Hamas insiste: “Sequestrate altri cittadini israeliani”

 
Emanuel Baroz
27 febbraio 2013
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Hamas insiste: “Sequestrate altri cittadini israeliani”

Salah al-Bardwil, un alto esponente di Hamas, ha esortato domenica i palestinesi a sequestrare altri cittadini israeliani per usarli come arma di ricatto, citando come esempio il rapimento di Gilad Shalit che portò alla scarcerazione nel 2011 di più di mille detenuti palestinesi.

Lo ha riferito l’agenzia di stampa palestinese Ma’an. ”Una nuova intifada sta per scoppiare a sostegno dei prigionieri”, ha detto al-Bardwil.

(Fonte: Israele.net, 25 Febbraio 2013)

Per ulteriori dettagli sulla notizia cliccare qui

Nella foto in alto: l’abbraccio tra Gilad Shalit e suo padre il giorno della liberazione

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  • #1Daniel

    27/02/2013 Esperti costruttori di missili inviati dalla Guardia Rivoluzionaria iraniana sarebbero arrivati nei giorni scorsi nella striscia di Gaza. Lo affermano alte fonti della sicurezza palestinese citate martedì dal sito di notizie israeliano Walla. Secondo il reportage, le fonti sostengono che gli esperti iraniani sono a Gaza per aiutare Hamas e Jihad Islamica a sviluppare missili a lunga gittata. Fonti diplomatiche e della sicurezza israeliana hanno confermato la notizia palestinese circa una presenza iraniana a Gaza, ma senza ulteriori dettagli.

    27/02/2013 Il presidente Barack Obama non verrà a portare un nuovo piano di pace, con la sua visita in Israele e Autorità Palestinese del mese prossimo, ma verrà per ascoltare. Lo ha detto martedì il segretario di stato Usa, John Kerry, parlando con gli studenti tedeschi durante il suo primo viaggio all’estero come capo della diplomazia di Washington. ”Non abbiamo intenzione di far cadere dall’alto e andare a dire a tutti quello che devono fare”, ha spiegato Kerry.

    27/02/2013 Ahmed Abu al-Ghayt, già ministro degli esteri egiziano durante il regime di Hosni Mubarak, ha affermato martedì che, a suo tempo, l’Egitto venne informato di una spedizione di armi dall’Iran al Libano attraverso il Canale di Suez, ma non la impedì. Secondo al-Ghayt, l’Egitto non fermò il carico “perché rafforzare i nemico di Israele serviva agli interessi egiziani”.

    27/02/2013 Ehab al-Ghussein, portavoce di Hamas, citato martedì dall’agenzia palestinese Ma’an, ha negato che nella mattinata un razzo lanciato dalla striscia di Gaza sia esploso presso Ashkelon. “E’ solo una menzogna – ha dichiarato – Nessuna delle fazioni nella striscia di Gaza ha rivendicato il lancio di quel missile”. (Il lancio del Grad è stato rivendicato dalle Brigate Martiri di Al-Aqsa, gruppo affiliato a Fatah, la fazione rivale di Hamas).

    27/02/2013 Furto, domenica notte, nell’abitazione a Beit Yitzhak di Shaul Horev, capo della commissione israeliana per l’energia atomica. I ladri hanno rubato una valigetta contenente un computer, documenti, un dispositivo di comunicazione e un portafogli.

    27/02/2013 Siria. Secondo Human Rights Watch, l’esercito ha sparato almeno quattro missili balistici sulla città settentrionale di Aleppo, la scorsa settimana, uccidendo più di 140 persone, tra cui 70 bambini.

    27/02/2013 “Israele non tollererà lanci di razzi sul proprio territorio”. Lo ha detto martedì il presidente Shimon Peres, ed ha aggiunto: “Hamas sa che, se apre il fuoco, ne pagherà le conseguenze, e quindi evita di farlo. Questi sono episodi isolati, ma anche gli incidenti isolati deve essere affrontati”. Amos Gilad, capo del dipartimento diplomatico e sicurezza del ministero della difesa, ha dichiarato: “Nel complesso la deterrenza d’Israele nel sud funziona, grazie all’operazione condotta a suo tempo da esercito e aviazione. Ma bisogna mantenere la guardia alta se si vuole preservare la calma”.

