Torino: “Boicottate l’israeliano!”. L’arrivo del cantante Asaf Avidan scatena i “soliti” odiatori di professione

 
Emanuel Baroz
1 settembre 2013
3 commenti

Torino – “Boicottate l’israeliano”. Presidio contro la star

Tutti i manifesti del cantante Asaf Avidan sono stati sfregiati con scritte anti-Israele o strappati. La Comunità Ebraica: a Torino cresce l’antisemitismo

di Massimo Numa

asaf-avidan-boicottaggio-torino-focus-on-israelMancano due giorni al concerto di Asaf Avidan alle Gru, uno dei più attesi della stagione estiva, e salgono le polemiche di chi, ogni volta che sale sul palco un artista che viene da Israele, cerca di impedire lo spettacolo. Così fioccano le minacce via web e i manifesti in giro per la città vengono riempiti di scritte.

– «Chiesta protezione»
I responsabili delle Gru si sono messi in contatto con polizia e carabinieri, dopo avere ricevuto telefonate e mail in cui alcuni appartenenti ad aree antagoniste antisemite e antisioniste chiedono perentoriamente l’annullamento del concerto. «Abbiamo semplicemente chiesto alle forze dell’ordine un loro parere sulla situazione che si stava delineando, ci sarà una maggiore presenza, più mirata, così ci hanno assicurato ma le non c’è nessuna intenzione di cedere a questo tipo di pressione», spiega Alessandra Conte, per conto della direzione delle Gru.

– Accuse al cantante
Slogan: «Boycott Israel, boycott Asaf Avidan». Segue un lungo documento diffuso maniacalmente su tutti i siti dell’area antagonista: «Da anni è in atto una campagna internazionale di boicottaggio, disinvestimenti e sanzioni nei confronti dello Stato di Israele, con l’obiettivo di porre termine a un’oppressione del popolo palestinese che dura ormai da troppi decenni». Poi un velenoso attacco al cantante di origine araba-isreaeliana: «Dopo aver vissuto a Gerusalemme, che definisce “malinconica, dove i tumulti sono all’ordine del giorno”, forse a causa, pensiamo, dell’occupazione e degli espropri illegali ai danni dei cittadini palestinesi, si è trasferito a Tel Aviv, città “dinamica, con un’effervescente vita giovanile”, dove è più facile praticare lo sport nazionale israeliano: voltar la testa da un’altra parte di fronte ai soprusi e coltivare la propria “visione interiore”».
Ancora: « Noi ci auguriamo che ci sia un ripensamento da parte sua, che si schieri a favore del boicottaggio di Israele seguendo l’insegnamento dell’arcivescovo sudafricano anti-apartheid Desmond Tutu: “Se sei neutrale in situazioni di ingiustizia ti sei schierato dalla parte dell’oppressore”».

– Presidio di protesta
Gli attivisti di Boycott Israel si rivolgono direttamente ai responsabili de Le Gru: «Non possiamo che rivolgere l’invito a “non schierarsi dalla parte dell’oppressore” anche agli organizzatori del GruVillage Festival, ai quali chiediamo di esprimersi e di agire affinchè il concerto di Asaf Avidan venga annullato». Firma il Collettivo Boycott Israel – per uno stato unico.
Nel tono e nei concetti emerge un confuso ma chiaro connotato antisemita. Decine i manifesti del cantante sfregiati con scritte anti-Israele e o strappati, da San Salvario a Porta Palazzo. «A Torino se ne parla poco – dice il vice presidente della Comunità Ebraica Emanuel Segre Amar – ma i fenomeni di antisemitismo sono sempre più frequenti».

(Fonte: La Stampa, 31 Agosto 2013)

Nella foto in alto: uno dei tanti manifesti che pubblicizzano il concerto del cantante israeliano Asaf Avidan imbrattato con scritte idiote antisraeliane

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  • #1Emanuel Baroz

    “Spesso si sentono insulti vicino alla Sinagoga”

    Il vicepresidente della Comunità ebraica: «Il problema va risolto nelle scuole»

    Torino, 31 Agosto 2013 – Emanuel Segre Amar, vicepresidente della Comunità ebraica, Torino non ha l’aria di essere città antisemita. Queste scritte sono fenomeni isolati?

    «Torino non sembra esserlo, ma è apparenza. Se ne parla poco, ma fenomeni non troppo pubblicizzati in cui amici della comunità sono stati apostrofati in quanto ebrei attorno alla sinagoga accadono di frequente. Non solo in San Salvario. Non ultimo, il rabbino Somek, è stato insultato mentre si recava a una conferenza a Ivrea. Le statistiche dicono che il clima antisemita si sta diffondendo in tutta Europa. E’ un problema che cova sotto traccia in molte città d’Italia, e Torino non si distingue di certo in meglio».

    Da chi arrivano questi attacchi?

    «Oggi, accanto all’antisemitismo storico dell’estrema destra, c’è una forma che si presenta come antisionismo dall’ultrasinistra. E’ altrettanto forte e i gruppi sono numerosi. Siamo a rischio, è inutile nasconderlo. E’ significativo il fatto che lo Stato italiano debba spendere per avere tre uomini fissi vicino alla Sinagoga. Facciamo i salti mortali per proteggere l’uscita da scuola dei bambini in via Sant’Anselmo».

    Stupisce che l’obiettivo, stavolta, sia un artista famosissimo, che viene a Torino per un concerto, un’occasione di festa. Come si contrastano questi fenomeni?

