Antisemitismo in Ucraina: rabbino pestato a Kiev

 
Emanuel Baroz
15 marzo 2014
7 commenti

Rabbino pestato a Kiev

Numerosi episodi violenti contro la comunità ebraica. Un gruppo di ex agenti delle forze speciali dell’esercito israeliano è a Kiev per organizzare corsi di autodifesa.

antisemitismo-ucraina-ebrei-focus-on-israelA Kiev, due sconosciuti hanno aggredito e picchiato brutalmente con dei bastoni il rabbino Hillel Cohen. Gli aggressori hanno dapprima ingiuriato la vittima, chiamandolo “giudeo” e poi sono scappati a bordo di un’auto. Il rabbino ha riportato ferite e tagli su un braccio ed una gamba.

Negli ultimi mesi a Kiev c’è stata un’impennata di aggressioni razziste. Il 17 gennaio, un trentenne appartenente alla comunità ebraica era stato accoltellato e ridotto in fin di vita. Qualche giorno prima era stato aggredito un cittadino israeliano, insegnante di lingua ebraica in una scuola religiosa locale. Il 18 gennaio, nei pressi di una sinagoga di Kiev, alcuni appartenenti alla comunità ebraica avevano fermato un uomo che pedinava i visitatori e prendeva nota dell’orario e dell’itinerario del loro ritorno a casa. A febbraio era stata profanata la sinagoga Ner-Tamid a Simferopoli con svastiche e scritte antisemite. Qualche giorno prima erano state lanciate bombe molotov contro la sinagoga di Zaporizhia.

Un gruppo di ex agenti delle forze speciali dell’esercito israeliano è giunto di recente a Kiev per organizzare corsi di combattimento corpo a corpo e di autodifesa rivolti alla comunità ebraica locale.

(Fonte: Rai News, 15 marzo 2014)

Nella foto in alto: la sinagoga Ner-Tamid di Simferopoli (Crimea), imbrattata con svastiche nel Febbraio scorso

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  • #1Emanuel Baroz

    Il presidente del Congresso Ebraico Europeo: il fenomeno ucraino è molto pericoloso

    Il presidente del Congresso Ebraico Europeo, il russo Vjaceslav Kantor, questa settimana è stato premiato con la più alta onorificenza dello stato, in Romania: la grande croce dell’ordine della nazione per il merito.

    L’alta onorificenza è stata consegnata a Kantor nel palazzo presidenziale a Bucarest dal presidente della Romania Traian Bèsescu. Il rappresentante del Congresso Ebraico Europeo è stato premiato per il suo contributo nello sviluppo della tolleranza, della pacificazione, del dialogo interreligioso e dei diritti umani in Europa, nonché per la sua battaglia contro la xenofobia e l’antisemitismo. Dopo il conferimento del premio Vjaceslav Kantor ha rilasciato un’intervista esclusiva a “La Voce della Russia”:

    «Sono molto contento di aver ricevuto questo riconoscimento, in quanto ritengo che l’Europa non sia un luogo qualunque per gli ebrei. È la nostra casa. Noi vi abbiamo vissuto per millenni e continuiamo a viverci. Noi qui non ci sentiamo stranieri. Noi vogliamo essere considerati cittadini europei. Per questo i miei colleghi del Congresso Ebraico Europeo, nonché io stesso e la mia famiglia, teniamo molto a questo alto riconoscimento. Rappresenta un’autentica amicizia ed un’autentica tolleranza, e questo avvenimento è un autentico gesto di tolleranza da parte della Romania.»

    – Il presidente della Romania ha sottolineato come in Europa, che ha vissuto 70 anni fa la tragedia dell’Olocausto, si assiste nuovamente all’aumento di movimenti di destra e di partiti nazionalisti. Come valuta questa situazione il Congresso?
    «Il presidente Bèsescu ha dichiarato che ci sono problemi in Ungheria, in Grecia, in Francia. Ma esiste un problema chiamato “scelte nell’Europarlamento” a maggio. Agli inizi degli anni 30, in Germania gli estremisti di destra fecero tutto il possibile per coalizzarsi, al momento necessario, con gli estremisti di sinistra. Se oggi gli estremisti di destra riusciranno nuovamente ad unirsi agli estremisti di sinistra, ecco che allora potranno raggiungere la soglia del 20% nell’Europarlamento. In conclusione, tutto ciò che ci ha reso felici, e che ha permesso la creazione della democratica Europa unita, è ora minacciato. Perché perfino il budget dell’Unione Europea non sarà approvato se tale coalizione si esprimerà contro.
    Con la comparsa di tale partito di coalizione, che vince nelle scelte all’Europarlamento, sarà giocoforza nella Commissione Europea cedere il posto ai rappresentanti delle organizzazioni di estrema destra e di estrema sinistra.
    Questo è già insito con la presenza di estremisti nella strutture che dirigono l’Unione Europea. Noi sappiamo quanto questo sia pericoloso non soltanto per gli ebrei, e non solo per le minoranze, che non si considerano nazione dominante. Oggi il mondo non può vivere senza le migrazioni. La migrazione è la base dell’evoluzione della società mondiale, ma è controllata, ed avviene secondo esplicite leggi.»