    27/02/2013 Le Brigate Martiri di Al-Aqsa, ala militare di Fatah, hanno rivendicato il lancio di un razzo Grad su Ashkelon. In una dichiarazione riportata dall’agenzia palestinese Ma’an, il gruppo terroristico afferma che “la libertà si realizza con il sacrificio e la sconfitta del nemico con tutti i mezzi possibili”.

    27/02/2013 Per la prima volta dopo l’operazione “Colonna di nube difensiva” dello scorso novembre, un razzo Grad palestinese lanciato dalla striscia di Gaza si è abbattuto martedì mattina su una strada alle porte della città israeliana di Ashkelon. A seguito dell’attacco, il portavoce delle Forze di Difesa israeliane ha annunciato la chiusura temporanea del valico di Kerem Shalom fra Israele e striscia di Gaza al transito delle merci, mentre il valico di Erez resterà aperto solo per le esigenze umanitarie.

    27/02/2013 Le Nazioni Unite hanno confermato la scomparsa di un membro della missione di peace-keeping che supervisiona la zona di separazione tra le forze israeliane e siriane sulle alture del Golan. Si tratterebbe di un consulente legale canadese.

    26/02/2013 ”Argo”, premio Oscar come miglior film, che narra di una missione CIA per salvare dei diplomatici americani da Teheran dopo la rivoluzione khomeinista, è “anti-iraniano” ed è anche “brutto”. Lo ha detto lunedì il ministro iraniano della cultura Mohammad Hosseini, citato dall’agenzia di stampa semiufficiale Mehr. “Non ci aspettiamo niente di diverso dal nemico”, ha aggiunto il ministro. ”Argo” non è apparso in nessun cinema iraniano, ma il film è ampiamente disponibile su DVD al mercato nero nella capitale.

    26/02/2013 ”Non abbiamo altra scelta che continuare la lotta popolare e l’escalation contro l’occupazione”. Lo ha dichiarato alla Reuters Mahmoud Aloul, un alto esponente del movimento Fatah.

    26/02/2013 Il ministro della difesa israeliano Ehud Barak si è riunito lunedì con i vertici delle forze di sicurezza per un esame degli eventi in corso in Cisgiordania e dei mezzi possibili per ripristinare la calma. L’obiettivo, hanno ribadito le autorità israeliane, è quello di riportare la calma preservando i vitali interessi di sicurezza israeliani. Israele ha di nuovo fatto appello all’Autorità Palestinese perché contribuisca a fermare le violenze. ”Israele si aspetta che l’Autorità Palestinese agisca in modo responsabile evitando provocazioni e violenze che non fanno che esacerbare le tensioni” ha dichiarato Mark Regev, portavoce del primo ministro.

    26/02/2013 Le Forze di Difesa israeliane hanno confermato il decesso per emorragia interna di un 13enne palestinese del campo di Aida, presso Betlemme, colpito martedì da un’arma tipo Ruger a proiettili di gomma, generalmente usata come estrema risorsa antisommossa. Secondo una prima indagine, gli spari erano stati autorizzati da un ufficiale sul posto quando, durante violenti scontri con manifestati palestinesi, ha visto i suoi uomini bersagliati da diversi ordigni artigianali. Stando a dati delle forze israeliane, altri sei palestinesi sono rimasti feriti da proiettili di gomma usati in alcune località della Cisgiordania per disperdere manifestazioni violente. Uno di loro faceva parte di un gruppo di giovani che cercavano di appiccare fuoco alla torretta di guardia alla Tomba di Rachele (Betlemme). Ferito anche un bambino israeliano di 5 anni dalle pietre lanciate da palestinesi contro l’auto in cui viaggiava, presso Beit Illit.

    26/02/2013 “I palestinesi stanno cercando di trascinarci in una situazione in cui possano rimanere uccisi dei ragazzini”. Lo ha detto il ministro per la sicurezza nazionale israeliano Avi Dichter a Israel Radio, esprimendo la preoccupazione che un’ondata di proteste violente in Cisgiordania possa sfociare in una nuova “intifada”. ”Non credo che l’Autorità palestinese guadagnerà nulla da un’intifada – ha aggiunto Dichter – così come non ha ottenuto nulla dalle intifada prima e seconda. Ma direi che, dopo essersi condotti nel corso degli anni in base a un pensiero povero e distorto, non sempre sono in grado di capire cosa sia nel loro stesso interesse”.