    «È un problema di formazione culturale, un discorso che non si gestisce a dovere nelle scuole. Non sono stupito. E’ notizia di ieri, sul sito Israelnetz, che un cantante celebre, Salif Keita, ha dovuto rinunciare alla data in Israele, perché gli hanno fatto capire che la sua carriera sarebbe stata bruciata. L’odio di chi vuole boicottare e insultare non guarda in faccia nessuno».

    http://www.lastampa.it/2013/08/31/cronaca/spesso-si-sentono-insulti-vicino-alla-sinagoga-wuDV112Leu1LHHQIAZm1RP/pagina.html

    2 Set 2013, 10:42 Rispondi|Quota
  • #2Emanuel Baroz

    Avidan: “Boicottare Israele? Faccio musica, non politica”

    < em>La star di Tel Aviv domani sera al GruVillage risponde ai contestatori: sono considerato un liberale di sinistra e cerco di cambiare il governo del mio paese. Ma credo che l’arte debba unire e non dividere: è più utile suonare a Ramallah che sabotare Gerusalemme.

    di Davide Agazzi

    “Ho già risposto e riferito la mia posizione. Non ho niente da aggiungere, le mie canzoni non parlano di politica”. Lo dice Asaf Avidan, l’artista israeliano in concerto domani al GruVillage, riguardo alla “sfida” di Boycott Israel, il collettivo che gli chiede di prendere posizioni ufficiali contro il suo paese, accusato di “oppressione nei confronti del popolo palestinese”.
    Nessuna replica alla mail inviata agli organizzatori del concerto, che si aspettano il presidio ai cancelli del centro commerciale. Non si sbilancia Avidan, che già l’inverno scorso aveva risposto a una lettera ricevuta in occasione del suo concerto all’Hiroshima Mon Amour, rivelando di esser d’accordo con il cambiamento proposto, in quanto liberale di sinistra, ma non con i metodi del collettivo. “Il semplice fatto che io abbia un microfono non mi dà il potere di usarlo come mi pare”, scriveva. E la città si scalda, tra chi ha affisso i volantini per San Salvario con il volto del musicista e la scritta “Boycott Israel” e chi invece aspetta di scoprire dal vivo il giovane cantante di Gerusalemme, star internazionale dell’ultima edizione di Sanremo, che chiude l’estate del Gru Village, domani, alle 22 (biglietti a 25 euro).

    – Avidan, lei è nato nella Gerusalemme delle tradizioni e cresciuto nella mondana Tel Aviv, con una parentesi in Giamaica. Che quadro può fornirci di Israele?
    “Per me Israele è un paese normale, come penso sia normale il proprio paese per chiunque. E non è solo quello di cui parlano i giornali, delle bombe e degli attentati. Sono cresciuto a Gerusalemme e vivo a Tel Aviv, ma non per questo sento una particolare influenza né alcuna limitazione, vivo una vita normale e cerco di comunicare con la mia musica”.

    – Qual è la sua posizione nei confronti del suo governo?
    “Come ho già avuto modo di dire, a casa mia sono considerato un liberale di sinistra, e mi adopero, nei modi in cui le istituzioni democratiche me lo consentono, per provare a cambiare il governo israeliano e la sua politica. Credo che questo sia il mio dovere di cittadino. Ma, se concordo sul fatto che il cambiamento ci deve essere, non condivido con Boycott Israel né l’opinione sui modi di perseguirlo né un’idea basata sulla contrapposizione bianco-nero. Anche perché l’arte deve servire per unire e non per dividere: penso che suonare a Ramallah sia molto più utile che boicottare Tel Aviv”.

    – Lei torna a Torino dopo il sold out dello scorso inverno all’Hiroshima. Si è trovato bene in Piemonte? Che cosa è cambiato in questi mesi?
    “Si, non conoscevo questa città e la passata esperienza è stata molto piacevole. Non so dire cosa sia cambiato per me nel frattempo; ogni artista è sempre in costante evoluzione e penso che sia così anche per me, anche se non me ne accorgo. È un processo naturale”.

    – In Italia sta riscuotendo molto successo, è anche salito sul palco dell’Ariston. Che esperienza è stata? Cosa pensa dell’Italia?
    “Sanremo è stata un’esperienza molto interessante ed unica, non avevo mai partecipato ad eventi così importanti. Mi sono trovato molto bene. Conosco l’Italia, mi piace e ho amici italiani, non penso però si possa generalizzare l’impressione sul paese”.

    – Buona parte delle sue fortune la deve ad una sola canzone, rivisitata dal dj tedesco Wankelmut. È vero che non le piaceva tanto il remix?
    “Come ogni artista, anche io sono più legato alle mie creazioni, rispetto alle elaborazioni di altri. Non so dire se ora concederei nuovamente i diritti per lavorarci sopra, di sicuro adesso sono contento di poter esprimere la mia musica ad un pubblico più vasto. E non è solo una questione di marketing”.

    – In molti si sono chiesti se il suo successo sia stato solo un colpo di fortuna o ci sia davvero del talento dietro, visto che nei suoi dischi ha dimostrato di saper maneggiare con maestria generi e stili diversi, dal blues al folk, dal rock al pop.
    “Compongo semplicemente quello che mi viene in mente, senza pensare ad un genere o ad un altro. È tutto molto spontaneo, non sento particolari differenze, mi piace esprimermi sotto diverse forme”.

    (Fonte: La Repubblica, 1 settembre 2013)

    2 Set 2013, 10:44 Rispondi|Quota
  • #3Parvus

    In Israele sventato attentato contro civili.
    In Italia boicottaggio contro cantante israeliano.
    Due faccia della stessa medaglia:
    L’arabo terrorista, ed il neocomunista che lo fiancheggia.

    3 Set 2013, 11:24 Rispondi|Quota