    – L’evoluzione della situazione in Ucraina vi preoccupa?
    «L’Ucraina è ancora un fenomeno molto pericoloso. È vero che c’era l’opposizione nella Piazza dell’Indipendenza a Kiev, per alcuni mesi. Tutto si è svolto secondo uno scenario democratico, ma ecco che nel fervore delle olimpiadi a Sochi, in piazza sono apparse le forze estremiste di destra, assolutamente nazionaliste, anzi, diciamo francamente neonaziste.
    Sono una minoranza, forse duemila in tutta l’Ucraina, ma sono armati, molto aggressivi e la forza che li fa agire è davanti i nostri occhi. Tale esempio di comportamento e di estremismo è molto è presente in tutta Europa. Questo è inammissibile non solo per quei paesi che dovrebbero entrare o meno nell’Unione Europea.»

    – Come si può risolvere la crisi ucraina?
    «Esorto tutte le parti ad esprimere la massima moderazione e ad mantenere una posizione esclusivamente sulla base di negoziati. Vediamo che tutti sono talmente presi dalla situazione ucraina, da non porre più attenzione alla realtà.
    Presto ci sarà il referendum in Scozia, per non parlare di quelli già avvenuti precedentemente, come per esempio nei Balcani. In primo luogo tutti questi problemi, molto dolorosi e criticati da tutti i lati, non sono altro che la decisione della popolazione. Se la popolazione in modo democratico esprime la propria posizione, occorre tenerne conto.»

    – Ma la comunità internazionale può prendere decisioni che tengano conto delle nuove realtà?

    «Assolutamente sarà costretta a prendere tali decisioni. Noi siamo tutti sulla stessa barca e ci troviamo sotto il peso di comuni minacce. Il mio punto di vista è questo: l’alleanza nordatlantica e un normale dialogo tra Russia e Stati Uniti devono garantire innanzitutto una maggiore sicurezza nella comunità internazionale. Noi oggi sentiamo la mancanza di un tale dialogo e di una reale mutua comprensione.»

    – C’è la possibilità che questo accada?

    «C’è. Si chiama buona volontà.»

    (Fonte: La Voce della Russia, 13 marzo 2014)

    16 Mar 2014, 01:20 Rispondi|Quota
  • #2Emanuel Baroz

    Ucraina – Fiamma Nirenstein: aiuti Ue e Usa solo senza neonazisti al governo

    di Fabio Franchini

    Il governo di Kiev è in mano ai neonazisti? Molti membri dell’esecutivo che ha rovesciato Yanukovich farebbero parte di movimenti ultranazionalistici e antisemiti. Uno su tutti l’Unione Pan-Ucraina “Libertà”, nota come Svoboda, il partito nazionalsocialista ucraino. Come dovrebbero muoversi l’Europa e la Nato? Lo abbiamo chiesto a Fiamma Nirenstein, giornalista, vicepresidente della Commissione esteri della Camera con l’ultimo governo Berlusconi.

    – Tra le forze che hanno ribaltato Yanukovic, prendendo possesso del nuovo governo ucraino, ci sarebbero elementi neonazisti, antisemiti e perfino personaggi legati al terrorismo ceceno e ad Al-Qaeda.
    Io ora non so se abbiamo legami con il terrorismo ceceno, si dice anche questo, ma credo che in tutta questa vicenda sia fondamentale capire bene la dislocazione delle forze, in maniera da non soggiacere alla propaganda di una parte o dell’altra.