    26/02/2013 Israele “cerca deliberatamente di creare disordini” e di “uccidere bambini palestinesi” allo scopo “seminare la rabbia” tra i palestinesi di Cisgiordania. Lo ha dichiarato lunedì il presidente dell’Autorità Palestinese Mahmoud Abbas (Abu Mazen), citato da AFP.

    26/02/2013 Israele ha testato con successo il missile Hetz-3. Lo ha annunciato lunedì il ministero della difesa. “Israele è sempre disposto alla pace – ha commentato il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu – ma siamo pronti per ogni altra eventualità. Questo test dimostra le capacità tecnologiche difensive di Israele. In qualsiasi scenario di pace o per difenderci da coloro che si oppongono alla pace, Hetz-3 ci permetterà di contribuire alla sicurezza dei cittadini di Israele”. Il missile intercettore Hetz-3, che dovrebbe entrare in servizio entro il 2016, è un sistema di difesa missilistica che opera nello spazio, viaggiando al doppio della velocità di una bomba di carro armato per uscire dall’atmosfera. È progettato per cercare e distruggere i missili iraniani Shihab 3, così come altri ordigni a lungo raggio.

    26/02/2013 Qatar. Un poeta, incarcerato per un verso ritenuto offensivo verso il sovrano del Qatar, ha duramente denunciato lunedì i procedimenti giudiziari del suo paese dopo che una corte d’appello aveva ridotto a 15 anni di carcere la sua precedente condanna all’ergastolo.

    26/02/2013 Combattimenti attorno a una miniera d’oro nella regione sudanese del Darfur hanno già causato da gennaio la morte di più di 500 persone e la distruzione di 68 villaggi. Lo ha detto lunedì il parlamentare sudanese Adam Sheikha. Tribù arabe della regione, molte dei quali armate sin dal 2003 dal governo di Khartoum per reprimere la rivolta del Darfur, hanno iniziato a combattersi fra di loro per il controllo delle risorse della regione.

    26/02/2013 Salah al-Bardwil, un alto esponente di Hamas, ha esortato domenica i palestinesi a sequestrare altri cittadini israeliani per usarli come arma di ricatto, citando come esempio il rapimento di Gilad Shalit che portò alla scarcerazione nel 2011 di più di mille detenuti palestinesi. Lo ha riferito l’agenzia di stampa palestinese Ma’an. ”Una nuova intifada sta per scoppiare a sostegno dei prigionieri”, ha detto al-Bardwil.

    25/02/2013 Siria. Forze ribelli hanno conquistato il sito del sospetto reattore nucleare distrutto sei anni fa, verosimilmente da aerei israeliani. Lo hanno annunciato domenica fonti dell’opposizione nella parte orientale della Siria. Il sito, circa 60 km a ovest della città di Deir al-Zor, ospitava fino al 2007 un impianto di plutonio per uso militare che, secondo gli Stati Uniti, era stato progettato dalla Corea del Nord. La Siria ha sempre impedito l’accesso al sito all’Agenzia Internazionale dell’Energia Atomica (AIEA).

    25/02/2013 Non risultano segni di violenza o tortura dall’autopsia del detenuto palestinese Arafat Jaradat, morto sabato in un carcere israeliano. Ne ha dato notizia la tv Canale 10. Il ministro dell’Autorità Palestinese per i detenuti, Issa Qaraqe, ha invece dichiarato domenica che Arafat Jaradat è stato torturato a morte. Jibril Rajoub, membro del Comitato Centrale dell’Olp, ha dichiarato di ritenere Israele responsabile della morte di Jaradat.

    25/02/2013 Yasser Abed Rabbo, stretto collaboratore di Mahmoud Abbas (Abu Mazen), non ha dato alcuna indicazione che l’Autorità Palestinese intenda emettere alcun invito alla calma, attribuendo a Israele tutta la responsabilità del deteriorarsi della situazione in Cisgiordania.

    25/02/2013 Israele ha trasmesso all’Autorità Palestinese un messaggio, attraverso il collaboratore del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, Yitzhak Molcho, in cui chiese di prendere le misure necessarie per riportare alla calma la situazione in Cisgiordania, dove si susseguono da sabato violenti disordini fra palestinesi e forze di sicurezza israeliane, con incendi e lanci di molotov e diversi feriti da entrambe le parti.

