55 Rispondi|Quota
  • #4Daniel

    Il parlamentare britannico George Galloway, veterano attivista anti-israeliano, ha precipitosamente abbandonato un dibattito all’Università di Oxford, mercoledì sera, non appena ha appreso che stava discutendo con uno studente di cittadinanza israeliana. Galloway era intervenuto al dibattito parlando a favore della mozione “Israele deve ritirarsi immediatamente dalla Cisgiordania”, quando Eylon Aslan-Levy, 21 anni, studente al terzo anno in politica, filosofia ed economia, ha preso la parola contro la mozione spiegando che un ritiro dalla Cisgiordania deve avvenire nel quadro di una soluzione negoziata che preveda il riconoscimento sia dello israeliano che dello stato palestinese. A due minuti dall’inizio del suo intervento, Galloway lo ha interrotto dicendo: “Hai detto ‘noi’. Sei israeliano?”. Alla risposta affermativa dello studente, Galloway ha immediatamente abbandonato la sala dicendo al pubblico esterrefatto: “Non discuto con israeliani, sono stato imbrogliato. Non riconosco Israele e non discuto con gli israeliani”. In una dichiarazione diffusa mercoledì sera su Facebook, Galloway ha spiegato: “Questa sera mi sono rifiutato di discutere con un israeliano, un sostenitore dello stato dell’apartheid Israele. La ragione è semplice: nessun riconoscimento, nessuna normalizzazione. Solo boicottaggio, disinvestimento e sanzioni fino a quando lo stato dell’apartheid sarà sconfitto”.

    http://www.jpost.com/International/Article.aspx?id=304039

    25 Feb 2013, 14:58 Rispondi|Quota
  • #5Daniel

    Pro-palestinesi? No, anti-israeliani (viscerali)

    di Alan M. Dershowitz

    L’odio verso Israele che caratterizza alcuni ambienti in Europa e molti campus universitari anche negli Stati Uniti è diventato talmente irrazionale che nessuna argomentazione, per quanto fondata su prove documentate e inconfutabili, sembra in grado di penetrare menti chiuse ad ogni ragionamento e indurite da anni e anni di martellanti menzogne. Menzogne che si rivestono di un’aura di credibilità del tutto immeritata quando vengono abbracciate da soggetti che possono presentarsi come ebrei o israeliani (o anche ex-ebrei o ex-israeliani).

    Ogni volta che mi perdo d’animo di fronte a questa situazione ripenso a un fatto che mi capitò alcuni anni fa all’Università di Irvine (California), vale a dire in uno dei focolai del discorso carico di odio contro Israele. Si tratta del campus, tanto per capirci, dove studenti estremisti islamici tentarono di impedire all’ambasciatore d’Israele, il moderato professor Michael Oren, di prendere la parola. Circa un anno prima di questo incidente, mi era capitato di parlare a un uditorio di studenti che comprendeva gli stessi estremisti che avrebbero poi cercato di chiudere la bocca a Oren. Un centinaio di loro sedeva alla mia destra. Un altro centinaio di studenti, con t-shirt pro-Israele e la kippà sulla testa, sedeva alla mia sinistra. Diverse centinaia di altri studenti sedevano nel mezzo, sia in senso fisico che ideologico. Lo so perché quella volta chiesi loro di esprimersi per alzata di mano, prima di iniziare il mio intervento.

    Dapprima chiesi che alzassero la mano gli studenti che in generale si consideravano a favore di Israele. Alzarono la mano tutti quelli alla mia sinistra e alcuni nel mezzo. Poi chiesi quanti studenti sostenessero la parte palestinese e alzarono la mano tutti quelli alla mia destra e alcuni di quelli nel mezzo. Poi posi al gruppo pro-Israele la seguente domanda: “Quanti di voi sosterrebbero uno stato palestinese che vivesse in pace e senza terrorismo a fianco di Israele?”. Tutti quelli del gruppo pro-Israele alzarono la mano senza esitazione. A questo punto chiesi alla parte pro-palestinese chi fosse disposto ad accettare uno stato ebraico entro le linee del 1967, senza più insediamenti sul territorio rivendicato dai palestinesi. Ci furono vari parlottii e mormorii fra le persone alla mia destra, ma nessuno di loro alzò la mano.

    In pratica il dibattito era già finito, giacché a quel punto tutti gli studenti che sedevano in mezzo si erano resi conto che il conflitto non è tra pro-israeliani e pro-palestinesi, bensì fra coloro che accetterebbero una soluzione a due stati (cioè la spartizione del paese) e coloro che rifiuterebbero qualunque stato ebraico entro qualunque linea di confine in qualunque parte del Medio Oriente. Il punto di vista pro-Israele aveva prevalso perché ero riuscito a usare l’estremismo intransigente del gruppo anti-israeliano per far vedere la brutta realtà dei nemici d’Israele a un folto gruppo di studenti che stavano nel mezzo senza particolari pregiudizi.

    Da allora nei campus universitari ho fatto spesso ricorso a questo tipo di euristica, e con considerevole successo. L’insegnamento da trarre, credo, è che non bisogna cercare di convincere gli estremisti anti-israeliani irrazionali quanto piuttosto ritorcere contro di loro il loro estremismo, che sovente è anche estremismo irrazionale anti-America e anti-occidente, a vantaggio di una posizione più centrale, moderata e ragionevole che coincide con il punto di vista e gli interessi di Israele. […]

    (Da: YnetNews, 12.5.12)

    25 Feb 2013, 14:59 Rispondi|Quota
  • #6Giacomo Morpurgo

    Disgustosi amici di Hitler, vi e` poc altro da aggiungere.

    22 Feb 2016, 10:22 Rispondi|Quota