    – Ci spieghi.
    Da una parte abbiamo i russi che si presentano come difensori delle minoranze e come una forza che si contrappone a questi neonazisti; una cosa che legittimerebbe, secondo loro, l’invasione della Crimea. Mentre dall’altra parte troviamo un altro tipo di propaganda che tende a vedere i russi come invasori – aggressivi e oppressivi – che mirano a espandersi sempre più.

    – Ma lei cosa pensa?
    Io sono a Gerusalemme e ho incontrato una delegazione di ebrei ucraini che sostengono che gli ebrei in Crimea, in gran parte, sono contro la presenza della Russia. Ci sono stati gesti di aggressività nei confronti delle sinagoghe in Crimea. Qui, a Simferopoli, il rabbino Misha Kapuskin ha esposto la bandiera dell’Ucraina insieme a quella israeliana, dopo che sulla sinagoga era stato scritto “morte agli ebrei”. Non c’è alcun dubbio che c’è una prolungata presenza antisemita di carattere nazionalistico che, non dimentichiamoci, negli anni del nazismo si è concretizzata in una simpatia verso Hitler delle milizie ucraine, che si unirono ai nazisti nella persecuzione agli ebrei.

    – Il partito Svoboda, nato nel 1991 col nome esplicito di Partito nazionalsocialista dell’Ucraina, è antisemita e ha diversi membri al governo.
    È un fatto strutturalmente molto preoccupante. Nel 2012, quando questo partito si presentò alle elezioni, l’Europa agì concretamente, presentando una carta contro l’antisemitismo. Sono convinta che in quel caso l’Europa giocò un ruolo decisivo nello stoppare un fenomeno che stava diventando gigantesco. Ecco, deve farlo anche oggi.

    – In che modo?
    Visto che si vogliono dare forti aiuti economici all’Ucraina bisogna farlo in modo condizionale, a patto che l’Ucraina si impegni a fermare questo fenomeno, agendo coraggiosamente contro questi personaggi che fanno parte del governo: devono essere allontanati. Però…

    – Però?
    Dall’altra parte, tutto questo non giustifica il comportamento di Putin. In questa vicende ci sono due poli da prendere in considerazione. Da una parte, bisogna capire le istanze di libertà dell’Ucraina (purché venga attivata una politica condizionale nei confronti dei neonazisti), e dall’altra essere ugualmente severi nei confronti di Putin che non si può permettere di inviare le sue truppe laddove vi sono minoranze di lingua russa. È una politica aggressiva, mentre avremmo bisogno di una Russia pacifica. Si deve stare molto attenti e agire con i guanti.

    – E la posizione degli Stati Uniti come la giudica?
    Gli Usa devono esercitare un ruolo di leadership. Obama dovrebbe muoversi con più coraggio e decisione. Noi tutti ripudiamo la guerra, ma bisogna pur difendersi: ne va della libertà e dell’incolumità dei civili. Se la Nato, in cui l’America ha un ruolo predominante, avesse mostrato un po’ di muscoli Putin ci avrebbe pensato due volte. Non parlo di armi atomiche, per carità, ma quando uno muove le truppe non si può stare alla finestra a guardare.

    – Come muoversi dunque?
    Per quanto riguarda l’Unione Europea, do molta importanza alla prossima riunione in cui si incontreranno tutti i ministri degli Esteri. Spero prendano una posizione decisa contro l’invasione armata di qualsiasi settore territoriale (di lingua russa e non), dimostrando appunto a Putin che non è l’unico ad avere i muscoli. L’Europa non può permettersi di passare per inerme. D’altra parte, ripeto, si deve dire chiaro e tondo al governo ucraino che se vuole godere degli stanziamenti, deve allontanare questi ultranazionalisti, neonazisti e antisemiti ora in Parlamento.

    – Cosa pensa del Majdan e della cacciata di Yanukovich?

    L’Ucraina voleva un nuovo governo e c’è stata una buona rivoluzione, che è servita a cacciare un pessimo leader – corrotto, pazzoide e prepotente – ma allo stesso tempo all’interno di questa stessa rivoluzione ci sono degli elementi che devono essere bloccati.