    (Fonte: Israele.net)

    28 Feb 2013, 00:05 Rispondi|Quota
  • #2Diemme

    E infatti, secondo me, è stato un errore enorme liberare mille terroristi in cambio di Shalit. Certo, mi direte voi, Shalit non era mio figlio, e se invece ci fosse stato un figlio mio in quelle condizioni?

    Ma quanti figli di qualcuno moriranno per quei mille liberati?

    28 Feb 2013, 11:27 Rispondi|Quota
    • #3Emanuel Baroz

      questo è stato il dilemma che ha dilaniato Israele…

      28 Feb 2013, 17:16 Rispondi|Quota
  • #4Daniel

    La rischiosa scommessa di Abu Mazen

    Editoriale del Jerusalem Post

    La sventurata morte di Arafat Jaradat, un palestinese arrestato la scorsa settimana mentre lanciava pietre contro le auto israeliane, ha innescato una serie di violenze in vari focolai in Cisgiordania. Un’autopsia condotta dal Ministero della Sanità, alla presenza di un coroner palestinese, ha rilevato che Jaradat è deceduto sabato scorso nel carcere di Megiddo per arresto cardiaco e che alcuni segni sul suo corpo, come le costole rotte, sono dovuti alle manovre di rianimazione. Ma l’Autorità Palestinese, nell’evidente tentativo di imprimere un’escalation alle tensioni, ha proclamato che Jaradat è stato torturato a morte. Le Brigate Martiri di al-Aqsa, un gruppo terrorista legato a Fatah, hanno giurato di vendicare la morte di Jaradat, subito diventata un’altra sorgente di rabbia per i palestinesi che già manifestavano con molotov e sassaiole in solidarietà con lo sciopero della fame di quattro detenuti per reati contro la sicurezza, e in particolare contro la decisione di Israele di procedere nuovamente all’arresto di due terroristi che, dopo essere stati scarcerati nell’ottobre 2011 nel quadro dell’accordo-ricatto per la liberazione dell’ostaggio Gilad Shalit, avevano violato le condizioni dell’accordo. Kadoura Fares, ex ministro dell’Autorità Palestinese, oggi a capo dell’Associazione Detenuti Palestinesi, ha minacciato una “terza intifada”. E così lo scenario è pronto per una nuova esplosione.

    Il presidente dell’Autorità Palestinese Mahmoud Abbas (Abu Mazen) può essere interessato a un’escalation di violenza in vista della visita nella regione del presidente Usa Barack Obama. Scene di sommossa nelle città palestinesi di Cisgiordania alla vigilia dell’arrivo del presidente americano potrebbero riportare la questione palestinese in cima alle priorità della Casa Bianca in Medio Oriente. Da qualche tempo, in effetti, la sanguinosissima guerra civile siriana, l’ascesa dei Fratelli Musulmani in Egitto e la corsa dell’Iran verso armi nucleari hanno messo in ombra la causa palestinese. Abu Mazen ha correttamente percepito che la relativa calma in Cisgiordania – dovuta in buona parte a una forte cooperazione sulla sicurezza fra Israele e Autorità Palestinese – ha reso americani, europei e molti israeliani piuttosto tranquilli rispetto alla necessità di colloqui di pace. Ma Abu Mazen deve rendersi conto del pericolo che comporta soffiare sul fuoco della violenza. Se i tumulti, che finora sono rimasti per lo più circoscritti ad alcuni piccoli villaggi attorno a Hebron, dovessero effettivamente propagarsi a città come Ramallah e Nablus spingendo nelle strade un numero ben più grande di palestinesi, la situazione potrebbe degenerare in una “terza intifada”. Vi sono elementi molto estremisti dentro Fatah che vedrebbero volentieri tale sviluppo come uno strumento per scalzare Abu Mazen dal potere. Benché vi sia poco che Abu Mazen possa fare per fermare i disordini, potrebbe perlomeno tenere a freno i capi di Fatah che alimentano l’escalation. Allo stesso tempo anche le forze di sicurezza israeliane, che hanno il compito di contenere le violenze e impedire manifestazioni che bloccano le strade principali, devono cercare di fare l’uso più contenuto possibile della forza ed evitare scontri che non siano assolutamente necessari.