    (Fonte: ilsussidiario.net, 14 marzo 2014)

    16 Mar 2014, 01:20 Rispondi|Quota
  • #3Emanuel Baroz

    Ucraina – Il direttore del Comitato Ebraico: presi tra due fuochi, pensiamo a emigrare

    di Fiamma Nirenstein

    GERUSALEMME – «La verità – Edward Dolinsky, direttore generale del Comitato Ebraico dell’Ucraina, fa un sorriso amaro – è che ogni ebreo in Ucraina, a Kiev, a Odessa, e anche in Crimea si sta chiedendo se non sia il caso di emigrare in Israele. Compreso io stesso». Gli ebrei ucraini di nuovo si sentono minacciati, pesano su di loro memorie feroci (il più famoso l’eccidio di Babi Yar) dell’endogeno antisemitismo del loro Paese, dove pure hanno dimorato da millenni. Già negli anni Novanta 350mila ebrei ucraini sono diventati cittadini israeliani. Adesso ne sono rimasti fra i 300 e i 400mila, di cui 15mila circa in Crimea. Dolinsky confessa di essere venuto a chiedere aiuto insieme al Presidente del Comitato il parlamentare e mecenate Oleksandr Feldman. A pochi passi dalle mura della Città Vecchia, Dolinsky e Feldman sono amari e ironici: il governo israeliano non ci ascolta; la prudenza diplomatica è incomprensibile anche se capiscono che Putin è un argomento delicato specie da quando gli Usa si mostrano freddi; nessuno paga le spese di nove feriti trasportati in un ospedale israeliano; l’Agenzia Ebraica non ha fatto niente; la Knesset doveva per due volte tenere un dibattito in aula, e lo ha cassato… insomma gli ebrei ucraini vorrebbero che Israele, dice Dolinsky, si occupasse di più di «un popolo che lotta per la libertà», che dicesse qualche parola contro Putin: «Se Putin decide di “proteggere”, come dice lui, tutti i cittadini di lingua russa, qui ce ne sono più di 2 milioni. Vedrete presto i carri armati», scherza. Secondo Feldman «l’antisemitismo in Ucraina ha fatto paura nel 2012, quando Svoboda ha acquisito potere alle elezioni e si è svegliato l’odio tipico dei Paesi dell’Est. Ma dopo poco, per l’intervento dell’Unione Europea, aggredire, incolpare gli ebrei è diventato vergognoso, in piazza gli ebrei ci sono stati come gli altri, le aggressioni antiebraiche sono ridotte a zero, Putin tenta di affermare che è là con i soldati per difendere le minoranze, ma anche da parte russa gli ebrei non godono certo di una storia tranquilla». Fra due fuochi: in Crimea la comunità ebraica, anche se per una parte si allinea all’opinione degli altri abitanti che a Simferopol vedono come inevitabile tornare nel ventre della Grande Madre Russia, denuncia episodi come quello di una settimana fa: alle 4 di mattina un uomo ha scritto sulla porta di una sinagoga: «Uccidiamo gli ebrei», gli odiati Zhids. Ma in Crimea non c’è mai stato molto antisiemtismo, gli ebrei, dice Dolinsky, in gran parte pensano che non vogliono i russi a salvarli. Per esempio il giovane rabbino Misha Kapuskin tenendo aperta la sinagoga sfregiata l’ha ornata con una bandiera ucraina e una israeliana. Ma gli ultranazionalisti antisemiti in Ucraina arrotano le spade per le elezioni. Più di tutti suscita preoccupazione, oltre a Svoboda, il neonazista Yarosh. Il suo movimento Pravyi Sector ha avuto un ruolo nella cacciata di Viktor Yanukovich e può contare su gruppi paramilitari. Yarosh andrà alle elezioni, forse in Parlamento. In Crimea d’altra parte le nostalgie comuniste antisemite non ci metteranno molto a venire a galla. Sì, forse le agenzie di viaggio possono cominciare a staccare i biglietti Kiev-Tel Aviv a meno di un miracolo, anzi due.

    (Fonte: Il Giornale, 11 marzo 2014)

    16 Mar 2014, 01:23 Rispondi|Quota
  • #4Emanuel Baroz

    “Colpiti i nostri cimiteri e le nostre case. Gli ebrei ucraini sono sotto attacco”

    La denuncia di Yaakov Dov Bleich, già rabbino capo di Kiev: “Grande responsabilità di Yanucovich, che ha finanziato la formazione nazionalista allo scopo di spaccare l’opposizione. L’Unione Europea è stata troppo debole”

    di Francesco Semprini

    «In Ucraina c’è un attacco sistematico e continuo nei confronti degli ebrei che rischia di essere dimenticato dalla sbornia della rivolta, dal terrore dell’occupazione russa e dall’immobilismo internazionale». E’ questo il monito lanciato da Yaakov Dov Bleich, già rabbino capo di Kiev e dell’Ucraina, una personalità di grande influenza nel Paese, non solo dal punto di vista religioso ma anche politico, sovente chiamato ai tavoli governatori in viste di saggio. Nativo di Brooklyn, ha vissuto 25 anni in Ucraina, dagli ultimi scampoli dell’impero sovietico. Ora fa la sponda con gli Stati Uniti, dove attraverso la «Jewish Community of Eastern Europe e Asia», organizza gli aiuti alla sua comunità e prepara le nuove strategie per la nuova Ucraina.

    Rabbino, lei fa una denuncia ben precisa, quale?

    «La comunità ebraica ucraina è vittima di una serie di attacchi continui e sistematici da parte di criminali che devono essere fermati con ogni mezzo. Noi abbiamo sempre vissuto in un clima di pace e serenità, ma i problemi sono iniziati qualche mese fa, in coincidenza delle dimostrazioni. In una situazione di generale anarchia sono cominciati gli attacchi nei nostri confronti, delle nostre proprietà e dei nostri cimiteri».

    Si parla di estremisti tra le fila degli anti-Yanukovic, è vero?

    «Questo in parte è frutto della campagna di “pubbliche relazioni” con cui Yanukovic e la Russia hanno tentato di screditare l’opposizione. C’è un partito nazionalista, Svoboda, in ucraino libertà, tra i cui militanti ci sono anche persone che definirei neofascisti. Ma occorre dire prima di tutto che il partito in questione ha oggi il 10% grazie proprio a Yanucovic, che ha finanziato la formazione nazionalista. Prima avevano l’1% oggi hanno decuplicato il consenso e questo grazie al sostegno del presidente che aveva lo scopo di spaccare l’opposizione».

    Allora quale connotazione hanno questi attacchi?

    «Non importa da quale parte provengano, il problema è un altro, ci sono persone che aggrediscono sistematicamente la comunità ebraica, la quale non si sente più sicura come prima. E’ un fatto che deve essere affrontato e risolto da tutte le parti in causa, gli ebrei non sono il problema dell’Ucraina e non possono essere etichettati e attaccati come tali. Nessun può strumentalizzarci per deviare l’attenzione da quelli che sono i veri problemi e le priorità che il Paese deve affrontare adesso».

    Lei parla di una vera emergenza civile…

    «In questo momento c’è un’emergenza sicurezza, abbiamo bisogno di denaro per finanziare la nostra incolumità, 70 mila dollari al giorno sono necessari per provare e garantire la tutela delle nostre strutture e dei nostri cittadini. Stiamo cercando di raccogliere fondi attraverso i canali attivati dalla comunità».

    Insomma vi dovete blindare?

    «Avete presente le misure di sicurezza adottate, ad esempio, a Roma nelle scuole ebraiche o nei pressi del ghetto, ebbene in Ucraina non ce n’era bisogno, vigeva un clima ideale. Ora tutto questo si è guastato, servono almeno mille dollari al giorno solo per la mia comunità a Kiev che ha nove proprietà. Ce ne sono però altre nella capitale che ne hanno meno, ma devono pagare di più perché sono nel centro storico e quindi più a rischio. Molte di sono chiuse hanno sospeso le attività perché in pericolo».

    Come sono i vostri rapporti con le altre comunità religiose?

    «Molto buoni, ci sentiamo ucraini e lo stesso sentimento è comune alla comunità cattolica, ortodossa, e islamica. Non è nemmeno una questione di appartenenza politica, gli ebrei sono presenti in entrambi gli schieramenti e la comunità ebraica vuole essere parte dell’Europa. Il mio rapporto con Yanukovic da presidente era buono, così come con i capi dell’opposizione, e con tutti gli ex presidenti. Ero tra i saggi chiamati a prendere parte al tavolo di consultazioni assieme al leader della chiesa ortodossa. I veri problemi nel nostro Paese sono la corruzione, la battaglia per l’ingresso in Europa, l’economia e l’unità di popolo dell’Ucraina. Il punto non è chi ci attacca, se è sponsorizzato da questa o da quella fazione, il punto è che tutti devono condannare questi attacchi rivolti verso di noi, i nostri cimiteri, le nostre proprietà e i nostri beni che spesso vengono sottratti durante gli attacchi. Questo vale per ogni altra minoranza».

    Parla di Europa, ma ha qualcosa da recriminare a Bruxelles?