    Può darsi che i disordini in Cisgiordania portino temporaneamente in primo piano la questione palestinese, nelle agende politiche degli affari esteri di americani ed europei. Ma i veri ostacoli alla pace rimangono gli stessi. La dirigenza palestinese rimane spaccata fra Hamas, nella striscia di Gaza, e Fatah in Cisgiordania. Nessuna delle due può sostenere di rappresentare l’intero popolo palestinese. E la legittimità della dirigenza politica palestinese è ulteriormente sminuita dal fatto che non si sono più tenute elezioni democratiche dopo il 2006. Le elezioni che si sarebbero dovute tenere nel 2009 sono state ripetutamente rinviate. Abu Mazen, il cui incarico è già scaduto da tempo, non ha alcun mandato da parte del suo popolo per fare concessioni a Israele. E Hamas, dal canto suo, di fare concessioni non si sogna nemmeno.

    Riportare la questione palestinese nell’agenda del mondo occidentale alimentando le violenze in Cisgiordania può servire a cambiare temporaneamente la percezione dei problemi, ma non cambierà le cause alla base dello stallo del processo di pace. Nella migliore delle ipotesi, dal punto di vista di Abu Mazen, un po’ di disordini circoscritti potrebbero spingere Europa e Stati Uniti a rinnovare le pressioni su Israele. Ma se sbaglia la scommessa e i disordini degenerano in una “terza intifada”, Abu Mazen potrebbe perdere completamente il controllo della situazione, giocarsi la presidenza e pregiudicare per anni ogni possibile chance di pace.

    (Da: Jerusalem Post, 25.2.13)

    http://www.israele.net/articolo,3671.htm

    28 Feb 2013, 17:05 Rispondi|Quota
  • #5Daniel

    Le violenze palestinesi non hanno bisogno di scuse

    Di Noah Klieger

    Siamo onesti, i palestinesi non hanno bisogno di nessuna scusa particolare per inscenare disordini e attaccare gli ebrei. L’attuale ondata di tumulti, che era in corso da un paio settimane, non è iniziata in seguito allo sciopero della fame intrapreso da quattro detenuti (due dei quali, detto per inciso, hanno ripreso a mangiare). Lo sciopero è soltanto un pretesto, giacché è chiaro che se anche i due rimanenti riprendessero a mangiare, i loro fratelli continuerebbero i disordini nei territori. La verità è che i nostri vicini semplicemente non ci vogliono. In parole semplici, non è che vogliono un paese accanto a Israele; vogliono un paese al posto di Israele. È un dato di fatto, che è stato comprovato numerose volte.

    Sia Ehud Barak che Ehud Olmert hanno offerto ai palestinesi uno stato quasi sulle linee del ’67, e loro non l’hanno accettato. Lo sgombero forzato di migliaia di israeliani e di decine di insediamenti dalla striscia di Gaza, voluto da Arik Sharon, non ci ha avvicinati di un centimetro alla possibilità di un accordo. Al contrario la concessioni non hanno fatto che incoraggiare i palestinesi, che hanno iniziato a lanciare razzi su comunità e città all’interno di Israele al solo scopo di uccidere ebrei. I capi di Gaza hanno proclamato innumerevoli volte, anche di recente, che il loro obiettivo è uccidere ebrei e distruggere “l’entità sionista”. Alla luce di queste dichiarazioni, quand’anche domani venissero scarcerati tutti i detenuti compresi assassini e terroristi, i tentativi di uccidere ebrei non cesserebbero. Anzi.

    Dunque, e anche questo è un dato di fatto, non c’è alcun nesso fra qualunque politica o decisione di Israele e il desiderio, o meglio la smania dei palestinesi di attaccare Israele e i suoi cittadini. Coloro che non lo capiscono, o non lo vogliono capire, nonostante i dati di fatto comprovati per decenni, sono semplicemente ingenui o ciechi rispetto a ciò che accade sul terreno.

    E non mi si dica che è stata la politica israeliana ha spingere i palestinesi ad agire in questo modo. Mio zio, Natan Klieger, venne assassinato da agitatori arabi a Haifa nel 1939. Se non sbaglio, a quell’epoca non c’era nessuna occupazione né alcuna politica del governo israeliano. Golda Meir un giorno ebbe a dire che un accordo con i palestinesi sarà possibile solo quando loro ameranno i loro figli più di quanto odino gli ebrei. Aveva ragione.

    (Da: YnetNews, 26.2.13)

    http://www.israele.net/articolo,3672.htm

    28 Feb 2013, 17:06 Rispondi|Quota
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