    «L’Unione europea avrebbe dovuto adottare toni assai più duri con Yanukovic e la sua gente, solo ora hanno fatto ricorso alle sanzioni. Avrebbero potuto creare maggiori pressioni per spingere l’Ucraina verso l’Europa, quanto successo non doveva accadere nel 2013, ma sarebbe dovuto succedere molti anni fa. Rimango tuttavia un ottimista, ce la faremo».

    E gli Stati Uniti?

    «Basta guardare Siria o Egitto, gli Usa non hanno una leadership».

    Vogliamo allora parlare delle Nazioni Unite?

    «George W. Bush le definì irrilevanti, io direi mai pervenute».

    Un ultima domanda, alcuni vedono nel problema da lei sollevato l’ombra di Putin, quali sono i rapporti tra il presidente russo e la comunità ebraica?

    «Di questo ne parliamo un’altra volta……».

    http://www.lastampa.it/2014/03/03/esteri/colpiti-i-nostri-cimiteri-e-le-nostre-case-gli-ebrei-ucraini-sono-sotto-attacco-59z57fgKFPK3Cs7c00cZjP/pagina.html

    16 Mar 2014, 01:25 Rispondi|Quota
    • #5fabio

      @Emanuel Baroz: caro emanuel, lungi da me entrare in un argomento troppo doloroso come l occupazione dei territori e tutto quello che ne consegue. solp una riflessione. Come puo’la Nulahd, che e ‘ebrea dare sostegno a una coalizione in cui parte significativa e’costituita da neonazisti di svoboda: vuol dire scendere a patti proprio con il diavolo: ma veramente la nuland pensa che dei criminali imbevuti di odio a 360 gradi, potrebbero rispettare sopratutto gli ebrei ortodossi? E come puo la nierestein candidarsi in italia con la destra?? il militarismo e’ piu forte della memoria? gia durante gli ultimi anni 30 in germania la comunanza di obbiettivi porto la gestapo a collaborare con il movimento sionista tedesco per facilitare la emigrazione ebraica in palestina, non sappiamo come poi e’andata a finire/????. Se quelli di svoboda, una volta rinforzatisi nel loro ruolo potessero, rifarebbero i campi di concentramento, e non ne fanno mistero (tra di loro), eppure ecco anche il rabbino capo in ucraina a barcamenarsi in equilibrismi e tatticismi, a dire si cioe’ma, a sdoganare il puro nazismo. la storia non ha insegnato nulla.

      16 Mar 2014, 02:15 Rispondi|Quota
    • #6barbara

      @fabio: La storia, cinquemila anni di storia – compresa quella che si rievoca nella giornata di oggi – ha insegnato eccome. Ha insegnato che quando si mette male bisogna barcamenarsi con quello che passa il convento, scegliendo di volta in volta il male minore. E fregandosene di chi, col culo al caldo, si impanca a maestro di morale.
      Finora ha sempre funzionato, come dimostra il fatto che dopo un’infinita serie di tentativi di sterminio totale, gli ebrei sono ancora qui. Questi sono i FATTI; tutto il resto sono chiacchiere da bar sport.

      16 Mar 2014, 20:09 Rispondi|Quota
    • #7fabio

      @barbara: nessuna voglia di pontificare, quanto stare con il culo al caldo , stai sicura che il tuo e’ in un posto piu’ confortevole del mio. Possiamo fare scommesse. Vedrai che gli ebrei in crimea saranno totalmente al sicuro, in una realta’ solida che rispetta le minoranze. Cosa diversa sta avvenendo in ucraina. ma questo penso che lo capisci da te.
      La maggioranza degli ebrei sono persone ragionevoli che rinunzierebbero a qualcosa in termini materiali pur di vivere in maniera pacifica, ma tutte voci del dissenso interno vengono bollate come disfattiste a favore del militarismo piu’esasperato. Tu sei estremamente aggressiva , e non cerchi il dialogo, e sopratutto non fai un buon servizio ne a israele ne alla maggioranza degli ebrei. Chi si avvicina a questo sito lo fa perche cerca di capire le ragioni di israele, e tu respingi al mittente qualunque richiesta, rinchiusa nella tua torre di avorio con le tue certezze assolute. Tu ti comporti esattamente come auspicano tutti i detrattori di israele, ma tu non rappresenti 5000 anni di storia ebraica, ne tutte le anime del paese, ma solo la tua. Shalom.

      19 Mar 2014, 13:35 Rispondi|Quota